La stazione estiva di Montepiano/XII
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§ 12. — Passeggiate ed escursioni.
Quest’altipiano cui fanno corona lieta e maestosa le vette dell’Appennino, si presta a piacevoli, utili, indimenticabili escursioni, durante le quali, i polmoni e le gambe possono esercitare quella ginnastica che meglio loro conviene.
Gli amatori di lunghe gite montane possono soddisfare ai loro desiderii. Se non avranno i due o tremila metri da salire, anche perchè trovandoci a Montepiano abbiamo già raggiunto una ragguardevole altitudine, potranno bensì raggiungere bellissime cime di monti dalle forme svariate, onde l’occhio spazia lontano, lontano con vedute mirabili, scuoprendo sempre nuove bellezze, scuoprendo paesaggi nuovi, aspetti non prima osservati nell’ampio orizzonte, che sembrano di continuo mutare, rinnovellarsi.
Eziandio a quelli che per età, o per qualsiasi altra ragione non possono mostrarsi forti campioni nel campo dell’alpinismo, sorridono, come già avemmo a notare, piacevoli e comode passeggiate, rese più utili e salubri dagli effluvii delle conifere e dei faggi.
La giacitura topografica di questi luoghi, la strada aperta da non molti anni, che partendo da S. Quirico, congiunge per Val di Fiumenta la provincia di Firenze all’Emilia, assicurano a Montepiano questa invidiabile prerogativa.
Le escursioni più notevoli che posson farsi partendo da Montepiano sono le seguenti:
1.ª Al Monte Casciaio;
2.ª Al Monte della Scoperta;
3.ª Al Poggio di Petto;
4.ª A Mezzana;
5.ª Alla Cascina di Bramasole;
6.ª Al Santuario di Boccadirio;
7.ª Al Monte Tronale;
8.ª Al Monte Coroncina;
9.ª Al Monte Gatta;
10.ª Al Pian di Coloredo e Mulin delle Scaliere.
1.º Da Montepiano al Monte Casciaio. — Chi da Montepiano vuol salire a Monte Casciaio, prenderà la strada che conduce alla Badia e giunto alla fonte presso la cascina Strozzi detta per antonomasia «La Cascina» volgerà a destra conducendesi a «Casa Gasperoni» d’onde per un sentiero non troppo malagevole giungerà in circa mezz’ora alla cima del Monte Casciaio coperta di faggi e di praterie.
Incantevele è il panorama che si gode in questa sommità, poichè da un lato si veggono la Badia, la Setta serpeggiante e i monti che circondano la vallata, cioè la Scoperta, il Poggio di Petto, Monte Mezzana, il Tronale, il Coroncina; dall’altro il paese di Rasora, il Monte Gatta col suo osservatorio e altre ardue vette e luoghi lontani.
Il ritorno a Montepiano, può farsi per il crinale toccando la faggeta detta «il Merizzo;» ivi giunti si prosegue e passando dalle «Capanne degli Scalizzi» s’arriva in breve a Montepiano. Il sentiero è tutt’altro che comodo, ma è sollecito. Il Monte Casciaio si leva sul livello del mare metri 1195; da Montepiano vi si giunge in due ore circa.
2.º Da Montepiano al Monte della Scoperta (m. 1276) e Cavarzano. — Oltrepassata la Badia di poco, ci si offre allo sguardo un tabernacolo che ha un bassorilievo in pietra arenaria rappresentante Nostra Donna col Bambino in braccio. Di qui fa d’uopo tenersi a sinistra e attraversato il torrentello che scende dal Poggio alla Casa rasentando il Pecorile, troviamo, poco dopo, un punto ove la via si biforca. Ambedue queste strade conducono allo Scoperta, ma seguendo diversa direzione. Quella a destra conduce al «Giogo» d’onde prendendo per il crinale e passando da Sasso Bibbio, tocchiamo in brevissimo tempo la cima del monte della Scoperta.
L’altro sentiero a sinistra più corto, ma più disagevole conduce alla Fonte al Romito, ove un bassorilievo scolpito da un Lodovico Bartolini, parente, ma in arte molto lontano, del celebre statuario, rappresenta uno dei miracoli di B.º Pietro. Si segue il piccolo sentiero a destra il quale conduce direttamente alle «Capanne delle Alpi di Cavarzano» e di qui salendo per la parte meno scoscesa si giunge in breve alla sommità.
Il Monte della Scoperta ha tal nome, perchè di qui si domina un amplissimo panorama e in Toscana e in Emilia. Si scorge, tra le altre belle vedute, a nord Montovolo, detto così dalla sua forma, ed ove si trova un santuario della Vergine assai rinomato, il Poggio di Vigo, immensa piramide e, quando è limpidissimo il cielo, s’intravede la bruna massa del Monte della Guardia che sovrasta alla dotta Bologna, ed ove sorge il celebre tempio dedicato alla Madonna, così detta di S. Luca.
Giunti alla Croce delle Alpi, seguitando la via comunale costeggiante Poggio di Petto su balze profonde e dirupi, colla vista d’un seguito maestoso di monti, giungiamo a Cavarzano, pittoresco villaggio, onde si scorge benissimo anche la vecchia ròcca di Cerbaia.
Da Montepiano al Monte della Scoperta occorrono circa ore due e un quarto.
3.º Da Montepiano a Poggio di Petto (m. 1121) e alla Torre di Luciana. — Ci s’incammina per la strada che conduce alla Badia: arrivati all’abetaia Gualtieri, si lascia la via comunale e prendendo a sinistra per la mulattiera che conduce al casolare, detto «Castagnaccio» si continua fino al termine dell’anzidetta abetaia. Ivi giunti è necessario salir sempre per il crinale fintantochè non abbiam raggiunta la cima del Farfalletto, ove si trova un piccolo altipiano, detto «Pian delle Lacciaie». Di qui proseguendo siamo in breve alle falde del Poggio di Petto. Di qui, onde arrivare al vertice possiamo affrontare il dritto sentierucolo che vi conduce, ma ci vogliono buone gambe e buoni polmoni; bisogna inerpicarsi;
«Discendesi in Noli, |
Havvi pure alle falde di Poggio di Petto, un altro sentiero, a sinistra, che toccando l’abetaia dell’Iacopi, scorge alla cima. Da qui si gode la vista del pittoresco villaggio di Cavarzano, di buona parte di Val di Bisenzio, di quella di Sieve, del Monte Tronale, del Coroncina.
Dall’abetaia dell’Iacopi, seguitando lo stradellino, dritto a sud-ovest, che ci ha condotti da Montepiano ci rechiamo sul monte ove sorgeva l’antica torre di Luciana, già uno dei propugnacoli della potenza dei Conti Alberti. Pochi e sparsi ruderi rimangono di esso.
Per ritornare da Poggio di Petto a Montepiano si può scendere dalla parte che guarda il Monte della Scoperta per il sentiero che prosegue alcun poco lungo il crinale e poi scende alla Croce delle Alpi di Cavarzano.
Da questa località per due vie possiamo ricondurci a Montepiano. L’una a sinistra è quella comunale che conduce al Giogo, e quindi volgendo a destra a Montepiano. L’altra a destra della Croce delle Alpi, va alla Fonte al Romito e poi alla Badia.
Da Montepiano a Poggio di Petto s’impiega circa un ora e ½.
4.º Da Montepiano a Mezzana (m. 892). — Da Montepiano, volgendo subito a destra dell’oratorio che si trova nel bel mezzo della borgata, si ascende per una strada mulattiera. Questa segue il crine della montagna e nel salire, alla sinistra abbiamo il casolare di Risubbiani, alla destra l’ampia e ridente vallèa che dal Monte prende il nome di Mezzana, onde le acque derivantivisi, per diverse e frastagliate pendici vanno a versarsi nella Fiumenta. Giunti al vertice del Poggio ci si offre al sud, bellissimo panorama, il Mugello, nel cui fondo apparisce il Montesenario; a levante vediamo l’importantissimo nodo della Falterona. Da questa altura si gode altresì lo spettacolo imponente della Val di Bisenzio, delle vette principali che attorniano Montepiano, e lo sguardo può spingersi fino ai selvosi fianchi della Vallombrosa.
In giornate belle e serene l’occhio può spaziare nel piano sottoposto ai colli di Montalbano, ai vigneti carissimi a Bacco di Carmignano, di Tizzana e d’Artimino.
Questa escursione all’andata può farsi in poco più di tre quarti d’ora, e al ritorno può prendersi anche la strada che partendo da Barberino di Mugello porta a Montepiano. Onde raggiunger questa, basta proseguire, per pochi minuti, il crine, verso levante, fino alla Crocetta.
Dalla parte della Val di Bisenzio scendendo a dritta per il crinale possiamo arrivare alla Ròcca di Vernio in circa 25 minuti e di qui in un quarto d’ora a S. Quirico.
Sovra il culmine d’un poggio, quasi del tutto isolato, fra il Bragola, il Fosso di Casigno e il Rio Meo, sorgeva un dì il castello feudale di Vernio, di cui rimangono ancora gli avanzi.
Della Ròcca, solo pochi ruderi si vedono coperti di edera e d’arboscelli, mentre dei ripiani si son rese dominatrici le erbe e le ortiche. Là dove il troverò e il menestrello sulla mandòla e sul liuto modulava la cobbola e la sirventa alle belle castellane, stormisce il vento, sibila il serpe. Da quel che rimane, però, è facile accorgersi qual dovesse esserne la primitiva, bella, severa forma. Da due lati solo accessibile, ma anche qui difeso da via malagevole e dall’arte, dovette essere un bello e forte arnese di guerra.
Agli ultimi anni dello scorso secolo la vecchia ròcca si ergeva sempre superba e da’ suoi ultimi merli si scorgeva un ben vasto orizzonte: la campana della torre si faceva sentire ben lungi ai vassalli, rare volte segno di gioia, spesso di trepidazione e di lutto.
È vero, per una parte, che la caduta di questi propugnacoli non di libertà, ma di servitù, strumenti di tirannide, non di gloria italiana, rallegra; ma da un altro lato il veder senza alcun costrutto atterrati questi monumenti dell’arte e della storia medioevale, ormai resi innocui, rattrista.
Vedremmo sempre alteramente torreggiare le alte mura della rócca di Vernio, ove, caduti i Conti Bardi, in pochissimo buon odore di santità presso queste popolazioni, quando scese fra noi la lava vesuviana della rivoluzione francese, questo baluardo della tirannide antica non fosse stato lasciato demolire dai nuovi estrani tiranni.
Il castello, assai vasto, era cinto di larghe mura, nei luoghi più opportuni difeso da ampio fossato, da torri onde si potea gittare sugli assalitori una grandine di proiettili, o una pioggia di materie infiammabili: la ròcca ne era il principal fortilizio. Di questa, dei terrapieni, delle mura, del cassero restano i brani; si veggono i vestigi della cisterna, delle segrete, delle scuderie, del primo ponte levatoio, delle porte. Santa Barbara è la patrona delle polveriere nelle navi da guerra: S. Agata dei vecchi castelli medioevali, e anche questo maniero era, e quel che ne rimane è dedicato a Santa Agata.
Caduti i Bardi al folgorìo delle armi rivoluzionarie di Francia, i legnami, i pietrami della ròcca furon rapiti a poco, a poco, dopochè fu abbassata, anzi rotta in pezzi la campana feudale,1 stracciati i vessilli dei Conti. Fù una baldoria: l’edificio andò in ruina.... olocausto a una libertà che costava cara all’Italia! Vi erano inoltre abitazioni per le milizie, locale per il giusdicente e gli addetti, vi era la fattoria.... questi in parte rimangono.
Vi era e per buona fortuna rimane ancora, nel recinto del Castello murato, il palazzo baronale che fu prima degli Alberti, poi de’ Bardi. L’ebbe in enfiteusi dall’Opera Pia di S. Niccolò da Bari, Carlo Gualtieri stato per oltre 35 anni Gonfaloniere e Sindaco di Vernio, morto vecchio, compianto da tutti. Il fabbricato è principesco; le finestre, in prima ogivali, bellissime, sono state chiuse e tramutate in quadri laterali. Negli ambienti, oltre ventisei, nelle sale, nelle camere antiche principalmente vi è grandezza, vi è maestà, severità elegante.
Nei lavori di restauri fatti, fu trovato nelle cantine, o meglio nei sotterranei lo scheletro di un uomo forte e giovane, chiuso a muro nel vano d’una parete. Qual mai infamia, qual delitto potrebbe narrare il povero scheletro? Della gagliardia e della gioventù dell’assassinato (non può esser altrimenti) parlano le ossa e i denti.
Non sarà male spesa un ora di tempo per visitare questo residuo di tempi che furono.
5.º Da Montepiano alla Cascina di Bramasole. — Dalla piazzetta di Montepiano prendiamo la strada che conduce a Barberino di Mugello. Fatti pochi passi al di là di Risubbiani, presso una piccola imagine rappresentante la Vergine di S. Luca, la strada si divide in due.
Chi ama recarsi a Bramasole, prenderà a sinistra passando pel Tondatoio, vecchio casolare, pel Balzone, ripiano bello e fresco, per la Marzolina e di qui alla cascina, scopo dell’escursione. Vi si può acceder pure passando per Casa Poli che è un percorso meno disagevole.
Da Bramasole si può andare per una strada assai pianeggiante alle Macinaie, e indi per Refiletti, allo Stale e alla Futa, valico dell’Appennino importantissimo. (Da Montepiano 4 ore ½)
Notiamo che poco al di là di Bramasole s’incontrano diversi sentieri incrociantisi. Quello più a sinistra conduce alle Macinaie: quello più a destra a Barberino di Mugello.
Da Montepiano a Bramasole può impiegarsi un’ora circa di tempo.
6.º Da Montepiano al Santuario di Boccadirio (m. 719). — Si passa il ponte che traversa il Rio di Risubbiani sulla destra a valle della Sètta, si sale al Faggiarello, ove frondeggiano numerosi abeti, già possedimento di Casa Lorena, ora del Cav. Avv. Cipriani; quindi passando sotto il Monte Tronale presso le case dette «Schiappa» si giunge in mezz’ora circa alle case del Monte Tavianella e pervenuti alla cima di questo (m. 1114), godiamo d’una bella veduta su Val di Sieve.
A un certo punto, sul crinale, la strada che volgeva verso Barigazza, prospetta sul Mugello e come lontana visione, s’intravede il Monte della Vernia, facilmente riconoscibile dalla sua forma speciale, la Vernia, ove Francesco
Nel duro sasso fra l’ Tevere e l’Arno |
Si scende poi per un sentiero aspro e selvaggio e in mezz’ora circa si giunge al Santuario di Boccadirio che è fabbricato in fondo a una vallèa, a cavalcioni d’un torrente, in una gola cinta di monti ripidissimi e scoscesi che lo dominano come vallo minaccioso.
La posizione del Santuario è melanconica e triste, specialmente per chi è abituato ai lieti spettacoli, alle belle soddisfazioni che offrono le aeree vette dei monti.
Il tempio è grandioso con un bel portico dinanzi e una ricca e fresca fontana di fronte alla porta maggiore. Fu in questi ultimi tempi restaurato nell’occasione che rimmagine della Vergine fu (anno 1880) solennemente incoronata.
In doppia fila, superbi e giganteschi abeti ombreggiano per un bel tratto il viale che dal Santuario conduce a Baragazza, ma per vetustà vanno sempre diminuendo di numero. Potesse ripetersi anche qui:
«Uno avulso non deficit alter!»
Narra la pia leggenda che nel 1480, la Vergine comparisse a due fanciulli decenni, Donato Nutini che poi fu parroco a Cirignano in Mugello e Cornelia Evangelisti chiamata poi, Suor Brigida, che chiuse placidamente i suoi giorni nel Monastero di S. Vincenzio a Prato.
Secondo la tradizione popolare, nel luogo dell’Apparizione e per comando fattone dalla Vergine ai fanciulli, dagli abitanti della vicina terra di Barigazza, col concorso dei devoti e specialmente dei Pepoli signori di quei luoghi, fu edificato il tempio.
Bellissimo e ispirante devozione per l’attitudine modesta e pia, è il bassorilievo in plastica robbiana rappresentante la Vergine. La fisonomia della Madre di Dio ha qualchecosa della stupenda Ilaria Del Carretto, scolpita da Jacopo della Querce.
Una folla di credenti accorre a venerare la Donna Celestiale e in quelle gole aspre e romite, forse un giorno ricovero di masnadieri e banditi, odi risuonare cantici devoti, vedi trarre a migliaia, gente che spera, che ama, che crede.
Il ritorno a Montepiano, può farsi anche per Barigazza, bello e popoloso paese e di qui per Castiglione de’ Pepoli. Volendo, però, accorciare il cammino, fa d’uopo abbandonare la strada comunale, a Cà di Landino e quindi per un sentiero in mezzo a selve d’annosi castagni, giungeremo in breve tempo sulla strada provinciale che da Castiglione de’ Pepoli conduce a Montepiano.
Da Montepiano a Boccadirio nell’andata s’impiegano circa due ore di tempo.
7.º Da Montepiano a Monte Tronale m. 1130. — Per condurci al Tronale possiamo prendere l’itinerario per Boccadirio e giunti ad un punto detto «La Croce» d’onde si vedono le case del Monte Tavianella e la cascina del Capannone, ci rechiamo a quest’ultima e quindi s’ascende per un sentiero assai ripido, in mezzo a faggi e praterie, alla sommità del monte.
Anche di qui si gode un bel panorama. S’abbracciano collo sguardo Barberino e la bella strada delle Croci che per Val di Marina conduce a Calenzano, Cavarzano, la Badia di Montepiano e le circostanti alture.
Da Montepiano s’impiega nella gita circa un’ora e venti minuti. Il ritorno può farsi per sentieri non troppo facili fino alla cascina di Bramasole e quindi per l’itinerario già descritto.
8.º Da Montepiano al Monte Coroncina m. 1196. — Si segue l’itinerario sopradescritto per Monte Tronale. Giunti alla Croce summentovata si prosegue per la strada che conduce al Monte Tavianella. Seguitando fino al Poggio detto delle Forche, si lascia la via per Boccadirio e si volge a sinistra per il dosso o crine del monte. Pervenuti alla sommità, sempre in mezzo a boschi continui di faggio, godiamo l’aspetto sempre giocondo e i lieti spettacoli che offrono le altezze montane. Scorgiamo la Futa, i monti che dominano Firenzuola e il Santerno, il Monte Gatta, il Barbabianca, il Casciaio, il Corno alle Scale, il Cimone e molte altre vette e vallate.
Continuando sempre per il crine a sud-ovest, si giunge al torrente detto delle Cottete: traversato questo, prossimamente alla sua confluenza in Setta, per uno stretto sentiero al di là del fiume che in questo punto nella stagione estiva offre facil passaggio, si raggiunge la strada provinciale.
Da Montepiano l’andata alla Coroncina richiede circa un’ora e mezzo di tempo.
9.º Da Montepiano al Montegatta m. 1159. — Da Montepiano per la via provinciale che conduce a Castiglione de’ Pepoli si giunge al ponte sul Rio Fabbio, si ascende quindi alla borgata di Rasóra, nascosta tra folte selve d’annosi castagni, quindi oltrepassata di poco la chiesa, si prosegue per un sentiero prima pianeggiante e poi a grado a grado più ripido, finchè, tenendoci sempre a destra non giungiamo al vertice del monte. Castiglione si dice de’ Pepoli, perchè questa famiglia, una delle più illustri d’Italia, il cui ultimo rappresentante, Gioacchino, era cugino di Napoleone III, ebbe per secoli come feudo il paese. Si dice però comunemente dal popolo anche Castiglione de’ Gatti, ed io e molti meco credono che tal nome debba derivargli dal Monte Gatta che gli sovrasta.
Sulla cima di questo monte, fu non sono molti anni, costruito un piccolo osservatorio, dipendente da quello più ricco e completo di Castiglione.
Dalla cima del Gatta si vedono a nord-ovest, il Corno alle Scale, il Vigese, i Cigni (ciglioni) di Val di Bresimone: più ad est il Pian del Voglio, il Monte del Bastione ed altri.
Si scorgono poi il Coroncina, il Tronale, il Casciaio, il Monte della Scoperta, il Poggio delle Vecchiette, i Monti di Baiguo, nonchè una quantità immensa e variata di contrafforti e di valli cosparse di casolari e di villaggi.
Il ritorno può farsi anche per Castiglione de’ Pepoli, seguendo il sentiero che toccando le case «Belvedere» conduce alla Chiesa Vecchia, e quindi al paese, che per la sua storia, pei suoi monumenti, per il grandioso stabilimento idroterapico, è tanto degno d’esser visitato2.
Da Montepiano per salire al Monte Gatta s’impiegano circa due ore3.
10.º Da Montepiano al Mulin delle Scaliere e alla Faggeta di Pian Coloredo. — Ci rechiamo alla Badia, seguitiamo la strada che conduce alla Fonte al Romito, giunti sotto villa Strozzi le cui mura si veggono biancheggiare, a cavaliere della vallata, la via si biforca. Abbandoniamo la strada che conduce alla Fonte al Romito, si prende quella a destra che porta al passo del Giogo, detto anche S. Giuseppe, limite da questa parte della regione toscana. Scendiamo nella valle sottoposta lungo il Rio Torto che giunto poi al di sotto delle Cascine, prende il nome di Brasimone, dopo mescolate le proprie acque con quelle del Gorgogliozzo. La strada è assai malagevole e convien passare più volte il detto Rio Torto. A un certo punto s’incontrano alcune sorgenti d’acqua sulfurea.
Poco al di sotto del luogo dove il Brasimone prende tal nome, v’ha il Mulino delle Scaliere, con una ripresa.
Seguitando alcun poco pel sentiero che conduce a Castiglion dei Pepoli, se volgiamo lo sguardo indietro, ci si offre uno spettacolo maraviglioso. Si restringe la valle in guisa da divenire una vera gola, i fianchi della montagna dai lati opposti sembrano ritoccarsi, e le onde gorgogliando, spumeggianti, scendono per gli scogli disposti a guisa di grande scalèa.
Per ritornare, possiamo recarci alla cascina di Brasimone di Sotto ove è il Villino Ruggeri e piegando un poco a destra per la via mulattiera andiamo diretti alla Faggeta di Pian Coloredo. V’ha qui un bell’altipiano coperto di fresche erbe e su questo i faggi annosi che gli sovrastano proiettano le ombre refrigeranti. È un soggiorno estivo stupendo. Così quella selva magnifica non fosse ridotta, come è, ai minimi termini, e fosse stata un po’ più rispettata, tenuta in conto migliore quella ricchezza che lasciarono i padri!
Di qui volgendo a levante possiamo recarci a Rasora, e quindi sulla via provinciale.
Nell’andata al Mulin delle Scaliere da Montepiano ci vorranno circa ore 2 e ½.
Note
- ↑ Era grossissima: la ruppero a colpi di martello, per venderne il bronzo. Dicono fosse anche molto bella e rimontasse a tempi molto antichi.
- ↑ Gozzadini, Giovanni Pepoli e Sisto V.
- ↑ Ranieri Agostini. Montepiano e sue adiacenze. A questo lavoro esatto e coscienzioso rimandiamo chi voglia notizie topografiche più particolareggiate e più estese.