La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo II

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Capitolo II.

Qui conta come seguitò la guerra de’ Baroni di Francia, e come ’l Re la menò a suo prode, e ne seguì pace.


Appresso che il buon Re ebbe soggiogato e vinto il Conte Piero di Brettagna all’aiuto del Conte Tebaldo di Sciampagna, i Baroni di Francia furono molto indignati contra quest’ultimo, ed entrarono in opinione di diseredarlo, come quegli ch’era figliuolo del secondo genito Tebaldo, chiamando a ciò la Reina di Cipri, ch’era invece prima figliuola d’Errico stato il primogenito di Sciampagna. La qual cosa, se loro apparve moltissimo profittevole, non fu a tutti parimente in grado, per che alcuni di quei Baroni, e per non trovarvi pronto guadagno, e per non iscovrirsi commettitori di male, si fecero intraprenditori di far la pace tra li duo Conti [p. 33 modifica]e fu la cosa tanto menata in trattato d’una e d’altra parte, che, per lo appuntamento d’essa pace, il Conte Tebaldo di Sciampagna promise prendere a donna la figliuola del Conte Piero di Brettagna. E fu la giornata assegnata a ciò fare, e che si devesse la damigella ammenare per le sponsalizie ad una Badìa de’ Fratelli Predicatori che è presso Casteltierry, in una villa che l’uomo dice Valserra. Ed, in cosi com’io intesi dire, il Conte Piero di Brettagna coi Baroni di Francia, che gli erano quasi tutti consorti, si partirono insieme per voler la damigella ammenare al Munistero di Valserra; e mandarono dicendo al Conte Tebaldo, che era a Casteltierry, che venisse a impalmar la donzella secondo la promessa. Ed egli bene il volea fare, quand’ecco arrivare a lui Messer Goffredo de la Cappella, che gli presenta lettere da parte il Re, per le quali gli scriveva così: — Sire Tebaldo di Sciampagna, io ho inteso che voi avete pattuito e promesso di prendere a donna la figliuola del Conte Piero di Brettagna. Pertanto vi mando che, sì caro come avete tutto quanto amate nel Reame di Francia, sì nol facciate punto. Lo ’mperchè di ciò voi ben vel sapete, poiché non ho io trovato giammai chi m’abbia voluto peggior male di lui. — E quando il Conte Tebaldo ebbe ciò inteso, tuttocchè si fosse mosso per andare a sposare la damigella di Brettagna, nullameno se ne ritornò a cheto in Casteltierry donde s’era partito.

Or come il Conte Piero di Brettagna, e li Baroni di Francia contrari al buon Re, i quali erano [p. 34 modifica]in attesa a Valserra seppero e videro che il Conte Tebaldo li aveva ingannati e delusi, per subito dispetto ed ira grandissima ch’e’ concepirono contra il detto Conte di Sciampagna, mandarono prestamente alla reina di Cipri; e questa venne a loro senza tardanza, e sì tosto ch’ella fu venuta, tutti d’uno comune assentimento, dopo aver fatto loro posture e conventi, inviarono cercare, ciascuno da sua parte, tanto di genti d’arme come ne poterono avere, e partironsi la bisogna intra loro per entrare di verso Francia nel paese del detto Conte, e così in Bria come in Sciampagna. E così menarono loro intelligenza col Duca di Borgogna, che aveva in donna la figliuola del Conte Roberto di Dreues, che da sua parte egli entrerebbe nella Contea di Sciampagna. Ed alla giornata assegnata ch’essi si dovevano tutti trovar insieme davanti la città di Troye per prenderla, il buon Re Luigi lo seppe, il quale parimente mandò tutte sue genti d’armi per andare al soccorso del Conte Tebaldo di Sciampagna. E di fatto li Baroni ardevano e bruciavano da loro parte tutto il paese per ove essi passavano, ed altresì faceva il Duca di Borgogna dal canto suo che s’intendeva con loro. Or quando il buon Conte Tebaldo si vide così fortemente assalito d’una parte e d’altra, bruciò elli medesimo e distrusse alquante ville di suo paese, e per ispeciale Esparné, Vertù e Sezanna, affinchè li Baroni e il Duca di Borgogna non le trovassono assai fornite come l’altre ville e cittadi, e così gli tornassono a nocumento. Or quando li borghesi di Troye videro ch’essi avean [p. 35 modifica]perduto il soggiorno del loro buon maestro e signore Conte di Sciampagna, di subito mandarono a Simone signore di Gionville, padre di quel Sire di Gionville che al presente è, e di cui è questo dittato, perchè li venisse soccorrere. Nè il buon Signore mancò all’invito, che anzi fu egli sì prestamente dinanzi la cittade a tutte sue genti, e sì vi fece d’arme a meraviglia che li Baroni fallirono a prendere la buona cittade, e fu lor forza passar oltre e andar a tendere gli alloggiamenti alla scoverta insieme col Duca di Borgogna. Or quando il buon Re di Francia seppe ch’essi furono là, egli con sue genti mosse dritto verso loro per combatterli. Il che veggendo i Baroni, gli mandarono per preghiera e richiesta che suo piacer fosse di tirare indietro suo corpo, ch’essi allora andrebbono combattere contra il Conte di Sciampagna e il Duca di Lorena e tutte lor genti d’arme, con trecento Cavalieri meno di quelli che il Conte e ’l Duca non avrebbono. E il Re loro rispose, che nudamente essi si combatterebbono alle sue genti, s’egli pure non vi fusse di sua persona. Il che udendo i Baroni, incontanente presso che confusi gli mandarono che assai volontieri farebbono intendere la Reina di Cipri a far pace col Conte Tebaldo di Sciampagna. Ma il buon Re mandò loro che a nulla pace non intenderebbe nè soffrirebbe che vi intendesse il Conte di Sciampagna, sino a che essi si tenessero armati nella Contea di Sciampagna. Perchè, dopo la risposta udita, se ne partirono di là, e senz’arrestarsi presero loro alloggiamenti sotto July. Ed il Re s’andò alloggiare [p. 36 modifica]ad Ylles donde elli li avea cacciati. Quando li Baroni videro che il Re li perseguiva così da presso, isloggiarono essi da July, e s’arrestarono a Langres che era nella Contea di Nevers, la quale parteggiava con loro. E così il buon Re San Luigi, dopo avere isgombra la Sciampagna accordò la pace tra quel Conte e la Reina di Cipri oltre il grado e il consiglio de’ Baroni. E la pace fu fatta tra loro in tal maniera che per partaggio e diritto di successione, il Conte donò alla Reina in tutto duo mila lire di terre e rendite, oltre a quaranta mila lire che il Re pagò a una sol fiata pel Conte di Sciampagna, per gli dispendii della detta Reina. Per le quali quaranta mila lire il Conte vendette al Re li feudi e signorie seguenti, cioè il fio del Conte di Blois, quello della Contea di Chartres, e della Contea di di Sanserre, e ’l fio del Viscontado di Castelduno. E sebbene in quell’ora alcuni dicessero che il Re teneva li detti feudi in solo gaggio, pur ciò non è verità, perch’io il dimandai al buon Re, istando con lui oltremare, ed e’ mi rispose, che ciò era stato per piano accatto.