La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo I

La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda

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Parte seconda Parte seconda - Capitolo II

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Capitolo I.

Della nascita e coronazione del buon Re, e come portò arme primamente.


Qui comincia la seconda parte del presente libro, nella quale come ho detto dinanzi, voi potrete udire li grandi fatti e le Cavallerie del buon Re. Questi, secondo quanto più volte udii dire, fu nato il giorno e festa di Monsignore San Marco Apostolo ed Evangelista1. Quel giorno portavansi le croci a processione in molti luoghi di Francia, e vi eran dette le croci nere2 il che accennò quasi profeticamente alle genti che in gran moltitudine morirono crocesignate durante li santi viaggi d’oltremare in Egitto ed in Cartagine; donde molto gran [p. 28 modifica]duolo ne è stato fatto e menato in questo mondo, ed ora se ne mena gran gioia in paradiso di coloro che, a gloria della Croce, hanno saputo acquistarlo.

Egli fu coronato la prima domenica di Avvento3 della cui Domenica la Messa si comincia a queste parole: Ad te levavi animam meam, il che vale a dire: Bel Sire Iddio, io ho levato mia anima e mio cuore in verso te, e in te mi fido. Nelle quali parole aveva il buon Re gran fidanza, in dicendole di sè, e ciò per lo carico grande ch’elli veniva a prendere. Egli ebbe in Dio molto gran fidanza dall’infanzia sua sino alla morte; perchè alla fine de’ suoi ultimi dì sempre invocava Dio i suoi Santi e Sante, e specialmente aveva egli per intercessori Monsignore San Iacopo, e Madama Santa Genevieva. Per le quali cose fu elli guardato da Dio, dalla sua infanzia sino allo ultimo punto, quanto all’anima sua. E così per li buoni insegnamenti di sua Madre, la quale ben l’insegnò a Dio credere, temere, ed amare in giovinezza, egli ha dippoi bene e santamente vissuto secondo Dio. Sua Madre gli attrasse tutte genti di religione e gli faceva udire nelle Domeniche e Feste, Sermoni riferenti la santa parola di Dio. Donde più volte rammentò che sua Madre gli aveva spesso ripetuto che ella amerebbe meglio ch’e’ fusse morto ch’egli avesse commesso un sol peccato mortale.

E ben gli fu bisogno che di sua giovine età Dio l’aiutasse, perchè sua madre era d’Ispagna, paese [p. 29 modifica]istrano talchè dimorò senza nullo parente nè amico nel Reame di Francia4. E perciò che li Baroni di Francia videro lui e sua Madre come stranieri senza sopporto fuorché di Dio, essi fecero del Conte di Bologna, che era zio del Re suo padre ultimamente trapassato, il loro capitano, e lo teneano come per loro Signore e Maestro. Onde avvenne che, appresso che il buon Re fu coronato giovincello, per cominciamento di guerra, alcuni dei detti Baroni di Francia richiesero a sua Madre, ch’ella loro volesse donare certa gran quantità di terre nel reame. E per ciò ch’ella nol volle, non appartenendole di diminuire il Reame oltre il volere del figliuol suo ch’era già Re coronato, quei Baroni si assembrarono tutti a Corbello. E mi contò il santo Re ch’egli e sua Madre, i quali erano a Montelery, non ne osarono andare sino a Parigi, tanto che quelli della Villa li vennero cercare in arme in molto gran quantità. E mi disse anche che da Montelery sino a Parigi il cammino era pieno ed allistato di genti d’arme e di popolo, che a Nostro Signore gridavano tutti ad alta voce, che gli donasse vita e vittoria guardandolo e mantenendolo contra tutti i nemici suoi; il che veramente Dio fece in alquanti luoghi e passaggi, come voi udirete qui appresso.

Avvenne che i Baroni di Francia si assembraro a Corbello, e macchinarono intra loro di comune assentimento ch’e’ farebbono si che ’l conte di Brettagna si leverebbe contra il Re. E puosero tra loro per [p. 30 modifica]gran tradigione, che se il Re li volesse inviare contra esso Conte, andrebbono bensì al comandamento, ma non vi menerebbero con loro che due Cavallieri ciascuno, affinchè più agiatamente il Conte potesse vincere il buon Re Luigi e sua Madre che era donna di strania nazione come avete udito. Ed in così che que’ Baroni promisero al detto Conte di Brettagna, e così fecero: ed ho udito dire a molti che il Conte avrebbe distrutto e soggiogato il Re e sua Madre, se non fusse stata l’alta di Dio che giammai non gli fallì. Perchè, come per permissione divina, al grande bisogno ed alla grande strettezza del buon Re, il Conte Tebaldo di Sciampagna si sentì ismosso a voler soccorrerlo5, e di fatto si partì con ben trecento Cavallieri molto bene in punto di battaglia, ed arrivarono a buon ora colla grazia di Dio. Sicchè per lo soccorso di quel Conte di Sciampagna convenne al Conte di Brettagna rendersi al suo Signore ed a lui gridare mercè. Ed il buon Re, che nudamente ne appetiva vendetta, considerò che la vittoria avutane era stata per la possanza e bontà di Dio ch’avea promosso il valente Conte di Sciampagna a venirlo vedere, e ricevve quello di Brettagna a mercè, ed allora andò il Re securamente per le sue terre.

E qui è a dire siccome talvolta insorgano in alcune materie delle incidenze, le quali pur si deggiono [p. 31 modifica]isporre per servir meglio il proposito, tuttocchè vi si mostri di lasciar per poco il principale dell’istoria. E qui è appunto l’occasione di recitarvi alcune cose che in mestieri tornano a poter bene intendere il trattato nostro. Perchè diremo tutto per lo vero così. Il buon Conte Errico di Sciampagna, detto il Largo, ebbe dalla Contessa Maria sua donna, che era sorella del Re di Francia e della fidanzata di re Riccardo d’Inghilterra, due figliuoli, de’ quali il primogenito ebbe nome altresì Errico, e l’altro Tebaldo. Errico se n’andò crociato in Terra Santa col Re Filippo Augusto di Francia e col Re Riccardo d’Inghilterra, li quali tre assediarono la città di Acri e la presero. E tantosto che ella fu presa lo re Filippo se ne rivenne in Francia, donde elli fu molto biasmato. Dimorò il Re Riccardo in Terra Santa e là fece grandissimi fatti d’arme sui miscredenti, e Saracini; tanto che il ridottarono si forte, ch’egli è scritto ne’ Libri del Viaggio della Santa Terra che, quando i piccoli fanciulli de’ Saracini gridavano, le madri dicevan loro: Vè quà Re Riccardo che ti vien caendo, e tantosto, della paura che que’ piccini traevano dal solo udirlo nomare, essi cagliavano e ammutolivano. E a simiglianti quando Saracini e Turchi erano al campo, e ch’e’ cavalli loro, aombrando, barberavano e si gittavan per paura in sinistro, dicevan loro frizzandoli: che? credi forse che sia costà Re Riccardo? Il che tutto sta chiaramente a dimostrare ch’egli facea su loro di gran fatti d’arme, e ch’egli n’era a dismisura temuto. Ora quel Re Riccardo [p. 32 modifica]tanto procacciò per sue prodezze e bontadi ch’egli fece dare in donna al Conte Errico di Sciampagna, ch’era dimorato con lui, Isabella reina di Gerusalemme. E questo Errico, innanzi sua morte, ebbe dalla detta Reina sua moglie due figliuole Alice e Filippa, delle quali la prima fu reina di Cipri, e l’altra andò in donna a Messer Airardo di Brienne, donde grande lignaggio è uscito, siccome appare in Francia e in Sciampagna. Ma di Filippa di Brienne non vi dirò io nulla al presente, anzi vi parlerò della Reina di Cipri, per ciò ch’egli licitamente si conviene a continuare mia istoria, e dirovvene appunto così.

  1. II 25 Aprile 1215.
  2. Accenna alle processioni istituite in tal giorno da S. Gregorio Magno per occasione della fiera pestilenza, che desolò Roma, le quali sono anche volgarmente dette Cruces nigrae, quoniam in signum mæroris ex tanta hominum strage, et in signum pœnitentiæ, homines nigris vestibus induebantur, et Cruces et altaria nigris pannis velabantur.
  3. Il primo giorno di Decembre del 1226, non avendo anche compito 12 anni, e ciò per la morte avvenuta in quell’anno di suo padre Luigi VIII figlio di Filippo l’Augusto.
  4. La non men famosa che bolla Bianca di Castiglia.
  5. Questi è quel Conte Tebaldo di Sciampagna che, al dire di taluno, in Bianca di Castiglia riverì la Regina ed amò la Dama, sicchè potè lasciarne scritto un cronista:
    Maintes paroles en dist en
    Comme d’Iseut et de Tristan.