La madre (Deledda)/Capitolo 7

Capitolo 7

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Quando si ritrovò nel prato, dopo aver lasciato la donna, Paulo ebbe anche lui l’impressione che il vento avesse qualche cosa di vivo, di ambiguo: lo spingeva e lo respingeva; gli dava una sensazione di freddo, dopo il sogno ardente, e in pari tempo gl’incollava la veste addosso, e a quel contatto egli ricordava con un brivido la donna attaccata a lui nell’abbraccio d’amore.

Allo svolto della chiesa l’impeto del vento fu così forte ch’egli dovette per un momento fermarsi a testa bassa tenendosi con una mano il cappello e con l’altra la veste: gli mancava il respiro; provò un senso di vertigine come sua madre sulla china della valle quando s’era accorta d’essere incinta.

Anche lui sentiva, ed era un senso di disgusto e di ebbrezza insieme, che dentro [p. 44 modifica]di lui in quel momento nasceva qualche cosa di terribile e grande: si accorgeva, per la prima volta con piena coscienza, che amava la donna di amore carnale e che si compiaceva di questo suo amore.

Fino a poche ore prima s’era illuso, dicendo a sè stesso e a lei di amarla solo spiritualmente. Riconosceva però ch’era stata la prima lei a guardarlo. Fin dal primo loro incontro gli occhi di lei avevano cercato i suoi con uno sguardo che implorava aiuto e amore.

E a poco a poco egli s’era lasciato prendere da quello sguardo, s’era avvicinato a lei con un senso di pietà: la solitudine che li premeva attorno, li spingeva l’uno verso l’altro.

E dopo gli occhi s’erano cercate e strette le mani: e quella notte s’erano baciati. Ed ecco il sangue di lui, quieto da tanti anni, divampa tutto come un liquido ardente: la carne cede, vinta e vittoriosa assieme.

E la donna gli aveva proposto di fuggire dal paese, di vivere o morire uniti. Nell’ebbrezza egli aveva accettato la [p. 45 modifica]proposta; dovevano rivedersi la notte seguente per combinare meglio.

Adesso la realtà del mondo esterno, e quel vento che pareva volesse denudarlo, gli portavano via il velo dell’inganno.

Si fermò ansando davanti alla porta della chiesa. Si sentiva tutto gelato; gli sembrò di trovarsi nudo sopra il paesetto e che tutti i suoi poveri parrocchiani, nel loro sonno affaticato, dovessero vederlo così: nudo, nero di peccato.

Eppure pensava al modo migliore di fuggire con la donna. Ella gli aveva detto che possedeva molti denari....

Ebbe desiderio di tornare subito indietro e dissuaderla: infatti fece alcuni passi rasente al muro, dov’era passata poco prima la madre; poi indietreggiò smarrito, cadde in ginocchio davanti alla porta della chiesa e vi appoggiò la fronte gemendo.

— Dio mio, salvatemi.

Si sentiva sbattere alle spalle l’ala nera del suo mantello: e per alcuni momenti stette così, come un avvoltoio inchiodato vìvo alla porta. [p. 46 modifica]

Tutta la sua anima si dibatteva selvaggia, con un ansito impetuoso più di quello del vento sull’altipiano: una lotta suprema tra l’istinto cieco della carne e l’imposizione dello spirito.

Poi si alzò, senza ancora saper bene quale dei due avesse vinto. Però si sentiva già più cosciente, e si giudicava. Disse a sé stesso che, più che il terrore e l’amore di Dio, e il desiderio d’elevazione e la repugnanza del peccato, lo atterriva la paura delle conseguenze d’uno scandalo.

E l’accorgersi di questo suo giudicarsi spietato lo incoraggiava, gli prometteva la salvezza. Ma in fondo sentiva di essere oramai attaccato alla donna come alla vita stessa; la portava con sé, nella sua casa, nel suo letto; e avrebbe dormito con lei, avvolto nella rete indistricabile dei suoi lunghi capelli.

E sotto il suo apparente dolore, in fondo al suo essere sentiva tutto un tumulto di gioia ardere come un fuoco sotterraneo.

Ma appena ebbe aperto la porta della [p. 47 modifica]parrocchia, lo colpì la striscia di luce che partiva dalla cucina e attraversava la stanzetta da pranzo e l’ingresso: poi vide la madre seduta come in veglia funebre davanti al fuoco spento; e con un senso di angoscia che non lo abbandonò più intese subito tutta la verità.

Attraversò le stanzette seguendo quel sentieruolo di luce, inciampò sullo scalino dell’uscio di cucina e arrivò fino al focolare con le mani tese in avanti come per salvarsi dalla caduta.

— E perchè siete ancora alzata? — domandò con tono brusco.

La madre si volse, pallidissima nel viso ancora improntato dalla maschera del sogno; era ferma però, quieta, quasi dura: i suoi occhi cercavano gli occhi del figlio, mentre lui sfuggiva quello sguardo.

— Ti aspettavo, Paulo. Dove sei stato?

Egli sentiva che qualunque parola che non fosse la verità, sarebbe stata fra loro due una commedia inutile: eppure bisognava mentire.

— Da una malata, — rispose subito. [p. 48 modifica]

La sua voce forte parve per un attimo dissipare il cattivo sogno. Un attimo. La madre s’illuminò di gioia: poi l’ombra le ricadde sul viso, sul cuore.

— Paulo, — disse pianò, abbassando gli occhi con un senso di vergogna, ma senza esitare oltre, — avvicinati, devo parlarti.

E sebbene egli non s’avvicinasse, continuò sottovoce, come parlandogli all’orecchio:

— Lo so, dove sei stato. È da parecchie notti che ti sento uscire; e questa sera ti son venuta appresso, e ho veduto dove entravi. Paulo, pensa a quel che fai.

Egli taceva, pareva non avesse sentito. La madre tornò a sollevare gli occhi; lo vide alto sopra di lei, d’un pallore di morte, immobile sulla sua ombra sul muro come Cristo sulla croce.

E avrebbe voluto che egli gridasse, protestando la sua innocenza.

Egli invece ripensava al grido dell’anima sua davanti alla porta della chiesa: ed ecco che Dio l’aveva inteso e gli mandava [p. 49 modifica]incontro la madre stessa per salvarlo. Desiderò piegarsi, caderle sul grembo, pregarla di condurlo subito via così un’altra volta dal paesetto; e nello stesso tempo sentiva il mento tremargli per l’umiliazione e la rabbia: umiliazione di vedere la sua debolezza scoperta; rabbia di essere stato sorvegliato e spiato. Eppure soffriva anche per il dolore che dava a lei.

Pensò subito che non solo bisognava salvarsi, ma salvare anche le apparenze.

— Mamma — disse avvicinandosi e posandole una mano sulla testa; — vi dico che sono stato da una malata.

— Non vi sono malati in quella casa.

— Non tutti i malati stanno a letto.

— E allora tu sei malato più della donna che vai ad assistere, e bisogna che ti curi. Paulo, io sono una donna ignorante, ma sono tua madre: e ti dico che il peccato è una malattia peggiore di ogni altra perchè intacca l’anima. Eppoi, — aggiunse prendendogli la mano e tirandolo giù perchè egli si piegasse e ascoltasse [p. 50 modifica]meglio, — non sei tu solo che devi salvarti, figlio di Dio.... Pensa che non devi perdere l’anima di lei.... e neppure portarle danno in questa vita.

Egli si era piegato alquanto, ma tosto si raddrizzò come una verga di acciaio: la madre lo aveva colpito al cuore. Sì, era vero, in tutta quell’ora d’inquietudine, dopo lasciata la donna, non aveva pensato che a sè solo.

Tentò di ritirare la mano, da quella dura e fredda di lei, ma la sentì stretta in modo insostenibile; ed ebbe l’impressione di essere legato, arrestato, condotto in carcere.

Di nuovo pensò a Dio. Era Dio che lo legava; bisognava lasciarsi condurre; ma provava anche l’irritazione e la disperazione dell’arrestato colpevole, che non vede via di scampo.

— Lasciatemi, — disse aspro, ritirando a forza la mano, — non sono più un ragazzo, e vedo da me il mio bene e il mio male.

Allora la madre si sentì gelare tutta: [p. 51 modifica]le parve ch’egli le avesse confessato il suo errore.

— No, Paulo, tu non lo vedi il tuo male. Se tu lo vedessi non parleresti così.

— E come dovrei parlare?

— Dovresti non gridare, e dirmi che non c’è nulla di male, fra te e la donna. Invece, questo tu non lo dici, perchè in tua coscienza non puoi dirlo: e allora è meglio che tu non parli. Non parlare: non te lo domando; ma pensa bene a quello che fai, Paulo....

Paulo infatti taceva, scostandosi lentamente: arrivato in mezzo alla cucina si fermò, aspettando ch’ella proseguisse.

— Paulo, io non ho altro da dirti, e non voglio dirti più nulla. Ma parlerò di te con Dio.

Allora egli le balzò di nuovo accanto, parve volesse percuoterla; i suoi occhi luccicavano.

— Basta! — gridò. — Fareste bene davvero a non parlare più di questo; né con me né con nessuno. Tenetevi per voi le vostre immaginazioni. [p. 52 modifica]

Ella si alzò, dura, ferma: lo afferrò per le braccia e lo costrinse a guardarla negli occhi; poi lo lasciò e tornò a sedersi, con le mani intrecciate sul grembo e i pollici che si premevano e si facevano forza l’uno con l’altro.

Ed egli s’avviò per andarsene; poi tornò indietro, si mise a camminare su e giù per la cucina. Il rumore del vento accompagnava il fruscio della sua veste; ed era un fruscio come di vesti da donna, perch’egli s’era fatto fare la sottana di seta e il mantello di stoffa finissima.

E in quel momento d’incertezza, mentre aveva l’impressione di essere attortigliato da un vortice, anche quel fruscio gli parlava, gli diceva che la sua vita ormai era un turbine di errori, di leggerezze, di cose vili. Tutto gli parlava; il vento, di fuori, che gli ricordava la lunga solitudine della sua giovinezza, e, dentro, la figura triste, della madre, lo scricchiolìo del suo passo, l’ombra sua stessa.

E su e giù, su e giù, egli voleva calpestare la sua ombra, voleva vincere sè [p. 53 modifica]stesso. Pensò con orgoglio che non occorreva un aiuto sovrannaturale, com’egli l’aveva invocato, per salvarsi; ma subito ebbe terrore di quest’orgoglio.

— Alzatevi e andate a letto, — disse alla madre, tornandole accanto; e come la vide immobile, a testa bassa, come addormentata, si chinò per guardarla meglio e s’accorse ch’ella piangeva in silenzio.

— Mamma!

— No, — ella disse senza muoversi, io non riparlerò mai più con te, nè con nessuno, di questo; ma non mi muoverò di qui se non per andarmene dalla parrocchia e dal paese e non ritornarvi più, se tu non mi giuri di non rimettere piede in quella casa.

Egli si sollevò, ripreso da un senso di vertìgine: di nuovo la superstizione lo vinse, gli suggerì di promettere quanto la madre chiedeva, poichè era Dio stesso che glielo chiedeva per mezzo di lei. Nello stesso tempo un flotto di amare parole gli saliva alle labbra: sentì voglia di gridare, di rinfacciare e rimproverare [p. 54 modifica]alla madre di averlo portato via dal paese per avviarlo in una strada che non era la sua; ma a che serviva? Ella non avrebbe neppure capito. Via, via! Con la mano fece cenno di scacciare davanti al suo viso le ombre che passavano: poi d’un tratto tese questa mano sopra la testa della madre e gli parve che le sue dita un po’ aperte s’allungassero in raggi luminosi

— Madre, vi giuro che non tornerò più in quella casa.

E tosto si allontanò con l’impressione che tutto fosse finito. Era salvo. Eppure attraversando la stanzetta attigua sentì la madre singhiozzare forte come lo piangesse morto.