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Ella si alzò, dura, ferma: lo afferrò per le braccia e lo costrinse a guardarla negli occhi; poi lo lasciò e tornò a sedersi, con le mani intrecciate sul grembo e i pollici che si premevano e si facevano forza l’uno con l’altro.

Ed egli s’avviò per andarsene; poi tornò indietro, si mise a camminare su e giù per la cucina. Il rumore del vento accompagnava il fruscio della sua veste; ed era un fruscio come di vesti da donna, perch’egli s’era fatto fare la sottana di seta e il mantello di stoffa finissima.

E in quel momento d’incertezza, mentre aveva l’impressione di essere attortigliato da un vortice, anche quel fruscio gli parlava, gli diceva che la sua vita ormai era un turbine di errori, di leggerezze, di cose vili. Tutto gli parlava; il vento, di fuori, che gli ricordava la lunga solitudine della sua giovinezza, e, dentro, la figura triste, della madre, lo scricchiolìo del suo passo, l’ombra sua stessa.

E su e giù, su e giù, egli voleva calpestare la sua ombra, voleva vincere sè