La cieca di Sorrento/Parte sesta/II
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II.
il sogno.
All’orrenda rivelazione fatto da Gaetano nella funesta sera delle nozze, Beatrice, siccome accennaammo, era caduta priva di sensi nelle braccia del padre.
La dilicata sensibilità di questa fanciulla avea subito, durante quel giorno, scosse piacevoli ma troppo forti, per modo che quando quel terribile e impensato discoprimento ebbe luogo, la poverina era già sì stracca e sfinita di commovimenti, e questa volta il colpo era sì brusco e crudele che ella ne rimase affranta, al pari di giovin betula spezzata da turbin violento e repentino.
Il Marchese Rionero chiamò la sua gente per fare apprestar soccorsi alla figliuola, cui egli stesso recò nelle proprie braccia nell’antica sua stanza da letto. Il Marchese nulla palesò dell’accaduto, ma soltanto disse che era sopravvenuto uno svenimento alla diletta figliuola, cagionato forse dalle soverchie commozioni della giornata: soggiunse non voler che sua figlia toccasse il letto nuziale se prima non fosse affatto rimessa da quella momentanea indisposizione.
Il nome e l’esistenza di Gaetano Pisani era dunque ancora un mistero per tutti, e Oliviero Blackman rimaneasi nel casino circondato dai medesimi riguardi e considerazioni che dianzi aveansi per lui.
Ignoto eziandio era il tristo avvenimento al Conte Franconi e alla costui figliola, la quale nondimeno, com’ebbe veduto entrar Beatrice qual morta nella sua camera ed essere adagiata in sul letto medesimo dove solea riposare innanzi del matrimonio, si rimase alzata accanto alla diletta amica sua, e tutta si abbandonò al dolore di vederla in quello stato.
Nessuno si era messo ancora in letto, tanto era stato rapido quell’avvenimento. In un istante adunque tutti i familiari del casino furono attorno a Beatrice proccurando di rianimarne il sentimento e richiamarla a vita.
Ma le cure si rimasero inefficaci, i rimedii onde si suol fare dissipare i deliquii tornarono infruttuosi.
Beatrice restava sempre in quello stato di scoraggiante immobilità.
Inutile sarebbe dipingere la costernazione di tutti ed in particolar modo del Marchese, il quale con ciglio asciutto ma ardente e disperato, non si mosse per un istante dal guanciale della figliuola, spiandone, per dir così, il respiro.
Beatrice respirava liberamente, ma era questa la sola funzione che appalesasse in lei la vita. Le fattezze del volto erano bianche e scolorate come i petali di bianca rosa; le ciglia abbassate spandeano sulle morte gote un’ombra cadaverica; e le labbra su cui passava a mala pena un insensibile alitare, erano allividite non altrimenti che se morte vi avesse soffiato sopra l’agghiacciato suo spiro.
Il rimanente della notte trascorse nella più angosciosa aspettativa; si prestarono alla giovinetta tutte quelle cure e quei rimedi che si estimarono più atti a ridestarle la vita... Il Marchese non disse motto su Oliviero Blackman, e, richiesto del perchè non si valesse in tanto trista congiuntura dei lumi di questo insigne medico, deviò la risposta dicendo che quegli, stanco e forse anche indisposto, si era gittato in sul letto, dove il sonno lo avea colto.
Qual’impressione producesse sull’anima del Marchese la lettera di Gaetano non potrem dire di leggieri, tanta era la lotta degli affetti che straniavano il cuore di quel povero padre. Dapprima ei rimase sbalordito; credeva che già estinto si fosse il figliuol di Pisani: questo nobile, cioè nobile creduto sacrificio della propria esisteniza trasformò in parte i sentimenti di ben giusta avversione che il padre di Beatrice dovea concepire per Gaetano Pisani. Oltracciò, questi, mercè il suo testamento, faceva nobile e generosa ammenda di un delitto, al quale nissuna parte egli avea presa, tranne quella del reo possesso del tesoro involato, colpa cui egli confessava di aver avuto sempre il pensiero di emendare con la restituzione, siccome appunto faceva in quel momento. Gaetano Pisani, d’altra parte, non aveva interamente ecclissato Oliviero Blackman; il figlio del ladro non copriva del tutto il sublime medico inglese; il figlio dell’assassino di Albina non facea totalmente porre in obblio il ridonatore della vista a Beatrice.
Così fatte considerazioni che noi siamo andati svolgendo si presentarono tutte in un attimo alla mente del Marchese e lo gettarono nella più crudele incertezza. La figliuola spirante, il medico forse già spirato, la luce funesta che un fatto di tal natura avrebbe gittata sul vero essere di Oliviero Blackman, tante e sì repentine scosse posero uno scompiglio tale nelle idee di Rionero che questi sentì per poco venirgli manco il senno e si strinse parecchie volte la fronte come se avesse voluto rattener per forza la fuggente ragione.
Il più urgente a farsi era il salvar la vita di entrambi gli esseri che Dio avea congiunti e che sotto lo stesso tetto ormai riposavano. La vita della figliuola era in pericolo, ma non così imminente come quello in cui si trovava l’esistenza di Gaetano: questi forse era già morto e con lui ogni speranza di salvar Beatrice!
Il Marchese tenendo ancora nelle mani la lettera che Gaetano gli avea scritta, si precipitò verso la stanza di costui, si fermò all’uscio, e respirò veggendo il medico tuttora in vita.
Il Marchese udì il breve monologo del Pisani, vide l’atto insensato onde questi si accingeva a tracannare il fatale liquore, e, siccome è noto, impedì il suicidio.
Gaetano non credè alle proprie orecchie quando udì il padre di Beatrice a preferir distintamente queste parole: Gaetano Pisani più non esiste!..
Tanta generosità in quell’uomo e così elevanti sentimenti fecero risuonar nel cuor di Gaetano la corda più bella ed armonica, la virtù. Egli si sentì preso dal possente desiderio d’imitar tanto delicato procedimento, di sublimare il pentimento co’ più inauditi sacrificii, di continuare l’espiazione della paterna colpa con una serie di atti della più cieca devozione.
— Ed è vero! sclamò Gaetano cadendo alle ginocchia del Marchese, Ed è vero! O Dio d’immensa misericordia! Provvidenza in cui io insensato più non fidava, oh come ora riconosco la tua mano onnipotente e salvatrice! Oh Grazia celeste, come le tue opere si svolgon mirabilmente quaggiù! E voi, signore, voi acconsentite che io viva! voi dichiarate estinto Gaetano Pisani, e nel momento che vostra figlia si muore!... Signore, lo giuro su queste ginocchia che Dio mi permette di riabbracciare, io non respirerò che per dipendere da’ vostri cenni; io salverò vostra figlia, le ridonerò la vita siccome le ridonai la vista, e quando ella sarà salva, se voi mi direte: muori; un momento dopo, io sarò disparso dalla faccia della terra.
Il Marchese alzò Gaetano, il sostenne perocchè questi sentivasi vacillar le ginocchia.
— Venite, signore, gli disse freddamente il padre di Beatrice... l’avvenire è coperto da un funebre velo e l’anima mia è trista come per morte... Venite, si tratta ora di salvar Beatrice, la figlia mia, la diletta mia figliuola... Gaetano Pisani più non esiste... Ricordatevi che voi siete ancora per tutti Oliviero Blackman lo sposo di Beatrice Rionero.
A questa parola Gaetano mise un grido di gioia, si sciolse in dirotte lagrime, voleva rigettarsi ai piedi di quell’uomo esemplare, ma il marchese era già corso dappresso al letto di sua figlia.
Gaetano entrò nella camera di Beatrice.
Le due sponde del letto erano occupate, la dritta dal Marchese, la sinistra da Carolina: Geltrude si teneva immobile ai piedi del letto.
Sul volto di questi tre personaggi era scolpita l’angoscia più straziante: le fattezze delle due donne si rischiararono impertanto all’apparir del medico, il cui viso pallido e affilato e gli occhi gonfi di pianto rivelavan abbastanza in qual guerra di sofferenze egli si trovasse.
Gaetano si accostò al letto della fanciulla: lunga pezza stette a guardarla in silenzio; ne tastò indi i due polsi, e per un tempo restò in sulla più concentrata riflessione.
Il marchese Rionero, Carolina e Geltrude aveano fissato i loro sguardi sul medico, e ne interrogavano il volto con un’ansietà che tronvava loro la vita.
— Fra un quarto d’ora Beatrice riacquisterà il sentimento, disse Gaetano; schiudete il balcone...
Il balcone fu aperto, un’onda di dolci esalazioni entrò nella camera.
Gaetano scrisse in fretta una prescrizione di farmachi, ne ordinò il sollecito ricapito, e si pose di bel nuovo a considerar l’inferma.
Pochi minuti non eran passati e sulle bianche fattezze del volto di Beatrice apparì uno sfumo insensibile di vermiglio, che si andò gradatamente riconcentrando in sulle gote finchè da ultimo due rose fissaronsi in sulle due pozzette.
Gaetano trasse in disparte il Marchese, e sottovoce gli disse in modo da non essere adito dalla figliuola del Conte:
— Sig. Marchese, io mi allotano, imperciocchè Beatrice è sul punto di ripigliare interamente l’uso de’ sensi. Comprenderete quanto il vedermi le sarebbe dannoso in questo momento... Statele attorno e non tosto avrà aperto gli occhi, le somministrerete la pozione che ho ordinata.
Gaetano si ritirò, dopo di aver di bel nuovo esplorato i polsi dell’inferma, e dopo di averla per qualche secondo guardala con angoscia indicibile.
Guari non andò e Beatrice dischiuse gli occhi con la stessa placidezza come se destata si fosse da sonno ordinario.
— Figlia, figlia mia! sclamò il Marchese e più non disse, ma tra il pianto e il riso la guardava a rinascere.
— Padre mio! mormorò la fanciulla con voce sì debole che appena giunse ad esser distinta dal Marchese.
Beatrice si volse dall’altra parte e trovò il caro sembiante dell’amica che le strinse e baciò la mano con amor di sorella.
Beatrice sorrise con tanta dolcezza, come se nulla di tristo le fosse accaduto.
— Era sicura di avervi a me vicini, disse indi a poco la fanciulla; voi non abbandonate giammai la povera cieca!
Il Marchese e Carolina si scambiarono uno sguardo di dolore, il padre cercò subitamente di richiamare allo stato normale le idee della fanciulla e si affrettò di dirlo:
— Io non ti ho abbandonata un istante figlia mia allorchè tu eri cieca, ed ora nemmanco ti abbandono un istante; posso io lasciarti senza lasciar la vita? Carolina è stata parimente vicina a te durante il tuo sonno; ella non ha voluto porsi a letto temendo che tu stessi ammalata e che avessi bisogno del suo aiuto.
Beatrice volse i languidi occhi all’amica, quasi avesse voluto ringraziarla con uno sguardo ricolmo dì estrema tenerezza.
— Tu eri indisposta sorella mia, le disse Carolina, ed io non poteva prender sonno. Mi è tanto grato il vegliare vicino a te! Ti vedevo a dormire con tanto piacere!
— Come sei bella, Carolina! sciamò Beatrice quanto sei cara! Oh!... tu non mi abbandonerai giammai, non è vero? non mi abbandonerai giammai, come non mi abbandona mio padre!... oh... Avete fatto bene a star vicini a me mentre io dormiva... Ho fatto un sogno, oh! un sogno così brutto... e poi così bello! Mi sembrava che io fossi per diventar sposa; che tutte le stanze di questo casino risplendessero di mille lumi ed echeggiassero di mille voci festose... Dovunque i miei occhi si volgeano, incontravano dolci sorrisi, volti felici e ridenti; mio padre e un angioletto erano a’ miei fianchi, la mia Carolina, la mia sorella; l’amica mia... Tutti chiedevan o dello sposo... ed ecco aprirsi un uscio, che fino a quel momento era rimasto chiuso, ed un uomo venir fuori. Lo sposo! lo sposo! gridavan tutti, ma colui pareva titubasse nell’accostarsi a me; mi prese poscia per la mano e mi guidava al talamo; ma in un momento tutt’i lumi si spensero, tutte le voci e i canti cessarono; l’oscurità e il silenzio invasero tutte le stanze... E, allorchè fummo soli nella camera nuziale, una voce ch’io non vedeva donde partisse, una voce misteriosa e solenne mi fe’ scendere nelle orecchie queste orribili parole; «L’uomo che tu sposasti è il figlio dell’assassino di tua madre». Io gettai un grido di spavento e mi parve di svenire. Un istante dappoi la camera si rischiarò novellamente, ma di una luce come di un tramonto di sole; un coro d’angioli risuonò per l’aria che cantava:
Su i colli beati dagli astri più belli;
Vicino alle tombe de’ muti fratelli;
Tra le aure fuggenti che parlano amore;
Col giorno che muore — è bello il morir!
Se al letto paterno la fronte riposi,
E vedi l’amica dagli occhi pensosi,
E senti la madre toccarti col viso,
È bacio, è sorriso — di morte il sospir1.
«E mentre questo coro accompagnato da sublimi arpe celesti» trasportava l’anima mia al di là di questo scuro e basso universo, io mi sentiva chiusa tra le braccia di mio padre... Per un istante credetti ch’io fossi morta!»
Un’idea luminosa lampeggiò alla mente del marchese Rionero nella notte de’ suoi pensieri... La sua fisonomia si aprì alla speranza.
Carolina somministrava intanto a Beatrice la pozione prescrittale dal medico. La fanciulla sorbivala macchinalmente e senza sapere quello che si facesse.
Per effetto di quell’idea che si era affacciata alla mente del Marchese, questi credè che una risoluzione arrischiata ma decisiva dovea prendersi; suonò il campanello.
Al domestico che si presentò, il Marchese diè un ordine.
Poco stante, Gaetano apparì sotto l’uscio della camera.
Il Marchese corse a prenderlo per la destra, il presentò alla figliuola, e le disse in modo scherzoso:
— Guarda, Beatrice, non diresti che il povero Oliviero abbia indovinato il sogno che hai fatto? Guarda, ei trema di comparirti innanzi, come tremerebbe il figliuolo di Nunzio Pisani.
Gaetano restò stupefatto; di volo indovinò il pensiero sublime di generosità sorto nell’animo dei Marchese, e gli rivolse un’occhiata, in cui tutta l’anima sua era espressa.
— Avanzatevi, Oliviero, soggiunse il Marchese, venite a dissipare da vostra moglie l’impressione sfavorevole che un sogno tristissimo ha lasciata nel suo animo durante il deliquio, a cui è stata in preda per effetto delle grandi commozioni di ieri sera: venite, abbracciate vostra moglie, non vedete che ella vi aspetta?
Gaetano rivolse ai cielo uno sguardo in cui era compreso il più fervido ringraziamento e la più assoluta abnegazione della sua vita passata; si precipitò genuflesso alla sponda del letto e ivi restò muto... stupefatto delle mirabili vie della Provvidenza, annientato dalla generosità del Marchese.
Beatrice gli stese la destra e
— Perdono, Oliviero, gli disse, perdono...
Gaetano non rispose che imprimendo un rispettoso bacio su quella mano che era scottante.
Note
- ↑ Versi di Sav. Cost. Amato.