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A questa parola Gaetano mise un grido di gioia, si sciolse in dirotte lagrime, voleva rigettarsi ai piedi di quell’uomo esemplare, ma il marchese era già corso dappresso al letto di sua figlia.

Gaetano entrò nella camera di Beatrice.

Le due sponde del letto erano occupate, la dritta dal Marchese, la sinistra da Carolina: Geltrude si teneva immobile ai piedi del letto.

Sul volto di questi tre personaggi era scolpita l’angoscia più straziante: le fattezze delle due donne si rischiararono impertanto all’apparir del medico, il cui viso pallido e affilato e gli occhi gonfi di pianto rivelavan abbastanza in qual guerra di sofferenze egli si trovasse.

Gaetano si accostò al letto della fanciulla: lunga pezza stette a guardarla in silenzio; ne tastò indi i due polsi, e per un tempo restò in sulla più concentrata riflessione.

Il marchese Rionero, Carolina e Geltrude aveano fissato i loro sguardi sul medico, e ne interrogavano il volto con un’ansietà che tronvava loro la vita.

— Fra un quarto d’ora Beatrice riacquisterà il sentimento, disse Gaetano; schiudete il balcone...

Il balcone fu aperto, un’onda di dolci esalazioni entrò nella camera.

Gaetano scrisse in fretta una prescrizione di farmachi, ne ordinò il sollecito ricapito, e si pose di bel nuovo a considerar l’inferma.

Pochi minuti non eran passati e sulle bianche fattezze del volto di Beatrice apparì uno