La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 37-40
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Queis ego pro factis caelesti veddita coetu
Pristina vota novo munere dissolüo. 38
Invita, o regina, tuo de vertice cessi,
Invita, adjuro teque tuumque caput. 40
varianti.
Verso 37. Le antiche tutte e le Aldine quis per queis. — Verso 38. Valcken. dissolui.
note. Versi 37 — 40.
Reddita. Reddere è dare agli Dei ciò che è loro dovuto. Properzio.
Redde etiam excubias divae nunc, ante juvencae. Volpi.
Pristina vota novo munere. Tale commentatore di gran fama fa bello Catullo dell’antitesi delle parole pristina e novo. Non io. Il bello anzi di questo concetto sta nella ricompensa che gli Dei hanno conceduto al primo voto, accogliendo la chioma con inaudito favore nel cielo.
Nove cose e giammai più non vedute.
Petrarca trionfo d’Amore iii verso 142.
Invita ec. I commentatori tutti trovano questo verso trapiantato nell’eneide lib. vi. 46o.
Invitus, regina, tuo de litore cessi.
— Dovea pur essere assai cospicua la capigliatura di Berenice; però si partia così mal volontieri dal capo della sua donna ove accrescea la belltà di lei, e ne ritraea tanto onore.
Adjuro teq. tuumq. caput. Bentlejo trovò nell’etimologico conservato il frammento di questo verso pag. 450.
— σήν τε κάρην ὤμοσα, σόν τε βίον.
= Artifizio del poema dal verso 19 sino a questo. Sveglia Callimaco tosto nella regina la passione della tenerezza conjugale, indi la inebbria con le lodi del suo coraggio, e quindi interessandola nel dispiacere ch’ebbe la chioma separandosi dal capo di lei l’abbaglia con lo splendore delle costellazioni tra le quali egli colloca la stessa chioma. Che più? La chioma ha già ottenuta la divinità, eppure nulla la apprezza a confronto del suo primo stato. L’adulazione è.più fina quanto è più nascosta e stemperata ne’ gradi della narrazione del caso; narrazione artifiziosissima perchè si divide in più parti fra loro lontane, affinchè la fantasia non somministri alla mente che immagini interrotte, e sconnesse dalle passioni introdotte, onde poi da queste si lasci senza opposizioni acciecare nel suo giudizio. Alle lodi della regina accoppia quelle del re, perché, quanto basta, lo dimostra coraggioso nell’esporsi alla guerra, e valorosissimo nel soggiogare in breve tempo l’Asia, ed unirla all’Egitto. In quanto al dolore della regina, Callimaco lo distingue in tre gradi per renderlo più vivo. Il primo è sulla smania della regina quando vede il re risoluto di andare alla battaglia; il secondo grado è ne’ moti della tenerezza che sente quando da lei si separa il fratello; il terzo è ne’ svenimenti che soffre quando parte lo sposo. — Nota, lettore, come in questa finissima osservazione il Conti contraddice la sua stessa iversione che abbiamo riportata e confutata alla pag. 84. Per dare risalto a quest’ultimo grado di dolore vi si oppone la costanza antica di Berenice ed il suo coraggio; ma ritornando alla tenerezza, egli sempre più l’esagera circostanziando il voto. Mirabile è l’esclamazioue con cui l’esprime, ma più mirabile è il compimento del voto, perché appena la regina lo fa che il re ha giù unita l’Asia all’Egitto: l’effetto che siegue immediatamente la sua ragione rende in un tempo la narrazione breve e magnifica. Conti.