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note. Verso 40 97


tenerezza conjugale, indi la inebbria con le lodi del suo coraggio, e quindi interessandola nel dispiacere ch’ebbe la chioma separandosi dal capo di lei l’abbaglia con lo splendore delle costellazioni tra le quali egli colloca la stessa chioma. Che più? La chioma ha già ottenuta la divinità, eppure nulla la apprezza a confronto del suo primo stato. L’adulazione è.più fina quanto è più nascosta e stemperata ne’ gradi della narrazione del caso; narrazione artifiziosissima perchè si divide in più parti fra loro lontane, affinchè la fantasia non somministri alla mente che immagini interrotte, e sconnesse dalle passioni introdotte, onde poi da queste si lasci senza opposizioni acciecare nel suo giudizio. Alle lodi della regina accoppia quelle del re, perché, quanto basta, lo dimostra coraggioso nell’esporsi alla guerra, e valorosissimo nel soggiogare in breve tempo l’Asia, ed unirla all’Egitto. In quanto al dolore della regina, Callimaco lo distingue in tre gradi per renderlo più vivo. Il primo è sulla smania della regina quando vede il re risoluto di andare alla battaglia; il secondo grado è ne’ moti della tenerezza che sente quando da lei si separa il fratello; il terzo è ne’ svenimenti che soffre quando parte lo sposo. — Nota, lettore, come in questa finissima osservazione il Conti contraddice la sua stessa iversione che abbiamo riportata e confutata alla pag. 84. Per dare risalto a quest’ultimo grado di dolore vi si oppone la costanza antica di Berenice ed il suo coraggio; ma ritornando alla tenerezza, egli sempre più l’esagera circostanziando il voto. Mirabile è l’esclamazioue con cui l’esprime, ma più mirabile è il compimento del voto, perché appena la regina lo fa che il re ha giù unita l’Asia all’Egitto: l’effetto che