La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 29-32

Coma Berenices - Versi 29-32

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Sed tum moesta virum mittens, quae verba locuta es!
     Juppiter, ut tristi lumina saepe manu! 30
Quis te mutavit tautus Deus? An quod amantes
     Nou longe a caro corpore abesse volunt? 32

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varianti.

Verso 29. Vossio cum moesta, vel tu. — Verso 30. Aldine, Scaligero, Stazio, Mureto ed altri tersti per tristi, mss. 4 Ambrosiani concorrono nella nostra: l’antica ediz. 1487 madent per manu.

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note.

Virum mittens. Bene interpreta il Volpi accomiatando.

Juppiter. Esclamazione ammirativa: frequente; il Volpi ne accumula esempj.

Trìsti lumin. etc. Trîsti, lezione repudiata sino dall’età Aldina restituita dal Vossio; sincope di trivisti; ed il Volpi espone: Consumasti gli occhi tergendoli dal troppo pianto. Non so trasportarla nella mia versione. Onde lasciando nel testo questa, mi valgo dell altra lezione tersti accolta anche dal Conti, e che a me giova per accoppiare la gentilezza alla passione.

Quis te mutavit tantus deus? Così lo stesso Dio cangiava i voti da Didone fatti per l’infelice Sicheo.

          — Haec oculis, haec pectore toto
Haeret et interdum gremio fovet inscia Dido
Insidat quantus miserae Deus!

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Versi citati da tutti quasi i commentatori. Simile a questo pensiero è quello di Teocrito idii. xx. 2q.

          Ἆρά τις ἐξαπίνας με θεὸς βροτὸν ἄλλον ἔτευξε:

An quod amantes etc. Berenice viveva trafitta dal desiderio del marito perduto dopo le nozze. I desiderj e le speranze esca di tutte le passioni sono più intensi e continui negli amanti. Quasi a tutti i poeti amorosi è sempre argomento la crudeltà o la lontananza dell’amica. Credo che se il Petrarca fosse stato al tutto felice con Laura, nè mai lontano, non ci avrebbe mandati tanti versi celesti. Ma temo anche che poco studino l’umano cuore quegli scrittori (e due sono di questo tempo) i quali pretendono che la severità di Laura sia stata la sola fonte di quelle poesie. Per me non crederò mai che un amante d’animo ardente e generoso amasse senza speranze, e sperasse per sì lunghi anni senz’essere riamato. Bensì la severità de’ costumi d’allora, i suoi viaggj ne’ quali portava sempre il dolore di avere perduta la sua donna, ed il desiderio di rivederla, il contegno di lei or amoroso or severo, nutrirono la soave pietà de’ suoi versi, e quel continuo lamento. Ma fra que’ medesimi versi assai s’incontrano da provare che il Petrarca non fu sempre amante mal fortunato, e questo sonetto più di ogni altro.

Amor mi manda quel dolce pensiero
     Che secretario antico è fra noi due;
     E mi conforta, e dice che non fue
     Mai, come or, presso a quel ch’i’ bramo e spero.
Io che talor menzogna e talor vero
     Ho ritrovate le parole sue, ec.

Ed io per l’onore di Laura, e per l’amore che porto al divino poeta credo che il Dio gli abbia attenuta la promessa.