La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 33-34
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At quae ibi, proh, cunctis pro dulci conjuge Divis
Non sine taurino sanguine pollicita es, 34
varianti.
Verso 33. Principe, Antiche ediz. Aldine, Guarino, variorum atque ibi pro cunctis. Stazio, Vossio pro cuntis. Mureto, Bentlejo, Doering atque ibi me cuntis. Teodoro Marcilio at quae ibi praedulci cunctis pro conjuge divis. Valcken. atque ita me cunctis.
note.
Proh, cunctis etc. Achille Stazio ed il Vossio non ammettendo l’interjezione stampata la prima volta dallo Scaligero, e ricettata dal Volpi, spiegano: O quanto hai promesso agli Dei per lo dolce marito e per tutti quelli che lo accompagnano! Fredda interpretazione che divide l’affetto sopra persone diverse da quella del marito, sconosciute e prima e dopo al lettore.
Non sine taurino sanguine. Il Volpi spiega: Berenice votò assai cose a tutti gli Dei e promise vittime ed ecatombe. Non merita confutazione questa chiosa. Intendi col Conti e più col senso ciliare del testo. Berenice votando agli Dei sacrificò tori per propiziarseli. Del rito di propiziare gli Dei con sacrifici, vedi in tutti gli storici e poeti.
Le edizioni del Mureto e dello Stazio sospettano lacuna dopo questi due versi. Anche il Guarino affermò prima, di averla veduta ne’ manoscritti. Non è nel nostro Y più fidato nè nell’edizione principe; vedi considerazione su’ codici. E la sentenza scorre agevole e piena. Congettura il Mureto che ne’ versi mancanti Callimaco descrivesse i voti della regina. Ma dove mai il poeta lirico descrive minutamente?Concederebbe forse l’agitazione continua ed il furore di questo poemetto l’intertenersi in sì fatte particolarità?