XVII - L'attacco dei Navajoes

../XVI ../XVIII IncludiIntestazione 1 agosto 2024 100% Da definire

XVI XVIII
[p. 123 modifica]

CAPITOLO XVII


L’attacco dei Navajoes


Mentre i cow-boys, fermatisi quasi di colpo, facevano coricare fra le erbe, in qual luogo assai alte, i loro cavalli, in modo da formare un semi-cerchio, e vi si riparavano dietro, buttandosi bocconi, Buffalo Bill era accorso verso la corriera che si era rovesciata sul fianco destro, quasi sull’orlo della spaccatura.

Nell’interno si udiva Annie chiamare ad alta voce Harris.

Il colonnello aprì lo sportello di sinistra, entrò nella diligenza, e, vedendo la giovane cacciata fra due sedili, la sollevò fra le robuste braccia, portandola fuori.

— Siete ferita, miss? — le chiese premurosamente.

— Non mi pare, colonnello, — rispose Annie. — E Harris? E Blunt?

Due voci le risposero subito:

— Siamo qui.

L’ingegnere e lo scrivano si erano alzati in quel momento, mentre Koltar si dibatteva fra i finimenti dei cavalli, imprecando a piena gola, ed i soldati si ruzzolavano fra le erbe cercando i loro fucili.

Il buffalo grass foltissimo aveva attutita quella caduta, che avrebbe potuto avere conseguenze mortali e i sette uomini se l’erano cavata con poche contusioni di nessuna importanza. Non così però i due cavalli di testa, che erano ruzzolati in fondo ad un crepaccio di tre metri di larghezza e nella brusca caduta si erano spezzate le gambe anteriori.

— Non siete ferito, Harris? — chiese Annie, riparandosi dietro la diligenza, perchè le palle cominciavano a fischiare.

— No, Annie, — rispose l’ingegnere.

— E voi, Blunt?

— Nemmeno, miss, — disse lo scrivano. — Sono solamente stordito. Che volata!.. Credevo di fracassarmi la spina dorsale.

— Ehi, corriere! — gridò Buffalo Bill. — Hai finito di bestemmiare? [p. 124 modifica]

— Ancora un po’ colonnello, — rispose il gigante, che si era finalmente sbarazzato dei finimenti e stava tagliando le bardature dei due cavalli di testa. — Si è guastata la corriera?

— Non mi pare.

— Le ruote?

— In ottimo stato.

— Allora potremo continuare.

— Non tanto presto. I tuoi mustani sono così spaventati che bisognerà accordare loro alcuni minuti di riposo. E poi tutti i tiranti sono in pezzi.

— Ho delle funi e ce ne serviremo, colonnello.

— Facciamo presto, corriere, prima che gl’indiani ricevano rinforzi. Mi sembra impossibile che con tutti questi spari non ne siano giunti altri, a meno che non siano tutti impegnati nel Gran Cañon con gli Apaches di Victoria.

— Miss, — aggiunse poscia, — rimanete dietro la corriera, e voi, signori, aiutateci a rialzare questa carcassa.

— Potranno resistere i vostri uomini? — chiese Harris.

— Per un quarto d’ora, lo spero, — rispose Buffalo Bill. — Ohe, voi della scorta, prestateci man forte. Pesa questo veicolo.

Mentre soldati e viaggiatori si affaccendavano a rialzare la corriera, aiutati da Koltar che da solo valeva come cinque uomini, i cow-boys battagliavano furiosamente per ritardare l’assalto delle Pelli Rosse. Stesi dietro i loro cavalli e interamente celati fra le erbe, mantenevano un fuoco vivissimo, massacrando un bel numero di mustani.

I Navajoes, sapendo d’aver a che fare con tiratori formidabili, che di rado sbagliavano i colpi, non avevano ancora osato rimettersi in sella. Avevano invece cambiato tattica.

Non curandosi di perdere i cavalli, poichè ne avevano in abbondanza nei loro villaggi, e ve n’erano ancora parecchi allo stato selvaggio nella prateria, s’avanzavano a piccoli gruppi, tenendosi anch’essi nascosti fra le erbe.

Rispondevano però vigorosamente con le loro carabine e anche coi Winchester, bucherellando la corriera per tutti i versi e sparando a fior di terra nella speranza, di fulminare i cow-boys.

Di quando in quando qualcuno balzava sulla groppa d’un mustano, per meglio scorgere i nemici, poi tornava subito a terra, prima che gli avversari avessero potuto prenderlo di mira.

Quelli che soffrivano erano i cavalli. Esposti al tiro infallibile degli scorridori della prateria, cadevano a due o tre alla volta.

Si inalberavano violentemente, annaspavano l’aria con le zampe anteriori, poi cadevano pesantemente sul fianco, colpiti alla testa. [p. 125 modifica]

— Smontiamoli per ora, — diceva Buck1, che in assenza di Buffalo Bill aveva preso il comando. — Quando l’indiano è a piedi non vale gran cosa in aperta pianura. Mirate la testa dei mustani, camerati.

E le fucilate si seguivano con crescente intensità da una parte e dall’altra. Fortunatamente, i cavalli dei cow-boys, nascosti dalle alte erbe, in mezzo alle quali se ne stavano coricati senza muoversi, non risentivano danno alcuno.

Anche quelli della corriera, fatti scendere nella spaccatura perchè non venissero colpiti, erano illesi.

Quella che riceveva il maggior numero di palle era la corriera, e l’imperiale appariva bucherellato in tutti i sensi.

Intanto Koltar, Buffalo Bill, Blunt ed i soldati della scorta lavoravano alacremente ad accomodare i finimenti, mentre Annie, coricata dietro la corriera, tirava qualche colpo contro gl’indiani con la sua piccola carabina, sbagliando di rado il bersaglio.

— Spicciamoci, — diceva il colonnello. — Gl’indiani non s’arresteranno e, se vengono a contatto coi miei uomini, qualcuno lascerà la capigliatura nelle loro mani. Eseguiscono una manovra che mi inquieta.

Il fatto che i Navajoes si ostinassero a non mostrarsi cominciava a preoccupare tutti. Vi era da temere qualche brutta sorpresa.

I finimenti erano già stati legati e la scorta aveva tratti dalla spaccatura i quattro mustani, quando Buck Taylor si alzò precipitosamente, retrocedendo verso la corriera.

— Che cosa c’è? — chiese il colonnello, che aveva scorta quella mossa.

— I Navajoes ci aggirano, — rispose il cow-boy. — I loro cavalli non proteggono alcuno, ne sono sicuro.

— Dove credi che siano i loro cavalieri?

— S’avanzano strisciando fra le erbe per assalirci col tomahawk e per iniziare una lotta corpo a corpo.

— Sangue di... — bestemmiò Koltar. — Che ci prendano anche alle spalle?

— Su, issiamo la corriera, — disse Buffalo Bill. — Svelti, o ci prenderanno.

Aiutati anche da Buck, dopo non pochi sforzi, raddrizzarono il pesante veicolo.

— Nessuna ruota guasta? — chiese Buffalo Bill.

— No, — ripose Koltar.

— Attaccate, e voi, miss, subito dentro. [p. 126 modifica]

Prese il suo fucile, si issò agilmente sulla cassa, poi montò sull’imperiale, a rischio di ricevere qualche palla nel cranio, poichè gli indiani non avevano cessato di far fuoco con una dozzina di fucili.

Di lassù gettò un rapido sguardo fra le erbe, poi, con un salto solo si slanciò a terra, dicendo:

— Ci sono vicini!

— Da quale parte? — chiesero ad una voce Harris e Blunt.

— Vengono di là, — rispose il colonnello, additando l’occidente.

— I cavalli sono attaccati, — gridò in quel momento Koltar.

— Tremano?

— No, colonnello.

— Ai vostri posti, signori, e tu, Koltar, non risparmiare le frustate.

La scorta, Harris, Blunt e Koltar s’arrampicarono lestamente sulla corriera, mentre i cow-boys, ad un comando di Buffalo Bill, rialzavano i loro cavalli e salivano in arcione.

— Via, corriere, — gridò il colonnello, che era già in sella.

Due o tre colpi di fucile rimbombarono fra le erbe, a pochi passi dalla corriera, poi intorno risuonò il terribile urlo di guerra dei Pelli Rosse, che chi ha udito una sola volta non dimentica più, ed è il segnale della carica suprema e della lotta corpo a corpo.

Uno dei cow-boys, rimasto un po’ indietro per stringere una cinghia del suo mustano, venne colpito alla testa da un tomahawk lanciato a tutta forza da un guerriero e precipitò di sella senza mandare un gemito.

Subito un indiano, che doveva essere vicinissimo, rapido come una pantera, balzò addosso al caduto col coltello in pugno.

Con rapidità impossibile a descriversi, lo afferrò pei capelli con la mano sinistra, gli tracciò sul cranio un circolo, servendosi della punta del coltello, poi, passata la lama sotto la pelle, lo scotennò con uno strappo poderoso. Aveva alzato quel sanguinoso trofeo di guerra e apriva la bocca per salutarlo con un urlo selvaggio, quando a sua volta stramazzò esanime sul petto del povero cow-boy.

Buffalo Bill l’aveva scorto a tempo, e aveva fatto fuoco su di lui fulminandolo sul posto.

— Tom è vendicato!... — gridò, spronando il cavallo e mettendosi a lato della corriera, per meglio proteggere Annie.

— Frusta, Koltar.

Il gigante non aveva bisogno d’incoraggiamenti. Con mano di ferro aveva guidati i mustani lungo il margine della spaccatura, in fondo alla quale si dibattevano ancora i due trottatori di testa, poi aveva lanciata la diligenza a corsa sfrenata, mentre la scorta, Harris, Blunt ed i cow-boys coprivano la ritirata con un fuoco infernale.

I Navajoes che avevano fasciati indietro i loro cavalli, si [p. 127 modifica]provarono a seguirla, sparando anche essi e scagliando le loro scuri di guerra, una delle quali spaccò la testa ad un soldato dell’imperiale, poi, vedendo che perdevano terreno, sostarono, mandando urla di rabbia spaventevoli.

— Se tardavamo ancora mezzo minuto, li avevamo tutti addosso, — disse Harris a Blunt. — Abbiamo salvate le nostre capigliature per un vero miracolo.

— Sono così terribili quei guerrieri nei combattimenti a corpo a corpo? — chiese lo scrivano che ricaricava precipitosamente la carabina.

— Sono abili nel maneggio dei loro tomahawks e del coltello, e difficilmente si riesce a tenere loro testa. E poi assalgono con tale furia che anche le truppe regolari sovente vanno a rotoli.

— Che si decidano a rinunciare all’inseguimento?

— Pare che non si sentano più in vena di continuare la caccia, — rispose Harris. — I cow-boys ne hanno smontati più di metà.

— Che tiratori meravigliosi sono questi scorridori!

— Anche galoppando, di rado mancano il colpo.

— Ci seguiranno fino al Gran Cañon?

— Se Buffalo Bill rimane con noi, non lo lasceranno. Ci abbandonano, amico Blunt?

— Chi?

— Gl’indiani.

Lo scrivano si volse e vide i Navajoes, che erano già lontani, piegare verso il bosco come se volessero accamparsi sotto quelle folte piante. Una ventina di guerrieri erano senza cavalli.

— Colonnello, — gridò Harris, — che il pericolo sia finalmente passato?

— Purchè non vadano in cerca di rinforzi, — rispose Buffalo Bill. — Non devono essere soli a battere la prateria.

— Che ci raggiungano ancora?

— Tutto dipende dalla resistenza dei mustani. Se questa sera potremo giungere al Gran Cañon, troveremo un rifugio dove non verremo facilmente molestati. Vanno bene i tuoi cavalli, corriere?

— Sì, colonnello.

— Tieni salde le briglie: comincia la rolling-prairie ed i mustani si affaticheranno.

— La conosco e non si arresteranno. Avanti, agnellini miei, o non avrete nè acqua, nè buffalo grass a mezzodì. Vi farò scoppiare, se questa sera non ci porterete sul margine del Gran Cañon.

La prateria ondulata cominciava con leggere depressioni, cosparsa di bulch-grass e di girasoli, di sacarte, che sono una specie di euforbie, di graminacee alte quanto un uomo, di artemisie e di [p. 128 modifica]cespi di salvia. Qua e là sui poggi, apparivano minuscoli boschetti di nocciuoli, di cotton wood o alberi del cotone e di quercioli neri.

Nessun animale si scorgeva su quelle immense distese. Certo la invasione degl’indiani li aveva fatti fuggire tutti verso il Nord, o verso il Sud. Solo qualche gazza e qualche corvo volavano via all’avvicinarsi della corriera.

I quattro mustani mantenevano un galoppo rapido, aprendo un gran solco attraverso quelle piante, che poi si chiudeva tosto dietro i cavalli dei cow-boys.

Koltar d’altronde, non lasciava troppo in pace la frusta e, appena gli animali rallentavano, con un colpo solo strappava a tutti insieme un nitrito di dolore.

La diligenza correva da due ore, quando Buffalo Bill fece fare al suo cavallo uno scarto violento, mentre gridava:

— Bada, corriere!... Gli occhi sotto le erbe!...

Koltar con una vigorosa strappata costrinse i quattro mustani a piegare a destra, mentre rispondeva:

— Me ne sono accorto, colonnello. Bell’affare, se avessimo ancora gl’indiani alle calcagna.

— Che cosa c’è dunque? — chiese Blunt. - Quale altro pericolo ci minaccia?

— Siamo sulla prateria cattiva, — rispose Harris. — Gli occhi sono più pericolosi dei burroni.

— Che cosa sono insomma?

— Piccoli stagni che si stendono sotto le erbe e che non sempre si riesce a scoprire a tempo.

— Bah!... Se si tratta di prendere un bagno!

— Il difficile sarebbe l’uscirne, mio caro Blunt.

— E perchè, signor Harris? Non mi darete ad intendere che vi siano dei caimani in quegli stagni.

— Vi sono dei nemici ben peggiori, amico. Quantunque non abbiano ordinariamente più di venti o trenta piedi di profondità, il loro fondo è formato di sabbie mobili e chi vi cade dentro viene inghiottito. Se la corriera vi precipitasse, non so se sapremmo cavarcela bene e se...

Un urlo di Buffalo Bill, seguito da una filza d’imprecazioni lanciate da Koltar, gli interruppe la frase.

— Guardati, corriere!...

— Ancora gli occhi!...

— Davanti, e per poco il mio cavallo non c’è caduto dentro.

— Sangue di...

Una scossa spaventevole, che per poco non scaraventò nuovamente soldati e viaggiatori in mezzo alle erbe, vi tenne dietro, poi i quattro mustani piombarono l’uno addosso all’altro, in mezzo ad [p. 129 modifica]un ammasso di canne, sollevando immensi sprazzi d’acqua fangosa.

Buffalo Bill, con una furiosa speronata aveva costretto il suo cavallo a fare uno scarto di fianco, mentre gridava ai suoi uomini:

— Ferma!... L’occhio!...

La corriera, dopo essere rimasta un momento in bilico, era pure piombata in uno specchio d’acqua, che le erbe traditrici nascondevano, sprofondando fino al livello delle sale.

— Siamo perduti! — aveva urlato Koltar, mentre i cow-boys s’allontanavano frettolosamente.

I quattro mustani, immersi fino al petto, si dibattevano disperatamente, cercando di raggiungere la riva e di trovare un buon fondo, ma le loro zampe affondavano in uno strato melmoso d’una tenacità incredibile.

Buffalo Bill si era già slanciato a terra e si era accostato all’orlo dello stagno.

— Ehi, corriere!... — gridò, — il fondo cede, è vero?

— Sabbie mobili.

— Addio cavalli!...

Harris era diventato pallidissimo.

— Miss Annie!... — gridò con voce angosciata.

— Che cos’è successo, Harris? — chiese la ragazza.

— Entra l’acqua?

— Ho i piedi bagnati.

— E la diligenza affonda, — disse Koltar. — Viaggio disgraziato!...

— Corriere, taglia i finimenti!... — gridò Buffalo Bill, — e lascia che i mustani se la sbrighino da loro, se lo potranno.

— Affondano, colonnello!...

— Lasciali andare.

— E calerà anche la diligenza. Pesa ed il fondo chissà dove si troverà.

— Soldati, sfondate l’imperiale e issate la miss.

Quindi, volgendosi verso i suoi uomini che avevano messo piede a terra, aggiunse:

— E voi sciogliete i lazos e prepariamoci pel salvataggio!...

Note

  1. Buck Taylor, che divenne poi il braccio destro di Buffalo Bill, si mostrò nei circhi d’Europa facendo meravigliare il pubblico.