La Faoniade/Notizie istoriche

Notizie istoriche

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Parte seconda - Ode quinta. Voto ad Apolline
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NOTIZIE ISTORICHE.


Saffo nacque in Mitilene nella olimpiade XLII, cioè 610. anni prima di Cristo, regnando in Roma Tarquinio Prisco. Dal che apparisce, quanto van lungi dal vero, coloro che la fanno contemporanea ed amante di Anacreonte. Fu figlia di Scamandronimo, e di Cleide, come con Erodoto convengono la maggior parte degli scrittori. Si abbandonò interamente alle lascivie, prostituendosi fin anche con persone del suo sesso, per cui fu da alcuni chiamata Mascula, benchè altri con Porfirio affermino, essere stata così detta dalla perizia nel poetare, ed altri dal celebre salto Leucadio, cosa veramente virile1. [p. 377 modifica]

Se con darsi in preda a’ piaceri col proprio sesso, credeva Saffo sottrarsi dall’amore dell’altro, restò certamente delusa nella sua idea, mentre s’innamorò con tanta violenza di Faone Suo paesano, che per lo di lui rigore perdè la vita, precipitandosi miseramente dalla rupe Leucadia.

A questo infelice amore sono diretti gl’inni, e le odi, da lei in varj tempi composti, che formano il presente poemetto, di cui parleremo in appresso, dopo di aver fatto memoria di altre notizie concernenti alla nostra poetessa.

Non ebbe Saffo (al dir di Strabone) chi la uguagliasse nel verseggiare. Ond’è, che vivente fu annoverata da’ Greci tra le muse, come ella stessa se ne gloria nel primo inno. I Mitileni fecero incidere in varie medaglie la di lei [p. 378 modifica]immagine; ed a i tempi di Cicerone esisteva ancora nel pritanèo di Siracusa una bellissima di lei statua, creduta opera di Silanione.

Compose nove libri di poesie liriche, contenenti varj epigrammi, alcuni giambi, un elegía, un epitalamio ec. Ma di tante composizioni altra non avevamo finora, che un inno a Venere conservatoci da Dionisio d’Alicarnasso, un ode ad una sua favorita lodata da Longino, e pochi frammenti nella raccolta de’ poeti Greci.

Dopo questo felice scoprimento, la FaoníadeFonte/commento: Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/15 è l’unica opera intera, che abbiamo di Saffo. Son di parere però che qualche frammento di essa abbia anche prima esistito.

Una osservazione di Plinio, da me riportata in una nota della penultima ode, me lo fa sospettare. Ovidio ancora, appropriandosi alcuni passi di questo poemetto, mi conferma nel credere, che a suo tempo se ne avesse forse qualche [p. 379 modifica]notizia. Però è totalmente falso quanto egli immagina dell’andata di Faone in Sicilia, e della lettera che Saffo gli scrisse; mentre come apparisce dalla seconda ode lamentevole, questa non seppe di lui più notizia, dopo che ne fu abbandonata. Nel secondo inno parlasi, è vero, del dono a lui fatto da Venere, quando era barcajuolo; il che fa vede re, che Faone fu in Sicilia, ma prima degli amori di Saffo; poichè se vi fosse tornato anche dopo, non è verisimile che tal notizia avesse potuto occultarsi ad una amante così appassionata come Saffo, e che non aveva ommessa diligenza alcuna per ritrovarlo.

Non credo, che sarà fuor di proposito, prima di dar fine a queste notizie, il far qualche parola della rupe Leucadia, la quale si frequentemente si nomina nel decorso di quest’opera.

L’antica Leucade è quella, che oggi chiamasi isola di santa Maura. I Corinzj ne furono i primi coloni, i quali taglian[p. 380 modifica]do l’istmo, che la univa alla terra ferma di Acemania, ne fecero un’isola, e vi fabbricarono la città di Leucade. Sul promontorio di questa eravi il famoso tempio di Apollo, detto Leucadio, e la rupe, da dove quasi in ogni anno soleva buttarsi alcun reo di morte, per liberare la patria da i mali imminenti. La idea poi di precipitarsi volontariamente dal luogo stesso anche gli amanti, credendolo come unico rimedio alla violenza della loro passione, nacque dalla seguente favola, narrata da Efestione e riferita da Fozio.2

Racconta egli, che Venere, dopo di aver ricercato da per tutto il suo Adone, finalmente lo ritrovò morto nel tempio di Apollo Eritéo. Come questo Dio era stato partecipe delle sue confidenze, mossosi a pietà del di lei compassionevole stato, la condusse seco sulla rupe Leucadia, dicendole di precipitarsi da [p. 381 modifica]quella, che si sarebbe trovata in un istante libera dal tormento che le dava la inutile sua passione, come in effetto seguì. Curiosa la guarita Venere di saperne il mistero, con premura ne lo richiese. Questi la compiacque, dicendole, ch’esso come profeta, sapeva, che quando Giove ardeva per Giunone, ponevasi a sedere su quella rocca per appagare la veemenza del suo fuoco, soggiungendole, che dopo di ciò realmente varj amanti erano guariti saltando in giù da quella montagna.

Evvi gran quistione tra gli scrittori sopra chi sia stato il primo a far un tal salto. Strabone mal interpretando un testo di Menandro, suppone, che questi abbia voluto dare a Saffo una tal precedenza. Ma non so comprendere, come dalle parole di quel poeta comico da lui citate3 possa dedursene tal con[p. 382 modifica]seguenza; Poichè Menandro in quel passo asserisce bensì, che Saffo si precipitasse da quella rupe, e che facesse un vóto ad Apollo, ma non dice d’essere ella stata la prima a fare un tal salto.

AltriFonte/commento: Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/15 credono, che sia stato Cefalo il primo nel tempo degli amori con Pterela figlia di Dejoneo, come prosegue il citato Strabone. Altri, come Carone, e [p. 383 modifica]Plutarco, vogliono, che sia stato Fobo Focense della stirpe del vecchio Codro re di Atene.

Io rispettando l’autorità di costoro, vedendo la quistione non ancor decisa, ardisco di avanzare una mia congettura, ed accordo questo vanto a Deucalione. Egli fu uno de’ saltanti, come costa dall’ode terza di questo poemetto. La mitología c’insegna, che da Prometeo nacquero tutti gli altri uomini, ed essendo Deucalione suo immediato figlio, debbe aver preceduto gli altri viventi, e per conseguenza a Cefalo, a Calice, a Saffo, ed a quanti altri celebri saltatori amorosi sienvi mai stati nel mondo. Notisi in oltre, che la parola Deucalion non solamente è un purissimo anagramma di Leucadion, ma non vi è, che il solo trasporto di una lettera ad un altra, che ne forma la varietà. Non nego, che bisogna essere grande amico di Deucalione per accordargli una tal preferenza sull’appoggio di somiglianti argo[p. 384 modifica]menti, e molto più per persuadersi, che egli per tale salto abbia ricevuto, o forse dato il nome al promontorio Leucadio. Ma quante opinioni più strane ancora di queste, e con minor fondamento si sostengono talora dagli Eruditi!


IL FINE.

Note

  1. . . . Saltusque ingressa viriles
    Non formidata temeraria Leucade Sapho.

    Stat. lib. V.

    Et de nimboso saltum Leucade minatur
    Mascula Lesbiacis Sapho peritura sagittis.

    Auson. in Cup. Cruc. fix.

  2. Photius in Bibliotheca.
  3. Ecco il testo di Menandro, riferito da Strabone:

              Superbam nimium venata gloriam
              Furioso desiderio præcipitem dedit
              Ab aerio sese scopulo, cum, Rex, tibi,
              Phæbe, vota fecisset.

    Menander itaque primam Saphon desiluisse isthinc dicit; qui autem antiquitatem accuratius rimantur, Cephalo hoc adscribunt, depereunti Pterelam Deianœi filiam. Strab. rer. geograph. libr. X.

    Il riferito passo di Menandro m’induce maggiormente a credere che questo poemetto non fosse ignoto agli antichi; poichè altrimenti, come avrebbe mai potuto quel poeta comico aver notizia del vóto fatto ad Apolline dalla notra Saffo nell’atto di precipitarsi dalla rupe Leucadia.