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IV
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V.

Siccome veniva altra gente, Petrina accese i lumi nella stanza attigua, e fece il fuoco entro il caminetto.

Era una specie di salottino da lavoro, che restava chiuso tutto l’inverno.

La finestra, grandissima, senza tendine, dava sugli orti, incorniciata da una pianta [p. 50 modifica] di rose d’ogni mese, e nel vano c’era un tavolino con sopra dei vecchi giornali e l’occorrente per scrivere. Ed era su questo tavolino, davanti alla visione del paese solitario, chiuso dalle grigie montagne, nella cornice fresca delle rose che talvolta venivano a baciare i vetri chiusi, che Margherita scriveva a Boly, nelle ore della notte, o in quelle della siesta.

Benchè Petrina avesse acceso i lumi ed il fuoco, nessuno entrò nel salottino, siccome i padroni restavano di là, nella stanza da pranzo.

Petrina se ne accorse, e disse alla padrona:

— Ho fatto il fuoco, dentro.

— Sta bene! — e voleva passare di là; ma la pregarono di non far complimenti, e non si mosse.

Tutti chiacchieravano nella stanza da pranzo, e venivan serviti dolci, vini e frutta. I ragazzi continuavano a far dei giuochi, con l’orzo, col piombo fuso e in tanti altri modi; e, siccome levavano un chiasso indemoniato, la padrona disse:

— Ih! Non si sente la madre col figlio! Fatemi il piacere di andarvene dentro!

I piccolini presero i loro bagagli, e se [p. 51 modifica] ne andarono nel salottino. Margherita pensò che per loro non c’era bisogno di molti lumi, e dopo un momentino entrò e spense le steariche, lasciandone accesa solo una. Così fermossi davanti alla finestra, e le sue sottili sopracciglia ebbero un fremito.

I vetri eran tutti irradiati dalla luna, e nella trasparenza argentea il fogliame giallo delle rose pareva di metallo, e al di là, nella nitida notte, il paesaggio e le montagne grigie sembravano un sogno.

Margherita fu invasa ed afferrata nuovamente dalla sua angoscia, per ogni fibra, per ogni muscolo, dai piedi ai capelli. E rimase lì, muta e irrigidita, mentre i fratellini giuocavano e ridevano sgangheratamente. Sui vetri pieni della luce lunare, su tutto il freddo bagliore dell’ultima notte, rivide il sogno suo di quell’anno tormentoso e delizioso, e sentì nel vano della finestra tutta la sua anima che si consumava per il dolore. No, non era possibile. Il suo sogno non doveva morire.

Si sedè vicino al caminetto, e con la testa rivoltata sulla spalliera chiuse gli occhi e aprì le labbra, quasi a bere tutto di un fiato quel calice invisibile di suprema amarezza.

Ricordava la sera passata in casa di [p. 52 modifica] Antonio, così, vicino al fuoco, quando nella penombra aveva dimenticato Silio, il povero Silio suo.

Non sentiva il giuoco dei fratellini, nè le voci allegre della stanza vicina; ma un canto lontano, tranquillo, di una indefinita tristezza, le giungeva sin dentro al cuore, traverso il freddo silenzio degli orti illuminati dalla luna.

Era il fuoco della montagna che parlava ancora? erano gli elci che parlavano? Che dolcezza, che melanconia, che strazio era questo?

Nel ritmo, dolce e struggente come il desiderio di baciare una persona lontana, Margherita sentiva tremare tutto il dolore di Silio per averla perduta, e sentiva il freddo maestoso, il freddo cristallino e incantato dei boschi di elci, sulle montagne, in quella notte misteriosa e grande.

Egli forse era lassù, a piangerla, e non sapeva quanto ella soffriva! Traversando le lunghe ciglia chiuse, due perle le rigarono il volto.

— Margherita! — disse Antonio, dolcemente, posandole una mano sulla fronte — perchè sei fuggita? Cos’hai?

Era venuto a cercarla, ed ella, tuffata nel suo dolore, non l’aveva neppur sentito avvicinarsi. [p. 53 modifica]

Si scosse tutta, e respinse vivamente la buona mano di Antonio. E fu per dire delle amare parole, ma sentì acuta la voce dei fratellini.

— Aspetta! — disse ad Antonio. Si levò, e, andando presso i ragazzi, pronunziò, chinandosi, qualcosa, sotto voce.

Essi se ne andarono a malincuore.

— Perchè li hai mandati via? — domandò Antonio, sorridendo. Hai da dirmi qualche cosa?

Sì, precisamente, aveva da dirgli qualche cosa; ma non seppe trovare le parole. Mise un dito entro il piatto, e fece uno di quei famosi buchi nell’acqua, diventando nuovamente rossa per la commozione.

— Cos’hai da dirmi, Margherita? — ripetè lui, avvicinandosi e guardandola con gli occhi spalancati, splendenti, quasi radiosi.

Cosa aveva da dirgli? Tante, tante cose! Che l’annoiava prima di tutto, che la faceva soffrire, che se ne andasse e la lasciasse in pace, che avesse un po’ di pietà di lei, di lui, di lui specialmente, di Silio suo adorato, il quale moriva, moriva e moriva....

Ma non potè dire tutte queste belle cose. Le si aggrovigliavano in gola, formandovi un nodo tremendo. [p. 54 modifica]

— Margherita, perchè tutto questo broncio, perchè tutto questo malumore? Perchè ci sono io? Ma ricordati che sei stata tu a darmi il permesso. È la prima volta che vengo... Se vuoi....

— Ma — interruppe lei, con la voce che le strideva per il pianto mal represso — tutti, tutti, appena ti hanno veduto arrivare, dissero...

— E che cosa dissero?...

— Che eri il mio fidanzato!

— Ti dispiace? — domandò egli con leggera ironia. — Eppure la mia visita ha servito a qualche cosa....

— A che cosa?

— A farmi conoscere la grandezza d’animo di certe persone...

— Di chi? — domandò Margherita, tuffando tutte le dita nell’acqua, e alzando fieramente la testa.

I suoi occhi s’incontrarono con quelli di Antonio, e le parve di accorgersi, dal fiero e addolorato sguardo di lui, che s’ella era stanca della persecuzione, egli benchè avesse chiesto di adorarla soltanto, era più stanco ancora di essere accolto in tal modo.

— Senti, Margherita, — disse, — prima di rientrare, ho veduto l’avvocato Silio Boly. [p. 55 modifica]

Margherita tremò nel sentire intero quel nome sulla bocca di Antonio, poi s’irrigidì. Ah, dunque, Silio non era sulle montagne? Il fuoco?...

Intanto Antonio guardò su e giù per la finestra, di fuori, di dentro i vetri, sul tavolino, sui giornali, e i suoi occhi si fissarono ostinatamente sulla mano di Margherita, che si tuffava sempre più nell’acqua, poggiando la palma sul fondo rosso del piatto, tutta bianca e lucente.

Lui invece si ficcò la mano destra nella tasca della giacca, e disse, pacatamente:

— È qui che usi scrivergli, qui?

— Oh, Dio mio, Dio mio! — esclamò Margherita, indovinando in un lampo tutta la terribile verità.

Antonio cavò di saccoccia un fascio di lettere, e le mise sul tavolino. Disse, con profonda amarezza:

— Ma io non le leggerò. Distruggile, Margherita, e non pensare più a costui, che è proprio indegno di te. Non credere che io abbia commesso una viltà, accettandole. Io non avevo che l’intenzione di restituirle a te, ma aspettavo almeno a domani. Ci saranno poi tutte?

Si mise a contarle, e la mano gli [p. 56 modifica] tremava visibilmente, ma procurava di sorridere, e diceva, contando:

— Tre, sei....; guarda come mi tremano le mani; sembro un fanciullo; eppure, come è vero Dio, mi tremavan di più mentr’egli me le dava....; dodici, tredici, quindici....; avrei voluto dargli mezza dozzina di schiaffi, ma ho evitato lo scandalo per te....; diciotto, venti....; perdonami, Margherita, se io parlo così di lui; ma è tanto vigliacco, ed io l’odio.... oh, se tu sapessi come l’odio! Sono ventitrè... è così... son ventitrè?....

E siccome Margherita taceva, Antonio, curvo un pochino sul tavolo, alzò gli occhi, e la guardò a lungo, silenziosamente.

Ella, pallida come la morte, piangeva, e le lagrime cadevano sino all’acqua, sino al piccolo mare, ove Boly s’era affogato per sempre.

Ma, indovinando la causa di quelle lacrime, Antonio non ne provò alcuna pietà, anzi sentì un fiero dispetto, e, ricordando come e quanto aveva anch’egli sofferto, ebbe il triste pensiero di andarsene, lasciando Margherita sola, con la sua tremenda delusione. E glielo disse:

— Ora, Margherita, se tu hai da comandarmi qualche cosa, io partirò domani [p. 57 modifica] all’alba.... Scusa tutti i fastidi che ti ho dato, scusa, Margherita, scusa...

Egli non sapeva dir altro, e guardava sempre, con l’ostinazione di uno stolto, la mano della fanciulla, che diventava leggermente livida entro l’acqua ghiacciata, nella quale galleggiavano ancora cinque o sei granelli d’orzo.

Alla fine, siccome Margherita non si decideva a parlare, Antonio stese il braccio, e pigliandole il polso, le estrasse la mano dall’acqua, dicendo:

— Non senti il freddo? Che gusto da bambina che sei! Non è vero che sei una bambina?

E la sua voce diventò tutta una carezza, mentre col fazzoletto bianchissimo asciugava dolcemente la piccola mano bagnata.

— Come è fredda questa piccola mano — disse, sorridendo e vezzeggiando — Vuoi che la riscaldiamo, vuoi? Vieni con me.

La prese per mano; con l’altra mano afferrò le lettere, e, avvicinatosi al caminetto, le gettò nel fuoco.

Margherita ricordò i fuochi della montagna, nella famosa sera d’agosto, e singhiozzò, mentre Antonio diceva: [p. 58 modifica]

— Che almeno tutte le tue pene siano finite.... Ma dunque vuoi ch’io parta? — aggiunse dopo un momento, portandosi la mano ancor fredda di lei alla spalla, con intenso desiderio d’essere abbracciato, e mormorò poi, piano, supplichevole:

— Margherita mia!...

— Resta! — diss’ella con le labbra tremanti.