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l'ospite | 51 |
ne andarono nel salottino. Margherita pensò che per loro non c’era bisogno di molti lumi, e dopo un momentino entrò e spense le steariche, lasciandone accesa solo una. Così fermossi davanti alla finestra, e le sue sottili sopracciglia ebbero un fremito.
I vetri eran tutti irradiati dalla luna, e nella trasparenza argentea il fogliame giallo delle rose pareva di metallo, e al di là, nella nitida notte, il paesaggio e le montagne grigie sembravano un sogno.
Margherita fu invasa ed afferrata nuovamente dalla sua angoscia, per ogni fibra, per ogni muscolo, dai piedi ai capelli. E rimase lì, muta e irrigidita, mentre i fratellini giuocavano e ridevano sgangheratamente. Sui vetri pieni della luce lunare, su tutto il freddo bagliore dell’ultima notte, rivide il sogno suo di quell’anno tormentoso e delizioso, e sentì nel vano della finestra tutta la sua anima che si consumava per il dolore. No, non era possibile. Il suo sogno non doveva morire.
Si sedè vicino al caminetto, e con la testa rivoltata sulla spalliera chiuse gli occhi e aprì le labbra, quasi a bere tutto di un fiato quel calice invisibile di suprema amarezza.
Ricordava la sera passata in casa di