L'astronomo Giuseppe Piazzi/Capitolo XI
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XI.
Nessun affetto però fu in lui maggiore di quello che nodrì per la Sicilia; onde veramente potrebbesi ritenere che, s’egli ebbe la mente fredda e calcolatrice d’un figlio delle Alpi, per la ridondanza del cuore e la foga dell’indole sua fu piuttosto un rampollo dell’«Isola del Fuoco.» Disse che, se si fosse badato all’amore ch’ei sentiva per quella terra, non una ma due volte egli era Siciliano.
In Palermo, dove visse quasi cinquant’anni, egli aveva omai radicato le proprie affezioni; nè v’ha persona d’ordine civile, la quale non sia consapevole dei suoi premurosi uffici, dei saggi consigli, delle ammonizioni discrete, dei soccorsi larghi e nascosti... Le sue offerte non venivano dalla bocca soltanto, ma partivano dal cuore; nè le promesse erano un complimento vano, ma tosto seguite da’ fatti. Si videro giovinetti, mancanti d’ogni agio per proseguire negli studi, sovvenuti e protetti; la sua mano si stendeva non vista da alcuno: non gli caleva il ringraziamento, per quanto amorevole e pieno, ma piuttosto compiacevasi nell’intimo suo, racconsolato nelle serene gioie del cuore. Oltre al rivolgere il prezzo della medaglia d’oro decretatagli dal re nella compra dell’Equatoriale per la specola, i due premi aggiudicatigli dall’Istituto di Francia e dalla Società Italiana volle pur convertiti nell’acquisto di macchine astronomiche; e, quasi a conservare oltre la tomba le paterne sue affezioni, lasciò nel suo testamento un capitale addetto a provvedere d’onorata retribuzione un terzo assistente, da chiamarsi: Assistente Piazzi; e all’Osservatorio legò i particolari suoi strumenti e la sua scelta biblioteca, composta d’oltre 1500 volumi.
Molteplici le prove di suo particolare affetto date all’intiera Sicilia, e specie in epoche di ben penosa memoria, difendendo quella terra illustre or presso la Corte or presso il Ministero... E, a que’ giorni, si riteneva molto e si perdonava poco! Onde il decurionato di Palermo, riconoscente, il dichiarò a voti unanimi suo concittadino, indirizzandogli una lettera e un diploma onorevolissimo; e, lui vivo, Valerio Villareale, illustre discepolo del Canova, ne eseguiva il busto in marmo, che venne posto dal principe di Belmonte in un tempietto del suo palazzo di delizia all’Acquasanta presso Palermo.
La morte, come suole, accrebbe gli onori.
«La città di Palermo, citerò il Colletta, da lui onorata per le scoperte nel cielo colà fatte, gli rese onori degni del merito e del nome, e lo effigiò in bronzo, disegnandogli l’erezione d’un monumento,» che fu poi un busto destinato ad adornare l’Università degli studî. La sua effigie venne da poi in più maniere moltiplicata e diffusa in Italia; ma tra chi ne abbia con maggior riverenza ed affetto onorato la memoria devesi notare con giustizia l’illustre letterato, archeologo e poeta, Agostino Gallo da Palermo, riconoscente alla considerazione in che il Piazzi avealo sempre tenuto, e al bene da lui procuratogli dal ministro Tommasi. Promotore il Gallo della nobile idea di convertire la chiesa di S. Domenico di quella città in un Panteon dei più illustri Siciliani1, e vincolato al Valtellinese di ineffabile affetto, ne faceva collocare a spese proprie il busto in marmo, opera del valente Villareale, del quale volentieri erasi questi privato a maggior onoranza del Piazzi; e vi apponeva in pari tempo un’iscrizione latina da lui stesso composta.2
E, quasi ciò non bastasse, nel marzo del 1866 il Gallo donava a Ponte di Valtellina l’effigie dello scuopritore di Cerere, dipinta dal chiaro Giuseppe Di Marzo sull’originale del suo celebre maestro, cav. Giuseppe Patania, uno dei migliori ristauratori dell’arte in Sicilia. Questo ritratto è oggi ornamento della sala municipale di Ponte, e porta nel vano inferiore della base questa iscrizione:
«Espose e numerò le stelle fisse
E in ciel, nuov’astro, il suo gran nome affisse.»
Un dotto uomo, il teologo Luigi Guicciardi, degno concittadino al Piazzi, nel 1828 ne celebrava solennemente in Ponte la memoria; e, nel 1846, il centennario natale con poetici omaggi: nessuno più di lui gli portò affetto in patria, nessun più di lui fece per onorarne con degno monumento il nome.3
No’l consentì la difficile ragione dei tempi; ma risorta l’Italia ad unità, l’idea fu accolta dovunque con plauso4, e Ponte ebbe in suo seno il maggior monumento, bell’opra di Costantino Corti, al più grande Valtellinese. Tale fu Giuseppe Piazzi: uomo e cittadino, la ferma ed onesta severità delle proprie convinzioni lo salva da ogni acerbo criterio di velleità partigiane; scienziato, è tra le individualità che stamparono più gloriosa orma nei progressi moderni delle speculazioni astronomiche; Italiano, accrebbe lustro e decoro alla patria diletta, e fu tra coloro che con l'efficacia del pensiero contribuirono ad affermare la coscienza e il risorgimento nazionale.5
- ↑ Il monumento Piazzi in S. Domenico è il sesto che l’egregio Agostino Gallo fece costruire a sue spese; gli altri cinque vennero eretti in onore:
a) della poetessa Nina, fiorita nel secolo di Federico lo Svevo;
b) del chiaro scienziato Domenico Scinà;
c) degli architetti Giuseppe ed Emmanuele Marvuglia;
d) del letterato Michelangelo Monti;
e) del celebre pittore Pietro Novelli.
Il Gallo offrì pure al municipio palermitano il busto in marmo del grande poeta Giovanni Meli. - ↑
JOSEPH PIAZZI
pontis vallistellinae natus
dei xvi julii mdccxlvi
longa mora praedilectione
et S. C. inter cives
panormitanos adscitus
ab an. 1780 R. nosteae universit.
conspicuus praeceptor
Italia Galliam Britanniamque
diu peragratus
effulsit astronomorum maximus
speculae Panormi et Neapolis
fundator moderatorque
sidera inerrantia 6748
descripsit et supputavit
Cereris planetam an. 1801 detexit
illustribus academiis adscriptus
libris mira doctrina elucubratis
magis claruit
scientia spectata virtute
beneficentia et comitate
sibi perennem famam acquisivit
Neapoli supremum diem explevit xxii
Julii mdcccxxvi
benevolo amico
Augustinus Gallus grato animo M. P.
- ↑ Il monumento, allora, doveva consistere in un busto grande come il vero, di marmo statuario di Carrara, con analoga base di marmo di Bardiglio, portante nelle faccie le rispettive iscrizioni, ecc. Se ne trattò nel 1827 e dappoi, ma sempre invano, sebbene nessuno più del Guicciardi vi potesse porre cura ed amore.
- ↑ Ecco il programma di sottoscrizione nazionale, che la Commissione eletta in Ponte diffondeva nel 1865 in paese.
«L’Italia risorta onora i suoi Grandi. La coscienza dell’essere, scaturita dall’italico pensiero per opera dell’ingegno e della mano, sente il dovere di farsi riparatrice; e la riparazione è tanto più proficua quanto è più bello il raggio della libertà ed assicurato il còmpito dell'indipendenza. Così, onorando gl'ingegni, proponiamo all’ammirazione dei figli le grandi virtù cittadine, perchè in esse si specchino e piglino lena di forti proponimenti; lavoriamo pel patrio avvenire!
» Noi non rende perplessi l’idea che sembra oggidì far timidi molti cittadini, anco ben volenti, nel vedere moltiplicarsi in paese i monumenti della pubblica gloria e riconoscenza; ci sembra anzi questo un segno consolatore di grande moralità; ci pare che, ove sieno doveri da compiere, l’inazione sia colpa: giudichiamo che lo stimarsi sia amarsi; sia essere e voler ad ogni costo essere liberi, forti e potenti.
» Ponte, quest’umile paese della remota Valtellina, sortì l’onore d’avere dato i natali a Giuseppe Piazzi: ma le traversie dei tempi passati fecero sempre intoppo alla riconoscente generosità degl’intendimenti, e il dovere non si tradusse che in isterili voti ed in infruttuosi conati: — oggi, noi faremo ogni studio perchè assegua infallantemente il suo compimento.
» Il P. Giuseppe Piazzi è una splendida gloria della nazione italiana. Chiaro al mondo per le sue opere, Astronomo massimo lo chiamava il celebre barone di Zach, affermando che, senza Cerere, non vi sarebbero state le scoperte di Pallade, di Giunone, di Vesta; e Gio. Battista Delambre, parlando di lui, solea dire: «l’Astronomia deve più al P. Piazzi e al Maskelyne, che a tutti gli altri astronomi da Ipparco sino a noi.» Altri non minori encomi gli profusero i dotti del secolo; ma noi non intendiamo d’elogiare ai veggenti il fulgor della luce.
» Cittadini di questo lembo estremo del suolo italiano — la Valtellina — , non ci si gridi immodesti, se non ci teniamo ad alcuno secondi nell’amore d’Italia: come allo Stelvio ed al Tonale, così nelle pianure del Po ed in Sicilia, i nostri figli si confusero, le armi in mano, agl’Italiani fratelli. Ed ora a questi noi ci volgiamo con fiducia libera e piena.
» Noi facciamo il nostro invito a tutti i Municipi e Provincie della penisola, a tutte le Università, a tutti i Corpi insegnanti, pregandoli vengano in soccorso dell’opera nostra. E ci volgiamo con grande fiducia a’ sensi patriottici dell’intero giornalismo, questo moderatore della pubblica opinione, perchè ci accordi generoso e valido il suo appoggio coi facili mezzi ch’egli possiede. — Dalla lira italiana all’insù è accettevole ogni offerta; e la Commissione infrascritta, istituita dal Consiglio Comunale per l’attuazione del votato monumento, farà studio per la pubblicazione del nome dei generosi, man mano che si riceveranno le offerte.
» Certi che tutti i comuni di Valtellina risponderanno solleciti all’invito, noi non lo siamo meno per quelli dell’amata penisola: e così lo straniero che visiterà il nostro Ponte, potrà infine vedere che appiè di questi gioghi alpini, dove i figli d’Italia fecero sempre le prime prove delle armi, resi liberi ed uni, sonosi dati il fraterno amplesso, innalzando un monumento alla Scienza.»
- Ponte, addì 8 settembre 1865.
I Membri della Commissione:
Prof. B. E. Maineri, presidente:
prof. L. Guicciardi, vice-presidente; avv. Ortensio Piazzi:
Francesco Patrizi, Sindaco: ing. Quadrio Camillo;
ing. L. Marchesi, segretario-cassiere.
- ↑
Diamo qui l’epigrafe apposta al monumento, dettata dallo scrittore delle presenti notizie:
GIUSEPPE PIAZZI
scopritore di cerere ferdinandea
che
aperte nuove vie alla speculazione dei cieli
descriveva in dotti volumi
le stelle fisse
e affermato il moto sidereo
fondatore e moderatore
dei rr. osservatori di palermo e di napoli
illustrava le nobili tradizionj
della scienza italica
la dotta europa
acclamava astronomo massimo
l’italia
splendita gloria della nazione.
Nel lato destro:
nato a ponte il xvi luglio mdccxlvi
morto a napoli il xxii luglio mdcccxxvi
Nel sinistro:
auspici ponte e la valtellina
gli italiani
rivendicati a unità e indipendenza
eressero
il xxvii agosto mdccclxxi.
FINE.