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giovinetti, mancanti d’ogni agio per proseguire negli studi, sovvenuti e protetti; la sua mano si stendeva non vista da alcuno: non gli caleva il ringraziamento, per quanto amorevole e pieno, ma piuttosto compiacevasi nell’intimo suo, racconsolato nelle serene gioie del cuore. Oltre al rivolgere il prezzo della medaglia d’oro decretatagli dal re nella compra dell’Equatoriale per la specola, i due premi aggiudicatigli dall’Istituto di Francia e dalla Società Italiana volle pur convertiti nell’acquisto di macchine astronomiche; e, quasi a conservare oltre la tomba le paterne sue affezioni, lasciò nel suo testamento un capitale addetto a provvedere d’onorata retribuzione un terzo assistente, da chiamarsi: Assistente Piazzi; e all’Osservatorio legò i particolari suoi strumenti e la sua scelta biblioteca, composta d’oltre 1500 volumi.

Molteplici le prove di suo particolare affetto date all’intiera Sicilia, e specie in epoche di ben penosa memoria, difendendo quella terra illustre or presso la Corte or presso il Ministero... E, a que’ giorni, si riteneva molto e si perdonava poco! Onde il decurionato di Palermo, riconoscente, il dichiarò a voti unanimi suo concittadino, indirizzandogli una lettera e un diploma onorevolissimo; e, lui vivo, Valerio Villareale, illustre discepolo del Canova, ne eseguiva il busto in marmo, che venne posto dal principe di Belmonte in un tempietto del suo palazzo di delizia all’Acquasanta presso Palermo.

La morte, come suole, accrebbe gli onori.