Istoria delle guerre vandaliche/Libro secondo/Capo XXVII

Capo XXVII

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Procopio di Cesarea - La guerra vandalica (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
Capo XXVII
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CAPO XXVII.

Gontari abbandonato da Antala. — Tradito da Artabano — Il quale è animato all’impresa dal nipote Gregorio. — Umanità di Gontari con la moglie e la sorella di Areobindo. — Truppe di Artabano contro i Maurusii.


I. La dimane Gontari mandò il capo dell’ucciso ad Antala, ma più non si diede pensiero alcuno del danaro e de’ soldati promessigli, la quale trasgressione dei patti tra loro non attagliava punto costui, e meno ancora e’ reputava onesta azione l’aver tolto di vita Areobindo con onta di sì venerandi giuramenti, che nè a lui nè a mortale chiunque era lecito di violare. Ponderate adunque seriamente queste ed altrettali cose deliberò alla fine seguire le parti di Giustiniano; fattosi per ciò indietro, e risaputo che Marcenzio, prefetto delle truppe della Bizacene, riparava a motivo di quei torbidi in cert’isola, vi spedì pregandolo che venisse a lui, e dandogli sicurezza di fede che nulla avrebbe sofferto nella persona; quegli di tutto compiacquelo, e giunto nel campo tennevi lunghi colloqui; nè vo’ passar con silenzio che il presidio della città d’Adrumeto serbossi mai sempre fedele all’imperatore. Le truppe di Stoza poi all’avviso delle narrate vicende in numero di mille e non meno, ed avendovi oltre ai Vandali cinquecento Romani ed ottanta Unni, corsero immediatamente sotto le bandiere di Gontari, e furonvi del miglior animo accolte. [p. 491 modifica]

II. Artabano eziandio recatosi in un cogli Armeni a costui giurògli obbedienza, avvegnachè pensasse tra sè ucciderlo; e manifestatosi a Gregorio figliuolo d’un suo fratello e ad Artasiro sua guardia, il primo animandolo vie più all’impresa rispondevagli in questi termini:

III. «Ve’ l’ora, ottimo Artabano, in che tu puoi non solo aggiugnere, ma superare più che nol pensi la gloria di Belisario. Conciossiachè egli, qui mandato da Giustiniano con poderosissimo esercito e molto danaro, con grande corteo di consiglieri e duci, con armata di mare quanta non fuvvene mai, a nostra udita, per lo innanzi, con immensa turba di cavalli, e con ogni altro apparato di guerra convenevole ad un imperatore, durò fatica somma a ricondurre l’Africa all’obbedienza de’ Romani; ma di queste cose tutte nulla rimanendo a noi salvo la memoria, non c’è permesso di porre le nostre speranze che nel tuo coraggio e volere; e di tanto miglior guisa il vorrai se ti ricorderà chiarissimo sangue arsacida correre nelle tue vene, ed essere ufficio d’un cuore generoso il comportarsi in ogni luogo e tempo valorosamente. Ma che molte già sieno le tue portentose geste a pro della libertà ne va dappertutto la fama, in tra cui piacemi rammentare la morte data, ne’ tuoi verdi anni, ad Acacio, prefetto dell’Armenia1, e quella di Sitta, imperial duce, che ti segnalò cotanto presso del re Cosroe2, quanto era mestieri a divenirgli [p. 492 modifica]compagno nella guerra contro i Romani. Tale in fine è la grandezza tua che non reggeratti certamente il cuore alla vista del romano impero soggiogato da un ebbro cane. Fa chiaro adunque, o prodissimo Artabano, che le tue glorie passate anzi che alla fortuna attribuir si deggiono al solo valore. Io ed Artasiro con tutte le nostre forze ti seconderemo allorchè entrerai nell’aringo». L’esortazione di Gregorio vie meglio infiammò l’animo d’Artabano contro il tiranno.

IV. Gontari intanto levata di prigione la moglie e la sorella di Areobindo assegnò loro una buona dimora, e guardandosi dall’offenderle come che sia trattavale onorevolmente e con riguardo in tutto alla condizion loro, nè mai obbligolle a dire o fare un che di mal animo: bensì ordinò a Proietta moglie dell’estinto di scrivere a Giustiniano, ch’elle viveansi beatamente presso di lui, e che della morte del consorte non era egli in colpa, ma tutto doversi, contro il voler suo, alla malvagità di Uliteo. Consiglio però fu questo di Pasifilo, il quale originario della Bizacene addivenne capo dei ribelli e fecesi compagno del tiranno, lusingandolo che ad un felice terminar delle faccende e’ darebbe la mano di sposo alla figliuola dell’imperatore con dote ricchissima, com’era da supporsi, e conveniente all’elevatezza del grado in che ponevanla i suoi natali.

V. In questo mezzo Cutzina, da lungo tempo occulto nemico d’Antala, alzatasi la visiera, disertò a Gontari dandogli per istatichi la figliuola e la madre. Artabano di poi, eletto a condottiero dell’esercito destinato a [p. 493 modifica]guerreggiare i bizaceni Maurusii, e Giovanni capitano delle truppe in addietro della fazione di Stoza, d’Uliteo e di Cutzina, mossero di compagnia contra il nemico, e rinvenutolo non molto al di là d’Adrumeto piantarongli a breve distanza gli steccati a fine di consumarvi la notte. Allo spuntare del giorno quivi rimasi Giovanni ed Uliteo con parte dell’esercito, Artabano e Cutzina procedettero innanzi con la rimanente soldatesca ad assalirlo, ed i Maurusii stipendiarj dei Romani ebbero il destro di volgerlo in fuga. Nulla di manco Artabano ordinato d’improvviso ai banderaj di mostrare le spalle ritirossi pur egli, a cagione di che Uliteo, puntone al vivo, avrebbelo morto al tornare nel campo. E’ tuttavia scolpossi adducendo il timor suo non Marcenzio, uscito d’Adrumeto per aiutare sua gente, recato avessegli gravi danni; far quindi mestieri ch’egli stesso, Gontari, pongasi in marcia con tutto l’esercito. Dopo di che volea in prima tener la via d’Adrumeto dove unirebbesi alle imperiali truppe, ma pensatovi maggiormente ebbe a cambiar consiglio, giudicando sopra tutte bellissima impresa quella di liberare l’imperatore e l’Africa da ogni molestia col togliere di vita il tiranno; e per venirne a capo restituitosi a Cartagine rappresentagli avere il nemico forze superiori alle sue. Gontari allora, interrogatone Pasitilo, stabilì di approntare l’intiero esercito per condurlo di per sè in campo, lasciando non più che un presidio nella città; ed intrattanto, volendo meglio provvedere a’ fatti suoi, mandava cotidianamente a morte le persone addivenutegli sospette: ingiunse inoltre al fido consigliere, eletto [p. 494 modifica]comandante di Cartagine, che uccidesse tutti i Greci, lasciandogli nel resto ampla facoltà di fare quanto volesse il bisogno.