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LIBRO SECONDO 491


II. Artabano eziandio recatosi in un cogli Armeni a costui giurògli obbedienza, avvegnachè pensasse tra sè ucciderlo; e manifestatosi a Gregorio figliuolo d’un suo fratello e ad Artasiro sua guardia, il primo animandolo vie più all’impresa rispondevagli in questi termini:

III. «Ve’ l’ora, ottimo Artabano, in che tu puoi non solo aggiugnere, ma superare più che nol pensi la gloria di Belisario. Conciossiachè egli, qui mandato da Giustiniano con poderosissimo esercito e molto danaro, con grande corteo di consiglieri e duci, con armata di mare quanta non fuvvene mai, a nostra udita, per lo innanzi, con immensa turba di cavalli, e con ogni altro apparato di guerra convenevole ad un imperatore, durò fatica somma a ricondurre l’Africa all’obbedienza de’ Romani; ma di queste cose tutte nulla rimanendo a noi salvo la memoria, non c’è permesso di porre le nostre speranze che nel tuo coraggio e volere; e di tanto miglior guisa il vorrai se ti ricorderà chiarissimo sangue arsacida correre nelle tue vene, ed essere ufficio d’un cuore generoso il comportarsi in ogni luogo e tempo valorosamente. Ma che molte già sieno le tue portentose geste a pro della libertà ne va dappertutto la fama, in tra cui piacemi rammentare la morte data, ne’ tuoi verdi anni, ad Acacio, prefetto dell’Armenia1, e quella di Sitta, imperial duce, che ti segnalò cotanto presso del re Cosroe2, quanto era mestieri a divenirgli

  1. Guerre Persiane, lib. ii, cap. 5.
  2. Idem.