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492 | GUERRE VANDALICHE |
compagno nella guerra contro i Romani. Tale in fine è la grandezza tua che non reggeratti certamente il cuore alla vista del romano impero soggiogato da un ebbro cane. Fa chiaro adunque, o prodissimo Artabano, che le tue glorie passate anzi che alla fortuna attribuir si deggiono al solo valore. Io ed Artasiro con tutte le nostre forze ti seconderemo allorchè entrerai nell’aringo». L’esortazione di Gregorio vie meglio infiammò l’animo d’Artabano contro il tiranno.
IV. Gontari intanto levata di prigione la moglie e la sorella di Areobindo assegnò loro una buona dimora, e guardandosi dall’offenderle come che sia trattavale onorevolmente e con riguardo in tutto alla condizion loro, nè mai obbligolle a dire o fare un che di mal animo: bensì ordinò a Proietta moglie dell’estinto di scrivere a Giustiniano, ch’elle viveansi beatamente presso di lui, e che della morte del consorte non era egli in colpa, ma tutto doversi, contro il voler suo, alla malvagità di Uliteo. Consiglio però fu questo di Pasifilo, il quale originario della Bizacene addivenne capo dei ribelli e fecesi compagno del tiranno, lusingandolo che ad un felice terminar delle faccende e’ darebbe la mano di sposo alla figliuola dell’imperatore con dote ricchissima, com’era da supporsi, e conveniente all’elevatezza del grado in che ponevanla i suoi natali.
V. In questo mezzo Cutzina, da lungo tempo occulto nemico d’Antala, alzatasi la visiera, disertò a Gontari dandogli per istatichi la figliuola e la madre. Artabano di poi, eletto a condottiero dell’esercito destinato a