Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo IX

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CAPO IX.

Ilderico successore di Trasamondo. — Imprigionato, perde il regno per congiura tramatagli da Gilimero. — Lettere di Giustiniano a costui; risposta. — Giustiniano risolve guerreggiare i Vandali.


I. Venne di poi il regno a Ilderico figliuolo di Onorico e nipote di Gizerico, sotto il cui mite governo [p. 324 modifica]scomparve ogni distinzione tra Vandali e cristiani; essendo egli disadatto alla guerra per la troppa dilicatezza sua, e nulla esercitato in essa avea preposto all’esercito il nipote Amer1 (decantato fortissimo, pari ad Achille) e conferitogli poter sommo nel regno. Durante il suo reggimento i Vandali furono sconfitti una seconda volta dagli Africani capitanati da Antila2, ed ebbe termine l’alleanza loro coi Goti, non potendo questi comportare la prigionia di Amalafrida, e lasciare impunito il massacro dei proprii concittadini, caduti in sospetto di sedizione contro lo Stato; ma re Teodorico non ebbe il mezzo di prenderne le vendette mancandogli una potente flotta da spedire in Africa. Ilderico altresì era amicissimo di Giustiniano seco legatosi fin da quando costui, avvegnachè non ancora in trono, governava l’imperio, supplendo Giustino suo zio di scarsi talenti e consumato da lunga vecchiezza; e piaceva ai due amici di avvivar l’amor loro con ispessi e larghi doni.

II. Annoveravasi nel sangue di Gizerico un Gilimero figliuolo di Gelaride e nipote di Genzone, il quale, superiore agli altri nell’età dopo Ilderico, nutriva speranza di succedergli nel regno, ed avea grandissimi talenti per le armi, profondo ingegno, ed incomparabile furberia nel procacciarsi col danaro, colla forza, o comunque la opportunità di far suo l’altrui. Or questi sebben vedesse che un giorno di pieno diritto spette[p. 325 modifica]rebbegli la monarchia, non seppe comportarne la tardanza, e principiò vivente ancora Ilderico a voler assaporare gli onori ed i trattamenti reali, ad accusarlo presso de’ Vandali come pigro ed inetto, ad attribuire alla costui imperizia la vittoria contro di loro ottenuta dagli Africani, e per cumulo v’aggiugneva ch’e’ cercasse tradirli a Giustiniano con tutto il reame, al qual uopo unicamente mirava l’ambasceria fatta a Bizanzio; sì nere menzogne dì leggieri credute procacciarongli la corona. Scoppiata pertanto la ribellione Gilimero salì in trono, e Ilderico, nel settimo anno della sua monarchia, ed Amer, ed Evagene3 furono imprigionati.

III. Allorchè Giustiniano, asceso frattanto all’imperio, ebbe notizia dell’avvenuto, spedì al barbaro ambasciadori con una lettera in questi termini: «Fai, o Gilimero, azione empia e indegna del testamento di Gizerico tenendo in carcere il tuo legittimo re, a cui di corto potrai tu per diritto succedere; così operando, a prevenirne il tempo, offendi le leggi, e converti il nome di regno in quello di tirannide. Accorda all’infelice adunque il possesso almeno d’una immagine della sovranità finch’ei vive, portati come è dicevole a un re, e come prescrivono gli ordini dell’avo tuo rispetto alla successione del trono, acciocchè il posseduto ora ingiustamente siati poscia di giustizia ritornato: persuadendoti di ciò meglio [p. 326 modifica]provvederai a te stesso, e ne avrai l’amicizia nostra». Così l’imperatore scriveva: ma Gilimero fermo nel suo proposito accomiatò l’ambasceria, ed impose che subito venissero cavati gli occhi ad Amer, e tradotti in più stretto carcere Ilderico ed Evagene, colorando que’ nuovi rigori col pretesto di tramata fuga.

IV. L’imperatore udito il mal fine delle sue ammonizioni gli spedì altri messi con questa lettera: «Noi ci lusingavamo scrivendoti la prima volta che di buon grado avresti piegato ai nostri consigli, ma giacchè ti ostini a regnare in cotal modo, abbiti in pace che che ti manderà la fortuna. Spedisci però a Bizanzio Ilderico, Evagene ed il cieco Amer, ov’ei troveranno quelle consolazioni che aver possono re scacciati dal trono, e persone miseramente private degli occhi; se cel neghi saremo costretti, abbandonata l’amicizia e rotti gli accordi osservati con Gizerico e la posterità sua, a ricorrere alle armi, ed a punirti come ne avremo il potere». Gilimero riscrissegli: «Il re Gilimero prega salute a Giustiniano imperatore. - Non di forza, nè commettendo ingiustizia contro alcuno de’ miei parenti volli ascendere il trono. Eglino stessi i Vandali tolsero la signoria a Ilderico perchè tramava sciagure alla nostra famiglia; le circostanze quindi e l’età mia posermi la corona. Essendo poi debito d’un regnante il non impacciarsi nelle cose fuori della sua repubblica, tu al certo, o imperatore, ti appalesi non meno curioso che ingiusto prendendoti briga de’ fatti altrui. Quanto allo sciogliere gli accordi col portarci la guerra ti [p. 327 modifica]annunziamo che ci troverai apparecchiati alla difesa, avvegnacchè noi tutti bramiamo conservare la pace giurata col predecessor tuo Zenone»4.

V. Giustiniano se prima guardava di mal occhio il barbaro, al ricevere di questa lettera giunse a detestarlo; e per farne le vendette risolvè acconciarsi co’ Persiani e trasportare la guerra nell’Africa5, essendo principe ingegnoso nel crear piani e per nulla pigro nel mandarli ad effetto. Il duce Belisario era venuto a quei dì in oriente non chiamatovi a condurre questa guerra, ma perchè, soscritta la tregua co’ Persiani come ho di già esposto, aveva compito il tempo della sua capitananza.

Note

  1. Hoamer. (Cous.)
  2. Antella. (Cous.)
  3. Evageo secondo altri testi e così pure lesse il traduttore francese Cousin.
  4. V. cap. 7, § 6, di questo libro.
  5. V. Guerre Persiane, lib. i, cap. 21.