Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo VII

Capo VII

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Procopio di Cesarea - La guerra vandalica (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
Capo VII
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CAPO VII.

Morte di Antemio, di Olibrio e di due Leoni. — Laude di Maggiorino; suo stratagemma; prodigio arrivatogli; speranze di Roma fondate sulla riputazione del costui valore e svanite colla sua pronta morte. — I successori Nipote, Glicerio ed Augustolo hanno breve durata. — Basilisco usurpa l’imperio, e tradito da Armazio cade nelle mani di Zenone per opera di Acacio vescovo della chiesa in cui aveva asilo. — Sua lagrimevol fine. — Convenzione di pace tra Gizerico e Zenone. — Morte ed ultima volontà del primo.


I. Non guari tempo andò che Antemio imperator di Roma fu tolto ai vivi da Recimero suo genero1, e dopo brevissima durata ebbe pure l’egual sorte Olibrio2 successore di lui. Nell’oriente poi al mancar di Leone fu dal popolo salutato imperadore insiem col padre un [p. 315 modifica]altro Leone (prole di Arianna figliuola del defunto e di Zenone) ancor fanciullo di tenerissima età, ed il quale similmente trascorsi pochi giorni si passò di questa vita3.

II. Innanzi però a tutti costoro l’occidentale imperio ebbe Maggiorino4, principe sopra ogni altro della romana dinastia fornito di probità e valore, il quale fece grande apprestamento di guerra contro i Vandali, e serbandosi la capitananza di tutto l’esercito congregato nella Liguria, non ritraevasi da fatica, nè trasandava occasione di assicurare buon fine all’impresa; e giunse a tanto il fervor suo che volle coi propri occhi, non fidando nei rapporti, indagare i costumi ed i pensamenti dei Vandali, e se a noi propizii o avversi fossero gli animi delle genti africane. Egli adunque premuroso di mandare ad effetto il meditato disegno assunse nome e condizione d’imperiale ambasciadore presso al barbaro, e per non pericolare di soverchio nella vita, con nocumento della cosa stessa, mentì anche il proprio aspetto convertendo artificiosamente in nero il biondo vaghissimo delle sue chiome, comparate per esso ai raggi solari. Arrivato di tal foggia alla corte di Gizerico, questi con molta urbanità lo accoglie siccome rappresentante di amica potenza, e va seco lui, sperando forse intimorirlo, nelle più recondite sale della reggia, dove in [p. 316 modifica]mirabil ordine pendevano dalle mura tutte le sue armi, e copia di preziosi arredi: or mentre qui stavansi cominciarono le prime a crollare urtandosi con molto fragore, non altramente che fatto avrebbero pel moto comunicato loro da scuotimento improviso del luogo. Il re accortosene sospettò di tremuoto, ed uscendo chiedea se ad altri fosse avvenuto di sentire l’egual cosa; ma rispondendogli tutti del no prese indarno a cercarne la provegnenza. Maggiorino poi allorch’ebbe appagato ogni suo desiderio tornò all’esercito nella Liguria, e sopra terra il condusse alle Colonne di Ercole per valicarvi lo stretto e quindi marciare a Cartagine: e tanta era la confidenza riposta in lui dalle truppe che ognuno si teneva per fermo di vedere tra poco l’Africa intiera nuovamente sommessa al dominio romano; ma una grave dissenteria sopraggiuntagli troncò i suoi giorni5, e con esso fu abbandonato ogni pensiero di proseguire la guerra.

III. Il successore Nepote morì pur egli di malattia gustati appena gli onori del trono6; Glicerio, dopo costui, uscì di vita sopraffatto dall’egual malore7, e lasciò l’imperio ad Augustolo8. Furonvi poscia molti altri [p. 317 modifica]occidentali imperatori, che è mio proposito di non ricordare, avendo tutti avuto corti reggimenti, e non segnalati da geste meritevoli di giugnere alla posterità. Tanto basti delle cose d’occidente.

IV. In Bizanzio Basilisco, non sapendo più vivere nella privata condizione, usurpò senza contrasto il diadema9, essendosi Zenone con la moglie riparato nella Isauria ov’ebbe i natali10; ma nel correre d’un anno ed otto mesi addivenuto per la sua avarizia odiosissimo ai cortigiani ed alle truppe, non sì tosto comparve un esercito dell’offeso a combatterlo che, stando già le ordinanze di fronte, gli disertò il condottiero Armazio11 con tutta la soldatesca, i quali passati nel campo nemico dichiararono Cesare il figliuol di Zenone, anch’egli nomato Basilisco, ed erede del trono alla morte del genitore. Il perfido Basilisco ricevuto in Bizanzio avviso del tradimento, va subito a riparare nel tempio servitogli altra fiata di asilo12, Acacio però vescovo della diocesi, abborrendone le scelleraggini, lo fe prendere e consegnare all’imperatore, giudicando indegno dell’ecclesiastica immunità un apostata della fede ortodossa per seguire gli errori di Eutichio, ed un empio [p. 318 modifica]ch’erasi procacciato l’odio universale contaminando tutta la sua vita di gravissime colpe.

V. Zenone tornato in trono si mostrò dapprincipio grato ad Armazio, ma concependone poscia qualche sospetto gli diede morte13. Rilegò parimente nel rigor del verno Basilisco e la moglie e la prole in Cappadocia con divieto espresso di fornir loro vesti e cibaria, riducendoli barbaramente in poc’ora a perdere, tra gli scambievoli abbracciari e pianti, la vita14; in cotal modo l’usurpatore pagò il fio di sua tirannia; ma queste cose è d’uopo riferirle ad un’epoca posteriore.

VI. Gizerico del resto, quantunque gabbato dall’ambasceria di Maggiorino, teneva in punto numerose forze per resistere ai Romani; non si venne però alle armi in grazia d’un accordo, senza limiti per la durata, fatto con Zenone, e pienamente rispettato non meno da costui sino alla morte, che dai successori suoi Anastasio [p. 319 modifica]e Giustino; regnando tuttavia Giustiniano, erede e nipote dell’ultimo, si riaccese la guerra come esporrò a suo tempo15. Il barbaro poco dopo mancando ai vivi per estrema vecchiezza testò il regno al primogenito de’ figli, ordinando che tutta la posterità gli si dovesse in ciò conformare: e’ governò Cartagine, alla testa dei Vandali, anni trentanove.

Note

  1. Fu eletto imperatore nell’anno 466 dell’era volgare, come si disse, prese la corona imperiale nel 468, e morì nel 472.
  2. Regnò mesi 3, e giorni 23, correndo l’anno 472.
  3. Questi due imperatori, nomati Flavio Leone II, e Flavio Zenone Isaurico, ressero l’oriente 1 anno e 6 mesi.
  4. Altri leggono Maggiorano. Salì in trono correndo l’anno 457 dell’era volgare.
  5. Imperò 4 anni e giorni 2. Così il Bardi: «Maggiorano apparecchiandosi contro i Vandali fu astretto da Recimero tiranno a rinunziare l’impero in luogo di cui fu fatto Flavio Vibio Severo imperatore d’occidente».
  6. Imperò 1 anno, 2 mesi e 4 giorni.
  7. Si vuole dal Bardi che questi ancora venisse scacciato dal trono dopo esservisi mantenuto 1 anno, 3 mesi, ed 1 giorno.
  8. Anni dell’era volgare 475. Governò soli 9 mesi, e 34 giorni.
  9. Anni dell’era volgare 475.
  10. Scrive in proposito Candido Isaurio: «Zenone ingannato da Verina che sperava di congiungersi con Patrizio prefetto e regnare, fugge colla moglie e colla madre dalla città e dall’impero; ma di Verina i disegni non ebbero effetto; poichè i magistrati nominarono imperatore Basilisco fratello di lei».
  11. Armato (Cous.)
  12. S. Sofia. V. cap. 6, § 6, di questo libro.
  13. «Armazio, che colla moglie di Basilisco giaceasi pervenne ad un alto grado di potenza, ed il comando gli fu anche affidato di una guerra contro Zenone suscitatasi; ma poi per opera d’Illo (un mago di Zenone giusta Suida) ed in forza di certe condizioni, si volse al suo partito, e seppe tanto insinuarsi nell’animo di Zenone, che vide nominate Cesare il suo figliuolo Basilisco; nulla di meno poco tempo dopo fu tagliato a pezzi, ed il suo figlio, da Cesare che era in prima, divenne uno dei lettori in Blacherne» (Candido Is.)
  14. «Quindi Basilisco, depresso dai sediziosi si rifuggì nella chiesa insieme con Zenonide sua moglie, e co’ suoi figli; ma di là tratto fuori per frode di Armazio, fu relegato in Cappadocia, e poi ucciso con tutta la sua famiglia» (Candido Is.)
  15. V. il cap. 10 e seg. di questo libro.