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326 | GUERRE VANDALICHE |
derai a te stesso, e ne avrai l’amicizia nostra». Così l’imperatore scriveva: ma Gilimero fermo nel suo proposito accomiatò l’ambasceria, ed impose che subito venissero cavati gli occhi ad Amer, e tradotti in più stretto carcere Ilderico ed Evagene, colorando que’ nuovi rigori col pretesto di tramata fuga.
IV. L’imperatore udito il mal fine delle sue ammonizioni gli spedì altri messi con questa lettera: «Noi ci lusingavamo scrivendoti la prima volta che di buon grado avresti piegato ai nostri consigli, ma giacchè ti ostini a regnare in cotal modo, abbiti in pace che che ti manderà la fortuna. Spedisci però a Bizanzio Ilderico, Evagene ed il cieco Amer, ov’ei troveranno quelle consolazioni che aver possono re scacciati dal trono, e persone miseramente private degli occhi; se cel neghi saremo costretti, abbandonata l’amicizia e rotti gli accordi osservati con Gizerico e la posterità sua, a ricorrere alle armi, ed a punirti come ne avremo il potere». Gilimero riscrissegli: «Il re Gilimero prega salute a Giustiniano imperatore. - Non di forza, nè commettendo ingiustizia contro alcuno de’ miei parenti volli ascendere il trono. Eglino stessi i Vandali tolsero la signoria a Ilderico perchè tramava sciagure alla nostra famiglia; le circostanze quindi e l’età mia posermi la corona. Essendo poi debito d’un regnante il non impacciarsi nelle cose fuori della sua repubblica, tu al certo, o imperatore, ti appalesi non meno curioso che ingiusto prendendoti briga de’ fatti altrui. Quanto allo sciogliere gli accordi col portarci la guerra ti annun-