Istoria delle guerre persiane/Libro secondo/Capo XIV
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Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
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CAPO XIV
I. Cosroe fabbricò tal città nella Siria un giorno di cammino lunge da Ctesifonte1, e dissela Cosroantiochia dal nome suo e da quello dell’incendiata Antiochia, de’ cui prigionieri si valse a popolarla; fecevi costruire un bagno pubblico ed un circo a beneficio dei nuovi abitatori, accordò loro in abbondanza cocchieri e musici, tratti seco dalle vinte popolazioni, e fornilli di vittuaglia con istraordinariissima liberalità per l’intiero corso di sua vita. Ordinò alla per fine che si chiamasse città regale, volendone egli solo il comando, e che gli schiavi rifuggitisi in lei, e da alcuno della cittadinanza riconosciuti suoi affini, andassero liberi, quando anche i loro padroni fossersi ragguardevolissimi personaggi del regno. Ebbe di questa guisa compimento il presagio fatto agli Antiocheni2 sotto Anastasio imperatore. Surse allora impetuosissimo vento, che scosse la borgata Dafne, e svelse que’ grandi cipressi intangibiii per divieto sovrano dal ferro. Regnando il successor di lui, Giustino, soggiacque la città ad un tremuoto, il quale atterronne le migliori fabbriche, e diede morte, se la narrazione merita fede, a trenta mila de’ suoi abitatori3, ma nelle ultime sofferte vicende fu da imo a sommo distrutta; e con ciò termina la istoria di sue sciagure.
II. Belisario tra tanto rivenne dall’Italia in Bizanzio, chiamatovi dall’imperatore, e col principio della primavera ebbe la capitananza dell’esercito contro i Persiani, dove presero egualmente parte molti altri duci portati seco, ed in ispecie Valeriano, tra essi, fu eletto a condottiero degli Armeni. Martino al primo grido della nemica scorreria era stato mandato nell’oriente, e perciò Cosroe trovollo in Dara come per noi si disse4.
III. Il solo Vitige poi di tutti i Goti non abbandonò Bizanzio, avvegnachè ogni altro seguitato avesse Belisario. In questo mezzo l’ambasciator suo ch’erasi arrogato il carattere episcopale5 morì in Persia ed il compagno proseguiva a rimanervi; ma l’interpetre loro nel retrocedere fu imprigionato da Giovanni e rinchiuso entro Costantina, dove minutamente appalesò tutti gli inganni di quella mandata; Belisario poi marciava rapidamente per impedire a Cosroe il metter piede sulle romane terre.
Note
- ↑ Scrive Strabone: «In quella vicinanza (di Babilonia) havvi una grandissima borgata, Ctesifonte è il suo nome, nella quale svernavano i re de’ Parti, non comportando che Seleucia venisse di soverchio aggravata coll’albergar continuo della scitica e militare nazione. Questa borgata ha potere e grandezza eguali ad una città, bastando a contenere, tutta la moltitudine e tutto l’apparato de’ Parti, ed a somministrar loro ogni bisogno della vita e quanto può bramarsi dalle arti. Quivi i re de’ Parti solevano dimorare nel verno per la dolcezza del clima; e la state menavan lor vita nell’Ircania ed in Ecbatane, mercè dell’antica e tuttavia durante sua fama» (lib. xvi). Entro le sue mura inoltre prese gli alloggiamenti Molone coll’esercito quando preposto da Antioco di Seleuco Callinico alla satrapia della Media e quindi ribellatosi dal suo benefattore, venne impedito da Zeusi, togliendogli le barche su cui valicare il Tigri, di assediare in allora Seleucia (Pol., lib. v). Essa giace rimpetto a quest’ultima città dall’opposta riva del fiume, ed entrambe in oggi sono dette al-Modain.
- ↑ V. il cap. 10 di questo libro.
- ↑ Anno dell’era volgare 529, e 2.° di Giustiniano imp.
- ↑ V. cap. 13, § 5, di questo libro.
- ↑ V. il cap. 2 di questo libro.