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LIBRO SECONDO 201

cammino lunge da Ctesifonte1, e dissela Cosroantiochia dal nome suo e da quello dell’incendiata Antiochia, de’ cui prigionieri si valse a popolarla; fecevi costruire un bagno pubblico ed un circo a beneficio dei nuovi abitatori, accordò loro in abbondanza cocchieri e musici, tratti seco dalle vinte popolazioni, e fornilli di vittuaglia con istraordinariissima liberalità per l’intiero corso di sua vita. Ordinò alla per fine che si chiamasse città regale, volendone egli solo il comando, e che gli schiavi rifuggitisi in lei, e da alcuno della cittadinanza riconosciuti suoi affini, andassero liberi, quando anche i loro padroni fossersi ragguardevolissimi personaggi del regno. Ebbe di questa guisa compimento il

  1. Scrive Strabone: «In quella vicinanza (di Babilonia) havvi una grandissima borgata, Ctesifonte è il suo nome, nella quale svernavano i re de’ Parti, non comportando che Seleucia venisse di soverchio aggravata coll’albergar continno della scitica e militare nazione. Questa borgata ha potere e grandezza eguali ad una città, bastando a contenere, tutta la moltitudine e tutto l’apparato de’ Parti, ed a somministrar loro ogni bisogno della vita e quanto può bramarsi dalle arti. Quivi i re de’ Parti solevano dimorare nel verno per la dolcezza del clima; e la state menavan lor vita nell’Ircania ed in Ecbatane, mercè dell’antica e tuttavia durante sua fama» (lib. xvi). Entro le sue mura inoltre prese gli alloggiamenti Molone coll’esercito quando preposto da Antioco di Seleuco Callinico alla satrapia della Media e quindi ribellatosi dal suo benefattore, venne impedito da Zeusi, togliendogli le barche su cui valicare il Tigri, di assediare in allora Seleucia (Pol., lib. v). Essa giace rimpetto a quest’ultima città dall’opposta riva del fiume, ed entrambe in oggi sono dette al-Modain.