Istoria delle guerre persiane/Libro primo/Capo XII

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CAPO XII.

Confini della Iberia. — Cavado vuol costringere que’ popoli ad abbracciare la sua religione. — Giustino chiamato in loro soccorso manda a Bosporo Probo per assoldare Unni. — Boez è inalzato da Cavado alla magistratura di varizo. — Belisario e Sitta, guardie di Giustiniano, nella prima gioventù loro ottengono il comando d’un esercito destinato contro la Persarmenia. — Narsete ed Arazio seguono le parti romane. — Procopio dato consigliere a Belisario.

I. Cavado sebbene smaniante di scorrere le romane frontiere ne fu tuttavia rattenuto da quanto io prenderò a narrare. Gli asiatici Iberi1 hanno le Porte Caspie, e ben vicine, da vento borea, la Lazica da occaso, e la Persia da oriente. Professano la religione cristiana, osservandone i santi dommi con zelo non minore di qualsiasi altro popolo.

II. Laonde Cavado, addivenuti da gran tempo sudditi della Persia, voleva costringerli ad abbracciare la sua religione2, comandando tra le tante cose al re loro [p. 54 modifica] nomato Girgene di uniformarsi alle costumanze persiane, ed in ispecie di non più interrare i trapassati, ma di lasciarli pascolo de’ volatili e de’ cani.

III. Girgene adunque ebbe ricorso all’imperatore Giustino pregandolo di non permettere ch’e’ rimanesse vittima degli oltraggi persiani. Questi, datagliene parola, mandò con danaro Probo, patrizio e nipote dell’imperatore Anastasio, a Bosporo 3 per assoldarvi un esercito di Unni in soccorso degli Iberi4. Giace [p. 55 modifica]l’antedetta città marittima a sinistra di coloro che navigano sul Ponto Eussino, ed alla distanza di venti giornate di cammino da Chersone, ultima città dell’imperio, e tra questi limiti estendesi dappertutto il reame degli Unni. Tale regione apparteneva altre volte agli abitatori di Bosporo, ed eranne sovrani, ma coll’andare del tempo e’ cedettero ogni loro dominio all’imperatore Giustino. Tornato Probo senza profitto alcuno dalla sua missione si fa marciar Pietro con qualche numero di truppe nella Lazica, il cui re del suo meglio dava aiuto a Girgene.

IV. Cavado similmente allestì in pari tempo un forte esercito contro di questo principe, fidandone il comando al persiano Boez, elevato con molta riputazione alla magistratura di varizo. L’Ibero allora, vedendosi debolmente protetto e non forte sì da attendere l’arrivo del nemico, riparò in quel de’ Lazj, menando seco tutto il fior di sua gente, gli affini, la regina moglie e la prole, di cui il primogenito avea nome Peranio. Arrivati su’ confini della Lazica vi rimasero come in luogo sicuro, molto sperando nella posizion loro, e nella malagevolezza de’ passi, addivenuti in effetto barriera inespugnabile all’armata persiana. Da quivi procedettero di poi a Bizanzio insiememente con Pietro richiamato dall’imperatore, il quale udendo che i Lazj ricusavano difendere le proprie frontiere, vi spedì truppe sotto gli ordini d’Ireneo. Oltrepassati i limiti dell’Iberia ergonsi nella Lazica due forti5, la cui difesa [p. 56 modifica]fu sempre in mano di que’ miserabilissimi abitatori. Il suolo non produce nè grano, nè vino, nè altro commestibile, ed a schiena d’uomo unicamente puossene ricevere da lontanissimi luoghi; sicchè i Lazj colà dimoranti sostenevansi con pane di miglio. L’imperatore levatane poscia la custodia ai terrazzani vi mandò una guarnigione, cui dapprincipio veniva portata l’annona dagli antichi soldati, ma in processo di tempo rifiutandosi questi al volontario uffizio, i Romani abbandonarono le rocche dove tosto subentrò guardia persiana. Tali furono a que’ dì le venture dei Lazj.

V. Sitta e Belisario6 pervenuti coll’esercito nella Persarmenia devastaronla grandemente, e fecervi uno sterminato numero di prigionieri. Questi due capitani, nella primissima gioventù loro erano guardie di Giustiniano, associato quindi all’imperio da Giustino.

VI. I Romani di poi assalirono per la seconda volta l’Armenia, dove contra ogni loro aspettativa, rinvenutivi Narsete ed Arazio, dovettero cimentare la sorte delle armi, che mostrossi più presto favorevole al nemico. Tuttavia trascorso breve tempo questi due Persiani collegatisi cogli imperiali seguirono Belisario in [p. 57 modifica]Italia7. Un altro esercito romano, capitanato da Libellario trace, mise piede nel suolo de’ Nisibiti, ma poscia il condottiero, fuggendo non molestato da alcuno, perdè il suo grado in punizione dell’appalesata vigliaccheria.

VII. Belisario ebbe allora il comando delle truppe stanziate in Dara, e fugli spedito Procopio, autore della presente istoria, col titolo di consigliere.


Note

  1. Questi popoli non furono sommessi ai Medi nè a Persiani, e pochissimo conoscevansi nell’occidente prima che vi penetrassero le armi romane sotto il comando di Pompeo, il quale procedette sino quasi al mar Caspio.
  2. Dei riti, sagrificj, costumi ec. de’ Persiani, V. Erodoto, la Clio, ovvero il primo libro delle sue istorie, dalla pag. 80 alla 84 incl.
  3. Procopio nella Storia miscellanea scrive: «Dopo tutte queste nazioni (gli Uturgurii, i Cuturgurii, gli Sciti ed i Taurici) giace Bosporo, città marittima, solo da qualche anno congiunta all’imperio. Gli Unni posseggono tutto il paese da Bosporo a Chersone, città sulla riva del mare, e da lungo tempo ligia ai Romani; a pochissima distanza eranvi due borgate, Cepi e Fanaguri, anch’esse obbedienti all’imperio, ma furono a’ dì nostri tolte via dai barbari» (lib. i, cap. 5). Intorno a Chersone aggiugneremo esserle derivato il nome dal suolo ov’era fondata, e del quale Erodoto narra: «Di ciò ch’è poi (oltrepassata la Scizia), quanto tocca lo stesso mare è contrada montana e prominente nel Ponto, ed è occupata dalla taurica gente fino alla penisola che Aspra (gr. Χίρσος) si chiama». Questa città potrebbe essere quella rammentata da Constantino Porfirogenita (De Th., lib. ii, th. 12), celebre per l’esilio e la morte del pontefice Clemente, e per l’esilio dell’imperatore Giustiniano Rinotmeto, il quale rilegato quivi da Leonzio, giunse a ricuperare l’imperio coll’aiuto de’ Bulgari, ed a vendicarsi col suo persecutore, facendogli mozzare la testa (V. Cedreno, ed il Nostro, lib. iii, degli Edif.). Filone poi noma anch’egli Bosporo città del Ponto, in vicinanza del seno Cimmerio.
  4. Anno dell’era volgare 522.
  5. Scanda e Sarapani.
  6. Anno dell’era volgare 527. La patria di questo celebre capitano delle truppe romane era un luogo tra l’Illirio e la Tracia chiamata Germania, di cui fanno menzione varj scrittori, e tra gli altri quelli che hanno trattato de’ vescovi orientali. Quindi è che la simiglianza del nome fece cadere in errore qualche autore, il quale credette che fosse germano di nazione. V. parimente il Nostro (Guerre Vandaliche, lib. i, cap. 11).
  7. V. cap. 15, § 9.