Istoria delle guerre gottiche/Libro quarto/Capo XX

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CAPO XX.

Suolo abitato dai Varni. — Situazione e popoli dell’isola Brittia. — Ermegiscio, re de’ Varni, impalma la sorella di Teudeberto monarca de’ Franchi, ed impromette suo figlio Radigere, avuto dalla prima donna, alla sorella del re degli Anglicani; quindi presago di sua morte, rotti i prefati sponsali, destinalo a sposo della matrigna. — Offesane la fidanzata muove guerra a Radigere, lo combatte e fa prigioniero. — Una parte dell’isola Brittia, separata da muro ed inabitabile dai viventi, si vuole che accolga le anime de’ trapassati condottevi in paliscalmi da rematori Franchi.

I. Di questi tempi gli abitatori dell’isola Brittia armaronsi contro ai Varni accagionandoli della seguente offesa. I Varni soggiornano di là dall’Istro arrivando insino all’Oceano boreale ed al Reno, frontiera di essi, de’ Franchi e di altre vicine genti. Ab antico i popoli di ambedue le ripe del fiume aveano particolari nomi, tra cui eranvi pur di quelli chiamati Germani, vocabolo ora comune a tutti. L’isola Brittia, situata quivi nell’Oceano, rimpetto alle bocche del Reno e solo dugento stadj lunge dal lido, giace tra la Brittannia e Tule. La prima, ad occaso, dalla parte rivolta ai confini della Spagna s’allontana dai continente forse quattro mila stadj; la seconda prospetta le ultime parti della Gallia volte all’Oceano, dalla plaga vogliam dire boreale della Spagna e della Brittannia. Tule, per dirne tanto quanto ne sanno i mortali, sorge all’estremità dell’Oceano settentrionale, ma di lei e della Brittannia ho scritto ne’ [p. 514 modifica]precedenti libri. Tre numerosissime nazioni, governata ciascheduna dal proprio re, abitano l’isola Brittia, e sono gli Angli, i Frisoni ed i Brettoni, consorti del nome dell’isola, e così ricche di uomini, che non pochi ogni anno partonsene colle donne e colla prole per trasferirsi in quel dei Franchi, ricevendovi le più infeconde terre, mercè di che gli ospiti loro, se vogliamo prestar fede alle riferte, arrogansi qualche dominio sopra l’isola; ed in pruova si adduce che il re dei Franchi mandato avendo in epoca non remota parecchi famigliari suoi ambasciadori a Giustiniano Augusto vi unì di tali Angli ad ostentarli ambiziosamente soggetti a sua giurisdizione; ma qui basti di lei.

II. I Varni di poco obbedivano ad Ermegisclo, il quale per consolidare vie meglio il regno, mortagli la prima donna madre del solo pargolo Radigere, avea contratto matrimonio colla sorella di Teudeberto re dei Franchi, impromesso il figlio ad una pulzella originaria di Brittia, ed a titolo di sponsalizie inviato moltissimo danaro al costei fratello monarca degli Angli. Dopo simili provvedimenti cavalcando un giorno per la campagna insieme cogli ottimati udì non so quale uccello crocidare con fastidiosa pertinacia che mai la maggiore; il perchè, vuoi comprendendone il canto, vuoi più che altri sapevole delle cose avvenire, mentendosi interpetre di quel presagio disse tosto al suo corteo ch’egli dopo quaranta giorni si morrebbe, tanto dinotandogli la voce del volatile, ed aggiunse: «I miei divisamenti, comunque si fossero, mirarono sempre a procacciarvi una fermissima pace, nè ad altro fine contrassi parentela co’ [p. 515 modifica]Franchi addimandando ed impalmando lor donna e destinai a mio figlio sposa brittiana. Ora poi che ben comprendomi sull’uscir della vita, e fuor d’ogni speranza dell’avere prole maschile o femminile, attendete ad un mio consiglio, da che non è ancor fatto il matrimonio di Radigere, e se lo giudicherete opportuno vogliatelo, non appena sarò trapassato, felicemente eseguire. Opino adunque la parentela de’ Franchi vie meglio acconcia ai Varni che non quella degli isolani, ben difficilmente potendo i Brittii per la distanza loro intraprendere a trafficare con voi, quando in cambio nulla più che questo fiume, il Reno, divide i primi dalle nostre frontiere. Il perchè di tali potentissimi vicini hanno in lor balìa esservi di giovamento o danno quando il terranno espediente, e di certo ne avrete molestie ove non le antiveniate co’ legami del sangue, essendo l’uomo di guisa naturato che mal volentieri comporta i prossimani da più di sè, riputandoli a cagion di lor forza prontissimi a superchiarlo, conciossiachè e’ possano a lor buon grado con pretesti di guerra trarlo dalla sua pace. Or bene, poste così le faccende, mandate con Dio la isolana fidanzata a mio figlio lasciando ch’ella si goda, a mortificare il nostro torto, come ne impone la comune legge de’ mortali, tutta la pecunia rimessale a titolo di sponsalizie; Radigere quindi sposi la matrigna a moglie accordandogliene le patrie costumanze.

III. Ermenegisclo dopo questo consigli nel quarantesimo giorno dalla predizione, assalito da morbo si moriva, e suo figlio addivenuto re dei Varni compie giusta il parere degli ottimati suoi le ammonizioni dello [p. 516 modifica]spento genitore passando a nozze colla matrigna. L’altra, fattane consapevole nè comportando la offesa, bramò ardentemente di pigliarne vendetta, opinando quel popolo, zelantissimo della pudicizia, prostituita la pulzella cui le arre sponsalizie riuscirono a mal fine. Da principio adunque mandovvi di tali suoi famigliari chiedendo ragione di sì turpe ripudio senza poterla gravare di stupro, nè di mancamento comunque verso il futuro suo sposo. Tornata vana l’ambasceria ella stessa pigliando animo virile appresta la guerra, e ragunate quattrocento navi con entrovi non meno di dieci mila soldieri muove contro ai Varni, accompagnata pel maneggio degli affari da un suo fratello spoglio d’ogni onoranza. Questi isolani, fortissimi sopra tutti quelli da noi conosciuti, combattono pedoni, ignorando l’arte del cavalcare, nè hanno tampoco idea delle forme cavalline, mancando la Brittia di tali animali, nè capitandovene dal vicino continente; che se per ventura, a da legazioni o da qual tu vuoi motivo indotti a conversar coi Romani o con genti fornite di cavalli, sieno obbligati ad usarne, disadatti a montare di per sè in arcione, vengonvi posti sopra, e quindi havvi chi li rimette sul terreno. I Varni a simile nella guerra valgonsi di soli pedoni. Del resto in quell’armata di mare, composta unicamente di remigatori, non vedevi maniera alcuna di vele, abituati essendo nell’isola a navigare mai sempre coll’opera de’ remi.

IV. Messo piede in terra e vallatisi alle stesse foci del Reno, la vergine condottiera in compagnia di altri pochi vi si tenne, ordinando al fratello di muovere con tutto l’esercito contro del nemico a campo non lunge [p. 517 modifica]da là e dalla piaggia dell’Oceano; laonde costoro presto aggiuntolo e datisi a battagliare lo sconfissero con grave strage, e nella fuga tanto lo perseguitarono dagli omeri quanto portava la condizione di pedoni. Tornati quindi ne’ proprj steccati la vergine fa loro ben trista accoglienza, ed in asprissime guise rampognane il condottiero, dichiarando al tutto immeritevole di lode un esercito cui non bastò l’animo di condurle vivo Radigere; sceltine da poi i più valorosi poneli di brocco sulle tracce de’ Varni coll’ordine d’impossessarsi ad ogni partito del campato monarca. Queglino osservantissimi dei ricevuti comandi ricercano diligentemente la regione, ove alla per fine scontratisi in folto bosco vi rinvennero ascoso Radigere, ed avvintolo con funi tornarono alla fidanzata presentandoglielo tutto tremante per tema di sollecita e penosa morte. Ma la regina, fuor d’ogni aspettativa, nè lo condannò a capitale supplizio, nè vendicossi altramente, paga di rimproverargli la ricevuta offesa, e di sapere il perchè, lei innocente, scioltosi dall’impegnata fede avesse impalmato altra donna. Il prigioniero allora chiama in colpa del suo operato il volere dei padre e le instigazioni degli ottimati, pregandola fervorosissimamente che perdonassegli la mercè delle esposte circostanze. Promette in fine che ove ella perseveri nel primo intendimento addiverralle consorte, e co’ buoni trattamenti da quinci in poi sconterà le passate colpe. Consentitovi dalla pulzella vengongli sciolti i legami e prodigatigli ottimi servigi; poscia ripudiata la matrigna entra in matrimonio coll’isolana terminando così ogni querela. [p. 518 modifica]

V. Gli antichi eressero nell’isola Brittia un lungo muro per dividerne la parte maggiore dal resto, di qua e di là da esso avendovi suolo, ammosfera e le altre cose in perfetta opposizione tra loro; di guisa che la regione dal muro procedente all’orto va fornita di tutta la salubrità prodottale dai regolari cambiamenti dell’anno; è calda nella state, fredda nel verno, ed i molti suoi abitatori non differiscono punto nella vita dagli altri mortali. Gli alberi, bellamente ornansi di frutta nelle consuete stagioni, cresconvi copiose messi, e vi scaturiscono abbondantissime acque. All’occaso poi ti si appresenta il rovescio della medaglia, di maniera che non è dato agli uomini di rimanervi neppure una mezz’ora. Questo suolo ricetta innumerabili vipere, serpenti ed altri velenosi animali d’ogni maniera. Narrano a simile i paesani cosa in vero lontanissima dalla comune credenza, che l’uomo, vo’ dire, valicato il muro cada in un attimo spento, vittima della pestilenza dell’aria, ed anche gli stessi animali partecipino l’egual sorte. Ma poichè il sermone mi ha condotto a questa parte d’istoria non tacerò altro che simigliantissimo a favola, nè io dovvi alcuna fede quantunque raccontato da molti, i quali protestano avere e di persona visitato il luogo, e udito colle proprie orecchie quanto ivi succedeva; laonde se il passassi onninamente con silenzio e’ si parrebbe che fossimi posto a descrivere le bisogne dell’isola Brittia non quanto si volea di esse informato.

VI. Parlasi dunque che vengano quivi traghettate le anime de’ morti, ed ora mi studierò indicarne il modo [p. 519 modifica]riferendo cose più e più volte narratemi in sul serio da quegli abitatori. Ripeto impertanto che sebbene tale vada la universale opinione di là, opino doversi ascrivere il tutto ad un parto dell’immaginazione durante il sonno. La piaggia dell’Oceano rimpetto all’isola Brittia va ricca di borgate, ove stanziano pescatori, agricoltori ed altre genti condottevi da viste di commercio; essi tutti annoveransi intra’ sudditi del re dei Franchi avvegnachè non suoi tributarj, sollevati da ogni gravezza già da lungo tempo mercè d’un servigio, com’e’ dicono, prestatogli e che piglio ad esporre. Raccontano pertanto di essere tenuti a condurre, giunto a ciascuno il turno, le anime nell’isola. Ora queglino cui spetta compiere nella prossima notte il pio ufficio tornati sull’imbrunir dell’aere alle proprie case abbandonansi al sonno attendendo il reggitore del tragitto. A notte ben ferma odonsi, picchiato alla porta, da cupa voce invitare all’opera; di colta e’ surgono da’ giacitoj per camminare al lido, costrettivi sì bene da forza, ma ignari di qual tempra ella sia. Quivi rinvengono pronti ed affatto vuoti d’uomini anzi altrui paliscalmi che proprj; montatili danno dei remi in acqua, e sentono le fuste per modo cariche di passeggieri che sino all’ultima tavola ed alle stesse aperture dei remi veggonle affondate, rimanendone appena scoperta l’altezza d’un dito. Remigato non più d’un’ora apportano all’isola Brittia, quando navigando giusta l’usanza loro, intendomi co’ remi e senza vele, ne impiegano ventiquattro; approdatovi e tosto accortisi della discesa in terra de’ loro viandanti si fanno indietro co’ paliscalmi d’una leggierezza [p. 520 modifica]tale che l’acqua ne cuopre a stento le carene, avvegnachè un nonnulla uscente colà delle barche s’appresenti agli sguardi loro, asserendo soltanto udirsi poscia una voce, la quale si pare manifesti ai ricevitori i nomi per singulo di tutti i trasportati, quelli de’ rispettivi genitori, e le coperte magistrature; che se abbianvi donne insieme, queste ad alta voce chiamano gli uomini co’ quali vissero congiunte in matrimonio; tanto di Brittia ci venne comunicato da que’ terrazzani, ed ora torno all’argomento del precedente libro.