In risaia/XXVI
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XXVI.
Quell’insulto finì di avvelenare il cuore della Nanna. Da quella sera il suo rancore contro Gaudenzio e la cognata divenne sragionato, implacabile.
Non era più gelosia; non era più invidia; era odio, era sete di vendetta.
Invece di porre ostacoli al loro amore, come aveva fatto fin allora, desiderava che accadesse qualche enormità, per sorprenderli e svergognarli.
— Che le renda soltanto la pezzuola, pensava, poi dirò tutto.
E pregustava l’amara soddisfazione, di confondere ed avvilire la bella Rosetta.
Si figurava di vedere la cognata rientrare in casa colla pezzuola al collo e di domandarle:
— Come? Non l’avevi perduta quella pezzuola? Non te l’avevano rubata?
E l’altra avrebbe inventate delle scuse:
— Sì; ma l’ho trovata nell’orto, oppure: Me l’ha portata il tale; o la tale, e non avrebbe nominato Gaudenzio per non dire d’avergli parlato da sola.
Ed allora lei, Nanna, le avrebbe detto alla presenza di tutti, il babbo, la mamma, il marito geloso, tutti:
— Bada; dici la bugia. È Gaudenzio che te l’ha data. Lo so, perchè sono stata io che l’ho gettata a lui la notte di Santa Lucia....
Ed avrebbe detto del fiore; e Pietro avrebbe rimandata la moglie infedele ai suoi parenti; e la casa si sarebbe liberata per sempre dalla bella Rosetta e dal suo amante insolente.
Quell’anima avvilita s’inebbriava di queste visioni crudeli.
Ma non si avverarono. Appena fu giorno, la Rosetta corse in cucina per vedere se Santa Lucia le avesse portata la strenna, e fece un chiasso da non dire per la scomparsa della pezzuola. Se ne lagnò con tutti. Quella perdita reale, le fece dimenticare il dono vagamente sperato.
— Oh, chi ha trovata la mia pezzuola? andava gridando nella corte. Pacifico, se andate fuori, guardate se vi riesce di trovarmi la pezzuola lungo il viale; e s’avviava a cercarla dall’altro lato nell’orto.
— Non vorrei che la riavesse subito da Gaudenzio, poi venisse a dirci di averla trovata, ed io non potessi smentirla. Pensò la Nanna. E si pose a fianco della cognata, per verificare che la pezzuola non si trovava.
Ma i suoi calcoli la ingannarono. Aveva contato senza l’astuzia di Gaudenzio, che non essendo sentimentale affatto, non aveva pensato a tenersi quella pezzuola sul cuore, ad assorbirne il profumo della donna amata.
Gli premeva di non suscitare scandali, di non destare il sospetto che lui fosse entrato nell’orto di notte.
Quando le due cognate furono presso la siepe, la Rosetta mise un grido.
— Ecco! È qui! La Nanna fu tutta scossa. Nella sua idea fissa, credeva di vedere Gaudenzio. Vide invece la pezzuola, distesa sui rami della siepe.
Era sconfitta. Nessuno poteva dire chi l’avesse posta là. Se avesse dichiarato che era Gaudenzio non l’avrebbero creduto. Sarebbe stato rivelare inutilmente lo scherno del gomitolo di cui soffriva tanto.
— È Santa Lucia che t’ha fatta la grazia di toccare il cuore al ladro, suggerì la Maddalena.
La Nanna lasciò dire, e si propose di vendicarsi in altro modo.
— Li prenderò, pensava. Quello spillo deve darglielo. Non vi rinuncierà così facilmente; ed io non frapporrò altri ostacoli. Ma appena sarà nelle mani della Rosetta, allora parlerò. Ci sarà la prova. Quel grullo di Pietro è tanto cotto della sua sguaiata di donna, che senza la prova non vorrebbe darmi retta.
La sera nella stalla non perdette una parola nè uno sguardo di Gaudenzio. Lui teneva il broncio alla Rosetta; ma era chiaro che la Rosetta non ne capiva il motivo. Era tutta stupita.
Gaudenzio, per dimostrarle meglio il suo risentimento, corteggiava la Lucia.
— Vi ha portata la strenna la vostra santa? le domandò.
— Non ho messo fuori il paniere, rispose la bimba, tra meravigliata e contenta di vedere quel gallo della Checca occuparsi di lei, mentre la sera innanzi era stato galante colla Nanna.
— Perchè non l’avete messo? domandò ancora Gaudenzio.
— Perchè sapevo già che Santa Lucia non mi avrebbe portato nulla.
— È vero. Santa Lucia porta la strenna ai bimbi; e voi siete una giovine da marito.
La Lucia sorrise e si fece rossa; un istinto di civetteria da innamorata, le inspirò il desiderio di dire, o almeno di far capire, il vero motivo geloso per cui non aveva messo il suo paniere cogli altri due.
— La Nanna e la Rosetta sono più grandi di me, e l’hanno pur messo fuori il paniere.
Aveva preparata senza volerlo la via al discorso cui mirava Gaudenzio. Invece di domandarle come lei s’aspettava, perchè non avesse fatto come le altre, disse:
— Dunque la Rosetta e la Nanna l’hanno avuta la strenna?
— Sie! gridò la Rosetta. Bella strenna che ho avuto io! Mi hanno rubata la mia pezzuola.
— Ve l’hanno rubata? ripetè Gaudenzio con piglio incredulo.
— Sicuro; e poi si sono ravveduti, e l’hanno lasciata sulla siepe dell’orto.
— Siete ben certa di non essere sonnambula, e di non averla fatta andare da voi stessa sulla siepe dell’orto?
— Ma che! Ho dormito tutta la notte d’un fiato.
Allora Gaudenzio si pose a scherzare su quel sonno profondo, come un uomo che non ci credesse. Era persuaso che la Rosetta avesse respinto il suo dono, e se ne pigliava una piccola vendetta da amante offeso, ripicchiando le parole di lei, corteggiando la sorellina che era tutta rossa di gioia.
La Rosetta si fece triste, e quella sera si coricò senza parlare alla Lucia. Anche lei era gelosa. Quando la bimba fu addormentata stette a guardare a lungo quel visino gentile, ancora infiammato dalle commozioni della serata, e sorridente nel sonno.
Provò un momento di dispetto al vederla tanto bellina.