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in risaia | 169 |
XXVI.
Quell’insulto finì di avvelenare il cuore della Nanna. Da quella sera il suo rancore contro Gaudenzio e la cognata divenne sragionato, implacabile.
Non era più gelosia; non era più invidia; era odio, era sete di vendetta.
Invece di porre ostacoli al loro amore, come aveva fatto fin allora, desiderava che accadesse qualche enormità, per sorprenderli e svergognarli.
— Che le renda soltanto la pezzuola, pensava, poi dirò tutto.
E pregustava l’amara soddisfazione, di confondere ed avvilire la bella Rosetta.
Si figurava di vedere la cognata rientrare in casa colla pezzuola al collo e di domandarle:
— Come? Non l’avevi perduta quella pezzuola? Non te l’avevano rubata?