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XVII XIX

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XVIII.

Sgraziatamente non si vide nulla. Passò tutta l’estate, finirono i raccolti, e di sposo nemmeno l’ombra. La Nanna si fece mesta e pensosa. Ma non ricadde nell’avvilimento.

Se quell’uomo aveva mancato di parola, restava tuttavia il fatto che in risaia l’aveva trovata di suo gusto, ed aveva messo gli occhi su lei, a preferenza che su qualsiasi altra. E questo pensiero aveva riabilitata la fanciulla ai proprii occhi:

“Come ho potuto piacere ad uno” pensava “potrò ben piacere ad un altro.”

E rianimata da questa fiducia, d’aver ancora la sua parte di attrattiva e la sua parte di gioie nell’avvenire, invidiava meno le compagne; era meno irascibile. Soltanto era afflitta che quell’uno fosse mancato, ed aspet[p. 109 modifica]tava con impazienza l’altro, perchè gli anni passavano, e si sentiva invecchiare.

Era il giorno di San Martino; l’undici di novembre. Il cielo era grigio e cadeva una fitta pioggia di autunno. Gli uomini, — perchè anche Pietro s’era fatto uomo e faceva il carrettiere, — erano fuori; Martino in giornata a spillare i vini, ed il figlio in giro pei suoi trasporti. La massaia preparava la minestra; e la Nanna, seduta sullo scalino dell’uscio con parecchi canestri intorno, preparava la verdura da portare al mercato.

Gli inquilini della cucina a sinistra, due vecchi che avevano maritate le figliole ed erano rimasti soli, sloggiavano. La donna venne sull’uscio a salutare le vicine mentre il marito finiva di rassettare il carro colle masserizie.

— La mamma non c’è? domandò alla Nanna.

— Sì. È qui che accende il fuoco. Eh! mamma! [p. 110 modifica]

Diede quella risposta, e fece quel richiamo senza alzarsi per isgombrare la porta. I contadini non fanno complimenti. Vedeva che quella donna non aveva tempo di fermarsi a fare una visita, e risparmiava atti e discorsi inutili. La Maddalena venne sulla soglia e si fermò in piedi dietro alla Nanna.

— Ve ne andate, Menghina?

— Sì, è l’ora. L’altro inquilino giungerà a momenti.

Rimasero un trattino tutte e tre in silenzio: poi la Menghina riprese:

— Sicchè, addio Maddalena. Salutatemi i vostri uomini.

— Li saluterò, non dubitate.

— Ed anche voi Nanna; addio. E perdonatemi tutte e due, se in questi anni vi ho dato qualche dispiacere.

— Che! non lo state a dire; ci siamo trattate da buone vicine; piuttosto dovete perdonare alla Nanna, se qualche volta è stata un po’ brusca. [p. 111 modifica]

— Sì Menghina, disse la Nanna, se v’ho offesa vi domando perdono.

— Ma che! ma che! Abbiamo tutti i nostri momenti cattivi. Perdoniamoci a vicenda e lasciamoci da buone vicine e da buone cristiane.

E dopo questa cerimonia, a cui le donne della campagna non mancano mai, si ricambiarono ancora i saluti, poi la vecchia raggiunse il marito, sedette dietro il carro, e tutti e due ripeterono:

— Addio Maddalena, addio Nanna!

— Addio; chissà che non ci rivediamo, eh?

— Chissà! Andiamo un po’ lontano. Se non ci rivedremo a questo mondo ci rivedremo in quell’altro.

Ed il vecchio diede una frustata al cavallo, e lentamente se ne andarono.

— Peccato! disse la Maddalena tornando alla pentola in cui bollivano i fagioli. Peccato; erano buoni vicini; era come non averli. Ora chissà chi ci verrà! [p. 112 modifica]

— Ma! rispose la Nanna. Si dice che vengano due sposi; ma non si sono mai fatti vedere. Quel vecchio che è venuto a visitare il fondo e la casa, era il babbo della sposa.

— Avranno vissuto finora in famiglia, ed avranno aspettato che questo alloggio rimanesse libero, per metter casa a parte.

La Nanna non rispose altro a questa supposizione della Maddalena, e continuarono ciascuna il proprio lavoro.

Mezz’ora dopo si udì da lontano cigolare un carro. La Nanna alzò il capo e stette in ascolto. La memoria di Gaudenzio non s’era mai cancellata interamente dal suo cuore. Ma si udirono degli eeh! eeeh! ripetuti, che non erano di Gaudenzio.

— Ecco i nuovi vicini che giungono, disse la Nanna.

E, puntando i gomiti sulle ginocchia, ed il mento sui pugni chiusi, stette ad aspettare, cogli occhi fissi al viale che metteva nel cortile. Grado grado il cigolio del carro s’andò [p. 113 modifica]facendo più distinto; s’udivano tinnire i finimenti, e gli Eeeh! del conduttore suonarono più chiari, fino all’ultimo che gli rimase strozzato in gola. Il nuovo inquilino giungendo nella corte aveva riconosciuta la Nanna, e la Nanna aveva riconosciuto lui.

Era il giovine che l’aveva corteggiata in risaia alla seminagione, lo sposo semi-promesso. Ma giungeva tardi, e non giungeva solo. Seduta sul carro, comodamente adagiata sopra un materasso, c’era una giovine sposa, pallida, sofferente, vicina alla prima crisi materna. La Nanna guardò la donna con curiosità. Non era stata punto innamorata di quell’uomo. Aveva sperato di sposarlo, lui come un altro, nel proprio interesse: ma non ci aveva posta nessuna passione.

E tuttavia provò un senso di soddisfazione al vedere che la sposa non era bella nè florida.

Fu una specie di gratitudine verso quella rivale, che non la offendeva col confronto d’una superiorità umiliante per lei. [p. 114 modifica]

— Oh, buon giorno giovinotta, disse il nuovo venuto salutando la Nanna. Non credevo di trovarvi qui.

— Avete la memoria corta, rispose la Nanna con un po’ d’acrimonia.

— No; mi ricordavo quello che mi avete detto. Ma supponevo che sloggiaste. E che fosse la casa vostra quella che s’era presa per noi.

Intanto la sposa s’era mossa per scendere dal carro, e la Nanna era accorsa col marito per aiutarla. La povera giovine sorridendole del melanconico sorriso degli ammalati, prese parte per la prima volta al discorso con una parola di conciliazione e di bontà.

— È meglio che siate rimasta, disse, giacchè con Pacifico vi conoscete già, ci faremo buona compagnia.

E così avvenne infatti. Pacifico non fece più la menoma allusione al suo incontro colla Nanna in risaia; e lei comprese che s’era ingannata allora, ed aveva attribuito a quel [p. 115 modifica]discorso un senso che Pacifico non ci aveva posto.

La speranza le morì un’altra volta nel cuore, e con essa, quel po’ di serenità che aveva ripresa scomparve. Tuttavia fu sempre servizievole per la sua giovine vicina, che, dopo un mese, divenne madre d’una bimba delicatina come lei. Quella donnina non aveva salute, e l’allattamento finì di sciuparla.

— Le risaie mi hanno rovinata, diceva.

Il marito la trattava con molta bontà; le usava ogni possibile cura. Ma questo non le impedì di illanguidire sempre più. Era ammalata ai polmoni di quella malattia terribile che non perdona, e dopo meno d’un anno morì, lasciando Pacifico vedovo con una bambolina di undici mesi sulle braccia.

I contadini non possono permettersi il lusso della fedeltà alla memoria della moglie perduta, se questa ha lasciato figli. La vedovanza è dispendiosa. Ha bisogno dei collegi, delle governanti, di molte cose che costano [p. 116 modifica]denaro. E quei poveretti, che debbono lavorare fuori di casa dall’alba al tramonto, sono costretti a dare ai loro bimbi una matrigna perchè ne abbia cura.

Ma Pacifico non pensò a rimaritarsi. Pregò la Maddalena di trovargli una ragazzetta che assistesse la sua bambina nelle ore in cui lui doveva star fuori al lavoro, e di tenerle d’occhio tutte e due.

— Dovresti badarci tu a quella piccina, disse la Maddalena alla sua figliola.

Ma la Nanna, dopo l’ultima delusione s’era fatta aspra e scontrosa come prima, ed a Pacifico specialmente, usava sgarbatezze eccezionali. Disse che non amava i bambini, che non voleva seccature, e suggerì una piccola governante di dieci anni, che la Maddalena andò a domandare ai suoi genitori, e pose al servizio del vedovo, per supplirlo durante la sua assenza nei suoi doveri di babbo!