In risaia/XIX
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | XVIII | XX | ► |
XIX.
Così passarono due anni. Una sera la Maddalena aveva scodellata la minestra. La Nanna s’era seduta sul gradino dell’uscio per mangiarsela in silenzio. Era la sua abitudine, come era l’abitudine di Pietro di andare a cenare sulla trave in corte, per discorrere con Pacifico, e scherzare colla bambina che cominciava a farsi capire. Ma quella sera Pietro aveva il volto imbronciato, e si pose a mangiare accanto alla tavola, dov’erano il babbo e la mamma.
— L’hai finito quel trasporto di letame? gli domandò Martino.
— No, rispose Pietro senza rasserenarsi.
— Quanti carri te ne rimangono?
— Tre.
— Bada di finire entro la settimana, e poi pensa subito alla legna del bosco di Menico. M’ha detto che ha bisogno di quattrini; e, se non gliela porti martedì al mercato di Novara, troverà un altro carrettiere.
Pietro non rispose.
— E sarà Gaudenzio, capisci? ripigliò Martino. Quello sa cercarlo il lavoro. Appena s’accorge che c’è un trasporto da fare, è subito là col carro, e colle belle e colle buone, riesce a farlo lui.
— Perchè Gaudenzio non ha altro a pensare.
— E tu cosa ci hai da pensare? Il mangiare, grazie a Dio, non ti manca.
— Non si è al mondo soltanto per mangiare. Ho venticinque anni, sapete?
— Lo capisco io. E vorresti pigliar moglie, eh?
— Mi pare che sia tempo. Guadagno abbastanza per mantenerla.
— E ce l’hai la ragazza?
— Me l’ha fatta conoscere Pacifico. È del suo paese; una bella giovine, ed ha della roba anche.
La Nanna udiva tutto, e le balzava il cuore, e le tremava la mano da non poter più reggere il cucchiaio.
Il vecchio guardò la Maddalena che gli mostrava la figliola, poi disse:
— Ma come si fa con questa ragazza che abbiamo in casa?
— Ho da pensarci io? ribattè Pietro. Maritatela, se vi riesce. Ma io non posso star sempre solo, perchè lei non trova chi la sposi.
— È presto detto maritatela; ma con chi?
— Ditelo a Pacifico. Fa un po’ da sensale, e ne combina parecchi di matrimoni.
La Nanna gettò convulsamente la scodella sul gradino e si rizzò tutta irritata e tremante.
— Io non ho bisogno che nessuno mi cerchi il marito. Se sono tanto brutta da non poterlo trovare da me, pazienza; rimarrò zitellona; ma non voglio maritarmi per mezzo di sensali. Ed uscì nella corte, e scoppiò in pianto.
Il confronto tra quella fanciulla giovine e bella, che Pietro desiderava, che era impaziente di sposare per timore che altri la pigliasse prima, e lei, che nessuno desiderava, ridotta ad essere offerta ad un sensale perchè cercasse di collocarla in qualche modo, l’aveva profondamente umiliata. Aveva il cuore amareggiato. Ad un tratto le balenò un’altra idea, un’altra idea dolorosa. Tutto il sangue le ribolli. Tornò impetuosa all’uscio, e gridò con voce tremante di dispetto:
— Se non mi aveste venduta la mia piuma, l’avrei trovato lo sposo.
— Ebbene, trovalo, e ci penso io a rifarti il letto, disse Pietro, che aveva messo da parte un po’ di quattrini per le sue nozze, e li sacrificava volentieri per togliere di mezzo quell’ostacolo.
La Nanna tornò ad allontanarsi, e vagolando sola nell’orto fra le penombre del crepuscolo, pensò a lungo; poi ripensò durante la notte nella sua cameruccia. L’idea di una cognata bella, sposa, a cui tutti farebbero complimenti, che attirerebbe tutti gli sguardi, mentre lei le starebbe a fianco brutta, vecchiotta, negletta come un cencio, le torturava il cuore. Assistere alle tenerezze del fratello mentre a lei zitellona nessuno farebbe tenerezze; vedere le gioie materne della cognata, mentre lei non avrebbe mai un figlio suo; e curare quei figlioli d’un’altra; e divenire la serva dei nipoti, era una prospettiva spaventevole. Odiava quella cognata prima di conoscerla; odiava quei bimbi che erano ancora nel caos. Ed invidiava quelle gioie che piovevano, forse neppure invocate, su quella fanciulla di diciott’anni.
Che cosa aveva fatto per meritarle, mentre lei, che tutta la gioventù aveva lavorato e sofferto, ne era priva per sempre?
Poi pensava la proposta di Pietro di rifarle il letto, purchè si maritasse, e di raccomandarla a Pacifico perchè le trovasse uno sposo. Dunque credeva possibile di trovarlo. E lei ci aveva rinunciato! Ma aveva pensato davvero a rinunciarvi per sempre? Uno sposo proposto da un sensale, non potrebbe essere un marito come un altro? Omai lei non aveva grandi pretese. A Gaudenzio non ci aspirava più. Purchè trovasse un uomo giovine, e buono, che le volesse bene, purchè potesse maritarsi come le altre fanciulle, e non rimanesse ad invecchiare all’ombra della cognata, non domanderebbe di più.
E s’abbandonava a sogni, a disegni d’avvenire. Verrebbe la proposta, e lo sposo. Un uomo sulla trentina.
“Se mi volete,” le direbbe, “quanto a me sono disposto a farvi buona compagnia.”
E lei darebbe il consenso; ed il suo cuore, avido d’amore, si sentiva già legato a quell’essere ideale. E poi andrebbero a Novara a comperare gli orecchini ed il monile e l’anello; e si farebbero le nozze. E la cognata la troverebbe maritata anche lei, sposa anche lei. E non vivrebbero insieme. Lei andrebbe fuori; lontana forse. E vedeva la sua casa. La cucina, colla madia, la tavola, le pentole, i secchi; e la camera coll’ampio letto nuziale, e la cassa ai piedi del letto col corredo. E vedeva sè stessa, donna e padrona nella sua casetta, e si figurava tutto il corso della giornata. Le occupazioni da massaia, di cui le donne, e specialmente le contadine, vanno tanto superbe. Le gite al mercato a vendere per proprio conto. Le ciarle colle vicine; i lavori nell’orto, e finalmente, da ultimo, il ritorno del marito la sera, e la minestra mangiata in comune, a porte chiuse, quando, soli l’uno coll’altra, oserebbero amarsi, e la suggezione del mondo non paralizzerebbe le carezze. E su quest’immagine si fissava col pensiero, insisteva con delizia; e le sussultava il cuore e ne era commossa fin quasi al pianto. Dopo averci meditato tutta intera la notte, quell’idea le si era così ben radicata nella mente e nel cuore, da non potervi più rinunciare. Quasi si meravigliava di non essere ancora sposa; e le pareva impossibile che quelle dolcezze tanto vive nel suo pensiero, fossero ancora così lontane ed incerte.
Ed il sensale disprezzato il giorno innanzi come una vergogna, le parve omai una benedizione.