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più. Purchè trovasse un uomo giovine, e buono, che le volesse bene, purchè potesse maritarsi come le altre fanciulle, e non rimanesse ad invecchiare all’ombra della cognata, non domanderebbe di più.

E s’abbandonava a sogni, a disegni d’avvenire. Verrebbe la proposta, e lo sposo. Un uomo sulla trentina.

“Se mi volete,” le direbbe, “quanto a me sono disposto a farvi buona compagnia.”

E lei darebbe il consenso; ed il suo cuore, avido d’amore, si sentiva già legato a quell’essere ideale. E poi andrebbero a Novara a comperare gli orecchini ed il monile e l’anello; e si farebbero le nozze. E la cognata la troverebbe maritata anche lei, sposa anche lei. E non vivrebbero insieme. Lei andrebbe fuori; lontana forse. E vedeva la sua casa. La cucina, colla madia, la tavola, le pentole, i secchi; e la camera coll’ampio letto nuziale, e la cassa ai piedi del letto col corredo. E vedeva sè stessa, donna e padrona nella sua casetta, e si figurava tutto il corso della giornata. Le