Atto I

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Personaggi Atto II
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ATTO I.

IL CIMITERO DELLE CAROVANE

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TONO DOMINANTE: ARANCIONE

Intonarumori: Sibilatori e Ululatori

Peso - angoscia del sole - destino sulle strade appassionate della vita. Lieve avvallamento fra due dune. Atmosfera tropicale abbacinante. Crepitazione di fucileria lontana. Kabango balza in scena da sinistra, come se fosse inseguito. Alto, atletico capo africano (scecchia rossa con fiocco nero, barracano, fucile ad armacollo). Preoccupatissimo, esplora l’orizzonte a destra e a sinistra, poi si butta a terra, e striscia carponi verso la cresta della duna in fondo alla scena.

Entra lentamente, pure da sinistra, Mabima, bruna, flessuosa, semicoperta dal suo burnus bianco lacerato, haik azzurro, spilloni, medagliette e grandi orecchini d’argento. Tatuaggi azzurri sulla fronte e sulle mani. Pesanti anelli alle caviglie.

Bagamoio e Lanzirica, il cui abbigliamento è simile a quello di Kabango, ma meno ricco, sorreggono Mabima. [p. 13 modifica]

Kabango

carponi, continuando ad esplorare il fondo della scena, indica col braccio sinistro un punto dietro di sè.

Coricate Mabima qui dietro di me.

Mabima

con un filo di voce.

Non ti curare di me, Kabango! Ho ancora molta forza. Se vuoi, camminerò.

Lanzirica

No, no, credimi, Kabango: bisogna fermarsi. Mabima è sfinita. Sembra debba svenire da un momento all’altro. Ha le mani insanguinate! Anche la bocca cola sangue. [p. 14 modifica]

Bagamoio.

Non è nulla. È il sangue di quelle canaglie che volevano tenerla prigioniera! Mabima ha saputo difendersi con le unghie, coi denti.

Bagamoio e Lanzirica adagiano Mabima sulla sabbia.

Kabango.

Bagamoio, guarda attentamente. Non vedi nulla, dietro a quei cactus?

Bagamoio.

No, dietro a quei cactus non c’è nulla. Speri di ritrovare la tua scorta di cavalli e di muli? Non vedo nulla. I nostri nemici hanno certo perdute le nostre tracce. Sono ormai lontani, dietro alla terza duna.

Lanzirica

accovacciato vicino a Mabima.

Presto, presto, Bagamoio!... Corri al pozzo, laggiù... Mabima muore. [p. 15 modifica]

Bagamoio

uscendo da destra.

Corro al pozzo, ma, per Allah, Kabango, non alzarti in piedi! Possono vederti e ucciderti con una fucilata. Hanno buoni fucili e frecce insradicabili avvelenate!

Kabango

tendendo il pugno verso il fondo della scena.

Impostori! Vigliacchi! Traditori! Mi avete imposto il disonore di fuggire! Per la prima volta, ho conosciuto l’orrore della fuga! Da solo, da solo, vi saprei affrontare tutti! E vincere tutti col mio solo fucile contro tutti i vostri fucili!

Mordendosi le mani con rabbia.

Se non avessi avuto il Sinrun da salvare! . . . Non l’avranno! Lo porterò a mio fratello. Con lui, compirò la mia grande opera. Eppure, malgrado tutti i miei ragionamenti, non so spiegarmi l’ignobile tradimento! Coloro che [p. 16 modifica]mi hanno tradito, mi debbono tutto: intelligenza, forza, fede, onori!

Dopo un silenzio.

Del resto, avevo preveduto tutto ciò! Ho favorito tutto ciò.

Lanzirica.

Se sapevi che ciò era male, perchè l’hai favorito?

Kabango.

Il male è necessario quanto il bene. Lo sviluppo del Male esercita la forza del Bene.

Lanzirica.

Hai dunque sempre saputo distinguere il Male dal Bene?

Kabango.

No. Talvolta il Bene è il vestito della Debolezza e il Male il vestito della Forza. Talvolta si scambiano i vestiti. Spesso Male e Bene si intrecciano e si confondono come i rumori umani, i rumori animali e i rumori [p. 17 modifica]vegetali in una foresta buia. Ma l’orecchio si esercita nel distinguerli. Così la coscienza si esercita nel distinguere il Male dal Bene. Forse la coscienza altro non è che una luce in lotta contro questi due lottatori bui. La lotta è la grande matrice indispensabile. Senza questa rivolta, il mio coraggio sarebbe caduto. Alcuni si rivoltano per precisare la loro potenza individuale. La loro rivolta è una potenza partorita dalla mia potenza. I migliori, però, quelli che mi furono collaboratori e non seguaci sono fermi nella loro fedeltà al Sinrun! Questi sono ora nell’Oasi di mio fratello, a cinque giornate di cammello.

Voltandosi di scatto.

Lanzirica! Il respiro di Mabima mi tortura. Non è un respiro: è un rantolo di agonia. Difendila dal sole! Con l’ombra del tuo corpo ritto davanti a lei!

Chinandosi tre volte, tocca tre volte la terra con la palma destra aperta, poi l’alza al cielo.

Sole Sole feroce! Ti ho sempre amato e venerato! Ho sempre glorificato le tue sovrane [p. 18 modifica]leggi di calore e di luce. Perchè dunque hai schierate in cielo contro di me tante lance infilzanti e tante baionette spietate?... Vuoi dilaniare il corpo fragile di Mabima? Frena il tuo gioco rabbioso! Vuoi vendicarti? E di che? Chi mai ha osato disconoscere la tua sovranità? Vuoi divertire la tua insonnia ardente? Vuoi misurare la tua forza? Su così fragili vittime? Pietà! Pietà per Mabima!

Poi scorgendo Lanzirica inginocchiato accanto a Mabima e prono amorosamente sul suo viso, scatta.

Cosa fai Lanzirica? Scostati. Lasciala respirare.

Lanzirica.

Kabango, vorrei difenderla da questa furia di lingue infuocate!

Kabango.

inginocchiandosi vicino a Mabima.

Mabima, non abbandonarti al sonno! Aggrappati alla vita! Vedo la Morte curvare su [p. 19 modifica]di te l’antichissimo suo dorso di fumo violaceo! Sono forse allucinato? Il sole mi scaraventa attraverso il cervello palate di lava. Non un lembo d’ombra in tutto il deserto!

Bagamoio.

entrando velocemente da destra, mentre riprende la fucileria lontana.

Il pozzo ha dimenticato da molto tempo l’acqua. Pompa l’aria come la bocca d’un corridore affannato. Ho voluto guardare in fondo. Per poco non scivolai nella strozza vorace. Mi sembrava di cuocere come un pane in un forno rovente. Certo mi hanno visto, poichè ho sentito fischiare le palle sulla testa. Kabango, resta curvo a terra! Ti colpiranno!

Kabango.

appiattandosi con Bagamoio, con la faccia rivolta verso il fondo.

Ti sbagli. Essi non tirano su di noi.

Bagamoio.

Sì, sì, padrone... Senti questi colpi a destra. Ora a sinistra. Hanno ritrovate le nostre [p. 20 modifica]tracce. Vogliono accerchiarci. Si sono messi in molti per darci la caccia! Sei una preda importante, ma pericolosa. Guarda i nugoli di sabbia che la loro corsa solleva!

Kabango.

No, no, ti sbagli, Bagamoio. Laggiù vi sono dei nugoli di cavallette... E, a destra, il vento del Sud che solleva la sabbia e la trasforma in rossi fantasmi veloci... I nostri nemici non hanno ritrovate le nostre tracce, altrimenti non sparerebbero così all’impazzata. Si sparano l’uno contro l’altro, quei bruti! Gli abitanti di Bembe combattono contro gli abitanti di Engoge. E io che avevo sperato di pacificare le loro vecchie discordie! Si contendono a fucilate il Sinrun, prima di averlo rubato. Nicassa è feroce, anche coraggioso, ma cretino. Cosa mai spera di fare, col Sinrun?

Bagamoio.

Nicassa è cimbizioso e cocciuto. Tu gli davi ombra. [p. 21 modifica]

Kabango.

Ora si batte contro Lungebungo, che è vile, ma furbissimo. Sarà un osso duro, per Nicassa! E dire che ho insegnato io, io, l’arte della guerra a Lungebungo!

Bagamoio.

ironicamente.

Speravi di farne il direttore dei tuoi laghi montani! . . . Padrone! Padrone! Permettimi di parlarti a cuore aperto.

Kabango.

Vedo nei tuoi occhi mille rimproveri. Parla! Parla!

Bagamoio.

Perchè, perchè, dimmi, non uccidesti Nicassa e Lungebungo?

Kabango.

Non si può uccidere ciò che si nutrì col proprio cervello. [p. 22 modifica]

Bagamoio.

Dovevi almeno incatenarli tutti, e, dopo averli incatenati, inculcar loro la gratitudine. A pugni e a mazzate!

Kabango.

Tu dimentichi che Nicassa è il padre di Mabima.

Bagamoio.

Per questo io l’avrei ucciso. Tutto sarebbe stato semplificato. Nicassa è colpevole di averti rifiutata sua figlia senza ragione.

Kabango.

Voleva darla in sposa a Lungebungo che era disposto a comperarla a qualsiasi prezzo.

Bagamoio.

Ciò era assurdo, date le teorie di Nicassa sulla redenzione della donna africana; tanto più che Mabima non ha mai amato ne stimato Lungebungo. [p. 23 modifica]

Kabango.

Ne sei sicuro?

Bagamoio.

Sì.

Kabango.

Allora dimmi, chi è l’uomo che Mabima ama?

Bagamoio.

Non lo so.

Kabango.

Non lo sai?

Bagamoio.

Non lo so. Te lo giuro.

Kabango.

Certo questo uomo ora mi è nemico. È lui che mi accusa di avere rapito Mabima. Io non ho rapito Mabima, tu lo sai! Mabima che ha sempre goduto una piena libertà concessale da suo padre, ha liberamente deciso di unirsi a me!... Poco importa. Io amo Mabima e [p. 24 modifica]saprò farmi amare da lei. Colui che possiede il Sinrun, possiede il cuore di tutte le donne. Questa rivolta è non di meno molto misteriosa. Perchè mi odiano? Cosa mi invidiano? Il Sinrun o Mabima?

Bagamoio.

L’uno e l’altra. Però nessuno di loro saprebbe utilizzare il Sinrun o amare Mabima.

Kabango.

I deboli si vendicano della loro debolezza. È la legge.

Bagamoio.

Ma tu li credevi forti e grandi...

Kabango.

No. Li avevo valutati. Speravo di rinforzare la loro anima. Speravo d’ingigantirli. Però non li credetti mai capaci di tanta abiezione.

Bagamoio.

Ti avevo avvertito a tempo! Appena il cannone del Ramadan ebbe annunziato la fine del digiuno, i capi di Bembe e di Engoge [p. 25 modifica]entrarono in casa tua fingendo una fame insaziabile. Io subito compresi i loro loschi propositi! Perchè mai avevano condotto con loro tanti indovini, tante fattucchiere e tanti incantatori di serpenti? Si gonfiavano di manioca e di liquerizia, addentavano enormi ananassi con la ghiottoneria degli elefanti. Appena io mi accostavo, essi tacevano, o, col naso in aria, fingevano di sorvegliare il volo delle gru. Altri si affaccendavano a scambiare cristalli, sbarre d’ottone, specchi, e che so io... Gli schiavi preparavano fucili a trappola, con galline attaccate alla canna! Volli avvicinarmi a te, ma il feticciere Goko mi tratteneva, insistendo perchè ti tagliassi tre ciuffi di cappelli e due unghie! Esigeva tutto ciò (in custodia) per proteggere il tuo viaggio. Io ho ingiuriato quell’impostore! Tu, invece, ti sei prestato alle sue stregonerie. Soffrivo nel vederti attento mentre egli offriva delle banane agli spiriti, svegliandoli col fragore dei vasi di rame. Tutta quell’agitazione era preparata da Nicassa per mascherare il tradimento. Io ti ho avvertito. Ma tu non mi ascolti mai. [p. 26 modifica]

Kabango.

No! No! Ti ascolto.

Bagamoio.

Tutti parlavano della bellezza incantevole di Mabima. I capi dei duar e i marabutti sussurravano cose infami su di lei.

Kabango.

Spiegami. Parla. Che cosa dicevano?

Bagamoio.

Dicevano che ti aveva ormai conquistato, anima, cervello, muscoli, nella fitta rete dei suoi fascini, e che eri ormai stregato da lei e perduto per il Sinrun.

Kabango.

E tu hai potuto credere?...

Bagamoio.

Non l’ho creduto. Credo soltanto in te. Ma tutti erano persuasi che l’ora era venuta per ingannarti, vincerti, derubarti. [p. 27 modifica]

Kabango.

Sono tutti cranii senza luce. Non compresero ne me, ne Mabima. Amo Mabima, ma non ho mai perduto il dominio di me stesso. Certo, ho molto tardato a convincermi di essere tradito. Come potevo mai pensare che la mia volontà d’imporre il Sinrun raccogliesse tanti odi? Fingevano di amare le mie idee, mentre sognavano di distruggerle. Io ho insegnato ai popoli africani la lavorazione del ferro, l’uso della bussola, del sestante, del barometro, del solfato di chinino, del laudano, della canfora. Essi mi devono, Bagamoio, una gratitudine eterna.

Bagamoio.

Ma tu hai osato strappare dal collo dei bambini il magico pezzo di cordone ombellicale con cui le madri li proteggono dalle malattie! Ho veduto fra i tuoi nemici il feticciere Goko! Ti odia. È audacissimo. Goko agitava un feticcio sulla testa mentre lo bersagliavo sulla duna. [p. 28 modifica]

Kabango.

Goko è un impostore e tu sei l’unico negro che non ha mai mentito.

Bagamoio.

Non ho bisogno di mentire!

Mostrando il suo braccio muscoloso.

Kabango.

Non credi che alla forza? Approvi dunque i negri che abbandonano alle belve i malati, i deboli, gli orfani, i vecchi e gli schiavi inutili?...

Bagamoio.

titubante.

Sono questi gli insegnamenti di molti feticcieri.

Kabango.

Tu credi ai feticcieri?

Bagamoio.

Sono i deboli e gli scaltri, che hanno inventato i feticci. [p. 29 modifica]

Kabango.

Spesso avviene così. Non sempre. Vi sono forze inspiegabili chiuse in parole e gesti magici.

Bagamoio.

Non comprendo. Kabango, lasciami credere nella forza, soltanto nella forza! Credo in te perchè sai vincere. Tu non sei come noi, privo d’immaginazione. Sai creare dietro la tua fronte delle altre Afriche più belle dell’Africa! Sei un Dio.

Kabango.

E se fossi vinto, ucciso?

Bagamoio.

Crederei nel tuo nome e nel ricordo di te.

Kabango.

Dunque tutto non muore con noi. Ciò che rimane è precisamente una di queste forze misteriose, che diventano feticci.

Bagamoio.

Se tu avessi voluto, non saresti assalito oggi [p. 30 modifica]dai tuoi nemici. Perchè sei stato generoso con loro?

Kabango.

Volevo sollevare i negri al disopra della forza brutale e della paura. Ma essi ripiombano giù, nel buio della materia.

Bagamoio.

Volevi sollevarli al disopra delle tradizioni?

Kabango.

No. Molte tradizioni sono buone. Bisogna perfezionarle. Rispetto la poligamia, benchè io sia monogamo. Credo nella forza benefica delle coma di antilope, dei denti di leone e delle penne di gallo. Ma combatto l’antropofagia e le immolazioni umane. Sono l’amico dei rabbini, dei sacerdoti buddisti e dei preti greci.

Una pausa.

Bagamoio, il Sinrun contiene la felicità dell’Africa: le formule magiche delle acque da imprigionare e liberare alternativamente, i segreti delle piante, dei fiori e dei frutti, i [p. 31 modifica]progetti dei laghi montani, delle ferrovie transdesertiche e delle oasi da sviluppare. La mia concezione è forte, chiara, pratica. Nè odio, nè amore per l’Europa! Conoscerla, come la conosco io! Utilizzarne la scienza per sbarazzarsene domani, superandola. La xenofobia è barbarie. Si riduce ad una cultura intensiva di tubercolosi, lebbra, sifilide e tracoma. Lungebungo era d’accordo con me su tutto ciò, quando studiavamo insieme a Tombuctu.

Bagamoio.

Come potevi fidarti di quel fascio di gesti e sguardi falsi?

Kabango.

Fino a ieri Lungebungo mi fu fedele, ed era il migliore amico di Lanzirica, che come vedi non mi ha mai abbandonato.

Con impeto, a Bagamoio.

Non ti fidi di Lanzirica? Cosa sospetti?

Bagamoio.

Non ho sospetti. Veglio su te,... nessuno più ti tradirà. Nessuno. [p. 32 modifica]

Lanzirica.

copre il viso di Mabima addormentata, con uno de’ suoi veli azzurri, poi si alza cautamente e si avvicina a Kabango.

Kabango, Mabima è addormentata. Ma guarda, come respira affannosamente. Sembra strangolata dal sole! L’aria è una lana rovente! Il sole trapana il cranio! Anche le nostre voci sono schiacciate dal peso della luce. Il cielo è un blocco di silenzio incandescente! Non si odono che i nostri fiati!

Lunga pausa.

Povere ciglia di Mabima, bruciate dalla sabbia! . . . Mabima soffoca. . . muore! . . . Bisognerebbe cercare qualche metro d’ombra sotto i cactus. Temo per lei questo fetore che si avventa alla gola. Ci sono lì tre cadaveri di cammellieri, e gli ossami dei loro cammelli. Il sole è inesorabile. Ha fulminato tutti coloro che si sono accampati in questo avvallamento. Quei roccioni perpendicolari esasperano la furente pazzia del calore. Fissali, se puoi, e ve[p. 33 modifica]drai sulle loro pareti abbaglianti due mostruose bocche segate da enormi diamanti che ridono. Queste ondulazioni coprono un lurido carcame... La sabbia ha i luccicori d’un drappo funerario tessuto d’argento... Sono però vermi e non fili d’argento!

Kabango.

Tranquillizzati, quei vermi non ci mangeranno.

Bagamoio.

Ora mi spiego questo strano odore aspro, amaro e dolciastro. Fra quei cadaveri e quelle carcasse, vi sono dei carichi di pelli, spezie, spugne, tabacco, che cuociono sotto la sabbia.

Kabango.

Questa non è luce, ma la lava di un vulcano che straripa in cielo. Abbiamo sotto i piedi della bragia.

Bagamoio.

Più di sessanta gradi! [p. 34 modifica]

Lanzirica

Mi ricordo di essere passato di qui molti anni fa. Sì! Questo è il famoso cimitero delle carovane. Quei roccioni abbaglianti hanno un nome tragico: gli Specchi della morte! L’avvallamento non conduce a nulla. Il vento che lo scava e lo livella illude le carovane. Tutte quelle che furono illuse non avranno più altre illusioni.

Lanzirica

Kabango Io non sono una carovana. Sono Kabango, forte, tenace, pronto. Ci fermeremo qui poche ore, poi con slancio riprenderemo la strada del deserto. Non temo questo fetore; anzi mi frusta il sangue e mi toglie il sonno.

Lanzirica

Ma il tuo viso rivela una stanchezza mortale. Sono trenta ore che tu cammini. Il tuo cuore finirà per spezzarsi.

Lanzirica

Hai forse ragione. Ho bisogno di [p. 35 modifica]rifocillarmi. Bagamoio, che cos’hai nella tua galabieh gonfia?

Bagamoio.

Un pezzo d’agnello e un po’ di pane.

Kabango.

Dammi.

Divide il pane e il pezzo d’agnello; poi, ricordandosi di Mabima, riconsegna tutto a Bagamoio.

No; io posso resistere. Dà a Mabima, e mangiate anche voi.

Lanzirica.

Comprendo, Kabango. Non hai fame. Ti nutri della tua idea. Che Allah ti risparmi nuove delusioni! I popoli africani non meritano il tuo sacrificio.

Kabango.

Nessuno merita nulla, e il Sinrun è per coloro che non lo meritano! Ora non lo comprendono, ma lo comprenderanno! Lo [p. 36 modifica]odiano, ma lo ameranno! Sono ciechi, ma vedranno! Il Sinrun può tutto. Sento la sua forza benefica qui nel petto. Che gioia! Non me lo hanno rubato! Ci sono tutte, tutte, le pelli scritte. Contiamole... Sono ventidue.

Lanzirica.

Ti aiuterò. Le prime undici sono le più importanti. In quanto alle altre undici...

scetticamente

lo sono molto meno.

Kabango.

No, no, non è vero, ciò che dici. Queste undici pelli scritte sono ugualmente importanti! Hai poca fede, Lanzirica. Sei uno scettico avvelenato dall’abitudine della negazione.

Rivolgendosi a Bagamoio.

Contiamo e verifichicimo tutte le pelli.

Mentre contano e verificano, Lanzirica si alza e va ad inginocchiarsi vicino a Mabima. Dispone meglio il velo sul suo viso e rimane estatico a contemplarla.

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Mabima

si sveglia, si stira languidamente, poi scattando in piedi come invasa dal delirio della febbre, la schiena incurvata, le braccia tese verso il fondo della scena.

Ecco, ecco! Vedo l’oasi di mio padre! Le sue case abbracciate dalle palme!...

Lanzirica.

Kabango, non vedi nulla all’orizzonte?

Kabango

avvicinandosi con Bagamoio.

Sì, vedo le solite apparenze illusorie... la curva verde d’una oasi... palme e bambù...

Lanzirica.

Sì! Sì!

Bagamoio

sforzandosi di vincere la sua angoscia con una risata artificiale.

Talvolta il deserto vomita le cose vive che [p. 38 modifica]ha ingoiate: oasi, città, carovane... Il deserto è uno stregone pericoloso.

Kabango.

Non sono stregonerie. Il sole combina un gioco di specchi coi vapori caldi del deserto.

Mabima

delirando.

Ora cammino fra le palme. Questo è il giorno delle mie nozze. Ma chi mi sposerà? Quanto sono belli i doni del poeta di Fusah! Venti ghirbe piene di essenza di rosa! Le schiave di mia madre mi salutano... Ognuna ha un anello di ottone infilato nella narice destra. La prima mi offre un otre colmo di burro, la seconda una zucca ripiena di miele. Vedo mio padre fra loro... Ma che stremo turbante! Porta bellicosamente attorcigliato, di sghembo, intorno alla fronte e alla nuca, un vero serpente... Orrore!... No! No! È un serpente di velo verde!... Grazie, padre, per gli amuleti di cuoio che mi hai dati! Contengono ricette contro le malattie... Ma, padre mio, perchè non mi difendi? Non vedi come mi [p. 39 modifica]insegue dovunque? So che mi ama, ma io non l’amo più! Non voglio essere sua! No, no, non baciarmi!

Mentre Mabima parla così delirando, Kabango, Bagamoio e Lanzirica la circondano agitati dal doppio desiderio angoscioso di ascoltare le sue parole e di interrompere la sua visione delirante.

Bagamoio

scuotendo per un braccio Mabima.

Mabima! Mabima!

Kabango

trattenendo Bagamoio.

Perchè l’interrompi? Cosa temi?

Bagamoio.

Nulla, nulla. So che le donne parlano troppo nel delirio e dicono menzogne indimenticabili.

Kabango.

Chi è il poeta di Fusah? [p. 40 modifica]

Bagamoio.

Non so.

Kabango.

E tu Lanzirica? Tu che sei poeta conosci certamente il poeta di Fusah!

Lanzirica.

Non lo conosco.

Si pone sulla bocca un lembo del suo barracano per dimostrare che non ha più nulla da dire.

Mabima

ripresa dal delirio mentre i tre uomini si accovacciano nella sabbia intorno a lei a capo chino.

Venite! Venite, amiche mie!... Intrecciate i miei capelli con belle perle Babteros, bianche, azzurre, e anche rosse... Perchè gridano tanto quelle nubiane ubriacone? Sono brutte brutte, coi loro luridi capelli crespi! Tintinnano i loro anelli di rame sulle gambe. Hanno una cintura di grigri verdi ai fianchi; fanno [p. 41 modifica]scricchiolare il quadrato di pelle di gazzella che pende fra le loro cosce spalmate d’olio di palma e tinte di carminio. Gome sono sudice! Cacciale via, Kabango!

Lunga pausa.

Chi ha ordinato agli schiavi di correre nei giardini? Agitano dei bastoni che hanno in cima filacce vegetali, per pigliare gli insetti commestibili. Non li voglio mangiare! No! No! No!... Ah! finalmente respiro! Sono con mio padre e col poeta di Fusah in una lunga piroga... sul fiume Akbar tutto ombroso... Il dolce poeta mi parla d’amore, ma io non l’ascolto! Guardo i ponti di liane sospese e i banchi mobili di erbe tanto spesse che i bambini negri vi navigano sopra, giocando. Si tuffano... Che delizia!... Sulla riva, i calafati negri rattoppano le barche con la gomma di copale bollente... quando si scottano, nitriscono come cavalli... Ora mi ingiuriano! Perchè? Perchè?

Mabima barcolla e cade nelle braccia di Lanzirica.

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Lanzirica.

Non tremare, Mabima. Qui siamo al sicuro.

Mabima.

Grazie, Lanzirica. Non dimenticherò mai le tue cure per me.

Si abbandona sulla sabbia e si assopisce.

Lanzirica.

Kabango, io credo opportuno svegliarla per riprendere la marcia al più presto.

Avvicinandosi, con tono autoritario.

Bagamoio.

No, no; Mabima deve riposare. È affranta dalla stanchezza. Non toccarla.

Lanzirica.

Ti dichiaro invece che questo sonno sotto il sole può ucciderla. Bisogna svegliarla.

Bagamoio.

Non svegliarla. [p. 43 modifica]

Lanzirica.

Chi ti ha dato il permesso di parlarmi con questo tono? Tu non sei nato per comandare, ne per decidere. Sei un servo ignorante.

Bagamoio.

Sono il servo di Kabango, ignorante ma fedele. Non conosco le scritture, ma conosco bene le strade del deserto. Tu sei un effeminato, buono a comporre musiche e canzoni. Non sai ne la vita, ne la guerra, ne la fedeltà...

Avventandosi contro Lanzirica.

Se tu svegli Mabima, ti spacco la testa col calcio del mio fucile.

Lanzirica

allontanandosi.

Hai il cervello d’un bue selvaggio.

Kabango.

Non voglio liti fra di voi. Bagamoio ha ragione. Occorre che Mabima si riposi perchè possa riprendere la strada del deserto. [p. 44 modifica]

Lanzirica.

Kabango, Kabango, permetti che ti dia un consiglio. Mabima è sfinita dalla stanchezza. Non potrà riprendere la marcia! Qui a destra una pista di elefanti conduce alla Foresta. È una foresta profonda, abitata da una tribù mite: i Giuma. È piena d’acque fresche e di frutta succose, tutta chiusa da immani grovigli di cactus e di agavi. Non si può entrare nella foresta che per il varco aperto dagli elefanti. Serpenti e demonî custodiscono il varco. Ma io so placare i demonî e guarire le più velenose morsicature. So anche incantare i serpenti col mio flauto di canna.

Kabango.

No, Lanzirica, non voglio ne posso deviare. La grande strada del deserto sola può condurmi da mio fratello.

Lunga pausa.

Lanzirica.

Sei sicuro di ritrovare la buona strada?... Le strade del deserto sono perfide. Si annodano e si snodano come le linee del destino nella [p. 45 modifica]palma della mano... Vi sono strade ondulose appena tracciate sulla sabbia, come la fedeltà sulla carne di una donna... Altre strade sono scavate nel granito, ma tronche come rimorsi. Coloro che le scavarono caddero prima di compierle. Senza ragione, sfociano nell’oceano indecifrabile delle sabbie... Vi sono strade cedevoli che succhiano i passi... Altre resistono dure e fanno crepitare i loro sterpi combustibili sotto i passi. Strepitano, vorrebbero screpolarsi come le vôlte dei palazzi sotterranei gonfi di musiche... Talvolta, nei meriggi massacranti, i carovanieri terrorizzati dal silenzio sognano di scavare, scavare per bere il miele delle musiche che cantano nel cuore della terra.

Bagamoio

con una risata piena di scherno.

Lamentatrice funebre!... Risparmia i tuoi singhiozzi. Non posseggo neanche una rupia per pagarteli.

Lanzirica

sprezzante.

Gli asini godono di riposare nella sabbia le [p. 46 modifica]loro zampe piagate. Gli asini non sanno che la sabbia è una femmina! Come una femmina invita con milioni di sguardi a tuffarsi nel suo seno a capofitto... Però le strade dure del deserto sono più pericolose. Sostengono il viandante perpendicolare, e ciò offende il sole che non a lungo concede di camminargli sotto a testa alta. Brutalmente ti schiaffeggia, azzanna, acceca. Subito, un torbido vino infernale ti invade gli occhi e ti affumica il cervello. E giù, eccoti scaraventato a terra, nell’unica posa che ti è permessa, orizzontale. Ripòsati, ti urla il Sole, o uomo affannato! Se ti sei tanto affaticato, fu certo per aumentare il godimento del tuo riposo!... Silenzio. Immobilità. Destino. Credimi, Kabango, ogni strada del deserto conduce a un pozzo arido, orlato di cadaveri.

Bagamoio

coi pugni tesi contro Lanzirica.

Tu menti come una prostituta piena di lue! Non ascoltarlo, Kabango! Turati le orecchie, Mabima! Le strade che Lanzirica descrive sono le strade del suo cuore. Lanzirica non ha [p. 47 modifica]muscoli, ne coraggio. Il suo corpo ha il terrore delle grandi strade fortunose del deserto. Io non seguo le strade; le prendo. Sono mie. Escono da me. Via, di slancio! Scivolare. Rimbalzare. Non premere sulla sabbia. Leggerezza. Lunghi scatti veloci. Come una pietra piatta sulla cresta delle onde. Mirabile astuzia dei miei garretti. Ogni mio muscolo è una strada arrotolata che io snodo a volontà. Sono un corridore che crea le sue strade. Questa la voglio elastica come la mia coscia. Quest’altra tesa, metallica, come i miei tendini. Forse si confonde lontano con una pista di leoni. Poiché sono un cacciatore instancabile! Non imploro, ne vedo i pozzi disseccati. Se mi fermo subito, io annodo sul polpaccio un serpente assopito perchè la mia sosta sia breve e vigilante. Bevo ogni tanto al pozzo del mio cuore colmo di coraggio. Credimi, Kabango, quei cammellieri erano tutti simili a Lanzirica. Trascinavano la loro viltà sulle strade. Irritatissime, queste si rivoltarono come serpi sulle gambe-zampe della carovana, e le tennero ferme sotto i veloci pugnali del sole. [p. 48 modifica]

Kabango.

Certo non seppero volere. Dunque meritavano il canto funerario che le mosche ronzano su di loro.

Bagamoio

a Lanzirica.

Io cammino cantando, e tiro fuori da me strade, strade e strade, che allungo, accorcio, a capriccio.

Lanzirica

ironico.

Parlano così tutte le carovane partendo, ma presto le strade del deserto si sfrangiano, muoiono in un velo d’impronte illusorie. E il vento del Sud seppellisce cammelli e cammellieri sotto le sue volanti palate di sabbia infuocata.

3 Sibilatori e 3 Ululatori.

Guarda quelle spirali rosse! L’immancabile becchino delle carovane sopraggiunge.

Certo quei cammellieri morti impazzirono [p. 49 modifica]di vento rosso prima di morire, come noi! Si erano nutriti di sabbia come noi!...

Bagamoio.

Oggi, a Bembe, si dà la caccia agli scorpioni neri nelle case, sotto le stuoie, e si rafforzano i muri contro il vento.

Kabango.

Vi è sempre uno scorpione che nessuno prevedeva.

Lanzirica.

Quelle nuvole striate di zolfo che corrono all’orizzonte sono figlie del Simun. È lui che straccia in cielo quelle tende di negri. Tutto danza! Le dune sono prese dal delirio. Si scavano convulsivamente come il ventre di una ballerina bruciata dal desiderio, che invoca il maschio.

6 Sibilatoti e 6 Ululatori.

Maledetto vento, ladro di cammelli e di tende!... Povere palme torturate della mia oasi [p. 50 modifica]lontana! Certo la sabbia è già salita alla gola degli alberi e li soffoca...

Una pausa.

Guardate come smania Mabima! Sembra quasi ebbra!

Bagamoio.

Òccupati di te, che sei più floscio di lei. Se temi d’ingoiare la sabbia, chiudi la bocca una buona volta, femmina! Ho i capelli incipriati di sabbia. Ti piaccio? Mi vuoi come tuo poeta o tuo sposo?

Sghignazzando.

Mabima

agitatissima.

Kabango! Kabango! Lasciati guidare nella foresta! Se ci fermiamo, il sole e la sabbia ci divoreranno! Ma se il tuo destino è di proseguire nel deserto, baciami e va.

Kabango

abbracciando Mabima.

Grazie, grazie, Mabima! Bacio i tuoi piedi eroici che hanno voluto seguirmi fin qui, [p. 51 modifica]benchè non vi siano che morte e dolore dove vado io. Hai abbandonato tutto e tutti per me. Hai sputato sul viso dei miei nemici, che ti offrivano la vita e la gioia. Hai morsicate le mani che volevano strapparti a me. Hai lottato senza tremare!

Mabima.

Sono una piccola donna fragile. Ho tremato, dubitato, ho il rimorso di mille debolezze, ma ora, credimi, sono forte e degna di te. Preferirei vivere col tuo cadavere, piuttosto che coi tuoi nemici vivi. Il tuo cadavere avrà più vita, più passione, più tenerezza per me, che tutti gli uomini della terra. Sento che per me si coprirà di pupille ardenti e di bocche amorose! Ma tu non morrai. Ti sento vivo e forte più che mai. Il profumo bruciante del tuo corpo mi inebria. Baciami, Kabango. Sulla bocca, così! Dammi la tua forza. Temo di svenire. Scivolo giù in un torpore soave. Scendo forse nella morte. Baciami, Kabango. Se non mi baci, mi stacco dalla vita e cado... muoio... [p. 52 modifica]

Lanzirica.

Mabima muore! Mabima muore!

2 Sibilatori e 2 Ululatori.

Kabango.

No, no, non devi morire, Mabima! Apri gli occhi! Guardami! Bevi la mia forza nel mio sguardo! Bevi la mia forza nel mio bacio! Raduna tutta, tutta la tua volontà! Non cedere al sonno. Bagamoio, sorreggila. Lanzirica, dove è la pista? Guidaci.

Bagamoio.

Kabango, non andare nella foresta! Salva il Sinrun!

Lanzirica.

Bisogna trovare la pista degli elefanti prima che il vento rosso sia sopra di noi! Ecco! Ecco la pista! Queste sono impronte di elefanti. Vedi, ognuna è larga quanto tre impronte di cavallo riunite!

poi, scrutando l’orizzonte.

[p. 53 modifica] Kabango, è troppo tardi, buttati a terra! copri il viso di Mabima. Il vento rosso! Il vento rosso!

Bagamoio rimane ritto nel vortice di sabbia che passa. Kabango, dopo essere rimasto per pochi istanti bocconi, riparando sotto di se Mabima, si rialza reggendola fra le braccia e riprende curvo la marcia dietro a Lanzrica, pure curvo, e seguito da Bagamoio.
8 Sibilatori e 8 Ululatori.


Intermezzo musicale che descrive la marcia verso la Foresta, dall’arancione rovente del deserto al verde umido della Foresta.