Il rimedio infallibile/9
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Giovanni Antonio Fineo - Il rimedio infallibile che conserva le quarantine d'anni il vino in ogni Paese, senza potersi guastare (1593)
Ragione naturale de la verità, & infallibilità de l’Invenzione investigata da Giovanni Antonio Fineo, circa il conservare lungo tempo li Vini in ogni Paese senza potersi guastare
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Ragione naturale de la verità, & infallibilità
de l’Invenzione investigata da Giovanni
Antonio Fineo, circa il conservare
lungo tempo li Vini in ogni
Paese senza potersi
guastare.
L’una è la cattiva Botte;
L’altra è l’aria calda, et li Venti caldi de la state.
Che queste due cause, sieno di ciò le cause vere; accorgetevi quanto à la prima de la Botte, Che come essa Botte habbia preso qualche cattivo odore, ò di legno marcio, o di muffa, ò di molliccio, ò d’acquigno, ò d’altro mal sapore, & difetto, frà pochissimi dì il Vino haverà preso il medesimo mal’odore, & sapore, ch’era ne la Botte. Et quanto più vi si tiene, tanto più, & il Vino guasta la Botte, & la Botte il vino. Et questa è cosa, che quasi la sanno tutti, per occorrere, & sperimentarsi ogni dì.
Similmente, come la State cominci à fare ben caldo, ancora che gagliardi, & boni siano li Vini, & ancora che siano bone, & senza difetto le Botte, in che sono tenuti; nondimeno bona parte di essi facilmente si guasta.
Et in certi Paesi se ne guasta, la maggior parte.
Et in alcuni Paesi si corrompono quasi tutti, massime in quelli, dove i caldi sono grandi, ò le Cantine sono poco fresche, ò li Vini sieno deboli, ò per natura poco durabili, & poco boni.
Quando adunque il vino si guasta da la mala qualità de la Botte; la causa del suo guastarsi è manifesta: perche verrà dal mal’odore, ò di muffa, ò di legno marcio, ò d’altro qualsivoglia sapore, & diffetto, c’havesse la Botte, come si è detto.
Bisogna hora vedere qual’è l’altra causa, che etiam ne le Botte senza difetto fà guastare essi vini; & la State massimamente, quando soffiano li venti australi, che per l’ordinario portano ardentissimi caldi.
Io havendo havuto bona consideratione sopra questo punto; mi son fermato in una ragione, che ò essa è la vera, ò certo più sensata di essa per insino ad hora non credo se ne sia trovata. Et che essa ragione, che io dirò sia la vera, quasi posso arditamente asseverarlo: poiche la sperienza lo può mostrare ad ogn’uno evidentissimamente. Et essa ragione è questa.
Ogni Vino hà in se una parte sottilissima, spiritale, & ignea, che à ben considerarla, senz’altro è la virtù innata, intrinseca, conservativa del Vino, & (per dir così) è l’humido radicale del Vino. Et che nel Vino sia tal parte ignea, & spiritale, più che in nessun altro liquore creato, nessuno lo può negare: poiche si vede da l’acqua vite, che se ne cava.
Colui dunque, che potesse tenere difesa questa parte spiritale, ò humido suo radicale al vino, che mai non li mancasse, ò non ne evaporasse, ò non se gl’infermasse, certa cosa è, che mai non se gli guastarebbe il Vino, per picciolo, & debolissimo, ch’egli fosse. Che saria, come se (per essempio parlando) si dicesse d’un corpo humano, che se li potesse perpetuamente conservare l’humido suo radicale, ò li suoi spiriti vitali.
Ma è quasi impossibile à lungo andare poter conservare al vino intera tal parte ignea. Prima, per il pericolo, à che è sottoposta la Botte; la quale per ottima che sia: se niente sarà mal turata, ò farà danno da qualche banda, quello spirito in pochi dì ne evapora da quella banda, donde può traspirare. Et cosi il Vino restando senza il vigore intiero del suo spirito (che è quasi l’humido suo radicale, & è la detta parte ignea, che si è narrata) ogni dì manca di sanità, & passa almeno al farsi Aceto, come si vede tutto dì da la sperienza.
Secondariamente, torno à dire, Che è quasi impossibile à lungo andare conservare intera al Vino tal parte ignea: perche per tenersi anco la Botte benissimo turata, & con diligenza governata; & sia ciò ne Paesi, & lochi dove prevaglia l’aria calda, & li venti caldi; pure detta parte ignea, & spiritale in poco spatio di tempo gli è tolta, ò in tutto; ò in grandissimo modo estenuata per i medesimi pori del legno, di che è fatta la Botte. Et la ragione è, che essendo essa parte ignea sottilissima, transpira naturalmente, & volentieri và ad unirsi à l’altra parte ignea simile à se in maggior quantità, di che è pieno il mondo allhora. Che è l’aria ambiente caldissima, & detti venti Australi de la state, che sono di natura ignea ancor essi. Anzi detta parte ignea del Vino non solo traspira, ma anco per i pori de la Botte, è succhiata naturalmente da detta aria, & Venti caldi. Et la ragione necessaria di tal cosa è.
Perche ogni parte corre volontieri ad unirsi al suo tutto quando che può.
Similmente. Perche ogni simile appetisce il suo simile, & lo tira anco à se, quando che può.
Et finalmente. Perche il simile in maggior quantità attrahe anco, & unisce à la sua Sfera il simile in minore quantità.
Di modo che per dette MASSIME, che sono chiarissime in Filosofia; l’aria, & venti caldi de la state, che sono il simile in maggiore quantità, tirando, & succhiando per li pori de la Botte il lor simile in minore quantità (che è quella parte ignea, spiritale, & sottile del Vino) succhiano la virtù innata conservativa, & (come dire) l’humido radicale di esso Vino. Onde frà poco si corrompe non altrimente, che un corpo al quale sia mancato l’humido suo radicale, & uscitone l’anima. Per il che il vino diventa ò aceto, ò muffo in modo, che tuttavia il vino guasta la Botte, & la Botte il vino, come si è detto di sopra.
Che detta aria, & venti caldi de la State, che sono gli Australi per propria natura loro debilitino ogni virtù spiritale, per non cercare essempi lontani, si vede, che lo proviamo tutti ne’ corpi nostri medesimi. Imperoche in tali caldi, & venti, ci sentimo la State languidi, & come snervati, & privi del solito vigore, & vertù.
Et se talvolta non cvi aiutassimo con i contrarij à fortificare la natura, molti dariano se non ne la rìsolutione, almeno in qualche sorte d’infermità.
Essendo adunque questa la causa vera, perche li Venti, et aria calda guastino li Vini; Et essendo causa verissima, che li guastino parimente le male qualità de le Botte; facile è stato il trovare il remedio, perche mill’anni si conservino. Et però si è considerato di fare con poca spesa (et senza dubio manco de l’ordinaria) una Botte, che assicura il vino da tutti i sudetti pericoli. La qual Botte (ancora che tu no’l volessi credere) havrà tutti le seguenti mirabili conditioni.
La prima conditione si è; Che non potrà mai pigliar difetto di legno marcio, nè di muffa, nè di altro qual si sia cattivo odore, et sapore.
La seconda che tutti li pori se le serrano di modo, che in eterno per essi il Vino non potrà evaporare quel suo spirito, et parte ignea, nè li potrà per essi essere succhiato da l’aria calda, nè da venti australi per ardentissimi, non che caldissimi, che la state fossero. Anzi per l’opposito, restando essa Botte impenetrabile; la detta spiritale virtù del vino rimane però dentro di essa sempre intatta, vigorosa, et unita à la parte sua crassa (come dire) col corpo del Vino. Di modo che, d’anno in anno il Vino in detta Botte per tale impenetrabilità, più si affinerà, et più diventerà perfetto. Conservandoseli (per dir così) lo spirito suo intatto, et gagliardo, che sempre lo vegeta, et lo migliora.
La terza conditone, (che è cosa nobilissima, et notabilissima) Tal Botte sarà incorrottibile Che non potrà tarlarsi, nè marcirsi, nè pigliar cattivo odore mai in eterno.
La quarta & ultima, (che avanza forse ogni credere) Conciata questa Botte la prima volta, non havrà in perpetuo mai più bisogno di essere acconciata, nè supplita di cerchi, nè di doghe, nè di altro bisogno, ò maestranza. Cosa che in perpetuo ti leva da servitù, & da spesa. Dove à le Botte d’hoggi con farci spesa, & servitù quasi continua; il più de le volte ti si guasta anco il vino, si che spesso lo butti via.
Di modo che col servirti di questa tale novamente investigata Botte, oltre che ti conserverà il vino una quarantina d’anni, & gli Raspati, & gli Acquati per un’anno almeno, & forse anco la Cervosa, anzi ogni specie di liquore che habbi de lo spiritoso; ti avanzerai di più ogn’anno la spesa, che hoggi ti và ad acconciare le botte.
La qual spesa, che tu sai hoggi à l’acconciatura, monta forse più che non importa il mezo giulio per soma, di Vino, che tù pagherai al tuo Principe in ricompensa di potere usare questa Botte, ch’io ti mostro.
La spesa, & perdita poi, quale si fà da chi cuoce il Vino, così del calo che fà in terzo, ò per metà, in altra minore quantità, come anco quello, che si spende ne le legna, & nel fare altri varij rimedij d’Acquavite, di cose Speciate, alumi, chiare d’ova, zolfo, & tant’altre pastriglie, che si usano in Roma, & in più parti d’Italia, & fuori, che costano tutte pure assai; & peggio, che ti consumano non solo la Borsa, ma lo stomacho, & la Vita; queste spese (dico) cbe tu avanzi, io non te le metto à conto.