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VII.

Trovare un marito; ecco la consegna per l’anno 1875. Quante risate con Margherita per questa nostra missione!

È un segreto che abbiamo fra noi, un argomento serio di discorso e ce la godiamo un mondo.

Del resto sul principio mi pare un’impresa molto facile: ogni volta che mi guardo nello specchio mi trovo più compita, più elegante, più seducente. Non sono veramente una bellezza, ma, via! non sono poi tale da [p. 68 modifica] far fuggire i giovinotti. Basterà che mi metta di proposito e credo che non resisteranno.

Con queste idee per la testa faccio al cominciar dell’inverno il mio ingresso in società colla massima disinvoltura, vestita alla perfezione. Le sale illuminate non mi abbagliano più, non tengo più gli occhi bassi come una collegiale, anzi guardo in faccia i giovanotti senza confondermi, ma capisco subito che non è la cosa più facile di questo mondo attirare la loro attenzione; essi resistono tutti, e tanto bene che continuano a non curarsi di noi fanciulle, ma fanno circolo intorno alle signore maritate.

È una vera disperazione, e noi ci sentiamo avvilite, al vedere che non ci rimangono che i giovanetti di primo pelo, quelli che non sarebbero mariti possibili per noi e che servono appena per ballare. Noi ragazze li chiamiamo piedi e quando abbiamo [p. 69 modifica] finito il nostro giro di ballo, si fa un bell’inchino e tutto finisce lì.

Si capisce che si farà fiasco riguardo al marito, non basta esser nella medesima sala, non basta esser carine e piene di freschezza e gioventù quando gli uomini si curano delle fanciulle come se fossero delle bambole; ma ancora questo sarebbe il minor male se non avessi la noia di sentirmi al ritorno da ogni ballo ripetere dalla zia il solito ritornello:

— Dunque, Ilda, nessuno in vista?

— Nessuno.

— Siete le gran sciocchine voi ragazze del giorno d’oggi; siete tante marmotte, — dice la zia, e si strappa rabbiosamente il mantello e i diamanti che le adornano l’acconciatura.

— Ma, zia, un po’ di pazienza, non si può andar a dire ad uno «sposami»; vedrai che verrà anche per me quel giorno. [p. 70 modifica]

— Sì, sì, pazienza, — andava borbottando, — intanto passa un tempo prezioso ed io sono stanca e sento che non posso continuar più questa vita. Voi avete fatto tutto il possibile per sgomentare gli uomini; capisco che se non mi ci metterò io non riescirai certo a trovarti un marito.

Erano sempre gli stessi discorsi ed io soffrivo tanto nell’accorgermi di esser di peso alla zia che desideravo seriamente di trovare una persona che mi sposasse e v’assicuro che non avrei badato tanto pel sottile.

Una sera vi fu una grande emozione nel circolo delle fanciulle!

Un giovane — però non dei soliti giovanetti — si fa presentare e si mette nel nostro circolo.

È il barone Ruggeri, appena arrivato dal Giappone. Bisogna proprio venire così di lontano per occuparsi di noi fanciulle. Questo [p. 71 modifica] fatto ci parea tanto strano, che sul principio lo si accolse con molta diffidenza, ma quando ci accorgemmo che era persona assai superiore a tutti gli altri bellimbusti che ci disprezzavano, la nostra ammirazione per lui non ebbe più limiti, e si andò all’entusiasmo, anzi direi quasi al fanatismo.

Però era un’ammirazione collettiva come quella che si ha alla scuola per il professore preferito o nella vita per un personaggio illustre; i nostri cuori battevano tutti più forte quando egli s’avvicinava e ci commoveva tutte egualmente colla narrazione dei suoi viaggi perché aveva fatto due volte il giro del mondo e la sua vena di raccontatore era inesauribile.

Il barone Ruggeri non era bello ma avea una figura imponente, marziale, che piaceva a tutti, e specialmente alle signore, portava la barba intera di color fulvo e [p. 72 modifica] l’accarezzava spesso con una mano candida e quasi femminile, ma il suo aspetto non avea nulla di singolare in confronto della sua voce, la quale era carezzevole, melodiosa, affascinante come una musica. Colla nostra fantasia giovanile ci pareva che nessuna donna avrebbe potuto resistere ad una dichiarazione d’amore fatta con quella voce dolce e insinuante.

A dire il vero non mostrava di preferire alcuna di noi, e si accontentava di adoperare la sua voce per narrarci le sue avventure di viaggio. Non parlava molto di sè, nè raccontava avvenimenti meravigliosi o incredibili, ma parlava delle sue avventure con molta semplicità, si fermava specialmente sui costumi degli altri popoli, descriveva con parole efficaci i paesi veduti e ci mostrava spesso le fotografie che aveva recate in memoria di quei luoghi e di quei costumi. [p. 73 modifica]

Mostrò subito di preferire la nostra compagnia a quella delle signore e quando vedeva in un angolo un gruppo di vesti azzurre, bianche e rosee, si dirigeva verso quel punto, dicendo con una espressione orientale che avea veduto un lembo d’azzurro sparso di rose e perle, o meglio un angolo primaverile.

Era divenuto tanto popolare fra noi ragazze che era spesso l’argomento dei nostri discorsi e si pensava a lui tutte le volte che eravamo riunite nel nostro angolo e ci domandavamo reciprocamente:

— Verrà il barone Ruggiri?

I nostri sguardi spesso erano fissi all’uscio e quando si vedeva spuntare la sua barba i nostri cuori palpitavano e si temeva sempre di vederlo dirigersi là dove si dirigevano gli altri uomini della sua età.

Una sera una ragazza un po’ sfacciatella [p. 74 modifica] gli chiese la ragione della sua preferenza per le ragazze.

Rispose che dopo aver vissuto per tanto tempo in mezzo alla natura selvaggia, trovava le signore troppo artificiali e sperava che le ragazze lo fossero meno, e qualche volta sorridendo, diceva:

— Quei giovanotti hanno paura avvicinandosi alle signorine di cadere nelle reti del matrimonio; io che sono stato in mezzo alle bestie feroci sono più coraggioso.

E noi allora a tenergli il broncio perchè ci metteva assieme alle bestie feroci, ma la nostra stizza passava presto perchè temevamo che ci scappasse.

E come ci si divertiva a vedere gli sforzi che facevano le signore per rapircelo. Figuriamoci! Ruggeri era in quel tempo l’eroe del giorno, il giovane alla moda, quello di cui si occupavano tutti i giornali. [p. 75 modifica]

Quante volte qualche signora passando a noi vicina gli diceva:

— Ruggieri, perché non venite a raccontare anche a noi le vostre avventure? Dite, sono belle le donne selvagge?

Egli rispondeva galantemente, qualche momento andava anche nel loro circolo per non essere scortese, ma poi ritornava in mezzo all’innocenza, al suo lembo di cielo come soleva chiamarci.

Noi ci si divertiva di quella preferenza come ci si diverte di tutto alla nostra età, e se non fosse stata l’insistenza della zia perché mi trovassi marito non ci avrei proprio pensato godendomi di quella vita spensierata ed allegra.

Ma la zia era impaziente di liberarsi di me ed io mi stizzivo, vedendo la difficoltà che avevo di appagare questo suo desiderio e intanto anche per mia propria esperienza [p. 76 modifica] mi persuadevo sempre più della difficoltà che esiste al giorno d’oggi per una fanciulla di trovare marito. Stentavo tanto io che infine non ero brutta, ero ricca, e non mi pareva d’esser difficile da accontentare.