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VII IX
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VIII

Da qualche giorno non capivo Margherita; ell’era preoccupata, pensierosa, parea che volesse dirmi qualche cosa e gliene mancasse il coraggio. È vero che avevamo poco tempo per l’intimità; colle feste del carnevale, quantunque ci incontrassimo spesso, eravamo sempre in mezzo alla gente e in divertimenti e mancava il tempo per dirci due parole e farci delle confidenze.

Una sera ci troviamo per caso sole nel vano d’una finestra; Margherita si china al mio orecchio e dice: [p. 78 modifica]

— Il carnevale è presto passato e a proposito di quello che t’avea detto la zia c’è niente di nuovo? hai nessuno in vista?

— Anche tu, Margherita! non basta la zia che è un vero tormento; se continuate così finirò per mettere un annunzio nei giornali. «Una signorina di famiglia distinta desidera prender marito. Scrivere alle iniziali I. S. ferma in posta.» Va bene?

— Via, non dir così, Ilda mia, non andare in collera, — e intanto sentivo le sue braccia circondarmi il collo come quando eravamo in collegio.

Ma che cosa vidi in fondo ai suoi begli occhioni neri? Qualche cosa di scintillante, un’allegrezza insolita! Fu come un lampo, e — Sei tu che hai qualche cosa da dirmi? — esclamai. — Sei felice, lo vedo dai tuoi occhi, presto il suo nome, sono impaziente di saperlo. [p. 79 modifica]

— Se tu non ti sposi, non mi sposerò nemmen io, l’ho promesso e mantengo la mia parola.

— Sciocchezze, cose da bimbe! Fuori il suo nome; hai pur promesso di non aver segreti per me.

— È inutile, già per ora non ci penso, dipenderà da te.

— Via, te ne prego, dimmelo.

— Indovina.

— No, Ilda, non farmi morire dalla curiosità.

— Ebbene, già che lo vuoi proprio sapere, è il barone Ruggeri.

Confesso che ebbi un momento di dispetto, ma me ne pentii subito. Perché non dovevo godere della fortuna che toccava alla mia amica, alla mia consolatrice, a quell’angelo di bontà?

— Ma aspetterò, sai, — mi andava [p. 80 modifica] dicendo colla sua voce dolcissima, — aspetterò finche tu abbia trovato uno sposo; mantengo la mia promessa.

— Sciocchina — diss’io, — è stato uno scherzo, poi è ben giusto che tu ti sposi prima, hai un anno più di me.

In questa frase sfumò tutto il mio dispetto, e tutte le altre furono per rallegrarmi della sua fortuna; la tenni per un pezzo stretta, abbracciata, perchè mi pareva che mi sfuggisse qualche cosa di lei e mi sentivo gelosa del barone Ruggeri.

— Se ci potessimo sposare noi due, — diceva Margherita nella sua ingenuità, — si sarebbe state completamente felici.

— Ma e non lo sarai con una persona simile?

— Vedi, è troppo per me, egli andrebbe meglio a te che sei d’un ingegno molto superiore al mio; non mi so ancora [p. 81 modifica] persuadere di quello che accade.... e non lo sa nessuno, intendi.

— Neppur io me ne sono mai accorta.

— Non lo potevi, è stata una sorpresa anche per me. Egli veniva qualche volta a pranzare con noi, ma parlava sempre col babbo ed io lo stavo ad ascoltare, senza dir parola; mi metteva soggezione e temevo di dire delle sciocchezze. Era molto gentile con me, mi portava dei dolci come ad una bimba, ma non avrei mai pensato ad una cosa simile; fu il babbo che un giorno gli chiese se non pensava ad accasarsi, a prender moglie.

Rispose che ci aveva pensato, ma temeva che la fanciulla ch’egli preferiva lo trovasse troppo vecchio. In quel momento io sentivo i suoi occhi fissi sopra di me, mi pareva di essere ipnotizzata, di non poter fare un movimento, soffrivo come quando in sogno si [p. 82 modifica] vede vicino un precipizio e non si può evitare. Il mio nome pronunciato da lui ruppe l’incanto, quando mi chiese se non lo trovavo troppo vecchio.

Mi misi a ridere e dissi che lo trovava giovanissimo.

— Ma i suoi ballerini allora che cosa sono? — Quelli sono piedi, — risposi, — non sono uomini.

Egli rise di cuore a quella mia risposta; e la sua ilarità si comunicò a tutti noi; poi la conclusione fu che il giorno appresso chiese al babbo la mia mano.

Egli voleva proprio sposare una bimba come me per poterla proteggere, e un’ignorantella per istruirla, ma io risposi che se non si sposava anche la mia amica Ilda, era inutile il parlarmene; e non mi disdico, sai, ora tutto dipende da te.

— Sei un angelo, — diss’io, e in quel [p. 83 modifica] momento ero contenta di me perchè mi sentivo felice della felicità della mia amica.

Ed aggiunse: — Ruggeri ha fretta che tu ti trovi marito, perchè dice che ha trentadue anni e non ha troppo tempo da perdere. Che vecchione! E bada che devi trovarti un marito come Ruggeri.

— Ormai per me pensa la zia e vedrai che riuscirà a trovarlo.

— No, non dev’essere così. Devi pensarci tu stessa.

— Tutte le vie son buone, pur d’arrivare; tu hai trovato la strada più bella, più diretta, io forse ne farò una più difficile e contorta, ma ci arriverò lo stesso, vedrai.

— Mi fa pena sentirti parlare così; alla tua età devi avere più poesia e più illusioni. Essa, sì, le aveva le illusioni e mi chiudeva la bocca a furia di baci, per non udire le brutte cose che andavo dicendo.