Il milione (Pagani, 1827)/Descrizione dell'Atlante Cinese, posseduto dalla Magliabechiana
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DEL MILIONE CIX DESCRIZIONE DELL'ATLANTE CINESE POSSEDUTO DALLA M A G L I A B E C lì I A N A . T ’ -Li Atlante Cinese, di cui diamo sommaria contezza,è in due vomii in foglio stampati in carta serica, non come alcuni libri Cine- I da una parte soltanto , ma per lo più da ambedue , e coinpren- e varie Tavole Geografiche . Segue la descrizione dei paesi delineati elle carte nel modo appunto, che si vede usato nell'Atlante Cinese del . Martini. 11 Libro comincia da quella che sarebbe l’ultima pagina ’un volume stampato in Europa, come usano gli Arabi, ed altri Orien- ali . Nè ciò è addivenuto per stabilire i punti cardinali nelle carte al- i nostra usanza, colla tramontana cioè in faccia al leggitore, e l orien- e alla destra, perchè col Dizionario Cinese del Guignesalla mano, ho iscontrato , che sono i caratteri nella vera loro giacitura . Non sussis- e adunque, almeno per quell’età, che i Cinesi orientassero le carte 11’ opposto di noi, mentre queste lo sono come le nostre. Quanto all’ età del Codice, non abbiamo lumi per giudicarne . Via il Sig. Klaproth , che nell’accompagnare la Legazione Russa, di cui ra capo il conte di Gollowkin s’inoltrò lino alle frontiere della Cina , e Tese cognizione della lingua Cinese, mi assicurò che quell’Atlante •ra del secolo dei Gengiscanidi . L antichità del medesimo potrà esse- e agevolmente stabilita , da qualche intendente della lingua cinese, diero la disamina della formazione dei caratteri. Egli è certo che siccome questo Codice appartenne al celebre viaggiatore Francesco Carletti, che ¿e fece dono al Granduca Ferdinando 1. sommo mecenate degli studj , ì amplissimoproteggitore di quelli relativi alle lingue orientali, e sicco- ne esso Carletti parti nel 1091., e tornò in patria neli6o3. (a). numera >ressochè due secoli e mezzo nella più stretta ipotesi. E ciò basta per es- ere il Manoscritto interessantissimo per le nostre indagini, perchè è an- eriore al tempo in cui i Gesuiti furono adoperati dal Govèrno Cinese )er perlezienare la loro geografia r e costruire le moderne carte . Perciò (a) Carlet* Viag. P. II. p, 3c)5. CX STO RIA l’Atlante Cinese che illustriamo, è d’un secolo almeno anteriore al tanto celebre Atlante Sinico del P. Martini , e di due secoli a quello redatto dall’Anville sui materiali inviati a lui dai Gesuiti della Cina. Dunque è di somma inappellabile autorità per giudicare della capacità dei Cinesi negli studi Geografici. Il Dualdo parla di quella sorte di libri cinesi, che appellano Telùdili, che contengono l’istoria di ciascheduna città, e del suo territorio. E ira le molte cose notevoli che racchiudono , vi sono le piante delle città , il numero dei borghi, e delle ville che ne dipendono , colle loro relative distanze: distanze segnate a Lii, o Stadi, più o meno lunghi, secondo le diverse provincie («). Il Cadetti parla di queste sue collezioni di Carte Cinesi , nella relazione stampata dei suoi viaggi (/>). Ma siccome ignorava la lingus Cinese, avvedutamente, da un suo amico di quella nazione , fece estrar ne alcune importanti notizie. I nomi delle provincie cioè, le capitai delle medesime; il numero delle città di primo, secondo, e terzo ordini che contengono, non meno che le fortezze; il censo della popolazio ne; il numero delle milizie che ne stanno a guardia; l’ammontare de tributi , e alcune altre brevi notizie . E dietro tali lumi compilò un; breve dichiarazione delle tavole geografiche, che esiste manoscritta nel la Magliahechiana, utilissima per illustrare dette carte. Inoltre seri ss su ciascheduna Tavola il nome del paese che rappresenta , e i punì cardinali , lo che ne agevola il confronto cogli altri due Atlanti dell Cina testé rammentati. Tutte queste carte sono retate come le nostre . Gli spazj quadrai sono formati da linee orizzontali, corrispondenti ai paralleli, e da line verticali corrispondenti ai meridiani. Ma le corrispondenti a questi noi si ristringono verso la parte polare, perciò le carte si ravvisano costruii sulle misure itinerarie, e non dietro la scorta di osservazioni astro no miche . Infatti anche nel Pe-tche-li, provincia la più settenuionai della Gina , le linee corrispondenti ai meridiani, sono eguali a quell che corrispondono ai paralleli. Per agevolare la cognizione delle dimen sioni di dette carte, avverte il Carletti, che quanto alla carta gene» rale della Cina, ogni quadralo corrisponde a cinquecento Lii, ed ogn dieci Lii ad una lega spagnuola. Che la misura Cinese appellata Lio, < la distanza dalla quale può udirsi un uomo che ne chiami un altro, quadrati poi dell’allie carte dell’Atlante sono di looLii , o dieci leght 1’ uno , che corrispondono a trenta miglia geografiche , che per la prò (a) Pu Itilil. Prr>efa<~. p. VI. (¿>) Pa . II. p. 127. Jg. Cinese I ¡mini llivillc DEL MILIONE CXI vincia di Cuiciu ( Qui-tclieu ) ogni quadrato comprende Goo. Lij (i) . Nel primo volume era la Carta Generale della Cina, che è stata strappata da alcuno a bella posta. Ma per ravvisarvi, quali a mente del Geografo ne siano i contorni, vi supplisce una carta idografica del secondo volume, ove è delineato il corso deidue celebri liuuii 1 Hoang-hoy e il Kiang. (i) Dall’abile scienziato signor Giuseppe Pedralli , ho fatto fa e il qui sunnotato confronto di alcune distanze, die segnano l’AtLnte Cinese , quello del P. Martini, c dell’ Anville . Pos zioni geografiche di alcune citta della. Cina conforme gii Atlanti dei seguenti Geografi . Pechino Canton P. Martini D’ Anville Lougi tudi ut- Latitudine Longitudine Latitudine l45.° — I45,1 — 4o.° — 39° 55’. i4i.° — i4i.° 3o’. 23.° io’. 23.° to’ Misura in gradi, tese , e miglia geografiche dell* arco di longitudine e latitudine j ebe passa per Pechino, e per Canton, steso nelle respellive provincie, misura confrontata con quella dedotta da alcune C.irte Cinesi divise nel senso stesso delle longitudni e latitudini in quadrati di 100. )Lii di lunghezza , conforme le illustrazioni fatte da Francesco Cadetti alle carte suddette . Provincia di Pe-tcue-li Misura dell’Arco del Provincia di Quang-Tong Misura dell’Arco dei Meridiano Parallelo Meridiano Parallelo tu gradi Lii Tese Miglia In gradi Lii Tese Miglia In gradi Lii Tese .Miglia In gradi Lii Tese Miglia • • • 3.°r5'. «.* 55’. 1000 237,5oo • 85,119 16G, 117 t •94 i « 17.° 5o’. 1000 • • • • a37,5oo 218,99?) 255,8o>
- 49 T
0 s a68 $ | * V 3.° 55'• 3.° 3o\ 1200 285,000 222,652 »98,879 ■ 99 f a3/j 209 5.° 5o\ 6°. - 1200 a85,ooo 5o6,37o 3i5,i23 1 399 T 322 3" 1 i. N. R. Il Lio della Cina è valutato tese -J. Il Miglio Geografico 9^'* IOOO perchè le carte suddette sono state fatte avanti il iGGì. epoca in cui 1’ Imperadore Kan-hi aumentò la lunghezza del Lio itinerario, e fu ragguagliato a 296. .come si può riscontrare nella Metrologia di Puucton ediz. di Parigi 1780. a p. 767 7G8. cxu STORIA Contiene poi il primo volume le seguenti Tavole Geografiche cc le relative descrizioni. JYorni delle Provincie secondo il Carletti Capitali Nomi mode Provi7 i. Pechinprovinciadet. Pechin 0 Saumtiam-fu Pe-tche-li ta ancora Poteuleuto 2. Namchim detta anHiem tiam-fu Kiang-nan cora La n tele ?>. Samton Celam-fu Chan-tong 4- Samse Taiguen-fu C ha 11-si 5. Siamse Siam-fu Chen-si 6. Halam Cay-hom-fu Honan 7. Ciacam Henciu-fu Tche-Kiang 8. Cam se Lancion- fu Kiang-si 9. Houcuam Bacion-fu Hou-Kuang 10. Sue la 111 Siam-to-fu Se-tchuen 11. Oc hi a ni Hociu-fu 0 Cinceo Fokien 12. Cam toni Conci-fu 0 Canto ai Kuang-tong i3. Comse Guidem-fu Kuang-si 14. Fona ni Fonam-fu Yun-nan ij. Cui-Ciu Cui-ciu-fu Kouei-tcheu Comparati i contorni delle tavole Cinesi della provincia di Quanlon con quelli del l'Atlante Sinico del P. Martini,vi si ravvisa una riconosci le somiglianza, tanto per i contorni della costiera marittima, quanto ] quelli dellTsola Formosa:e cosi accade del Fokien,del Pertcheli,e dell tre provincie: Ma ciò che reca meraviglia è, che i contorni delie carte nesi sono più conformi a quelli delle carte dell'Anville, che (i) a qui del Martini. Ma dalla dichiarazione del Carletti si ravvisa,che il Mart da quel trattato geografico Cinese tolse anche le descrizioni . Il Carli dice del Fokien: a hà quella provincia dieci città di questo nome / « ed altre sette che si chiamano Zia , e sessantanove di quelle dr « Hiam, e più quindici dette Ghoi, ove stanno le genti di presid (i) Il Padre llegis , che rende conto dell’immenso lavoro fjtto per le ca dell’ Imperio, d’ordine dell’ Imperadore dice : » sono state esaminate le carte, : <> storie,che ciascheduna città conserva nei suoi tribunali (Duhal. Pref. p xxxv.' » e in altro luogo è detto : » non si è creduto doversi riferire nè alle carte dei Go' • » natori Cinesi, nè alle misure fatte quasi per tutto,e principalmente nella Ta • » ria da' Manciusi, tanto laboriosi quinto esatti, nè a diverse memorie stainji ( ib. p. xiv. ) » . DEL MILIONE CXllI <t Li tributari (li qucsla provincia sono, 973,22. clic pagano a « ragione di Ire giuli per testa. Il tributo per riso importa (,017,772 « sacca, o centinaja di libbre, clic tutto è poco per rispetto che è ter- <( ra mercantile. 11 sale importa assai, del quale se ne fa per tutta » questa provincia. INella quale città di Canton sono stato, ed è quel- « la dove li Portoghesi vanno due volte l’anno a negoziate, eh è lonta- (c 110 di Macao 22. leghe spaglinole « . Queste stesse cose ripete il Martini nel suo Atlante Cinese e combinano i numeri esattamente. Secondo il Geografo Cinese del Cadetti, il censo del Pe-tche-li e di 3,4*3,252 teste secondo il Martini di 3,452,254- Il tributo del riso secondo il primo 601,:j2. sacca, secondo il Martini (io 1,153. Le piccole differenze numeriche, che passano fra due scrittori possono essere sbagli di co’.,ia o d impressione ; ma da lutto ciò è da inferirne che il Martini tradusse questo Geografo che deve essere il Tolomeo dei Cinesi, imperocché malgrado la distanza dei tempi, si copiava tuttavia fedelmente.E ciò a mente mia , scioglie un problema che mi sembrava insolubile, come il Martini, da se solo , avesse potuto compilare tutte le carte geografiche d’un sì vasto imperio: e per quanto sia meritevole di somma lode la sua opera , che fece di ragion pubblica in Europa la geografia Cinese , non fu questa che una versione, e una copia delle tavole Cinesi, cui aggiunse quello che osservò, e vide nei suoi viaggi. Richiese somma dottrina e perizia delle cose Cinesi quella versione, ma un tal lavoro potè condurre a termine un solo uomo, e impossibile ad un solo uomo sarebbe stato , il costruire di nuovo tutte le carte . La popolazione per quelli che pagavano tributo ammontava secondo il Geografo Cinese a 6o,2iG,44^* teste. Il secondo volume delTAtlaiite non è tanto bene illustrato come il primo, perchè dice il Carletti, che il suo interprete Cinese non seppe darli altre ragioni di quelle carte, che ciò che ne dice, come anche non lo potè fare in molte cose che contiene detto libro, per non avere la lingua cosi pronta come bisognava • Questa seconda parte di quella geografia si appella Quin-Pianto , che significa secondo il Carletti confine di tutte le provincie . La prima carta è l’idrografica già rammentata, che rappresenta il corso dei due maggior fiumi della Cina . È degna d’osservazione questa tavola, per ravvisatisi i contorni della costiera marittima della Cina , segnati nel modo stesso, e con quelle piegature, e sporgimenti,come portano le più recenti carte di quell’imperio . In quella carta alle città sono stati apposti i nomi in alfabeto Latino, e ivi si legge Cain-se, ove dovrebbe Star, del Milion. /. p CXIV S T O lì 1 A essere Hang-teheu, clic è la Quinsai del Polo: così al suo vero luogo è Fu-tcheu , dello ivi Ochiam, capitale del Fokien. La seconda tavola comprende il Leatong, ivi detto Liauton,che è di figura qual si vede nella carta che ne diede l’Anville, e che ne comprende lo spazio che dal 39°. di lat. settentrionale si estende iino al /p". Ivi invece di quella palizzata che nella carta dell’Anville dicesi fatta por separare il Leatong dalla Tartaria, che incomincia al 4o°.2i./e dopo aver con vari circuiti risalito fino a 42°- 43'* s* dirige verso il mezzodì, e dall’altra banda del Golfo di Leatong risceude alla medesima latitudine, è segnata una muraglia, che si parte come nella carta dell’An ville dal lato d’oriente, da una catena d’altissimi monti. Pare adunque che sia per vetustà caduto il muro, e che siavi stato supplito con palizzate.E da queste carte si hanno grandissimi lumi intorno al celebre muro della Cina. Nella carta del Pe-tche~li non vi è segnato il muro che lo separa dalia Tartaria oggidì, dunque imaginaria è la pretesa esistenza di questo muro ai tempi del Polo . Nella carta Idrografica a tramontana della Ciaa, ove dovrebbe essere il muro vi è segnata con tre linee che corrono parallelamente, una trinciera , o argine . Ciò dimostralo il modo diverso con cui è segnato il muro del Leatong, e gli altri di cui faremo menzione . Questi , come si vede appunto nella carta dei Gesuiti, sono segnati come mura merlate veduto da alto. E quest’ argine nella detta prima carta termina ove 1’ JJoam-go si volge a tramontana ed esce fuori dalla Cina . Nel Leatong e raffigurato il muro come nelle moderne carte le palizzate ; talché sembra che ove è oggidì palizzata , ivi altra volta fosse muro. Il Carletti dice; « in detto secondo ì< libro a carte 3. vi è la tavola che mostra la frontiera dalla banda « della Tartaria, dove sono li muri, ed anche la parte del mare di Le- « vante verso la Coria, che si chiama ancora Ciosciam o Tausciom, che <c tutto è uno « E dopo aver reso conto del presidio che vi tengono i Cinesi , soggiunge, « e se bene vi sono quei muri, disse l’ interprete, che li Tar- « tari sempre passano dalla banda della Cma, e fanno assai ruberie, « e danno, a tutto quel contorno «. E ciò non fu notato del Pc-tche-li, ne vi si vede raffigurato il muro nelle carte Ciuesi. Tavola 3. Frontiera di Quiciu verso Pazium secondo il Carletti, che risponde alla terra di Taito (idest Tartaria).E soggiunge:« ha questa « frontiera 1 i3. fortezze, che si dicono Cuam, ed altre trinciere serrate « a modo dei muri Tartari, nelle quali trinciere vi sono 7 a. ridotte. « Dunque anche qui parlasi di trincee e non di muro. Tavola La parte interna dei Quiciu. DEL MILIONE C.W Tavola 5. Frontiera eli Zuanfu a tramontana verso la Tarlarla . Tavola (ì Taitou frontiera dalla banda diPekino: e anche qui soggiunge il Carletti : « li luoghi di presidio fuora delle fortezze sono « appresso le trincee , che si vedono fatte tra monte e monte a modo « di muri come quelle della prima tavola. « Anche qui si ravvisa da ciò che dice il Carletti, o il Cinese suo interprete, che le trincee chiudevano le gole dei monti, ma che non come il presente muro traversavano le più alte giogane e i più scoscesi precipizj , come io affermano, se pure è vero , i Cinesi . Tavola 7. Frontiera di Ziuliam quam, confine della provincia di Samse ( Chau-si). Questa carta si ravvisa che comprende parte del paese dettodegli Ortu,ove l’Hoango diramandosi, forma due grandi isole inTar- taria fra il L[o°. e il 43°- di lat. setlent. e fra il 1 e il 127°. di long. Orient. del Meridiano di Paridi, secondo la carta generale della Parta- o 7 o ria Cinese dell' Anville . In quella tavol i è segnato un muro, che corre da maestro a scirocco , e che termina ove 1 Hjang-ho dopo avere formate le due dette isole si riunisce in un sol tronco . Questo muro non è segnalo nella carta dei Gesuiti . Tavola 8. Confine di Len-ha , e sembra una continuazione della precedente dalla banda d’oriente, e che raffiguri il corso del detto fiume, allorché dopo aver fatto quell'immenso gomito in Tartaria, rivolge il corso verso mezzodì per rientrare nella Cina. Ivi è segnata una trincea, che termina ad un gruppo di monti scoscesi , verso i quali obliquamente dall altra parte, viene a terminare altro muro , che forma un triangolo volto verso la Cina . Talché quelle due opere sembrano dirette contro la Cina, e non già a difesa di quella, poiché la base di quel triangolo verso la Tartaria è aperto, e non chiuso nè da trincee, nè da muri . f Tavola 9. Frontiera di Cionlem, confine di Ciciam secondo il Carletti eh è il Tche Kiang . Ma credo che l’interprete Cinese che dichiari» non conoscere bene i caratteri di quelle carte, inducesse in errore il Carletti, sembra che contenga la (avola, altra parte del corso del Iloang-ho . Tavola 10. Frontiera di Cansio, terra che è confine Settentrionale dej Fonhan (Yun-nan) Tavola 1 1. Frontiera di Tiacha, confine di Succiuam verso ponente. Tavola 12. Frontiera di Scion puam, che corrisponde all’interno di Succi nani. Tavola i3. Chiancion, terra a confine di Succiuam dalla banda di ponente. ex VI STORIA Perciò io ere.lo,che queste due carte,contengano il corso del filiate Kiang, perchè inutile sarebbe stato il rifare una tavola di parte del Se- tchuen, di cui si vede l'intera tavola nel primo volume. Questa congettura viene convalidata dalla prima carta generale del corso di questi due fiumi che contiene il secondo volume. Tavola i 4- Moyon . Tavola i5. Quientin che sono confine delle provincie di Canton. Tavola 16. Hon-lia, che dimostra tutti li fiumi che tiene la Cina e dove vanno a morire in mare. I quai fiumi dice il Carletti cominciano dalle due tavole susseguenti. Ma temo che il Carletti s’inganni, e che in questa carta si rappresenti l’imboccatura del Hoang-ho, e del Kiang, come lo deduco da tre isole, una nel centro più grande,e due più piccole, segnate in mare a mezzodì di detta imboccatura: me lo conferma la carta del Kiang-nan del Martini , cui per la parte idografica rassomiglia, e Sopra tutto allo sbocco di detto fiume, ed anche il larvisi menzione dell’ Honan,d’onde viene il detto fiume. Tavole 17. e 18.Vi è scritto Tavola di tutti i fiumi, e principio (l’Ila liba , e sembra che la prima contenga il corso del fiume Hoang-ho nel Honan , e l’altra carta pare che contenga il corso del Tche-kiang nell' llou-Quang,e quel tratto che é fra il lago Tong-ting-hou, fino all uscita del fiume dalla provincia, ma non è riconoscibile,e la credo fuor di luogo perchè i quadrati che indicano le distanze itinerarie sono di grandezza diversa . Tavola 19. In due fogli è contenuta una carta intitolata Hayon, o confini del mare . Il Carletti le considera impropriamente due carte , e scrive: « che mostrano tutta lacosta della Cina con le bocche dei fiumi « che vanno a congiungersi al mare « . Infatti comprende tutta la co sta orientale della Cina dai 4»°- 307. di lat. sett. sino al Golfo che è al mezzodì di Fa-tchin» all7 altezza di 26°. 5o'. O Tavola 20. Divisa in tre carte detta Hahon. Nella prima è scritto principio di Haon . Avverte il Carletti che queste tre tavole, mostrano i fiumi grandi della Cina, e particolarmente quello per il quale di Sanlon 0 Ghan-tong si porta tutto il riso che bisogna a Pekino , al quale effetto stanno 12.145. barche grandissime che conducono ogni anno 4>°°8, 998. centinaja di libbre di 20- once . Questa carta, che bisogna voltare il libro per vederla nel suo vero punto, per lo che e da considerare che la tramontana sia nel punto ove noi si porrebbe 1 oriente , comprende il corso del Canale Imperiale, dalla vicinanza di Pekino, fino alla sua imboccatura nel Kiang. Nel putito che corrisponde al lago Loma-hou , vi è scritto acqua dolce, per distiaDEL MILIONE CXVII guere il pezzo di mare, ivi segnato, ove sbocca l’Uoang-ho. Ilo riscontrata la detta carta, con quella die del Canale Imperiale ha data Lord Macarteney . Tavola 21. La Corea, o Ciosciam o Tausciam secondo il Carletti. Sciosciam secondo i Coreani, Tausciam secondo i Cinesi, che ¡’appellano ancora Coria ( è errore del Carletti perchè i Cinesi non pronunziano la /’) coniina con Pechin , e più verso Tramontana con li Tartari Orientali, a Levante à il Mare Orientale, a mezzodi il Mare del Giappone. Prosegue il Carletti, che questa terra coutiene 9. provincie. La principale Cioscem, nome pure della capitale: « le altre otto sonoQuien- « qui, Canguam , llonhai, Civaia , Hiension , Tioncin , Hanquien , « Pienham. Detta terra ha dirimpetto le Isole del Giappone, e tanto « presso, che di Iscio, isola del Giappone, vi si può andare iti un gior- « no, similmente di t irando , e di Tusama , e nel tempo che io stetti « nel Giappone l’anno 1097. quel re che si chiamava Taicosama , e per « altro nome Quambaco, faceva guerra a questa delta terra , e quasi di. « strusse tulli i paesi presso il mare, e ne portavano tanti schiavi, che « valevano a vilissimo prezzo, e io ne comprai cinque , per poco più di (( dodici ducati, i quali feci battezzare, e ne condussi uno con me fino « in Italia, (Antonio nome del Coreano che condusse in Firenze) e « gli allri lasciai in India liberi « : prosegue come furono aiutati dall’ Imperadore della Cina di cui si riconoscono tributari. Dice che ò terra grande che abouda doro, argento, rame, ferro, ottone e altre cose ili abbondanza necessarie al vivere; e avverte che la detta terra 11011 è isola, come è stato scritto nella cosmografia, ma penisola . Tavola 21. Arcipelago diTonlani. Secondo il Carletti dimostra la costa del Mare del Lancimi, e di Cinceo, con Lulle le isole che vi sono intorno , che sono infinite, con quelle di Manila dette Luconie o Filippine, e altre più orientali, con la costa di Coria e sue isole. Questo Arcipelago è segnato non secondo la vera configurazione, e relative grandezze e distanze, ma sembra fatto a comodo, per indicare quelle isole come si vedono nel Mappamondo da fra Mauro segnate. La Tav. 23. e 24 Hanam ossia la Coccincina, in quella a destra è scritto li inani esteriore, nell’altra Anam interiore- Sono costruite su diverse scale. La prima come si ravvisa ancora dal confronto, il Calletti dice che dimostra il mare d’Hanam , che i Portughesi chiamano il golfo di Itiinam. E comprende la costa occidentale e meridionale dell isola d ll.ti-nan, e il lido della Coccincina che all isola è di contro. u L’altra tavola (dice il Carletti) dimostra la regione d iluì.mi « della anche Coccincina, la quale contiene in se 14> provincie cioè; l'unex V rii STORIA « tò, ILmpa, Haion, Sandam, Chieinpo, Sanse, Lionsan, Tavguarrt. « Bianconi, Feufua, Crenfua, Gnjain, Sonfua, e Concum, le quali « sono tutte piccole , e tengono poche città. E paese dove nasce assai re oro e seta , e il legno Aloe, che chiamano nell’Indie Aquila, e il u Cala ma b > o Calambuco, legno più prezioso che l’Aloè. Il loro iliaci re à perle, eia terra assai animali, come rinoceronte, detto la b?t- « da; Elefanti, e certe sorte di cervi tutti bianchi, et anche ci sono « (secondo che scrivono li Cinesi nelle loro storie ) certa sorte d’uo- « mini salvaceli!, che sono pelosi , di statura ordinaria, però hanno « la coda, e parlano loro lingua propria, e i Cinesi gli chiamano Zir*- <( zin «. Narra come gli raccontò l’interprete, che si prendevano, e gli narrò, che il loro sangue tingeva in color di porpora stimatissimo ed indelebile. Questa tavola pare che comprenda della Coccincina, quanto dal fiume di Cambodia si estende sino a iG. di latitudine settentrionale. Tavola 22. Seilieh . Questa tavola dice il Carletti dimostra la terra di Selììeh, frontiera del paese di Tonam e soggiunge: « là in quella terra non mi seppe dire l’interpetre che gente era « . E notò che se o si in Cinese significa Occidente, perciò appellano Si-fan le terre che sono ad occidente del loro imperio, cui corrisponde il Sifan dei Gesuiti . Reputo, che rappresenti la parte del Sifan , a mezzodì del Lago di K<y- konor , e del deserto di Stiamo, ove sono le sorgenti del Fiume Giallo. Vi ravviso molta conformità con quel pezzo della Carta Generale della Cina del Martini, che comprende i paesi fra i 3o.°ei 35.° di lat. e fi vi i 120.0 e i i3o.° di longit. Ivi è seguato il principio del deserto di Shamo 0 Cobi. Tavola 23. e 24. Secondo il Carletti questi due fogli non formano che una tavola, e la carta ha il titolo Sa libo che vuoi dire rena, o sabbione, per il deserto di rena che visi vede, il quale si chiama Salibo in lingua Cinese. Questa rena in qualche parte è di 800. Lij di largo ossia 80. leghe o 2/jo. miglia d’Italia. Ogni quadro della tavola a 200. Lij., e tutti quei quadrati fanno 720.Leghe che sono 21G0. miglia. Comprende il coniine di Cina la tavola segnata nell’Atlante 73. quella di.N. 72.. è Tartaria. E chiaro che queste tre ultime carte comprendono tutta l’estensione del deserto di Shamo, e somiglia molto il modo di raffigurarlo nella carta Cinese, al modo con cui lo fece il Martini nella carta generale della Cina del suo Atlante. Tavola 2Ò. Comprende le isole di Liuquiu : secondo il Carletti, due di esse poco dbtanti dal Giappone sono rii molta fama presso i Giapponesi, che vanno a trallicarvi, vi portano moneta di rame e armi, che cambiano in cuoja di cervi, e mele. E ia gente di quest isola barbara vauDEL MILIONE CXlY no lutti nudi e sono bella gente, in particolare le donne. Hanno commercio anche coi Cinesi della prov incia di Cinceo. Tavola 26. Mare pieno d’isole ad oriente, ad occidente, e a mezzodì della Cina, fra le quali si comprendono anche leisole del Giappone, e finalmente come lo dichiara delta tavola in tanto numero da non poterle contare. Queste isole sono le ime accanto all altre, segnale senza veruna esattezza , anzi a capriccio, e probabilmente la scrittura Cinese porta i nomi delle più note , ma è malagevole il ravvisare quale spazio di mare siasi inteso delineare, ma probabilmente quello che è a mezzodi del Giappone fino a Giava . Seguono nel testo molte pagine di relazioni : probabilmente ivi si tratta di questi Arcipelaghi. Infatti soggiunge il Cadetti; r< il Cinese che mi dichiarò quello che lino a qui ho « scritto, mi disse anche che in detto libro si conteneva tutte le granii dezze, e quanto havea nella Cina, e del governo di quel regno, e co- u me il re tiene abasciatori ne luoghi appresso. « Uno in Coria « Nel Giappone, ma allora per guerre fra loro non più. « A lionam nella Coccincina « Nel regno di Ciampa « Nel regno di Pooto , ove mandava ambasciatori, ma non sa- h peva che terra era ; e se era verso ponente, o a mezzo giorno , rispetto a alla Cina . « Nella regione di Hau verso ponente. « Nel paese di Cabet eh’è Catajo « Nel paese di Togut e Tata verso il Norte. Termina il Cadetti con dare 1111 saggio dei Caratteri Cinesi, ed osserva che scrivevano il suo nome, Francesco Carletti, Pa, la, ci, su, co- Ca, la, le, ti. . 1 . ; . ' I { ' . ] . »