Il buon cuore - Anno XIV, n. 49 - 4 dicembre 1915/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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DOMENICA QUARTA D’AVVENTO

Testo del Vangelo.

Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, arrivato che fu a Betfage, monte Oliveto, insieme ai suoi discepoli, mandò due di essi dicendo loro: Andate nel castello che vi sta di rimpetto e subito troverete un’asina e con essa il suo asinino; scioglietela e conducetemela. E se alcuno vi darà qualche cosa, dite che il Signore ne ha bisogno, e subito ve li rimetterà. Ortutto questo suguì affinchè si adempisse quanto era stato detto dal profeta, che disse: Dite alla figliuola di Sion: Ecco che il tuo Re viene a te mansueto, cavalcando un’asina ed un asinello, puledro di un’asina da giogo. I discepoli andarono e fecero come aveva loro comandato Gesù, e menarono l’asina e l’asinello, e misero sopra di essi le loro vestimenta, e lo fecero montar sopra. E moltissimi delle turbe disteser le loro vesti per la strada; altri poi tagliarono rami degli alberi, e li gettarono per la strada. E le turbe che precedevano. e quelle che andavangli dietro, gridavan dicendo: Osanna al Figliuol di Davide; benedetto Colui che viene nel nome del Signore: Osanna nel più alto de’ cieli! (S. MATTEO Cap. 11).

Pensieri.

Farci ben conoscere Cristo è lo scopo della Chiesa

nei Vangeli del tempo d’Avvento. Quanto più la conoscenza di Cristo sarà viva, completa nella nostra mente, tanto più apprezzeremo il beneficio della venuta di Cristo nel Santo Natale, tanto più ardente sarà la fiamma d’amore del nostro cuore, il giorno in cui, confondendoci colla turba dei pastori, ci affolleremo nella capanna di Betlemme, piegheremo il nostro ginocchio ad adorare, deporremo un bacio sulla fronte del neonato Bambino! Un fascio di luce il Vangelo d’oggi riverbera sulla persona di Cristo: in un fatto solo ci si palesano alcuni dei principali attributi, che, come Dio redentore, si raccolgono in Cristo: la sapienza, la potenza, la bontà.

Siamo alla fine del terzo anno alla vita pubblica di Cristo: gli avvenimenti incalzano; i nemici di Cristo ne hanno già giurata la morte; Cristo coi suoi discepoli si avvicina a Gerusalemme; a giorni il grande dramma della Passione sarà campiuto. Giunto al piccolo castello di Betfage, Cristo dice a due dei suoi discepoli: andate nel castello, che vi sta dirimpetto, e subito troverete legata un’asina, e con essa il suo asinello, scioglietela e conducetemela. Come mai Cristo parla, con tanta sicurezza, di un fatto che avviene altrove, un fatto che come uomo non poteva conoscere? Non lo poteva conoscere come uomo, lo conosceva come Dio. Come Dio, la sua sapienza è infinita. Egli conosce tutte le cose; il passato, il presente, l’avvenire, e persino i più segreti pensieri del nostro cuore. Quali grandi conseguenze da questo fatto derivano nei rapporti della nostra vita, conseguenze paurose e terribili da una parte, consolanti e soavissime dall’altra! O peccatori! Quando voi date sfogo alle vostre passioni, o da soli, o con un complice, o con più complici, voi credete di essere soli, di non essere osservati da nessuno. Anzi, voi avete ordito il preparamento della vostra colpa in modo, che nessuno si accorgesse quando la preparavate, nessuno si accorgesse quando la compivate, nessuno venisse a saper nulla quando l’avete compita. Anzi, è forse questa segretezza del delitto che si accompagna alla impunità del delitto, che vi rese audaci nel pensarlo, nel tentarlo, nel compierlo. Batta pure il rimorso alla coscienza: vili, ingannatori, impostori, presso di voi, voi potete però tenere alta la fronte presso degli altri; voi col sorriso sulle labbra potete stringere in segno di amicizia la mano alla persona che avete poc’anzi ucciso nen riputazione, colle vostre maligne insinuazioni, colle vostre calunnie; voi, incontrando in una pubblica via, voi entrando nella sua stessa casa, potete salutare come amico colui, a cui nel segreto recate il supremo oltraggio della infedeltà della moglie; voi, amministratore, onorato dalla fiducia dei padroni, che tranquilli, per effetto delle vostre subdole arti, ve la conservano, avete potuto met [p. 340 modifica]ter la mano nei beni altrui, raddoppiando lo stipendio coi furti. E’ proprio vero che nessuno sappia quello che avete fatto? Non lo sanno gli uomini; lo sa Dio. Non sempre si riesce a conservare il segreto neanche presso gli uomini: piccolissimi indizi conducono talvolta a grandi rivelazioni. E allora balzano fuori improvvisi, inaspettati, certi scandali; che fanno inarcar le ciglia di stupore, di meraviglia, che fanno esclamare: come! il tale... la tale... hanno fatto la tal cosa! Chi l’avrebbe creduto? chi l’avrebbe sospettato? Molte volte la giustizia, colla umiliazione del reo, si compie anche a questo mondo. Ma se non si compie sempre nel mondo, nella vita presente, si compie sempre certo nella vita futura. Una delle principali ragioni del giudizio universale, è appunto questa: la rivelazione inevitabile, severa, delle nostre colpe dinanzi a coloro che abbiamo ingannato colle nostre avvedutissime imposture! All’opposto, il pensiero che Dio conosce tutto quello che fanno gli uomini, quale consolazione, quale conforto deve infondere negli animi degli infelici, dei tribolati, dei perseguitati, dei calunniati! Nessuno conosce le lagrime che voi versate nel segreto; le conosce Dio; le numera, le apprezza, già le mitiga, le asciuga colla pace della coscienza; colla speranza che la verità verrà un giorno a farsi palese; ma se non venisse à galla quaggiù, la vostra solenne giustificazione, il vostro trionfo, non potrà mancare altrove. Vi attende Iddio. Gesù Cristo aggiunge: se alcuno vi dirà qualche cosa, dite che il Signore ne ha bisogno, e subito ve li rimetterà. In questa frase è palese l’affermazione della padronanza di Dio. Dio è il creatore, Dio è il padrone di tutti: tutte le cose sono fatte per lui; tutte devono essere adoperate pel conseguimento de’ suoi fini; per la sua gloria; non mai contro gli ordinamenti della sua legge, non mai per offenderlo. Nella vita ’pratica, riconosce l’uomo questa padronanza di Dio sopra di sè; nell’uso ordinato delle cose proprie e dei beni altrui? L’uomo. vive libero, indipendente, come se nessuno fosse sopra di lui. Egli non si interessa di sapere se Dio esiste, se abbia parlato, se Dio abbia fatto dei comandamenti; o se lo sà, è per infischiarsi di Dio, de’ suoi comandamenti. Non serviam, è il grido audace che lancia contro le divine ordinazioni: non lo dirà colle labbra; lo dice, peggio, coi fatti. Non prega, non va in chiesa, non riceve i sacramenti; non è puro con sè; scandalizza gli altri con discorsi liberi, per non dire osceni; mantiene tresche che portano il disonore nelle famiglie; ruba a man salva nei beni delle vedove e dei pupilli, nelle casse dello Stato. Dio può ben chiedere qualche volta nell’adempimento del vostro dovere, il sacrificio della persona, il sacrificio parziale dei nostri beni: nel dare a Dio noi non facr".n.

ciamo che restituire una parte di quello che ci ha dato lui. Dalla parte di Dio una immensa liberalità; dalla parte dell’uomo una esosa grettezza! Quando Dio ci chiede qualche cosa, o nell’opera o nelle sostanze, quando Dio, che è padrone di tutto, usa con noi la frase: ho bisogno da voi della tal cosa, siamo lieti ed orgogliosi, di poter rispondere affermativamente all’invito di Dio. Il padrone dell’asina e dell’asinello, non contrastò alla domanda fatta da CriSto: i disupoli vennero, i discepoli trovarono, i discepoli chiesero, i discepoli, parlando a nome del Maestro, ottennero subito quanto desideravano. Come è bella questa pronta accondiscendenza dell’animo ai voleri di Dio! E’ ubbidienza? è ricompensa? è generosità? è gentilezza d’animo? è compassione? E’ un po’ di tutte queste cose assieme: è un mutar la volontà dell’uomo nella volontà di Dio; praticamente è un viver della vita di Dio.

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Dio sapiente... Dio potente... parrebbe che la conseguenza immediata, naturale, di questi due attributi dovesse essere... Dio glorioso, Dio sovrano! No; invece è Dio mansueto, Dio buono, Dio indulgente, generoso. Conducono a Cristo l’asina e l’asinello. In essi i Santi Padri leggono il simbolo dei due popoli: il popolo ebreo e il popolo gentile; il popolo ebreo già adulto nel servizio di Dio, il popolo gentile che fra poco sarebbe chiamato a partecipare all’eredità di Cristo, popolo ancor giovinetto, anzi, moralmente parlardo, ancor non nato. Gli apostoli e i discepoli distendono sopra di essi le loro vestimenta; molti delle turbe fanno. ancor di più: distendono, in segno di omaggio, le loro vesti per terra. Altri tagliano dei rami, e li gettano, in segno di festa, sulla via. Il trionfo, per essere completo, ha bisogno di una parola, di un canto. Il casto non mancherà: sarà preso dalle tradizioni nazionali ebraiche: è il canto di saluto, di omaggio, al Messia: Osanna al Figliuolo di Davide; benedetto Colui che viene nel nome del Signore; osanna nel più alto dei Cieli. A questo modo Gesù Cristo entra in Gerusalemme; è un ingresso di pace, di mansuetudine, di umiltà; è questo l’ingresso che Gesù Cristo vuol fare, desidera di fare entrando nell’anima di ciascun di noi, non accompagnato dallo spettacolo della grandezza che impone. che opprime; ma coll’amore, colla persuasione, colla pace. che attrae, che convince. E alla mansuetudine, all’amore di Cristo, dovrebbe corrispondere la riconoscenza, l’esultanza nostra. Riconoscenza di cuore, di parole, di persona, di opere, come è la riconoscenza oggi manifestata dalle turbe. Che spettacolo edificante, commovente! una parte Dio mansueto, Dio buono, dall’altra l’uomo riconoscente, esultante! [p. 341 modifica]

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Perchè la fronte serena di Cristo si turba? perchè un velo di dolore passa sul suo volto? perchè ula lagrima trema nella sua pupilla? Ah, fratelli, qual duro presentimento invade l’anima sua! Fra pochi giorni, quel popolo che ora lo applaude, lo maledirà!... Un altro cammino farà allora Cristo; ma non sarà più un cammino di trionfo, non sarà più la via ricoperta di palme; sarà la Via Crusis, sarà la via segnata dalle goccie del sangue caduto dalle sue ferite.... Incostanza, mutabilità, ingratitudine, ecco in qual modo gli uomini troppo spesso rispondono ai doni ed alla misericordia di Dio! Oh, giammai e da nessuno si possa dire altrettanto di noi! L. V.

I bomb a gas lacrimògene

Oh bel Cecch-Bepp, grazios, carin, carini T’hee aggiunt on’altra gloria, ai to bei glori: La sparala di bomb lacrimatori, Regali dell’inferndl to amis.... Ciapin. Ma guarda che bei robb, quell Folletin, L’ha trovaa sul librett di so memori! Al capitol ch’el tratta: dei fetori, L’ha ditt: quist vann benon per el Peppin. I bomb coll’acid prussich e quist chi; El fusilà, la forca, l’oppression Hin tucc cossett ch hin propri degn de ti. Sta ben attent, Peppin, carin, birbon; Perchè prest, prest, saremm de ti a Vienna A fatt, col funeral, la cremazion. FEDERICO BUSSI


Una parola sulla pornografia

Già da gran tempo si agita sui giornali la questione della pornografia. Il giornale l’Italia di Milano, che si è fatto paladino della guerra contro il mal costume, e non si può negare che i suoi colpi, altrettanto vigorosi che fortunati, abbiano raggiunto un notevole risultato, chiamando a raccolta tutte le forze vive ed oneste del paese, giungendo fino al punto, appofittando del passaggio dell’on Salandra, Presidente del Consiglio, da Milano, di ottenere da lui la promessa che la questione verrà portata per apportuna discussione dinnanzi ai corpi legislativi.

Molti sono scettici nel dare importanza alla questione e sopratutto diffidano che si possa giungere a risultati positivi ed efficaci. Noi crediamo che questo stato di indifferenza e di sfiducia sia effetto del non considerare il quesito nella sua intima natura e nelle conseguenze, forse perchè la i viva e profonda preoccupazione della guerra toglie importanza e mette in seconda linea tutti gli altri quesiti. Eppure, il quesito, a considerarlo attentamente, è della massima importanza: esso involge tutta la vita della nazione, negli elementi suoi più intimi e costitutivi, la moralità e la gioventù; riguarda non soltanto i bisogni del presente, ma le sorti del futuro. Tale è il convicimento di tutte le persone, deputati, senatori, professori, sacerdoti, vescovi, che interpellati direttamente sulla questione hanno dato il loro voto, che si può leggere nel numero unico sulla pornografia, pubblicato dall’Italia. Abbiamo assistito domenica, 28 corrente ad una adunanza che intorno all’argomento venne tenuta, per iniziativa della Lega dei padri di famiglia, del SS. Redentore, nel salone di via Palestrina, 7, rione di Porta Venezia. Oratore principale fu il Cavaliere Conio, direttore del giornale Italia, convinto apostolo della guerra contro la pornografia. Ci piace riportare in parte il riassunto delle sue parole, pubblicato dall’Italia del 29 novembre.

Dopo brevi parole del prof. Zanoni, presidente della Lega, destinate ad illustrare l’opera da questa svolta nel rione, ebbe la parola il cav. Stefano Conio. Questi, con voce chiara e vibrante, tenne la sua conferenza: I coefficienti per una più grande. Italia. L’oratore disse che in questo momento le energie di tutti i cittadini devono essere non soltanto rivolte alla presente guerra, per contribuire al suo completo successo, ma devono rivolgersi a preparare la Nazione di domani, moralmente più forte e più grande. Ha accennato alla rinascita spirituale che la guerra, in mezzo ai suoi orrori ed alle sue miserie, viene suscitando: e ha detto che queste scintille devono essere raccolte per comporre la grande fiamma della fede, che tutte le anime conforti e renda ancora più pronte ai sacrifici e ad opere migliori. Non bastano le munizioni, non basta l’ardimeneto e la fisica resistenza per assicurare la vittoria: è necessario che il sacro fuoco della fede evangelica si fonda e riscaldi il sentimento patrio. Nè migliore opera patriottica potrà compiersi di quella che sia destinata a rinnovar le coscienze, a rtemprare le anime, a rendere gli spiriti sempre più puri. A quest’opera di rinnovamento, di purificazione, tutti gli onesti cittadini devono contribuire rinnovando e, purificando sè stessi ed i più prossimi. Alla corrente dell’immoralità che ammorba ed uccide, un argine deve essere posto a salvezza delle nostre anime e di quelle della gioventù. E proseguendo l’oratore nel suo caloroso incitamento, ha parlato della nefasta propaganda pornografica, denunciando tutti i pericoli di una tale infezione. Posta in luce tutta la importanza della odierna lotta contro questa triste piaga, ha illustrato le fasi atraverso le quali essa è passata fino ad oggi. Della promessa del Governo, egli ha detto, noi non possiamo e non [p. 342 modifica]dobbiamo diffidare ma se i provvedimenti nuovi verranno, non per questo sarà chiuso il lungo periodo di lotta: sarebbe follia tutto attendere dal governo e dalla legge: sono i cittadini che debbono preparare il terreno fertile all’opera legi eterna, in confronto di che poco valgono le nostre leggi, le quali colpiscono solo l’atto esterno, quando lo possono aver colto. Per me, senza il concetto di Dio, è vano ogni tentati slativa, affinchè essa possa trarre frutti i più copiosi. E l’oratore, a questo punto, ha rinnovato il suo appello perchè l’opera di pu’ rificazione sia larga e costante, in noi e pres vo di formare le coscienze del dovere, e rimangono senza base le leggi ed il principio di autorità. Oggi regna l’ateismo nelle scuole, e l’indifferentismo nelle famiglie, e noi assistiamo alli

so di noi, per poter auspicare alla maggiore grandezza d’Italia

caduta del principio di autorità, e alla graduale scomparsa delle famiglie, con la conseguente soppressione dei più santi e delicati affetti e d’ogni senso di onestà e di pudore.

ed al trionfo completo delle idealità cristiane. Seguì l’on. Degli Occhi che con una felice improvvisazione espresse tutto il suo più vivo compiacimento per la lotta antipornografica alla quale tra i primi diede la sua adesione. Il deputato di Affori si associò alle considerazioni del cav. Conio dicendo che ai cittadini spetta il combattere e vincere il male: la legge porterà conforto in questa lotta ma sarà insufficiente l’opera sua se mancherà il contributo vivo e fattivo degli onesti. Ebbe parole di alto sdegno contro coloro che speculano sul male ed incitò tutti alla buona battaglia.

Impressionò molto quando mostrò l’insufficenza della legge a punire le pubbblicazioni pornografiche; la legge non punisce che i fatti, non le cause dei fatti, punisce i fatti prodotti dalla lettura di libri cattivi, lascia stare i libri cattivi; l’opera dei genitori è quella che deve prevenire la legge, nel proibire ai figli la lettura di pubblicazioni pericolose,annuncpte spesso negli annunci di quarta pagina di giornali anche largamente diffusi e ritenuti onesti. La cecità dei genitori è fenomenale nel non avvertire i pericoli che insidiano la moralità dei figli e delle figlie: per premiarli delle loro diligenze a scuola, della bontà della loro condotta in casa, li conducono al teatro, al cinematografo, ove si svolgono produzioni che in modo velato, insidioso, la fede, la virtù, l’innocenza, hanno troppo spesso un’intima offesa: in premio della virtù dei figli i padri conducono i figli a perderla!

Altra grande impressione ci ha pure fatto., nel suggerire i mezzi morali più efficaci per combattere la pornografia, il discorso ch- nell’apertura dell’anno giuridico a Lucca ha tenuto il Procuratore Generale, cav. Campana. E’ una pagina che sarà letta da tutti con vivo interesse e con vantaggio. Egli, studiando profondamente i rimedi contro la delinquenza, specialmente giovanile, ha detto fra l’altro: «Io credo che i provvedimenti più efficaci per contenere e diminuire la delinquenza, (madre e figlia della pornografia), siano quelli d’indole.morale e credo che principale dovere dello Stato sia d’organizzare i costumi e l’educazione. «Poco si è fatto a questo riguardo. Hanno solo soppresso il Catechismo dalle scuole, ed istituite le scuole laiche - la scuola cosidetta neutra — proclamando il principio che la gioventù dev’essere educata senza preconcetti che ne orientino in

«Oggi.tutto congiura a corrompere piuttosto che ad educare i costumi. Una colluvie di libri pericolosi per la moralità va appestando l’Italia. Le Università Popolari, in molti luoghi, sono diventate cattedre di anarchia e di corruzione. I giornali, lee edicole, i comizi, i Clubs, le biblioteche circclanti, i cinematografi, sembrano organizzati e coalizzati tutti contro il buon costume. I grandi giornali hanno colonne intere di corrispondenze intime, disoneste e delittuose. Nei cinematografi primeggiano gli spettacoli a base d’immoralità, e la parte ridicola tocca alle persone d’ordine, ai giudici, ai questurini, mentre vi compaiono eroi i ladri. Nei club si danno serate nere, balli scandalosi e peggio. Con pochi soldi qualunque ragazzo può procurarsi figurazioni e pubblicazioni oscene. «Le madri oggi non curano più l’educazione, la quale — se bene impartita da loro — penetrerebbe nell’anima dei loro figliuoli, come il latte nei loro corpi. L’educazione materna, sopratutto, influisce a formare il cittadino. Ma, purtroppo, oggi nelle famiglie i figliuoli anzichè ricevere una buona educazione sono piuttosto viziati dai cattivi esempi e crescono intolleranti di ogni freno, ribelli alle leggi morali e civili, e travolti dalla corruzione e dal vizio, molti finiscono per andare incontro al delitto. Noi vediamo oggi i giovanetti, atteggiarsi ad uomini, con le sigarette in bocca e le bestemmie sulle labbra; li vediamo sputar sentenze sopra ogni arduo problema sociale, li vediamo soci nei circoli, consiglieri e magari presidenti; li sentiamo proporre ordini del giorno, proteste, reclami, ecc., e vediamo per le strade i bambini che prendono parte ai comizi, ai cortei, alle dimostrazioni e alle ribellioni. Quanto erano più cari e piacevoli i giovanetti d’una volta, i quali giuocavano e si divertivano, ma sentivano di essere bambini ancora! «E scuola di corruzione sono le officine create dalle grandi industrie moderne, perchè fra quelle masse d’operai, i giovani imparano che la religione fu creata per tenere soggette le genti, che la morale è modellata conformemente agli intressi delle classi dominanti, che la famiglia è il fondamento dell’egoismo accumulatore e dell’aborrita conservazione del capitale, e che lo Stato è la violenza armata per comprimere le espirazioni del popolo e difendere i privilegiati dalla fortuna. «Preoccupiamoci maggiormente della educazione, organizziamo una campagna contro i corruttori dei minorenni e contro tutte le propagande del male, distruggiamo i germi se non vogliamo il delitto, e curiamo che nelle famiglie e nelle scuole sia impartita un’educazione che ponga Dio a ragione, base,

un modo piuttosto che in un altro la vita. Ma credo che si sia

e scopo della vita.

fatto molto male. Io sono convinto che giovi più ad un popolo l’educazione dell’anima che quella dell’intelletto, e che una

«La Fede - scriveva l’illustre magistrato Tancredi Canonico — è l’unica via retta in cui splende la luce della verità,

educazione morale piena e perfetta non si possa avere fuori

su cui arde il fuoco sacro che crea gli eroi». Ed a questa fede s’inspirano, da questa traggono coraggio i nostri figli che eroi dalla religione. «La religione sola insegue gli atti umani nelle loro prime

origini, nel pensiero e nel cuore, con una sanzione intima ed

camente combattono e muoiono ora per la Patria». [p. 343 modifica]Prima di chiudere facciamo una osservazione di massima. Il male pornografico non è un male dei nostri giorni: esso è antico quanto i castighi che l’hanno rurio, il Diluvio universale, il fuoco su Sodorna e Gomorra. La causa della pornografia è nella natura umana; è nella propensione al male, conseguenza del peccato originale. In fondo ad ogni questione politica e sociale si annida sempre una questione teologica religiosa. Quindi i mezzi per combattere la pornografia ritornano sempre i mezzi coi quali la religione combatte le inclinazioni al male, cioè la fede e la penitenza. I complici della pornografia sono due elementi opposti: la irreligione e la corsa al piacere. Dove•la pornografia, nel suo svolgimento logico, ha compiuto la sua parabola più discendente, è la Francia, col suo spopolamento, colla soppressione delle culle; male che ha per causa, remota, ma ognor vivente, l’incredulità, inoculata nell’anima francese da Voltaire e da Rousseau. Che cosa ha tolto e toglie ai genitori la forza per compiere il più sacro dei doveri? L’irreligione che spegne nell’orizzonte dell’anima due verità: l’esistenza della vita futura, l’esistenza di Dio. Non c’è, si pensa, che la vita presente? Godiamola. Non c’è nessuno sopra dell’uomo, che comanda all’uomo? L’uomo diventa Dio, comanda a sè stesso. Parrà strano il dirlo: eppure tutti i rimedii contro la pornografia e la corruzione dei costumi, si possono ridurre, in ultima analisi, ad uno solo: Il Catechismo. E’ precisamente il rimedio che l’Italia ufficiale ha cacciato fuori dalle scuole. Il catechismo è Dio, il catechismo è la vita futura. L. VITALI. Libriccino confortatore in tempo di guerra

(Continuaz. vedi num. 47 )

La contemplazione della vita risorta e ascesa ci aiuta i realizzare il detto «che le pene dell’ora presente non hanno proporzione colla gloria futura». I nostri cuori e le menti nostre dovrebbero riempirsi di contentezza considerando il bene senza limiti e la vittoria senza fine che non potranno a meno di aiutarci a superare i nostri mali presenti, sapientemente portati

sulla terra. Nostro Signore non dal solo tabernacolo comunica


coi suoi amici, Egli si dà loro altresì per avvalorarli irr qu-sti


giorni di angustie e di prova, d’ansietà e di angoscia.


Forse nei tempi di prosperità noi pensammo poco al nostra


Divino Amico ’che è nella Eucaristia; poche furono le rostre

visite, rare le Comunioni. Ora che gli amici del mondo man ed utilizzati Se tutta la gioia e la gloria nostra non fossero

cano, e molti fra noi sono privati dei loro cari, possiamo volgere

che in prospettiva, e solo la desolazione e l’umiliazione, già

il pensiero al nostro Amico che ci è sempre compagno. A quanti

presente, potremmo essere tentati di disperare di quella gioia

chiedono il suo aiuto, Egli certamente arreca loro conforta.

e gloria. Sapere che Nostro Signore e l’innumera moltitudine

Per avventura Egli porterà in salvo i loro cari che sono andati

dei suoi Santi hanno già mietuto la messe seminata quaggiù

alla guerra. Se no, non possiamo tuttavia dubitare a meno che

nelle lacrime, ci anima a sperare una partecipazione a tuella

una volontà radicalmente cattiva prevenga l’opera del suo Amo messe. Benchè lo strepito degli eserciti combattenti sia og re che Egli compenserà gli amati perduti nell’eternità. Di più

gicli come il muggire di acque in furibonda corsa, già tuttavia

l’Eucaristia, il pane dei forti ci farà affrontare impavidi il peri l’Uom-Dio regna lassù in una gloria tutta calma, cui nessun

colo e la perdita. Adesso si compie nel SS. Sacramento la pa tumulto o guerra terrena valgono a turbare. «Cristo, essendo

rola del Salmista, «Benchè dovessi passare tra le ombre della

morto una volta, non muore più».

La vita mortale della terra non è che una, ed una volta sola dobbiamo passare per la porta della morte. Se noi moriamo bene in questa nostra unica morte, non dovremo paventare una seconda. La morte è la via, la sola via che mena alla gloria. Coloro che muoiono in grazia, sia sul campo di battaglia, oppure tranquilli nel loro letto, sono perciò appunto assicurati della gloria. La’ risurrezione e la gloria del risorto Salvatore, sono pegno infallibile che il soldato che cade, muore bensì ma per risorgere ancora e regnare per sempre con Cristo, che coloro i quali perdettero i loro cari, in verità non fanno che mandarli’ innanzi nella terra ove essi dovranno ritrovarsi e vivere assieme per l’eternità. Perciò la Risurrezione è soave consolazione alle di Lui membra sofferenti, il di Lui ritorno alla vita, un conforto nella loro morte, e la di Lui gloria presente, una promessa della loro gloria futura.

Conforto del SS. Sacramento.

«Lo chiameranno Emanuele, che si interpreta il Signore con noi.». «Ecco, io sono con voi sino alla consumazione dei secoli». Una delle più terribili angoscie di questi giorni di tanta angoscia, è certo la separazione dei parenti e degli amici; i mariti si vedono costretti a lasciare mogli e figli, in molti casi per non più rivederli. Dovranno poi i partiti trovarsi soli? No, perchè hanno Dio con loro. In Dio sono uniti in un vincolo indissolubile per quanto di corpo siano separati. Questo è il conforto per tutti quelli che credono in Dio e si trovano in grazia. Coloro che sono cattolici hanno un’altra presenza di Dio con loro, una più speciale e, per così dire, più tangibile presenza, quella di Dio incarnato nel SS. Sacramento dell’Altare. Nei nostri tabernacoli noi abbiamo un Amico sempre presente, un Aiuto nel turbamento, il divino Amante delle

dove possiamo trovare rifugio dalla tempesta che mugge a’ di

anime nostre. Quivi noi abbiamo un Cielo di pace e d’amore,

visita a Nostro Signore nel SS. Sacramento. Ma almeno essi

la morte sui campi di battaglia non godono il conforto di far fuori. Ivi dimora il nostro migliore amico che mai potrà dimenticarci e venirci tolto. Egli è vero che coloro i quali affrontano

hanno la consolante consape olezzt della di Lui presenza marre, non temerò i pericoli, perchè tu sei meco. Tu hai pre [p. 344 modifica]Iparato innanzi a me una mensa contro quelli che mi tribolano».

L’Eucaristia è la partecipazione del Corpo vivente e vivificante dell’Uomo-Dio. Esso è, come i Padri si sono esp-essi, la medicina di immortalità, ricevendo la quale, viene co

municato al corpo ed all’anima il principio della vita eterna. Migliaia di comunicanti saranno falciati durante questa guerra per morte fisica; la virtù delle loro comunioni renderà quella morte impotente ad intaccare la vera vita. Per la morte e dopo la morte, coloro che hanno ricevuto il Corpo di Gesù che dona la vita possederanno la vita immortale. alo sono il Pane vivo; chi mangerà di questo Pane, vivrà in eterno, e il Pane che io darò, è la mia Carne. Come il Padre vivente mandò me, ed io vivo per il Padre; così colui che mangia di me, vivrà per me. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo dei giorni». Queste sono le parole di conforto dette dalla Chiesa allora che offre il sacrificio della Messa per i figli partiti da questo mondo. Esse sono il fondamento della sua fiducia che le preghiere per quelli saranno ascoltate. In questa guerra l’uomo potrà bensì uccidere il corpo, ma la potenza vivificatrice dell’Eucaristia darà la vita immortale all’anima ed al corpo.

I Cattolici, divisi in ostilità terrene, sono uniti nella partecipazione e nel possesso del Santo Sacramento. Qui essi sono uniti in un grado assai più considerevole di quello in cui sono opposti. Benchè per una terribile dispensazione del male, essi debbano aver bisogno di distruggere l’uno il corpo dell’altro, essi sanno ancora conservare l’unione d’anime che sorge dal comune altare e dal Tabernacolo. Il Santo Sacramento è il Sacramento dell’unione a dispetto della guerra. Sembrerebbe essere stato opera speciale della divina Provvidenza che lo scop

pio della guerra fosse preceduto dal Congresso Eucaristico di Lourdes, quando i Cattolici di tutte le nazioni ora interessate in questo disperato conflitto, erano uniti in solenne pubblica affermazione della loro divozione al Santo Sacramento. Coloro che sotto il manto di Maria adoravano assieme il di Lei divin Figlio nel Sacramento del suo amore, posseggono un vincolo comune che nessuna contesa terrena dovrebbe poter sciogliere.

La divozione e la frequenza all’adorabile Sacramento dell’Altare purificherà i Cattolici dell’odio che naturalmente verrebbe eccitato dalla guerra. Compagni nella Comunione e nell’adorazione innanzi al Tabernacolo, se dovranno battersi assieme, si batteranno, per dovere, non già per odio. Il guerreggiare prolungato ed aspro sveglia d’ambo le parti la bestia che sonnecchia nell’uomo, avido di distruggere e divorare. La partecipazione del Pane degli Angeli darà forza di restringere questo basso elemento dell’umana natura. (Continua..)

Trad. di L MEREGALLI.