Il buon cuore - Anno XIII, n. 33 - 4 ottobre 1914/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIII, n. 33 - 4 ottobre 1914 Religione

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La rinascita cattolica dell’Olanda

I progressi del movimento cristiano sociale


Da un secolo il cattolicismo ha ripreso, in Olanda, i Paesi Bassi del Nord, la sua marcia ascendente; dal 1813 al 1913 infatti è avvenuto un profondo cambiamento, dello spirito protestante verso il cattolicismo romano; questo ha spiegato un’azione molteplice religiosa, apologetica, sociale tanto fra gli operai quanto fra gli agricoltori, ha istituito numerose e fiorenti opere di carità, ha compiuto insomma dei progressi grandissimi. Ed i cattolici olandesi hanno, con tutta ragione, voluto presentare le diverse tappe di questo cammino, la loro opra multiforme compiuta durante un secolo in un lavoro enciclopedico «Het Katholick Nederland». Quella del cattolicismo olandese è una delle storie più interessanti; per due secoli i cattolici furono trattati con ingiustizia e talora con violenza; la Rivoluzione francese proclamando il principio della libertà segnò l’inizio di un’epoca nuova; ma le idee dovevano ritardare ad essere praticamente riconosciute. Nel 1813 Guglielmo I d’Orange salendo al trono fa pesare sul cattolicismo l’odio calvinista, e, negli anni successivi, fu inaugurato tutto un sistema di persecuzione.

Nel 1830 il Belgio si separa dall’Olanda e sorge l’uomo che, venendo dal protestantesimo doveva conquistare, con la sua propaganda intensa, la libertà della Chiesa cattolica; era Gioachino Giorgio Le Sage ten. Brock.

Qual’è la situazione attuale del cattolicismo o-

landese? Quali furono le conseguenze dell’attività dei cattolici durante un secolo

Diamo uno sguardo alla politica religiosa, alle conquiste nel campo scolastico, al movimento sociale ed alla stampa creata dai cattolici.

Dal punto di vista politico religioso ecco come stanno le cose: il potere civile non entra negli affari interni delle chiese, ma riconosce nel foro esterno il valore delle decisioni dell’autorità ecclesiastica in materia spirituale. Il governo non entra, in nessun modo alla nomina dei vescovi che sono presentati dal Capitolo della Cattedrale e nominati dal Papa: il governo ne è semplicemente informato. Le diocesi e le parrocchie sono considerate come persone morali e possono acquistare beni mobili e stabili senza autorizzazione governativa. Le parrocchie e la amministrazione del patrimonio ecclesiastico dipendono dalle sole autorità ecclesiastiche. La formazione di associazioni è pienamente libera e non vi ha alcuna eccezione per le congregazioni religiose. Ogni associazione religiosa o laica che vuole avere la capacità giuridica deve chiederne la autorizzazione al governo. Le caserme e le prigioni per ciò che riguarda i cattolici, dipendono dal vescovo. La propaganda cattolica è pienamente libera come l’insegnamento confessionale.

Nel campo scolastico i successi sono stati infatti grandissimi. I cattolici non domandavano la confessionalità della scuola pubblica, che, secondo la legge, è neutra, ma che le scuole pubbliche, e che la libertà dei padri di famiglia fosse assicurata é resa effettiva mediante dei sussidi governativi. La legge dell’8 dicembre 1882, chiamata legge di pacificazione, completata da diverse leggi successive, consacrò il principio dell’uguaglianza delle scuole private e delle scuole pubbliche per l’insegnamento elementare; quella del 22 maggio 1905 lo introdusse nell’insegnamento superiore e quella del 14 giugno 1909 nell’insegnamento medio. Ed ora si sta combattendo l’ultima battaglia su questo terreno, intorno alla revisione della costituzione che il gabinetto Heemskerk non ha potuto compiere e che il ministero liberale Cort Van der Linden ha messo in testa al suo programma governativo.

Ognuna di queste leggi ha dato un impulso al [p. 258 modifica]lo sviluppo dell’insegnamento cattolico. Il numero delle scuole elementari che era, nel 1888, di 496 con 86,408 allievi, è salito a 920 con 5277 maestri e maestre, una popolazione scolastica di allievi 184.907, mentre un migliaio di scuole libere protestanti contano circa 170 mila allievi e le scuole pubbliche presentano, dal 1906 al 1911, una diminuzione di allievi da 567,764 a 563,047. L’insegnamento medio cattolico che fu organizzato un po’ tardi sia perchè non se ne comprese subito l’importanza, sia per le spese che importava, conta ora, cinque scuole medie con corsi quinquennali. •• En ora i cattolici accarezzano l’ideale di una università cattolica di cui si sente sempre più il bisogno. La legge del 1905 ha facilitatg, l’istituzione di una università con l’accordare loro dei sussidi governativi; perciò nel 1903 l’arcivescovo mons. Van de Wetering creò una istituzione dotata di personalità civili con lo scopo di raccogliere le somme necessarie alla creazione dell’università cattolica. Intanto vesta i. tituzione ha creato delle cattedre private nelle università pubbliche.

Verso la fine del secolo scorso cominciò il movimento sociale olandese favorito dai vescovi, veri capi popolari dell’esercito cattolico. Nel 1888 sorse la prima associazione operaia cattolica sotto gli auspici del vescovo di Harlem. Essa fu il germe della lega popolare dei cattolici romani d’Olanda che ha federato cinque organizzazioni diocesane con 185 sezioni e più di 40.000 soci. Ha dato un impulso alle opere sociali come i congressi, l’insegnamento professionale, le casse di risparmio e di disoccupazione, le mutue, le organizzazioni professionali. L’opera sua più recente fu la istituzione di un ufficio sindacale a cn: aderiscono 21 federazioni con 500 sindacati e 28 mila operai. Il movimento profession,ale non ha ancora una organizzazione compatta ed accentrata, ma è incamminato verso questa meta. La Lega popolare promosse il movimento agricolo creando il «I3oerenbond». Fu nel Brabante settentrionale per l’iniziativa di un frate premonstratense, del cor ve,nto di Heeswiik, che que.ta lega prese un,grande sviluppo assumendo un carattere essenzialmente cattolico. Essa conta 65 mila soci, ha una influenza notevole sui poteri politici ed ha suscitato molte opere, quali i sindacati di acquisto e di Vendita, le latterie cooperative, le banche mutue. Un altro frate premonstratense, il dottor Nouwens prese a suscitare il movimento a favore delle classi’medie, in dieci anni è riuscito ad organizzare in cinque, diocesi, delle associazioni di commercianti cattolici; esse tendono a federarsi ed hanno istituito sindacati di acquisto, corsi commerciali, banche. Al disopra di queste diverse associazioni vi è un grande organismo, il «De Katholicke Sociale Actie»; istituita sul tipo del «Volksverein» tedesco. L’«Azione cattolica sociale» ha spiegato una grande attività, coordinando tutte le opere cattoliche che hanno, sco pi sociali. Alla sua testa si trova il deputato Aalbersc il quale ’ebbe l’idea della vasta organizzazione. Non parliamo delle numerose opere di carità e segnaliamo solo il progresso della stampa cattolica che fu uno dei fattori principali dei progressi del cattolicismo olandese. Attualmente i cattolici hanno 20 quotidiani. 98. settimanali, e 54 riviste. Essi hanno pure una solida organizzazione elettorale ed un vivo sentimenta della realtà politiche. Mons. Schaepmann, il compianto leader dei cattoliA, li ha iniziati a quella tattica che, mediante l’alleanza coi protestanti antirivoluzionari del dott. Kuyper, li ha portati già tre volte al potere e, nel 1912, per la prima volta ha elevato alla presidenza della Camera un cattolico praticante, Van Nispen. Il partito cattolico coi suoi 25 deputati ed i suoi I8’senatori, è l’arbitro della situazione negli Stati generali. L’avvenire riserba al cattolicisma olandese altri progressi ed altre vittorie ed, a ragione, il P. Paolo Verschaw, un efficace illustratore dell’Olanda cattolica, può scrivere «La fer mezza, il senso pratico, l’ardore dei cattolici di questo paese si sono affermati in modo splendido, e ve7 dendo questa vita che si espande dappertutto, si può accogliere, non più come una chimera, il, sogno di alcuni di essi di portare su questo piccolo angolo di terra, la civiltà cattolica ad un grado di perfezione sconosciuto in Europa dal medioevo e di farne, in altre parole, una grande Olanda cattolica.» A. CANTONO. NY 3 •~7:. 9 •7 111•71V.~" A TRAVERSO LE ETÀ SCONOSCIUTE...

Le scoperte preistoriche di Matera [l’età neolitica e l’età del bronzo • ha Grotta dei Pipistrelli e la Grotta Funeraria • be prime ri= cerche = Armi e arnesi litiei • 700 vasi graffiti e patinati • Il compito del Governo! Il pubblico e la preistoria. L’età neolitica Il pubblico italiano ignora o quasi la grande importanza preistorica della regione materana e del museo annessovi; nonchè la reale entità delle ultime scoperte, eseguite con l’abituale sagacia dal chiarissimo senatore Domenico Ridola. Una visita fugace, in questo mondo pieno di fascini, è quanto di più ihteressante si possa immaginare sia dal punto di vista della curiosità intellettuale, che per pura passione scientifica. I due strati più notevoli appartengono all’età neolitica e all’età del bronzo. Questo suolo ebbe abitatori sin dall’epoca quaternaria. L’uomo paleolitico vi ha lasciato numerose tracce tanto nella Grotta dei Pipistrelli, ché sulle sponde del Bradano, dove si rac. colsero, in dovizia, seghe, coltelli, raschiatoi. Nella località Serra Rifuso si sono scoperti utensili di tipo [p. 259 modifica]Chelles e S. Acheul. Essi presentano una grande varietà di dimensioni, e ciò rende incerti l’uso e l’epoca assegnatigli dagli studiosi. L’abbondanza in certi luoghi e la loro assenza in altri, rende assai verosimile l’opinione del Peli, il quale pensa che all’arrivo di nuove genti gli abitanti primitivi si sarebbero ritirati più all’interno, in modo da costituire uno strato indigeno) che s’incontra in Matera nelle epoche successive. Questi oggetti arcaici fabbricati dall’uomo, una volta introdotti, devono alla loro utilità e semplicità se furono adoperati ’durante tutte le fasi della civiltà litica. L’età nelotida è presente per lunga durata e su vastissimo territorio. Nella Grotta dei Pipistrelli, grandi utensili in forma di rastri e di coltelli attestano ch’essa fu abitata da gente primitiva sino all’arrivo ’di un’altra civiltà. Gli arnesi litici, levigati, forati, ritoccati artisticamente, dimostrano la successiva occupazione della Grotta dall’uno all’altro popolo. Le scuri, in tutto od in parte scheggiate, sono il segno indiscutibile di un passaggio da una tecnica all’altra. In un’età forse.contemporanea con le prime due stazioni umane di Hissarlick, tra il finire dell’età neolitica a Knossos ed i primi periodi minoici a Creta, nella Grotta si manifestano dei cambiamenti che confermano l’arrivo della civiltà neolitica, importata probabilmente dall’Oriente Mediterraneo. Nuovi elementi: la ossidiana e la ceramica patinata e graffita a cotto-, più tardi quella a fasce rosse e dipinta. Nella Grotta e nelle trincee la buona ceramica e quella rozza sono commiste. • Non c’è dubbio che la dimora di questo popolo fu qui protratta per molti é molti anni. Lo si denota, principahnonte, dalle enormi trincee scavate nella roccia, dalle capanne assai profonde, e dal manifesto progresso del gusto dell’arte; per i vasti graffiti ottiene tanta leggiadria di disegni, per quelli colorati passa dalle semplici fasce ai carattéristici triangoli. ai reticolati e fino alle spirali di Serra d’Alto., Il progresso meccanico segue quello dell’arte. Questo popolb autoctono scava infaticabilmente trincee, cunicoli, sepolcri, capanne, pratica sugli orli dei vasi dei fori per sospenderli alle pareti e per rattopparli, su dischi per collane e anche su ossa di varia qualità. Ad un certo punto la civiltà neolitica scompare. L’età del bronzo e la Magna Grecia

Ecco nuove forme di vita, nuovi costumi, nuove genti. Nessuno può dubitare che quei che importaron fra noi il rito della cremazione (necrop. di Timmari) il bronzo, la ceramica e le diverse,usanze, fossero gente diVersa da quella delle terremare. Anche essi abitarono questi luoghi per,mr,lto tempo, forse quanto bastò per trasformare il r’t.:5 della cremazione nella sepoltura in camerette scavate nella• roccia, adottando il tipo dei sepolcri siculi (Selva, San Martino, CappUccini) e poi quello dei sepolcri a corridoio (Murja Timon). Ma anche l’età del bronzo si dilegua nell’infinito. Non fu possibile scorgere altre linee di demarcazione tra l’età dei’ terramaricolj e le

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successive, più prospime alla storia scritta e all’epoca classica della Magna Grecia. L’ultima tappa delle ricerche dèl senatore Ridola — che - Iterria simpaticamente queste nobili cure a quelle di medico e di uomo politico - — è la civiltà della Magna Grecia. Timmari la Fontana dei Marroni, Picciano e anche l’interno di Matera, illustrano a meraviglia questo periodo sia con le genuine importazioni dalla Grecia che con le produzioni del luogo e di paesi circonvicini. Questa civiltà, come le precedenti, indica una nuova corrente di popolo che viene dal Mediterraneo orientale a riconquistare l’antico dominio, Il crescente trasmigrare di popoli del Settentrione e del Mezzodi nelle nostre terre, è un fenotteno che non data dalle sole epoche che la storia registra, ma risale alla più remota preistoria. Circa le idee religiose ed i culti, non si è qUi trovato alcun idolo --- al di, fuori del Sole e delle potenze terrestri — non ancora si adoravano idoli personali. La grott du mattivagghi

Parliamo ora delle due grotte principali: la Grotta dei Pipistrelli e la Grotta Funeraria. L’Agro di,Matera è popolato di grotte fantastiche, ne vediamo naturali artefatte e scavate nel tufo. Tra quelle che più meritano di essere visitate, c lire le due principali, sono la Grotta della Monaca o Monaciello, nella gravina di Pietrapenta, la Grotta del Forterizzo alla Serritella, la Grotta del Diavolo presso l’Ovile Dragom, sulla riva sinistra del Bradano. La più famosa è la Grotta dei Pipistrelli: per la favolosa tradizione che conserva di un gran tesoro custodito dal diavolo, per l’importanza del suo strato archeologico, per le segrete vie di accesso, per le dimensioni. A quattro chilometri da Matera, la si raggiunge traversando la contrada Agna. Prende il nome dai Pipistrelli, perchè nel fondo buio di essa vi permangono a frotte. Il mite e laborioso popolo di Matera chiama «rnattivagghia» il pipistrello e «grott du mattivagghi» l’interna caverna. Il prof. Achille Costa dell’Università di Napoli ne ha determinato le varie specie. L’origine vera della Grotta è ignorata. Si sa che un tempo vi si accedeva in piano, mentre ora vi si discende. Nel centro vi fu trovato un gran cumulo di terra, di macerie, di pietre. Presso l’ingresso tracce d’immagini sacre e di altari. Si è rinvenuto qualche scheletro sotto lastre di pietra senza alcun corredo funebre. Si affaccia l’ipotesi del culto cristiano. Ciò è confermato da rozzi sepolcri tipicamente cristiani scavati nella roccia, da frammenti d’intonaco dipinto e da altri sega’ di grotte vicine. Il nome di Serra Sant’Angelo, dato alla collina sovrastante fa pensare che anche in quest’antro pauroso si fosse venerata l’immagine di S. Michele Arcangelo, nei, tempi in cui fu costume collocare l’effigie miracolosa in riva al mare, sui monti, e specialmen-, te nelle caverne, ove Satana si riteneva avesse dominato negli antichi culti pagani. Qui vi fu pure il [p. 260 modifica]culto degli Angeli. In un’altra Grotta, chiamata dei Santi, son dipinti insieme S. Michele, San Gabriele e S. Raffaello. V’è poi il ricordo di un principe longobardo, che nel 774 donava ad un monastero di benedettini nEcclesiam SS. Angeli et Mariae qua, Nsita est in Galo (bosco) nostro Materae et pascum ad pecualia)).Si vuole che l’antico sacello, con la Grotta, fosse adibito ad ovile. Il caso non è rane nè. unico. Quanti templi non furono alla fine popolati di rimali? L’arcivescovo Brancaccio, in una sua visita diocesana, nel 1577, cosi descrive l’Abbazia di San Vito, pres., Taranto: ninvenit culti apertam, desertarn, nudam, ab animalibus habitatam.» E’ opinione diffusa nel paese — o è leggenda? — che nella Grota vi fu già una chiesetta cristiana distrutta da un re Barbarossa, dopo avervi seppellita una sua figliuola, celandovi insieme un gran tesoro, meta sino a poco tempo addiero, di avidi cercatori. Quale appare oggi, l’ingresso principale della Grotta è un antro immenso, semibuio, di cui l’occhio non scorge che la sola vasta conca-nerazione anteriore. La vòlta e la regione superiore delle pareti è formata da un grosso strato di sabbioni pliocenici (tufo), ai quali segue un breve strato di conglomerato calcareo. Nella parte inferiore delle pareti vi è il solito calcare compatto ch’è la roccia costitutiva delle Murje dei fianchi della gravina. Oltre due vie palesi di accesso, vi era un’altra segreta, per la quale le tre grotta di questo gruppo comunicavano fra di loro. Le armi e gli arnesi litici, che non è possibile descrivere minutamente, sono numerosissimi e si rinvennero a poca profondità — da dieci a.trenta centimetri — sotto il piano accidentato della Grotta. Soltanto nei punti dove lo stillicidio della volta rocciosa è permanente, eran coperti da un leggero strato stalagmitici. Oltre gli arnesi litici, furon scoperti in grande copia, oggetti di osso lavorato. In questa industria, come nell’arte del vasaio, gli abitatori della Grotta dimostrarono una notevole perizia. Il prof. Cosimo de’ Giorgi ha studiato la natura geologica della Grotta, e il prof. Giustiniano Nicolucci ha classificato le ossa rinvenute. La grotta funeraria e i tesori... Ecco come si scoperse la Grotta Funeraria. In una delle ansiose esplorazioni attorno la Grotta dei Pipistrelli, e propriamente nella parte più bassa, e più prossima all’orlo del burrone; a dodici metri dalla spianata, fu notato un piccolo foro. Ciò attrasse la curiosità del Ridola, il quale, a titolo di esperimento, vi gettò dei sassolini. Il vuoto interno fu così presto scoperto. Si sà bene che nei «dolurms» e in certe grotte mortuarie fu antico costume e rito lasciarvi simili aperture. Il sospetto, quindi, che dietro quel foro vi fosse stato un luogo di sepoltura, per gli abitanti della grotta sovrastante, non fu immaginario. Dapprima, l’escavazione, fatta dai soli operai — stante una malattia del Ridola — ebbe

l’intento di ricercare dei tesori nascosti. Con l’intervento del Ridola riebbe i suoi scopi scientifici. Non è stato possibile riconoscere alcuna traccia di antico sentiero che conducesse alla Grotta Funeraria. La sua apertura è rivolta ad oriente. L’ingresso è tre volte più alto che largo: termina a sesto acutò e dista poco dall’orlo della gravina. Più che una vera grotta, si direbbe che un lungo crepaccio nella roccia fosse stato adottato a uso di sepolcro. Questo non, può ascriversi, ad alcun tipo determinato, ma parrebbe formato da un lungo «dromos» o corridoio coperto, il cui piano, con leggero pendio, metteva capo a una specie di pozzetto nella cui parete di fronte una grande lastra di pietra chi4ideva l’accesso ad una grottitella irregolarmente clissoidale, che dovette certamente costituire il sepolcro primitivo. Anche in questa Grotta, è numerosa la ’quantità degli oggetti: vasi, pendagli, dischi, pietre, arnesi di ossa, frammenti di ceramica, utensili di pietra, coltelli, seghe, punte di giavellotto Le anguste dimensioni di essa e la mancanza di cenere, carboni e ossa spaccate e bruciate, escludono l’idea che fosse servita ad abitazione o come sede di banchetti funebri;, Parrebbe che fosse stata adibita in due periodi successivi can rito diverso. I primi morti furon certamente deposti nella cripta chiusa nel fondo. Gli altri, più tardi, nel corridoio, in più strati sovrapposti. Si può dedurre_ che i banchetti funèrari avessero luogo nella grotta dei pipistrelli. Avvalora questa affermazione il fatto singolare che due vasi poterono ricostruirsi con frammenti raccolti nella Grotta dei Pipistrelli e nella Grotta Funeraria. La cura di deporre presso i loro morti coltellini, seghe e lisciatoi, indica una gente industre, la quale in epoca di benessere era intenta a procurarsi con le proprie mani il sostentamento. Il rito di deporre gli avanzi umani in uno strato di polvere sottilissima è più volte evidente. Anche da altre fonti si dimostra che nell’epoche preistoriche era costume di coprire i morti e la loro suppellettile con uno strato di terra assai fine. Nella ((Grotta Funeraria» essa aveva color bigio, altrove la polvere è bianca e aderente alle ossa ed ai vasi. In altri paesi è anche rossa, ma sempre sottilissima. L’estremo saluto «sit tibi terra revis» risale certamente a usi tradizionali di epoche lontanissime. Quattro gruppi di ceramica Un prodotto meraviglioso di questo suolo è la ceramica abbondantissima. Essa è un testimonio sicuro — come diinostrò Angelo Mosso, cosi immaturamente rapito alla scienza e alla famiglia — per ricostruire luoghi ed epoche remoti. I quattro gruppi fondamentali di ceramica, secondo la giusta ripartizione del Ridola, in quattro gruppi (il Peet la suddivise in sette gruppi), hanno ciascuno una fisionomia propria. Il primo gruppo è il più antico ed il più persi [p. 261 modifica]stente in tutta l’età neolitica. E’ fatto di un rozzo impasto, nel quale figurano ciottolini, granelli di calcare o di quarzo. Son vasi rozzi, manufatti, cotti a fuoco libero, con pareti grosse, senza piede e con piede assai’ spesso (che il Mayer paragona ad un tallone) con rozzi ornati incisi sulla pasta umida e in tutta la superficie del vaso. Pare fattura indigena che ne fabbricarono con pareti cosi doppie e pesanti, resisténti agli urti e più adatti a conservare il fuoco ed ai continui trasporti. Non ha per sè valore cronologico. ma fino all’apparizione dei metalli, è costante nell’età neolitica. La ceramica’ del secondo gruppo è di fattura più accurata del primo; per molti riguardi è inferiore al terzo ed al quarto. Non ha pretese di forma e di eleganza: mira solo all’utilità pratica. Costituitó da un impasto uniforme nerastro, preludia il bucchero, e mentre è lucidato alla stecca, non ha mai inzubbiatura di argilla. Questi cocci, esposti ad un’alta temperatura perdono il.eolorito bruno e ne acquistano uno rossastro. Questo gruppo non si associa a ceramica di altra specie, nè àd arnesi di pietra, nè all’ossidiana; ma si accompagna al rame ed al bronzo. Questa singolare ceramica, importata dagli abitanti delle terremare, mantiene per secoli una monotona uniformità, per il colorito bruno e per la frequenza di forme originalissime. Il terzo gruppo è il più tipico di questo suolo. Di argilla depurata, è mescolata ad una sostanza polverulenta che le dà un colorito giallo, rossastro grigio. Non ha vera inzubbiatura, ma è ben cotta sonante. E’ pattinata’ in nero, castagno e rosso, è ornata di disegni geometrici incisi, e nelle incisioni spicca con vago risalto una sostanza bianca. E’ in questa ceramica che s’. ravvisa la differenza fra la decorazione sull’argilla molle e sull’argilla cotta e patinata. Quest’ultimo metodo fu chiamato irrazionale dal Mayer. Si osservi, però, che quei graffiti ripieni di sostanza bianca sulla patina lucente nera color rosa, sono elegantissimi. Questa ceramica mostra grande affinità con quella neolitica di Creta. Sono frequenti le coppe emisferiche simili a quelle di Sardegna. Le stoviglie del quarto gruppo di pura argilla sonante, ben cotta e dipinta, con sagome regolari simili a rirni, danno una illusione i bella modernità. Il Ridola crede che la ceramica dipinta, specie quella a disegni lineari, sia stata importata da lontane regioni, e che gli abitanti del Materano si limitarono A copiarne la sagoma ed i disegni geometrici, dandovi onta della valentia personale. • Un computo scientifico da attuare!

Nelle ricerche per l’esumazione della necropoli di Timmari, vennero alla luce oltre settecento vasi di valore inestimabile. I vasi che rimontano al quarto secolo a. C. sono stati assai ammirati dal prof. Ashby direttore della «Britisch School» e dal prof. Won Duhn di Eidelberga. Questo suolo è certamente assai ricco di scoperte. Il Peet lo ha chiamato «archeo logicamente il più interessante di ttítta Italia«. Il prof. Sacco, nel suo schema geologico della Puglia, dice «paletnologicarnente meravigliosa e caratteristica la regione di Matera». Basterebbe riferire quel che ne scrive il Quagliati. Perchè il governo non rivolge le sue cure all’agro di Matera? Perchè non si comincià con l’ampliare il Museo, le cui dieci stanze son troppo ’anguste? Perchè non si stabilisce una esploraione permanente? Questo è un supremo compito scientifico di importanza mondiale! NICOLA PASCASIO,