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Chelles e S. Acheul. Essi presentano una grande varietà di dimensioni, e ciò rende incerti l’uso e l’epoca assegnatigli dagli studiosi. L’abbondanza in certi luoghi e la loro assenza in altri, rende assai verosimile l’opinione del Peli, il quale pensa che all’arrivo di nuove genti gli abitanti primitivi si sarebbero ritirati più all’interno, in modo da costituire uno strato indigeno) che s’incontra in Matera nelle epoche successive. Questi oggetti arcaici fabbricati dall’uomo, una volta introdotti, devono alla loro utilità e semplicità se furono adoperati ’durante tutte le fasi della civiltà litica. L’età nelotida è presente per lunga durata e su vastissimo territorio. Nella Grotta dei Pipistrelli, grandi utensili in forma di rastri e di coltelli attestano ch’essa fu abitata da gente primitiva sino all’arrivo ’di un’altra civiltà. Gli arnesi litici, levigati, forati, ritoccati artisticamente, dimostrano la successiva occupazione della Grotta dall’uno all’altro popolo. Le scuri, in tutto od in parte scheggiate, sono il segno indiscutibile di un passaggio da una tecnica all’altra. In un’età forse.contemporanea con le prime due stazioni umane di Hissarlick, tra il finire dell’età neolitica a Knossos ed i primi periodi minoici a Creta, nella Grotta si manifestano dei cambiamenti che confermano l’arrivo della civiltà neolitica, importata probabilmente dall’Oriente Mediterraneo. Nuovi elementi: la ossidiana e la ceramica patinata e graffita a cotto-, più tardi quella a fasce rosse e dipinta. Nella Grotta e nelle trincee la buona ceramica e quella rozza sono commiste. • Non c’è dubbio che la dimora di questo popolo fu qui protratta per molti é molti anni. Lo si denota, principahnonte, dalle enormi trincee scavate nella roccia, dalle capanne assai profonde, e dal manifesto progresso del gusto dell’arte; per i vasti graffiti ottiene tanta leggiadria di disegni, per quelli colorati passa dalle semplici fasce ai carattéristici triangoli. ai reticolati e fino alle spirali di Serra d’Alto., Il progresso meccanico segue quello dell’arte. Questo popolb autoctono scava infaticabilmente trincee, cunicoli, sepolcri, capanne, pratica sugli orli dei vasi dei fori per sospenderli alle pareti e per rattopparli, su dischi per collane e anche su ossa di varia qualità. Ad un certo punto la civiltà neolitica scompare. L’età del bronzo e la Magna Grecia

Ecco nuove forme di vita, nuovi costumi, nuove genti. Nessuno può dubitare che quei che importaron fra noi il rito della cremazione (necrop. di Timmari) il bronzo, la ceramica e le diverse,usanze, fossero gente diVersa da quella delle terremare. Anche essi abitarono questi luoghi per,mr,lto tempo, forse quanto bastò per trasformare il r’t.:5 della cremazione nella sepoltura in camerette scavate nella• roccia, adottando il tipo dei sepolcri siculi (Selva, San Martino, CappUccini) e poi quello dei sepolcri a corridoio (Murja Timon). Ma anche l’età del bronzo si dilegua nell’infinito. Non fu possibile scorgere altre linee di demarcazione tra l’età dei’ terramaricolj e le

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successive, più prospime alla storia scritta e all’epoca classica della Magna Grecia. L’ultima tappa delle ricerche dèl senatore Ridola — che - Iterria simpaticamente queste nobili cure a quelle di medico e di uomo politico - — è la civiltà della Magna Grecia. Timmari la Fontana dei Marroni, Picciano e anche l’interno di Matera, illustrano a meraviglia questo periodo sia con le genuine importazioni dalla Grecia che con le produzioni del luogo e di paesi circonvicini. Questa civiltà, come le precedenti, indica una nuova corrente di popolo che viene dal Mediterraneo orientale a riconquistare l’antico dominio, Il crescente trasmigrare di popoli del Settentrione e del Mezzodi nelle nostre terre, è un fenotteno che non data dalle sole epoche che la storia registra, ma risale alla più remota preistoria. Circa le idee religiose ed i culti, non si è qUi trovato alcun idolo --- al di, fuori del Sole e delle potenze terrestri — non ancora si adoravano idoli personali. La grott du mattivagghi

Parliamo ora delle due grotte principali: la Grotta dei Pipistrelli e la Grotta Funeraria. L’Agro di,Matera è popolato di grotte fantastiche, ne vediamo naturali artefatte e scavate nel tufo. Tra quelle che più meritano di essere visitate, c lire le due principali, sono la Grotta della Monaca o Monaciello, nella gravina di Pietrapenta, la Grotta del Forterizzo alla Serritella, la Grotta del Diavolo presso l’Ovile Dragom, sulla riva sinistra del Bradano. La più famosa è la Grotta dei Pipistrelli: per la favolosa tradizione che conserva di un gran tesoro custodito dal diavolo, per l’importanza del suo strato archeologico, per le segrete vie di accesso, per le dimensioni. A quattro chilometri da Matera, la si raggiunge traversando la contrada Agna. Prende il nome dai Pipistrelli, perchè nel fondo buio di essa vi permangono a frotte. Il mite e laborioso popolo di Matera chiama «rnattivagghia» il pipistrello e «grott du mattivagghi» l’interna caverna. Il prof. Achille Costa dell’Università di Napoli ne ha determinato le varie specie. L’origine vera della Grotta è ignorata. Si sa che un tempo vi si accedeva in piano, mentre ora vi si discende. Nel centro vi fu trovato un gran cumulo di terra, di macerie, di pietre. Presso l’ingresso tracce d’immagini sacre e di altari. Si è rinvenuto qualche scheletro sotto lastre di pietra senza alcun corredo funebre. Si affaccia l’ipotesi del culto cristiano. Ciò è confermato da rozzi sepolcri tipicamente cristiani scavati nella roccia, da frammenti d’intonaco dipinto e da altri sega’ di grotte vicine. Il nome di Serra Sant’Angelo, dato alla collina sovrastante fa pensare che anche in quest’antro pauroso si fosse venerata l’immagine di S. Michele Arcangelo, nei, tempi in cui fu costume collocare l’effigie miracolosa in riva al mare, sui monti, e specialmen-, te nelle caverne, ove Satana si riteneva avesse dominato negli antichi culti pagani. Qui vi fu pure il