Il Trentino/Capitolo VI
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Il clima del Trentino
1. Pochissimi paesi presentano come il Trentino in uno spazio assai ristretto tanta gradazione di climi. A questo fenomeno concorrono molte cause: prima fra tutte la posizione della regione trentina, a metà via tra l’equatore e il polo, al termine della grande catena alpina, in modo che essa, mentre spinge le sue pendici meridionali nella zona dei laghi prealpini, si rannoda a settentrione coi gruppi più elevati delle Alpi; secondariamente vi influiscono: la struttura orografica del suolo variamente plasmato, con una differenza di 3698 m. dalla minima alla massima altitudine; il carattere altopianico di alcuni bacini; l’irregolarità e la profondità di alcuni altri; l’abbondanza dei ghiacciai, dei nevai, dei bacini lacustri e dei corsi fluviali; l’influenza del mare in qualche plaga (come p. e. nella Valsugana); la struttura geologica del terreno e la vegetazione boschiva, che copre quasi il 50 % dell’intera regione.
2. Abbiamo già accennato come intorno al clima del Trentino si abbiano osservazioni vecchie e nuove e come il ricco materiale delle stazioni meteorologiche sia stato studiato in modo speciale dall’Hann e dal Busin1; ai quali si devono aggiungere il Gerosa, il Peischer ed altri2. Il lavoro del Busin è il più completo e riassuntivo, giacchè esso tien conto di tutti i dati climatologici che si avevano fino al 1886. Giova però notare che allora molte stazioni o non esistevano o esistevano da poco, per cui parecchie delle medie da lui citate si riferiscono a un solo o a due anni di osservazione. Per questo a me parve necessario il prender in esame tutto il materiale concernente le stazioni trentine, pubblicato dal 1886 al 1895 dall’Istituto meteorologico di Vienna, rifacendo in tal modo tutto o quasi tutto il lavoro del Busin, con maggior materiale, ma per un minor numero di stazioni. Da lui potei però sempre raccogliere una messe copiosa di osservazioni, che mi riuscì utilissima nell’illustrazione dei nuovi dati.
3. Prendiamo ora in esame i principali fattori meteorologici, cominciando dalla pressione atmosferica. Nel Trentino le cifre più alte della pressione media annuale spettano al bacino del basso Sarca, dove Riva ha una pressione corrispondente a mm. 755.39, e Arco a 752.56. Nella valle dell’Adige la pressione media annua varia da un minimo di 736.34, presso Gries, a un massimo di 744.88, ad Ala. Le oscillazioni, poi, fra i massimi e i minimi della pressione di un dato anno non sono molto forti. A Riva in un ventennio l’oscillazione assoluta fu di 50,1 mm.; ad Ala di 39.8 (12 anni); a Trento e a Rovereto di 45.3, a Gries di 44.3, a S. Lorenzo di 41.6, a Cavalese di 41.4. Insomma in nessun paese l’oscillazione fu maggiore di 50 mm. La stazione più alta del Trentino, in cui vennero fatte osservazioni barometriche, è quella di Cavalese, la cui media annuale è di 692.5. La tabella seguente offre maggiori particolari: Pagina:Il Trentino.djvu/207
La massima pressione ebbe sempre luogo nei mesi di Dicembre e Gennaio, la minima nel Novembre, Dicembre e qualche volta nel Febbraio.
Nel Trentino le forti cadute d’acqua, che cagionarono le più terribili innondazioni, si rannodano alle minime barometriche, che nella media complessiva sono maggiormente frequenti nei due periodi: Marzo-Aprile e Settembre-Ottobre; perciò il Trentino può ascriversi a quella zona, che l’Hann chiama sublitoranea e che serve di transazione fra la zona continentale e la litoranea. E noto che la prima è dominata nell’estate da un'immensa area di bassa pressione ed ha perciò in questa stagione le massime pioggie, mentre i mari attigui si trovano in condizioni opposte, presentando tali fenomeni nella stagione invernale. La zona sublitoranea, che sta di mezzo, partecipa dei fenomeni delle due zone contermini ed ha due stagioni di pioggia e di cattivo tempo: la primaverile e l’autunnale. Più sotto vedremo quale sia il tempo delle maggiori precipitazioni nel Trentino.
Intanto ci piace riportare alcuni esempi, che si riferiscono all’analogia delle basse pressioni colle forti precipitazioni di pioggia.
All’8 e 9 di Settembre del 1882, come pure al 10 di Ottobre del 1888, incombeva sulle Alpi uno strato atmosferico di pressione minima, che veniva dal Nord, e in tutta la zona meridionale alpina si ebbero forti precipitazioni. Altrettanto avvenne al 28-29 Settembre del 1888. Dal minimo, che incombeva sopra la Norvegia, se ne staccò una parte, che traversò le Alpi occidentali per risalire alla sua volta nella pianura padana, producendo così sull’orlo esterno delle Alpi notevoli precipitazioni, che causarono l’inondazione dell’Adige.
4. Temperatura. Basta uno sguardo anche rapido alle medie mensili ed annuali del periodo 1884-95, per scorgere come nel Trentino si distinguano nettamente quattro zone, caratterizzate dalla posizione speciale e dall’altitudine3. Una prima zona, inferiore ai 100 m. d’altitudine, comprende il territorio della bassa valle Sarca cinto a settentrione, a oriente e a occidente dai monti, che lo riparano dai venti provenienti dal N., dall’E. e dall’W., aperto invece a S., alle arie miti e temperate dalla benefica influenza del lago di Garda. A Riva la media temperatura annuale è di 12°6, ad Arco di 12°5; la massima temperatura assoluta constatata a Riva dal 1870 al 1895 fu di 38.5 nel 1891, la minima di -7°7 nel 1891; ad Arco (dal 1884-95) la massima assoluta fu di 34°0 (nel 1880); la minima di -6°4 (nel 1890). Per sette mesi ad Arco, per sei a Riva la temperatura stà sopra la media annuale. Nessuna media mensile nè ad Arco nè a Riva scende sotto lo 0; anzi la media del Gennaio è per Riva di 2°4, e per Arco di 1°9. Nel decennio 1884-95 non si ebbe che un solo Gennaio colla media sotto lo 0; in molte annate la media del gennaio si appressa ai 4°. Questi dati si accostano notevolmente, si identificano quasi, con quelli d’altre stazioni sul lago di Garda: di Salò per es., e di Desenzano. E, al pari che in queste stazioni, si stende sulle colline della plaga arcense una vegetazione di carattere toscano, che ricorda la collina di Fiesole presso Firenze. (Vedi ill. a pag. 189).
Una seconda zona comprende la valle dell’Adige da Ala a Bolzano e ci offre una temperatura media oscillante fra un minimo di 11°0 e un massimo di 11°7. Appartengono a questa zona gli osservatori di Ala (152 m.), di Rovereto (210 m.), di Trento (207 m.), di S. Michele (228 m.) e di Gries presso Bolzano (292 m.). In questa zona troviamo che la massima assoluta delle temperature estreme, riscontrate nel periodo 1884-95, fu di 36° ad Ala, a Gries e a S. Michele (nel 1885); di 33°9 a Trento (nel 1892); di 34°0 a Rovereto (pure nel 1892). Arco.
La minima assoluta riscontrata in queste stazioni fu di -10°2 ad Ala, di -12° a Rovereto, di -11°3 a Trento, di -12° a S. Michele (1891). La media mensile non discende mai sotto lo zero ad Ala e si abbassa al massimo di un grado sotto lo zero nelle altre stazioni. La differenza notevole di temperatura fra la bassa valle del Sarca e la valle dell’ Adige deve essere spiegata, in parte come effetto del bacino del Sarca, che modera l’eccessività delle temperature, in parte come conseguenza della Valle d’Adige e specialmente della Chiusa di Verona, che non permette l’entrata dei venti del Sud e solo lentamente dà libero sfogo ai venti del Nord; va così formandosi nell’inverno un ristagno di aria ghiacciata, che fa abbassare la temperatura della valle d’Adige. Nella val d’Adige la temperatura stà per sette mesi, dall’Aprile all’Ottobre, sopra la media annuale.
È notevole che Bolzano (Gries), la più elevata e la più settentrionale fra le stazioni della Val d’Adige (m. 292), offra una media annuale di 11°7, superiore per ciò alle medie di Rovereto, S. Michele e Trento; si tratta di una delle solite complicazioni, dovute a circostanze oro-idrografiche, che spesso valgono a paralizzare gli effetti della latitudine e dell’altezza. Nel nostro caso, la temperatura mite di Bolzano si deve all’aperta esposizione a mezzogiorno e alla difesa che gode dai venti del N.
Una terza zona abbraccia la parte inferiore delle valli laterali dell’Adige e i bacini della Brenta, del Sarca e del Chiese, fra i 300 e gli 850 m. Nella mia tabella vi sono le medie per due di queste stazioni: Faedo (bacino dell’Adige; 662 m.) e S. Lorenzo (bacino del Sarca; 720 m.). Qui però ci vengono in aiuto i dati dell’Hann e del Busin, che ci dànno le medie di un numero d’anni ragguardevole per le stazioni di Lardaro (bacino del Chiese; 740 m.), di Malè (770 m.) di Corredo (830 m.) nel bacino del Noce e di Caldonazzo (374 m.; per questi, 2 soli anni d’osservazione) in quello della Brenta. La media annua oscilla da un minimo di 8°.5 a un massimo di 9°3. La massima estrema assoluta di questa plaga climatica fu constatata a Caldonazzo (33°0), la minima a Lardaro (-14°8). Durante il Gennaio la temperatura si mantiene in media sotto lo 0°. Il periodo, in cui la temperatura si trova al di sopra della media annuale, è di 6 mesi4.
Finalmente una quarta zona ci è data dai territori alpini superiori agli 850 m. Le località più elevate del Trentino, in cui si fecero osservazioni per un periodo abbastanza lungo, sono Peio (bacino del Noce) a m. 1580 e Cavalese (bacino dell’Avisio) a m. 1000. Nella stazione di Cavalese la temperatura media è di 7°2; in quella di Peio di 4°2.
La temperatura rimane sotto lo 0° per tre mesi a Cavalese, per quattro a Peio. La massima estrema assoluta a Cavalese fu di 31°0 (1892); la minima di -17° nel 1891.
In tutte le stazioni meteorologiche del Trentino si scorge — come nota il Busin — che in generale i massimi e i minimi delle medie cadono sempre rispettivamente negli stessi mesi e l’andamento annuale della temperatura è pressochè uguale in tutte le stazioni; cosi che sotto un tal punto di vista si può considerare il Trentino come una plaga climatologica uniforme.
Giulio Hann in una sua opera recente5 calcolò le medie mensili ed annue della differenza di temperatura fra un giorno e l’altro. I valori da lui ottenuti per 3 stazioni della nostra regione sono i seguenti: Come si vede, gli sbalzi di temperatura non sono molto grandi: maggiori nel Dicembre e nel Giugno che negli altri mesi. Confrontando questi dati con quelli del vicino Tirolo si scorge subito una notevole differenza nell’andamento del clima.
A Innsbruck p. e., a Bregenz e in altri luoghi del Tirolo le differenze di temperatura fra un giorno e l’altro sono assai più elevate (2.63) e si succedono con minor regolarità.
Un altro elemento importante è quello che riguarda la variazione della temperatura, tenendo conto della media mensile delle ampiezze diurne. Il seguente specchietto, tolto dall’opera precitata dell’Hann, dà per ogni mese tali variazioni per 3 importanti stazioni del Trentino:
Non ci pare privo di interesse il conoscere l’altezza dell’isoterma di 0° nei diversi mesi dell’anno, tenuto conto delle condizioni meteoriche di tutto il Trentino.
Eccone i dati relativi: Battisti. — Il Trentino. Vedio temperature mensili ed annuali del periodo decennale 1884-1895. STAZIONI <D ’tì 3 s uq •».9 o [ Altezza 1 sul livello | del mare | Gennaio Febbraio 1. o tl h £ | Aprile f Maggio Giugno 2 a tìi o te -ai Settembre 1 Ottobre Novembre r 1 Dicembre! o El £ < Riva (bacino del Sarca). 45" 53’ 28"3l’m. 84.5 2. 4 4.1 8.0 12. 1 16.4 20.1 22.6 21.9 18.8 14,0 8.0 3.5 12. 6 Arco (id.) 45" 55’ 28" 33’ 101 1.9 3 7 7.9 12.5 16.5 20.3 22.8 22.3 19. 7 12.6 7.6 3.1 12 6 Ala (bacino dell’Adige). 45" 42’ 2SU46’ 152 0.2 2,8 7.7 12.5 16.3 19.4 22.0 21.2 ìao 11.9 6.4 1.5 11.6 Rovereto (id.) 45" 53’ 28-43’ 210 -0.9 1.5 6.8 12.0 15.9 19.6 21.6 20.6 17.4 11.0 5.6 0,5 11 0 46" 4’ 28"47’ 206 — 1.0 1.6 6.9 12.2 16,3 19.8 22.1 21.0 17.6 11.1 5,8 0.4 11.1 S. Michele (id.). 46" 12’ 28 ’>48’ 228 -0.4 2.1 7.6 13.3 16.4 19. 7 24 6 21.0 17.8 11.5 5.0 0. 6 11.5 Gries (Bolzano) (id.) (1). 46-30’ 29°D’292 0.1 2.5 7.6 12. 9 16.5 19/J 23.8 21.0 18.2 11.6 5.7 0.6 11.7 Faedo (id.) 46" 15’ 28»i7’ 662 — 1.2 0.8 4.5 9.3 13.2 16.7 18.8 18.0 15.4 9 5 4.5 0.2 9.1 S. Lorenzo (b. del Sarca). 46" 5’ 28"35’ 720 -0.7 0.5 4.1 8.7 12.5 17.1 18, 7 17.5 15.3 9.4 4.5 0.1 8.9 Cavalese (b. dell’Avisio). 4.6" 18’ 29" 8’ 1000 — 2.6 -1.0 2.0 7 0 11,0 14.3 17.0 16,4 13.9 7.5 3.0 — 1.6 7.2 Peio (b. del Noce) 46“ 22’ 28»2l’1590 -4 1 -3.0 -0.9 3.2 7.3 11.0 13.4 12.6 10.0 4.8 0.6 — 3. 3 4.2 (1) Media di M aPP4 manuando la Seri® 4eU’fWJU> vi. — Il clima del Trentino I cambiamenti d’altezza dell’isoterma di 0° sono dati dati dalle seguenti cifre:
Novembre.-Dicemb. — 770 Maggio-Giugno-. 590 Dicembre-Gennaio • — 290 Giugno-Luglio •. 400 Gennaio-Febbraio 500 Luglio-Agosto •. — 20 Febbraio-Marzo... 520 Agosto-Settembre — 390 Marzo-Aprile.... 700 Settembre-Ottobre’ — 730 Aprile-Maggio... 550 0 ttobre-N o vembre — 1060
5. Tensione del vapore; umidità relativa. Questi due fenomeni furono essi pure oggetto d’osservazione nelle varie stazioni meteorologiche; ma per essi non vi sono che poche serie lunghe e complete. Ho raccolto in una tabellina i dati relativi alle medie annuali. Come di consueto, nei dati concernenti l’umidità relativa lo stato di saturazione è rappresentato dalla cifra 100. La tensione del vapore (o umidità assoluta) è espressa in mm. Chi volesse conoscere il valore delle medie mensili può ricorrere al lavoro del Busin. Da questo si rileva che il mese della massima evaporazione è, per quasi tutte le stazioni del Trentino, il Luglio; quello della minima, il Gennaio.
STAZIONI Tensione del vapore Umidità
- relativa
Periodo d’anni d’osservazione Riva... 8.7 73 1870-95 Arco.. 8.5 69 1884-90; 92-95 Ala... 8.1 72 1884-95 Rovereto». 7.5 68 1884-86; 88-95 Trento.. 7.7 71 1885-95 S. Michele. 7.3 68 1884-95 Gries... 7.6 69 1884-95 Faedo.. 6.3 66 1884-95 S. Lorenzo. 6.7 70 1887-95 Lardaro. 6.6 71 1870-79 Male... 7.0 76 1881-86 Corredo.. 6.9 75 1882-85 Cavalese 6.4 76 1882-86 Il Ragona e il Lugli6 misero in evidenza il fatto che la tensione del vapore diminuisce in ragione dell’altezza sul livello del mare; constatando però nello stesso tempo che tale legge non vale per le forti elevazioni, dove la diminuzione non è sempre regolare. Quest’eccezione sembra trovare conferma nelle medie annuali di alcune stazioni trentine, che non rappresentano una scala ininterrottamente decrescente in ragione dell’elevarsi dell’altezza.
I mesi, che nelle stazioni trentine più si avvicinano alla media annuale, sono l’Aprile-Maggio e l’Ottobre-Novembre. Un dato, che si avvicina moltissimo alla media annuale, è quello risultante dalla media dell’Aprile e del Maggio. I dati concernenti l’umidità relativa ci mostrano che questa nella stagione invernale (specialmente nel Dicembre) è, nelle città trentine e in genere delle località nel bacino inferiore del Sarca e nella valle d’Adige, inferiore a quella delle città della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia, mentre è più elevata, di quello che non sia in queste, nella stagione estiva (mese di Luglio). Le cifre seguenti sono la prova di questo fatto. Non v’è che la città di Udine, che presenti una notevole eccezione:
STAZIONI Altitudine Gennaio Luglio Riva.... 84: 75 68 Rovereto... 194 71 60 Trento... 206 77 57 S. Michele. 228 75 61 Brescia. 172 86 54 Milano... 147 87 63 Pavia.... 96 85 56 Belluno... 404 83 65 Udino.... 116 69 58 Vicenza,.. 54 83 60 Padova... 31 83 76 Venezia.... 21 82 62 Piacenza... 72 89 57 Parma... 89 85 50 Modena... 64 82 59 Ferrara.... 15 82 53 Per quasi tutte le stazioni trentine il mese della massima umidità relativa è l’Ottobre, quello della minima il Maggio, dati che si scostano dai risultati di osservazioni fatte per lunghi periodi in altre stazioni: p. e., a Milano, a Venezia, dove il Dicembre è quasi assolutamente il mese della massima umidità relativa.
6. Stato del Cielo; precipitazione. Per ciò che riguarda la nuvolosità, il Trentino ha un cielo veramente italiano. nessuna località fu constatata una nuvolosità media annuale superiore ai 5.1 decimi (Faedo 5.1), mentre Arco ha una media di 4.4, Ala di 4.4, Riva di 4.7, Rovereto di 4.2, Lardaro di 3.6; nell’estate la media mensile oscilla fra 3 e 4 decimi. Ciò avviene per effetto della catena alpina, che nettamente distingue il cielo nostro dal cielo dei paesi settentrionali; basta ricordare, a conferma di ciò, che la nuvolosità della Germania corrisponde ad una media fra 7 ed 8 decimi nella stagione invernale, mentre essa è nell’Italia superiore da 5 a 6 decimi e discende nell’estate fra 3 e 4 e anche fra 2 e 3 nell’Italia meridionale. Per effetto della maggior frequenza della serenità e quindi della benefica influenza del sole, si hanno nel Trentino alcune plaghe, nelle quali allignano piante di solito non possibili a coltivarsi in simili posture geografiche.
STAZIONI Media nebulosità7:
Periodo di anni di osservazione Riva... 4.7 1871-95 Arco.. 4.4 1885-90; 92 Ala...
44 1884-95 Rovereto.. 4.2 1884-86; 88-95 Trento... 5.0 1885-95 S. Michele. 4.5 1884-95 Gries... 4.3 1884-95 Faedo... 5.1 1884-93 S. Lorenzo. 4.8 1887-95 Lardaro.. 3.6 1870-79 Corredo.. 4.8 1878-85 Cavalese.. 4.6 1888-92; 94-95. Il Busin ha tenuto conto anche delle medie mensili ed annuali pel numero dei giorni sereni e dei giorni coperti; e questi suoi dati danno maggior valore alla legge, che si scorge nella mia tabella sulla nebulosità. Secondo il Busin, a Riva si hanno 64 giorni all’anno coperti; a Trento 36, a Malè 67; a Cavalese 42; per contro, si hanno a Riva 70 giorni completamente sereni; a Trento 130, a Malè 71, a Cavalese 54. La somma dei giorni coperti e dei giorni sereni, levata dal numero dei giorni dell’anno, dà la frequenza dei giorni con cielo misto.
Quanto alla piovosità il Trentino è noto come una regione di precipitazioni piuttosto forti e in modo speciale subitanee.
Già ricordammo come il Trentino conti ben 54 stazioni pluviometriche. Però la maggior parte di esse sono state erette recentemente e noi non possiamo giovarci che dei dati di 16 fra esse, alle quali aggiungiamo, come al solito, la stazione di Bolzano. Ho ricavato i valori medi mensili ed annuali della precipitazione in queste 17 stazioni, in gran parte dagli annali dell’istituto meteorologico e in parte, per 6 stazioni8,dal lavoro del Busin.
La conca di Riva, la Valsugana e l’alta valle del Chiese ci offrono la quantità maggiore di acqua raccolta in un anno. Per Riva la media annuale, dedotta da 25 anni di osservazione, fu di 1140 mm.; per Caldonazzo e per Borgo in Valsugana rispettivamente di 1155 mm. e di 1116 mm.; per Fiera nel bacino del Cismone e per Castel Tesino (nella Valle del torr. Grigno affluente della Brenta) fu rispettivamente di 1416 e di 1248. A Lardaro la quantità media caduta in un anno ammonta a mm. 1316. Queste medie annuali superano quelle della valle d’Adige. Non ci pare fuor di luogo il pensare che queste quantità d’acqua, che cadono in Valsugana, stieno in relazione colla maggior vicinanza del mare. Difatti i bacini della Brenta e del Cismone sono esposti alle correnti, che vengono dall’Adriatico, e trovano in queste valli le condizioni favorevoli per: scaricarsi dai loro vapori. Analogamente, rispetto al lago d’idro si potrebbe dire per la stazione di Lardaro. Quantità mcilia d’acqua «adula in millimetri* STAZIONI Riva Arco Ala.. Rovereto Trento, S. Michele, Gries (Bolzano) Caldonazzo Borgo... Faedo... S, Lorenzo. Fiera. Lardavo.. Corredo. Castel Tesino. Cavalese, Peio....! Altitudine j Periodo d’anni in cui si fecero le osservazioni Gennaio j Febbraio u s s Aprile Maggio i j o fl bD 3 O ’Si iJ Agosto 1 Settembre Ottobre | i Novembre o a S S fi o fl 0 < a> tì _3 O ® 11 8 W."S S.&3 n g.a a 84 1871-95 44 47 70 104 118 104 106 135 115 116 106 75 1140 — 101 1884-90; 92-95 47 50 59 83 79 80 95 77 95 116 80 40 901 75 152 1884-95 44 38 64 82 104 84 104 87 99 142 83 57 988 108 194 18S4-95 62 54 68 87 90 95 107 97 103 136 88 53 1040 109 206 1884-95 47 50 66 78 105 92 105 101 92 146 90 53 1025 81 228 1884-95 46 39 59 72 98 87 96 89 99 138 81 47 951 106 292 1884-85; 87-95 18 26 49 49 61 82 102 91 77 88 46 18 700 78 486 1876-8G 62 44 77 125 112 117 83 67 160 HO 133 65 1155 140 476 1876-84 46 39 71 130 120 123 96 86 155 84 95 71 1116 165 i 662 1884-98 27 38 56 82 104 102 111 92 110 131 77 50 960 92 720 1884-95 42 27 78 94 125 108 123 105 101 150 88 56 1097 80 726? 1875-80 36 47 86 182 164 192 147 127 97 98 190 50 1416 — 740 1870-79 51 34 89 147 160 121 129 124 86 136 132 107 1316 114 830 1878-85 32 43 33 88 89 88 84 79 137 112 92 37 924 105 860 1877-84 32 33 32 97 153 196 131 100 182 167 71 54 1248 119 1000 1884-95 33 30 44 72 94 100 108 93 79 106 45 33 887 69 1580 1884-95 5S 51 70 90 103 87 89 95 96 130 77 60 1006 73 IL TRENTINO* Nella val d’Adige, ad Ala (988 mm.), a Rovereto (1040 mm.), a Trento (1025 mm.), le medie annue di precipitazione oscillano fra un metro e un metro e 40 mm., mentre, internandosi ed elevandosi vieppiù nella vallata dell’Adige, a S. Michele (951 mm.), a Bolzano (700 mm.), a Faedo (980 mm.) e nelle valli laterali, a Corredo nell’Anaunia (924 mm.), a Cavalese nella Val d’Avisio (837 mm.) le medie annue si abbassano notevolmente sotto i 1000 mm. Nel fondo delle vallate alpine, nei luoghi molto elevati, la pluvìosità aumenta di nuovo e a Taio, posto all’altezza di m. 1580 sul mare, si ha una media annua precipitazione di 1006 mm. Tale differenza dipende dal fatto che, mentre le regioni montuose più esterne sono aperte ai venti umidi che provengono dal mare, le parti interne delle ragioni montuose e le insenature laterali non permettono facile accesso ai venti apportatori di pioggia. Il fenomeno della diminuzione della precipitazione, constatato nell’Anaunia, nella valle d’Avisio e nella parte superiore del bacino medio dell’Adige, si ripete alla sua volta nelle vallate tirolesi, dove la Val Venosta, fra Schlanders e Naturns, e la Valle dell’Eisack sotto Bressanone formano delle vere oasi di modesta precipitazione (500-600 mm.) in mezzo a zone di elevata piovosità (900-1000 mm.) Questo corso delle isoiete, delle linee cioè della medesima quantità di pioggia, conferma pienamente l’opinione sostenuta dal Penck9 sulla distribuzione delle precipitazioni nel bacino dell’Adige; «che la pioggia aumenta nella pianura del Po avvicinandosi alla montagna, cresce sensibilmente sul declivio della stessa e diminuisce verso l’interno delle valli; nelle singole valli poi va aumentando, sui poggi delle stesse, coll’aumentare dell’altitudine.»
In generale nella val d’Adige le pioggie sono portate dalle nubi provenienti dal S.; così corre nella valle il proverbio:
«Quando le nuvole le va a Verona (s.)
to la zapa e va’, laora.
Quando le nuvole le va’ a Bolzan (n.)
tò la cesta e va’ per pan»10.
Nel bacino del Sarca, oltre alle due stazioni di Riva ed Arco, la quale ultima, pur essendo vicinissima a Riva, offre la rilevante differenza di 139 mm. in meno, forse per l’influenza che su quella esercita il lago, si hanno le medie (per un periodo di 12 anni) dell’osservatorio di S. Lorenzo a m. 735; nel quale la quantità dell’acqua che cade in un anno è di 1097 mm.
Nel Trentino la stagione più piovosa è l’autunno. L’Ottobre offre in parecchie stazioni una precipitazione media superiore ai 150 mm., ad esso seguono il Novembre e il Settembre. Nella primavera si ha un altro periodo di pioggia, secondario, però, rispetto al primo; esso raggiunge il massimo nell’Aprile e nel Giugno; il mese meno piovoso è il Gennaio. Il Peischer11 cercò di determinare la media annua precipitazione di tutto il Trentino in base alle osservazioni di 20 anni e ne ebbe come risultato una piovosità annua di 1150 mm. Però le medie variano sensibilmente da anno in anno, e. stando ai dati del Peischer, si avrebbero avute oscillazioni fortissime, da un minimo di 585 mm. nel 1780 a un massimo di 1820 mm. nel 1872, come pure si avrebbero oscillazioni forti anche per la precipitazione nei mesi caratteristici per le pioggie.
Sulla quantità d’acqua caduta nel mese di Ottobre si hanno cifre altissime nel 1872 (311 mm.), nel 1882 (250 mm.), nel 1889 (350 mm.); ma si hanno anche cifre bassissime: di 4 mm. p. e. nel 1871, di 33 mm. nel 1876 e di 11 mm. nel 1877. Altrettanto può dirsi del Settembre: mentre nel 1875 si ebbero in questo mese solo 15 mm., nel 1882 se ne ebbero 873 mm., scendendo così e salendo continuamente da altezze enormi a depressioni notevoli. Si constatano insomma tali irregolarità, che rendono, più che difficile, impossibile fissare una normale costante della piovosità tanto mensile che annua. Interessante sotto questo aspetto è l’osservazione delle quantità massime d’acqua caduta in 24 ore. Nella stazione di Borgo s’ebbero 165 mm. in una giornata; 118 se ne ebbero a Castel Tesino; 140 a Caldonazzo, 109 ad Ala. Nei giorni 15, 16, 17 Settembre del 1882, giorni durante i quali imperversò il terribile nubifragio, che produsse enormi inondazioni, si ebbero le seguenti cadute straordinarie: Bolzano 134 mm., Corredo 196 mm., Peio 279 mm., Trento 255 mm., Predazzo 225 mm., Rovereto 254 mm.12.
Riportiamo infine alcuni dati sul numero dei giorni piovosi. Riva ne ha in media 126 all’anno (20 anni di osservazione); Bolzano 97 (8 anni d’oss.); Caldonazzo 100 (9 anni d’oss.); Lardaro 93 (9 anni d’oss.), Corredo 112 (7 anni d’oss.)
Sulla quantità di neve caduta nel Trentino ci mancano osservazioni e solo possiamo offrire alcuni dati sul numero medio dei giorni con neve.
STAZIONA Numero medio dei giorni con neve Periodo d’anni d’osservazione Riva 5.3 1871-93 con interruz.
Arco..
2.0 1883-85 Ala...
7.8 1884-95 Rovereto.
7.3 1884-86; 88-93 Trento..
9.4 1884-95 S. Michele 9.4 1884-93 G-ries.
11.5 1884-93 Faedo..
12.6 1884-93 S. Lorenzo 15.7 1885-93 Lardaro.
14.0 1874-79 Corredo.
22.9 1878-85 Cavalese.
49.8 1882-85; 87. Da questi dati — non tutti equivalenti a periodi bastantemente lunghi — si rileva: che la plaga di Riva conta il minor numero di giorni nevosi e che nella vai d’Adige il numero delle giornate con neve oscilla da un minimo di 7.3 ad Ala, a un massimo di 11.5 a Rovereto, ai due estremi del bacino medio. Riesce inoltre evidente che la frequenza della neve cresce in rapporto diretto coll’altezza.
A Cavalese si hanno in media 50 giornate con neve. A Peio nel 1896-9713 si ebbero 47 giornate con neve e questa raggiunse l’altezza complessiva di 359 mm.; nello stesso anno si. ebbero 33 giornate con neve alla Mendola (1360 m.; altezza della neve caduta 348 mm.), 19 a Predazzo (1020 m.; altezza della neve mm. 1350), 27 in Serrada (gruppo Pasubio Scanupia a m. 1248 sul mare; altezza 193 cm.), 5 a Rovereto (altezza cm. 26). Il numero maggiore delle giornate con neve si ha in Gennaio; Peio non ha che un mese solo (l’Agosto) completamente privo di neve, e così pure Cavalese (il Luglio).
Anche nell’estate più ardente, da ogni colle un po’ elevato che presenti un discreto panorama, è facile scorgere delle cime delle alpi trentine coperte di neve. Secondo lo Tschudi14 il limite delle nevi persistenti nel Trentino trovasi alla media altezza di m. 2665.
Daremo infine pochi ragguagli di due altre forme di precipitazione: della grandine e dei temporali. La prima non sembra frequente nel Trentino; è generalmente più frequente alla pianura che in montagna, come può vedersi dallo specchietto che segue. Riva sarebbe la plaga più frequentemente colpita dalla grandine (media annua 3.8).
Frequenza media Periodo d’anni STAZIONI annuale in cui si fecero della grandine le osservazioni Riva... 3.8 1871-90 Arco... 3.3 1883-87 Ala.... 2.7 1884-89 STAZIONI l’requenza media annuale d^lla grandine Periodo d?anni in cui si fecero le osservazioni Rovereto • • 3.2 1884-86; 88-93 Trento. • • 2.6 1884-88 S. Michele. 1.7 1884-87 Gries • • • 0.5. 1884-87 Faedo - •. 6 1884-88 Lardaro. • 0.4 1874-79 Corredo 3.6 1882-85 Cavalese.. 1.4 1882-85; 87
Più frequenti sono i temporali, che sommano a 28 nella plaga di Riva, a 18 a Rovereto, a 21 a Cavalese, alla Peio. Il mese della maggior frequenza dei temporali è, nelle stazioni trentine, il Luglio. A Peio e a Cavalese, le due stazioni più elevate, sono privi di temporali i mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile. Ecco ora i dati della frequenza dei temporali per 12 stazioni trentine.
stazioni Riva.. Frequenza medi;* annuaie ilei temporali 27.9.Periodo <l’(inni iti cui si lécero le osservazioni 1871-1890 Arco... 28.6 1884-1890 Ala... 11.6 18844895 Rovereto 1S.1 1888-86; 88-93 Trento.. 7.6 1884-88 S. Michele. 15.9 1884-93 Gries.... ’ 18.0 1885-93 Faedo.. 12.7 1884-93 Lardaro.. 20.0 1874-79 Corredo.. 24.5 1878-85 Cavalese.. 31.3 1882-85; 87 Peio... 11.0 1882-85
Sui giorni di nebbia, rugiada e brina non vennero fatte osservazioni speciali nel Trentino. Dalla nebbia però sono quasi totalmente esenti le città del Trentino.
7. Venti. In parecchie stazioni meteoriche del Trentino si fecero osservazioni sui venti, tenendo conto della direzione in cui spirano. In tali ricerche si tenne conto di 8 direzioni, corrispondenti ai punti principali della rosa dei venti.
A Riva predominano i venti piuttosto forti di N. e S.; Arco ha il privilegio di una calma quasi assoluta; anche nella valle dell’Adige predominano i venti di N. e S. e di NE-SW. A Cavalese e a Peio predominano quasi esclusivamente i venti di N. e NW. La maggior parte dei venti, però che spirano nel bacino del Sarca ed anche nella Val d’Adige, penetrando spesso nelle valli secondarie, non sono altro che la brezza del Garda, la quale, attraversando strettissimi passi, riceve maggior forza. La brezza del Garda, detta comunemente ora, appartiene a quei venti periodici, che diconsi venti valligiani ed hanno vicende analoghe alle brezze di terra e di mare. E noto che l’origine delle brezze risiedenella varia e disuguale distribuzione del calore, che, sconvolgendo il parallelismo degli strati d’uguale pressione, turba l’equilibrio e mette l’aria in movimento.
Nei luoghi di mare le brezze sono determinate dalle diverse funzioni termiche delle acque e delle terre, dal fenomeno cioè che l’acqua si riscalda e si raffredda lentamente, mentre la terra con maggior rapidità subisce gli effetti del calore e lo irradia nelle ore notturne.
Il fenomeno delle brezze di monte è determinato dall’azione di cause analoghe: anzitutto l’espandersi e il sollevarsi dell’aria dei pendii col crescer del calore diurno turba l’equilibrio degli strati di uguale pressione, i quali vengono a trovarsi sulle pendici del monte a maggior altezza che non al largo dello stesso: il che in altre parole vuol dire che le superfici di uguale pressione non si trovano più orizzontali, ma pendenti verso la montagna.
In secondo luogo, si tenga conto della differenza di temperatura fra l’aria della montagna e quella della pianura e si capirà facilmente la tendenza di quest’ultima a salire più o meno verticalmente.
Di notte, il raffreddamento più rapido della montagna determina il fenomeno inverso, vale a dire una caduta d’aria da monte a valle.
Generalmente i venti valligiani soffiano, di giorno, nelle ore più calde della giornata, dalle 9 alle 16; nella notte, hanno di solito minor forza. L’ora del Garda si fa sentire nel Trentino circa alle ore 11 del mattino in parecchie località, e da per tutto è nota collo stesso nome, a Trento, a Rovereto, in Valsugana e in Val di Non.
Essa esercita un influsso notevole tanto sull’organismo come sulla vegetazione15. Chi, stando sulle alture circostanti al passo di Cadine, guarda verso Terlago e Vezzano, s’accorge subito che tutte le piante, e specialmente i gelsi sono piegati verso la valle dell’Adige per effetto dell’ora, che venendo dal Garda attraversa la valle del Sarca. Cosi, lungo l’Adige, presso e sopra la città di Trento, si scorgono gli effetti di questa brezza dall’inclinazione degli alberi, i quali nella parte settentrionale, da Lavis fin verso S. Michele, sono incurvati verso Nord, mentre a occidente della città dal passo di Cadine fino a Trento, dove l’ora traversando una stretta forra soffia con maggior violenza, tutte le piante sono inclinate verso Sud-Est. Nella valle inferiore dell’Adige l’ora penetra traverso il basso valico di Nago e, quantunque soffi con minor violenza, ha talvolta tanta forza da costituire un ostacolo alle zattere, che scendono trasportate dalla corrente del fiume16. All’ora del Garda, che traversa il valico di Nago, allude un poeta Trentino del sec. XVI in un suo carme: Ad ventos nacenses17.
Presso la parete occidentale del Calisio e a Villa Montagna, che trovasi ad E. dell’Adige, le cime delle piante sono curvate dall’ora verso E.; così pure, sempre a levante di Trento, la brezza arriva a Caldonazzo. Nella valle di Non essa giunge ad increspare le onde del lago di Molveno e lascia traccie della sua veemenza a Denno e a Flavon, dove i tronchi degli alberi sono inclinati verso N. e NE. Che l’ora del Garda, che proviene dal largo accesso della pianura padana verso il Trentino, possa produrre tali effetti, si comprende di leggieri riflettendo al fatto che essa spira con maggior forza e frequenza nella primavera e nell’estate, vale a dire in quelle stagioni, nelle quali le piante si trovano nel primo sviluppo. È credenza dei contadini che l’assenza della brezza quotidiana del Garda indichi mutazione di tempo e tale credenza trova conferma nel fatto, che le mancanze di regolarità dipendono da disturbi di correnti maggiori.
L’ora è detta anche andèr (da andare) dagli abitanti della riviera meridionale del Lago, perchè favorevole alla partenza ed il suo nome, che si pronuncia con un ò aperto, equivale con molta probabilità ad aura latino, e ben difficilmente esprime, come altri vorrebbero, la puntualità colla quale si manifesta. Oltre l’ora, che soffia da mezzogiorno a settentrione, dominano sul Lago di Garda: la vinessa (da Venezia) o vento di E. e il sover (superus), che in direzione da N. a S. spira dalla mezzanotte al mezzogiorno ed è chiamato dagli abitanti di Torbole paesano18.
- ↑ Hann I. Die Temperaturverhältnisse der oesterreichischen Alpen Länder. Wien, 1886 (già cit.). — Id. Klima von Riva am Garda see. «Meteor. Zeitsch. 9 Iharg. XXVII, Bd. 1892», Wien. — Id. Iährliche Periode des Regenfalls in Süd-Tirol. «Meteor Zeitsch. 1896». — P. Busin. La meteorologia del Trentino. In «Ann. Alp. Trid.» Anno 1886-87, pag. 159-222.
- ↑ Da Schio C. Almerigo. Le stazioni di osservazione per servire alla meteorologia e idrografia istituite nel Veneto, nel Trentino, nell’Emilia dal 1873 al 1880. Torino, 1881. — Id. Stazioni di osservazione dei bacini dei
- ↑ Diamo in nota gli elementi astronomici e altimetrici di alcune stazioni che, oltre a quelle elencate nella tabella delle medie temperature, verremo accennando in questo capitolo: Caldonazzo (bacino della Brenta) lat. 46° 0', long. 28° 56' E. F.; altit. m. 486; Borgo (bacino della Brenta) lat. 46° 4', long. 29° 8' E. F.; altit. 476; Fiera (bacino del Cismone) lat. 46° 7', long. 29° 29' E. F.; altit. 726 m. (?); Lardaro (bacino del Chiese) lat. 45° 48', long. 28° 20' E. F.; altit. 740 m.; Malè (bacino del Noce) lat. 46° 21', long. 28° 45' E. F.; altit. 770 m.; Corredo (bacino del Noce) lat. 46° 21', long. 28° 35' E. F.; altit. 830 m.; Castel Tesino (bacino della Brenta) lat. 46° 4', long. 29° 18' E. F.; altit. 860 m.
- ↑ Medie ridotte al periodo trentennale 1851-1880:
Nome delle Stazioni Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno N° d'anni di osservaz. Caldonazzo -0.6 1.0 5.6 8.4 14.3 15.4 18.6 16.2 15.3 9.8 3.8 0.4 9.0 1 2/3 Lardaro . . -1.7 0.5 3.8 8.5 12.2 16.3 18.6 17.8 14.6 9.8 3.6 -0.2 8.7 10 1/2 Malè . . . . -1.9 0.6 4.8 10.1 14.4 18.7 20.9 19.7 16.0 10.4 3.4 -0.7 9.7 3 2/3 Corredo . . -1.9 0.1 3.0 8.1 12.3 16.6 19.0 18.0 14.5 9.3 3.1 -0.4 8.5 6 1/2 - ↑ I. Hann, Veründerlicheit der Temperatur in Oesterreich. Wien 1891. pag. 10 e seg.
- ↑ Cfr. Marinelli. La Terra. V. I. pag. 743 ecc.
- ↑ È espressa in decimi; corrispondono al cielo completamente sereno; al cielo totalmente coperto.
- ↑ Queste stazioni sono: Caldonazzo, Borgo, Fiera, Lardaro, Corredo,Castel Tesino.
- ↑ Penck. Die Etsch. già cit.
- ↑ Ricordo due altri proverbi che si riferiscono alla piovosità nelle vallate trentine. Chi studierà particolarmente il clima delle singole valli potrà giovarsene.
Nella Valle Rendena:
«Quando la nuvola la va ’n Algona 1
tò la zapa e torna al cason.»
A Fiera di Primiero (bacino del Cismone)- «Se la vien (la pioggia) dal Schenèr, la vien col ster (staio),
- Se la vien dale Vete, la vien con le sachete;
- Se la vien da Cereda, la vien con la gheda (grembiule)
- Se da S. Martin la vien col cadin.» a 2
- ↑ Algon, valle che influisce nel Sarca fra i villaggi di Stenico e Pez.
- ↑ Schenèr, castello di Fonzaso al S. W. di Primiero; Vete le Vette feltrine che distano da Fiera di Primiero non più di 6 Km. verso S.; Cereda, valle e passo alpino verso Gosaldo e Agordo a E.; S. Martino di Castrozza, stazione alpina a N. della valle.
- ↑ Op. cit.
- ↑ Koch G. Ursachen der Hochwasser Katastrophe ecc. in « Zeitsch. d. D. u. Oe. Alp. Ver.» 1883.
- ↑ K. K. Hydrographisces Centralbureau. Wochenberichte über die Schneebeobachtungen oesterreichischen Rhein-Donau-Oder u. Adriagebiete für den Winter 1896-97. Wien, 1897.
- ↑ Citato dall' Umlauft. Die Alpen. C. XIV. pag. 427.
- ↑ Cfr. prof. I. Hann. Zur Theorie von Berg und Thalwind in «Zeitschr. der österr. Gesellschaft für Meteorologie» XIV Band. Wien 1879 pag. 444. e seg. — Damian Joseph. See-studien.
- ↑ Weber V. Ebenhoff, op. cit., pag. 224.
- ↑ Nicolai Archi Comitis. Numeri. Mantova Truticeno, 1546.
- ↑ Cfr. Marinelli. Op. cit., voi- IV, pag. 796 e l’Umlauft., op. cit., Cap. XIII. pag. 420.