Il Tesoro (Latini)/Libro II/Capitolo XL

Capitolo XL. Della grandezza del cielo e della terra

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XL. Della grandezza del cielo e della terra
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Capitolo XL.


Della grandezza del cielo e della terra.


E se ciò è la veritade che li cerchi della terra1 e gli altri cerchi sieno compassati, dunque conviene egli, come per necessitade, ch’elli sieno fatti a numero e a misura. E se ciò è vero, noi doviamo ben credere che gli antichi filosofi che sapeano arismetica e geometria, cioè iscienza di numero e di misura2, poterono ben trovare la [p. 337 modifica]grandezza de’ cerchi e delle stelle. Senza fallo lo cerchio è intorno sei fiate tanto, come il compasso ha di larghezza, cioè a dire, che egli gira tre cotanti, e anche uno settimo com’egli ha di diametro, cioè misurando il cerchio per mezzo diritta linea di su in giuso, e di giù in suso3. E per questa ragione, immantinente che elli trovaro quanto la terra girava, poterono bene trovare e sapere quanto la terra è grossa per diametro, cioè misurandolo per mezzo, come io ho detto del compasso4. E per li corsi delle pianete e delle stelle, come l’uno cerchio è più alto che l’altro, e la grandezza di ciascuno.

Ragione come: La terra gira tutta intorno ventimilaquattrocentoventisette leghe lombarde. Vero è che quelli d’Italia non dicono leghe, anzi dicono miglia di terra5, per ciò che in uno miglio di terra sono mille passi, e ciascuno passo contiene cinque piedi, e ciascun piede contiene dodici [p. 338 modifica]pouse, ovvero dita6. Ma la lega francesca è bene due cotanti, o tre cotanti, che non è il miglio.

Poi ch’elli seppero7 la grandezza del cerchio della terra, allora fu così provato che ’l suo diametro, cioè la sua grossezza, è la terza parte della grandezza sua ed uno settimo8. Il suo compasso è la metade del suo spesso, cioè la sesta partita del suo cerchio.

Egli è vero, che le pianete che sono nel puro aere, e tutte le stelle che sono nel firmamento, corrono tuttavia per li loro cerchi intorno alla terra senza riposo. Ma ciò non è niente d’una maniera. Chè ’l firmamento corre tra dì e notte, da oriente in occidente una fiata sì rattamente e sì forte, che ’l suo peso e la sua grandezza lo farebbero tutto trasalire, se non fossero li sette pianeti, che corrono contra al firmamento temperatamente secondo suo corso e secondo suo ordine9. E però non è maraviglia se le pianete vanno lentamente, che la loro andatura è assimigliata [p. 339 modifica]ad una formica, quando ella andasse intorno ad una grande ruota girando. Ma elle corrono più forte, che alcuno uomo non potrebbe stimare. Chè bene potete pensare, che quando la ruota volgesse molte volte, la formica non avrebbe potuto andare una. E in cotal maniera corrono i sette pianeti dì e notte contra il corso del firmamento10.

Note

  1. Il t la terre, e non li cerchi della terra.
  2. Il t la science de touz le nombres, et de toutes mesures, colla variante di un codice, arismetique, qui est science de savoir nombres, et geometrie, où s’apartient tote mesure de terre.
  3. Il t ce est a dire que il gire III foiz tout, comme il à d’espès. Nella glossa di Bono, il Sorio corresse: mirando in misurando, colla Crusca alla voce in suso.
  4. Il t porrent il bien trover et sentir combien ele a d’espès. Por la mesure de la terre troverent il par raison dou compas, et par les aleures des planetes etc.
  5. Manca al t di terra: non manca poco di poi.
  6. Ovvero dita, glossa di Bono. Manca nell’edizione del 1844, e in quella del 1528, e nelle posteriori. Nota del Carrer. Il ms. Berg. pollici.
  7. Il Sorio corregge separaro delle stampe in seppero, avvertendo il senismo separo, che suppone fosse nel ms.
  8. Il t ses espès est la tierce partie de sa grandor. Per la seconda volta Bono corregge il maestro.
  9. Il t vont aussi comme à l’encontre dou firmament, et atemprent son cours selonc son erre. Ms. cap. ver. son ordre.
  10. Ma elle corrono, fino al fine del capitolo, manca al t, si legge fra le varianti di due codici: Mes elles corrent plus fort que nus hom povroit esmer, que bien poès penser que quant la roe aurait fait molt tornoi, et le formi n’auroit fait que un; en tel maniere corrent les VII planetes jour et nuit contre le tornoi dou firmament. Aggiunto sette col t.