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pouse, ovvero dita1. Ma la lega francesca è bene due cotanti, o tre cotanti, che non è il miglio.

Poi ch’elli seppero2 la grandezza del cerchio della terra, allora fu così provato che ’l suo diametro, cioè la sua grossezza, è la terza parte della grandezza sua ed uno settimo3. Il suo compasso è la metade del suo spesso, cioè la sesta partita del suo cerchio.

Egli è vero, che le pianete che sono nel puro aere, e tutte le stelle che sono nel firmamento, corrono tuttavia per li loro cerchi intorno alla terra senza riposo. Ma ciò non è niente d’una maniera. Chè ’l firmamento corre tra dì e notte, da oriente in occidente una fiata sì rattamente e sì forte, che ’l suo peso e la sua grandezza lo farebbero tutto trasalire, se non fossero li sette pianeti, che corrono contra al firmamento temperatamente secondo suo corso e secondo suo ordine4. E però non è maraviglia se le pianete vanno lentamente, che la loro andatura è assimigliata



  1. Ovvero dita, glossa di Bono. Manca nell’edizione del 1844, e in quella del 1528, e nelle posteriori. Nota del Carrer. Il ms. Berg. pollici.
  2. Il Sorio corregge separaro delle stampe in seppero, avvertendo il senismo separo, che suppone fosse nel ms.
  3. Il t ses espès est la tierce partie de sa grandor. Per la seconda volta Bono corregge il maestro.
  4. Il t vont aussi comme à l’encontre dou firmament, et atemprent son cours selonc son erre. Ms. cap. ver. son ordre.