Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro III/Capitolo III
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo III.
Insegna Brunetto che il Danubio nasce in Lombardia? Ascoltiamo il Sorio.
«Ister Germanicis jugis oritur, effusus monte qui Raurarcos Galliae spectat. Sexaginta amnes in se recipit, omnes ferme navigabiles etc.» Lo scoliaste definisce il luogo preciso: «Situs fontis est intra villam, quae hodie Doneschingen vocatur, idest Danubii eschingen. Montes vero Arbona, quos hodie putant esse Bor aut Bar, absunt fere duarum horarum.»
Vegga il lettore come sia originato dalla goffaggine dei copiatori, il Danubio nasca verso Lombardia. La scrittura nel ms. volle essere Versolombarte, che fu mal letta Verso Lombardia.»
L’Irlanda serpenticida. «Nec tantum sibi ipsi soli, verum et aliis salubris est locis. Nam quum ipsa nullo serpatur angue, asportata inde terra, quoquo gentium invecta sit, angues necat (Solinus, capitulo XXV).
L’ultima Tule. Multae et aliae circa Britanniam insulae, e quibus Thule ultima, in qua aestivo solstitio sole de Cancri sydere faciente transitum, nox pene nulla. Brumali solstitio dies adeo conductus, ut ortus junctus sit occasui. Ultra Thulem accepimus pigrum esse et concretum mare (Solinus, ibid.)»
Rieti: Solino, citando Varrone: Italia ........ umbilicum, ut Varro tradit, in agro Reatino habet (Cap. VIII.).
Fazio degli Uberti, nel Dittamondo, introduce Solino a descrivere l’Italia:
E se ’l mezzo del tutto trovar deggio,
Proprio nei campi di Rieti si prende:
Così si scrive, ed io da me lo veggio.
(Lib. III, cap. XI).
Ancora sul Capitolo III.
L’ Istria è in Italia ? Udiamo Dante, Inferno IX.
Sì come a Pola presso del Quarnaro
Che Italia chiude e’ suoi termini bagna.
Dante ripete la lezione del maestro Brunetto. Là où Ytaille fenit à la mer de Venise, si est la terre de Istre, d’autre par la mer où est l’archeveschie de ladres.
Se i vescovi dell’Istria sono soggetti all’arcivescovo di ladres (Zara), non vuol dire che siano dalmati, perchè d’altra parte il patriarca di Venezia è primate della Dalmazia, nè è per questo dalmata, ma italiano.
Il Volgarizzatore non esclude l’Istria dall’Italia, avvegnachè l’inciso «e qui finisce Italia» egli riferisca al suo confine meridionale, e passi poi al settentrionale, dov’è «il mare di Vinegia» Si confronti cogli altri luoghi dove usa la frase medesima.
Ancora sul Capitolo III.
Il nostro Tesoro è prezioso compendio della dottrina del medio evo. Era il libro di testo per le lezioni, che il maestro doveva poi recitare, come dicemmo altrove, chiosandolo ed illustrandolo.
L’interessamento singolare che mostra di avere Brunetto per quest’isola di Creta, e per lo suo re Cres, che vi regnò primamente, è manifesto dal canto XIV dell’Inferno, dove si trae partito dalla postura di quest’isola, per collocarvi l’allegorico Veglio,
Che tien volte le spalle in ver Damiata,
E Roma guarda sì come suo speglio.
Credendosi che in Creta fosse stato il primo re della terra dopo il diluvio universale. Dante vi collocava il Veglio allegorico, il quale in grande parte imitando la statua allegorica veduta dal profeta Daniele, presentava una figura del principio del progresso e delle varie vicende della monarchia.
Nel Tesoro è un tal quale Commento anticipato della Comedia. Ad esso deve metter capo ogni commento di essa.
Ancora sul Capitolo III.
Vuol essere ripetuta questa prudente annotazione di Luigi Carrer.
» E non ha più di larghezza che sette stadii. L’edizione del 1474 ha stacchias: e noto questa variante, perchè potrebbe forse servir di lume ad alcuni libri, ove fosse adoperata questa strana voce in senso di stadio. Se già non è mero sproposito.»
Scrive Solino (cap. XVII): Inde diffusus aequore patentissimo rursus stringitur in Propontidem, mox in quingentos passus coarctatur, fitque Bosphorus Thracius, qua Darius copias transportavit.
Il testo del Tesoretto riportato poco sopra, meglio chiarisce il concetto del Tesoro. Forse era scorretto il codice latino del Polistore, voltato in francese da ser Brunetto, e poi volgarizzato da ser Bono.