Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro I/Capitolo VIII
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo VIII.
Ammesso che Dio è creatore, è ammesso che può fare miracoli. La creazione è il massimo dei miracoli. S. Agostino, parlando dell’evangelica moltiplicazione dei pani, osservò che il miracolo stesso avviene ogni anno, nella seminagione e raccolta del grano. Ci sorprende il primo, perchè insolito: passa inavvertito il secondo, come cent’altri, perchè quotidiano.
L’obbiezione che qui fa e scioglie Brunetto, è così esposta da N. Fergola nella Teorica dei miracoli. Benedetto Spinoza, con un argomento che può ridursi a questo sillogismo, vuol dimostrare l’impossibilità assoluta dei miracoli, cioè: Le leggi della natura sono decreti di Dio. Ma i decreti di Dio sono immutabili. Dunque i miracoli debbono essere assolutamente impossibili. Ognuno che legga questo argomento, tosto lo ritorce così: Il corso della natura, e la sospensione delle sue leggi, sono decreti di Dio. Ma i decreti di Dio sono immutabili. Dunque necessariamente la natura compirà il suo corso, frammettendovi miracoli. Per eludere questo ritorcimento, lo Spinoza è costretto a così modificare la sua proposizione: Fra i decreti di Dio, è l’esecuzione delle sole leggi naturali, e non è la loro sospensione o mutazione. La prova della sua proposizione essendo materia di fatto, è obbligato a presentarci qualche codice autentico dei divini decreti, acciò vi riscontriamo quelli soli che dànno corso alle leggi della natura, senza nessuna sospensione, o mutazione. Dunque la prima proposizione non prova: la seconda ha bisogno di essere dimostrata coll’intuizione della mente divina. L’obbiezione è così confutata.
Dante definisce il miracolo:
L’opere... a che natura |
Poi argomenta con s. Agostino in favore del cristianesimo, anche senza i miracoli:
Se il mondo si rivolse al cristianesmo. |
Ancora sul Capitolo VIII.
Il maestro nel Tesoretto ripete le dottrine di questo capitolo. «Dio stabilie certo corso a ciascheduna (creatura) sì come dovevano nascere e vivere e morire e finire, e la forza e la proprietade e la natura di ciascuna».
Tesoretto cap. V.
Che ad ogni creatura |
«E sappiate che tutte le cose che hanno cominciamento, cioè che furo fatte di alcuna materia, sì aranno fine».
Capitolo III.
Io vidi in sua fattura, |
«E sopra l’officio della Natura è Dio sovrano padre ecc.»
Capitolo IV.
Io sono la Natura, Io fui da lui creata, |
«Chè tutto fece, e tutto creò, ei puote rimutare e cambiare il corso di natura ecc.»
Capitolo V.
Ben dico veramente |
«La natura non ha che fare nelle cose che Dio si serbò in sua potestate».
Capitolo X.
Chè le cose future, |