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Dio sono immutabili. Dunque necessariamente la natura compirà il suo corso, frammettendovi miracoli. Per eludere questo ritorcimento, lo Spinoza è costretto a così modificare la sua proposizione: Fra i decreti di Dio, è l’esecuzione delle sole leggi naturali, e non è la loro sospensione o mutazione. La prova della sua proposizione essendo materia di fatto, è obbligato a presentarci qualche codice autentico dei divini decreti, acciò vi riscontriamo quelli soli che dànno corso alle leggi della natura, senza nessuna sospensione, o mutazione. Dunque la prima proposizione non prova: la seconda ha bisogno di essere dimostrata coll’intuizione della mente divina. L’obbiezione è così confutata.

Dante definisce il miracolo:

L’opere... a che natura
Non scaldò ferro mai, nè battè incude.

Poi argomenta con s. Agostino in favore del cristianesimo, anche senza i miracoli:

Se il mondo si rivolse al cristianesmo.
     Diss’io, senza miracoli, quest’uno
     È tal, che gli altri non sono il centesmo
                                                                 (Par. XXIV).


Ancora sul Capitolo VIII.


Il maestro nel Tesoretto ripete le dottrine di questo capitolo. «Dio stabilie certo corso a ciascheduna (creatura) sì come dovevano nascere e vivere e mo-