Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro I/Capitolo I

Illustrazioni al Libro I - Capitolo I

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Illustrazioni al Libro I - Capitolo I
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Capitolo I.


La sapienza dei Latini, sofia dei Greci, da ser Brunetto è abbracciata nell’infinita latitudine, per cui da Cicerone fu detta la scienza delle cose divine ed umane. Pitagora quasi spaventato innanzi a tanta ampiezza, modestamente s’intitolò filosofo e non sofo, cioè amatore anzi che posseditore di essa. Il sublime concetto nel proemio dell’opera, ci addita senza più il maestro di Dante, degno del memorabile elogio di tanto discepolo, come abbiamo dimostrato.

I nomi di Tesoro, di Somma, di Corpo, applicati alla scienza, sono alquanto strani per noi. Non erano tali, quando nelle mani di tutti, oltre libri omonimi di Provenzali, era il Thesaurus sanctorum patrum, la Summa theologica, il Corpus juris. Di qui qualche oscurità in qualche frase e concetto del libro. [p. 146 modifica]

La lingua è argutamente paragonata alla moneta, qual provvidenziale strumento di comunicazione e commercio fra gli uomini. Anche Orazio nell’Epistola ai Pisoni aveva fatto simile paragone, quando sentenziò, ragionando sulla nuova formazione dei vocaboli, che fu e sarà sempre lecito fondere nuove monete e parole col conio presente:

.... licuit semperque licebit

Signatum praesente nota procudere nummum (alias, nomen).

L’alta stima professata da Brunetto a Boezio, autore del libro De consolatione philosophiae, era comune agli scrittori di quell’epoca. Basti ricordare fra molti, Dante e Petrarca. Era considerato, e non senza ragione, quale anello tra la filosofia pagana e la cristiana. In qualche luogo, come a Pavia, ebbe anche l’onore degli altari1.

Aristotele è detto «nostro imperadore» a que’ giorni, ne’ quali della grandezza del sacro romano impero (comechè, a dir vero, nè sacro, nè romano, nè impero) erano inebbriate le menti di tutti. Si ricordi solamente il trattato De monarchia, ed il politico scopo del poema divino del gran discepolo di Brunetto. In ogni primato si vedeva a que’ giorni un impero [p. 147 modifica]Il sole è pianeta imperiale (Tesor. lib. II, 41) — Dio era

quello ’mperador che lassù regna (Inf. I):

lo ’mperador che sempre regna (Par. XII):

Lucifero era

Lo ’mperador del doloroso regno (Inf. XXXIV). Perfino nel regno dei cieli, e nel regno dell’eterne pene, Dante vedeva un imperadore.

La sentenza qui riportata, è attribuita ad Aristotele nel Libro di Sentenze; testo di lingua edito da F. Zambrini a Faenza, Tip. Conti 1853.

La sentenza è questa, al n. 41: Lo cominciamento è grande parte di tutta l’operazione.

È anche nel Fiore di filosofi e di molti savi, attribuito a Brunetto Latini, edito da A. Cappelli nelle Curiosità Letterarie di Bologna N. 63.

Quando l’autore scriveva quest’enciclopedia del suo secolo, perseguitato da’ propri cittadini ramingava in terra straniera: fatto pur troppo non raro nella storia d’Italia. Ma per la nequizia di pochi, non era in lui spento nè intiepidito il santo amore di patria. Noi siamo d’Italia! prorompe con nobile alterezza nell’esordio dell’opera. La terza parte del mio Tesoro, egli dice, insegnerà come il signore debba governare le genti che ha sotto di sè, specialmente secondo l’usanza d’Italia. È indigena del bel nostro paese la sapienza civile.

Noi, generosamente egli dice, quando considera come mallevadori della sua dottrina tutti i cultori della sapienza. [p. 148 modifica]

Io, modestamente soggiunge, quando annuncia qualche cosa di rilievo minore, per privato suo conto.

Saggiamente previene colla sua giustificazione la domanda che può fargli il lettore italiano: Perchè detti il Tesoro in lingua francese? Due sono le cagioni, egli risponde: La prima è, perchè siamo in Francia... E qui sospirando sottace un volume di autobiografia. La seconda è, perchè la lingua francese è più dilettevole, e più comune di tutte le altre. E qui sottace: Impara, o Italia, meglio coltivando la tua letteratura, il tuo commercio e la tua politica, a rendere del pari, e più, dilettevole e comune la nuova tua lingua. L’Allighieri, il Petrarca, il Boccaccio, adempirono gloriosamente questo voto del maestro Latini. Quante volte il grande Allighieri, nel suo abituale silenzio avrà meditato sopra queste sentenziose parole!2 Erano il testamento del caro e buono suo padre. [p. 149 modifica]

Udiamolo, parlando della nuova lingua, assumere perfino lo stile ispirato dei profeti: Questa sarà luce nuova, sole nuovo, il quale surgerà ove l’usato tramonterà, e darà luce a coloro che sono in tenebre e in oscurità per lo usato sole che a loro non luce (Convito).

Non credetti mai contro di Brunetto fulminata la terribile sentenza del Convito: «A perpetuale infamia e depressione de’ malvagi uomini d’Italia, che commendavano il volgare altrui, e dispregiavano il proprio «(Trattato I. cap. II).»

Non più indugi, o bel dolce amico, dice Brunetto, quasi prendendo con lieto volto per mano il lettore. A que’ giorni la gentilezza delle corti di amore fioriva altresì nelle scuole severe della sapienza. Beatrice chiamava il discepolo di ser Brunetto, il suo fedele, colui che l’amò tanto che uscì per lei della volgare schiera (Inf. II), e finalmente, a dir tutto in un verso,

L’amico mio, e non della ventura (Inf. II).

La dedica del Tesoro, è molto simile a quella che [p. 150 modifica]ser Brunetto aveva fatta del Tesoretto al re Luigi IX di Francia, il Santo3:

     Io Brunetto Latini
Che vostro in ogni guisa
     Vi son sanza divisa,
A voi mi raccomando:
     Poi vi presento e mando
Questo ricco Tesoro,
     Che vale argento ed oro,
Sì ch’io non ho trovato
     Uomo di carne nato
Che sia degno d’avere,
     Nè quasi di vedere
Lo scritto ch’io vi mostro
     In lettera d’inchiostro.
Ad ogni altro lo nego,
     Ed a voi faccio prego
Che lo tegnate caro.


Ancora sul Cap. 1.


Essendo alquanto complicata la divisione e suddivisione del Tesoro, e molto diversa dal modo presente di divisione delle scienze; e di più essendo intralciata colla divisione della Filosofia, secondo il [p. 151 modifica]sistema di Brunetto; presento al lettore in due prospetti paratamente e l’una e l’altra divisione, che può tener luogo di commento anticipato a molti brani dell’opera, i quali con questa fondamentale divisione hanno riscontro. [p. 152 modifica]

Divisione del Tesoro

Tesoro Parte I. — Filosofia teorica del cominciamento del mondo.
dello stabilimento del mondo.
delle vecchie istorie.
della natura di tutte le cose.
Parte II. Filosofia pratica Che l’uomo deve fare
Che l’uomo non deve fare.
Filosofia logica - Ragione di ciò che l’uomo dee fare
e che no
Parte III. — Filosofia pratica arte di parlare
arte di governare


Divisione della Filosofia

Filosofia Prima parte o scienza-Teorica della natura delle cose celestiali e terrene teologia
fisica
matematica
Seconda parte o scienza-Pratica etica
economica
politica in parole grammatica
dialettica
rettorica
in opere — Tutte le arti necessarie al governo dell’uomo
Terza parte o scienza-Logica dialettica.
efidica
sofistica

Note

  1. Dante lo cita nella Monarchia: nel Convito lo chiamava suo consolatore e dottore: nel canto X del Paradiso lo dice:

         L’anima santa che ’l mondo fallace
         Fa manifesto a chi di lei ben ode.
    Lo corpo ond’ella fu cacciata, giace
         Giuso in ciel d’auro, ed essa da martiro
         E da esilio venne a questa pace.

  2. Martino da Canale, contemporaneo di Brunetto, protestò di avere scritto in lingua francese la storia di Venezia «porce que lengue francese cort parmi le monde, et est plus delitable à lire et à dire que nul autre» (Hist. letter. de la France, tom. XXIV pag. 463, e XXIV, pag. 545). Che più? Dante nel libro I. cap. 10. De vulgari eloquio, paragonando i pregi dei tre volgari, d’oil, d’oc, e del , ripete la frase del suo maestro «Allegat ergo pro se lingua oil, quod propter sui faciliorem ac delectabiliorem'vulgaritatem, quidquid redactum sive inventum est, ad vulgare prosaicum suum est.»
    Brunetto anche nel Tesoretto promette di scrivere il gran Tesoro in lingua francese:

         Di tutte quattro queste.
    Lo puro sanza veste
         Dirò in questo libretto:
    Dell’altre non prometto


         Di dir, nè di cantare;
    Ma chi ’l vorrà trovare,
         Cerchi nel gran Tesoro,
    Ch’io farò per coloro,
         Ch’anno lo cor più alto.
    Là farò il gran salto
         Per dirle più distese
    Nella lingua francese.

                                  (Capitolo XIX)


  3. Credevasi dedicato il Tesoretto a Rustico di Filippo, poeta fiorentino, suo amico. L’ab. Zanoni, editore del Tesoretto dimostrollo dedicato a s. Luigi IX di Francia.