Il Novellino/Parte seconda/Novella XVI

Novella XVI - San Bernardino è ingannato sotto fede de santità da dui Salernitani

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Novella XVI - San Bernardino è ingannato sotto fede de santità da dui Salernitani
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NOVELLA XVI.




ARGOMENTO.


San Bernardino è ingannato da due Salernitani, l’uno gli fa credere aver trovata una borsa con cinquecento ducati, l'altro dice averla perduta, dàgli i segnali, e ricupera la borsa. Il Santo raccomanda la povertà del primo al popolo fiorentino, raduna un gran danaro, dalli all’ingannatore, il quale con il compagno trovatosi dividono tra loro la preda.


ALL’ILLUSTRISSIMO E REVERENDISSIMO SIGNOR DON GIOVANNI D’ARAGONA1


ESORDIO.


Ricordami, illustre e reverendissimo mio Signore, più volte fra me aver deliberato prima che al fine del mio novellare pervenga, una di esse di piacevole e onesta materia compilata, a Te somma venustà e singolare specchio dei seguaci di Piero intitulare, e dopo con l’altre insieme unirla e annumerare. E volendo il proposto pensiero mandare ad effetto, Te invio la presente non meno vera che piacevole novella, per la quale oltre il piacere intenderai che non solamente gli uomini mondani ma [p. 198 modifica]etiandio i Santi possono e sono in questa presente vita sotto fede di finta bontà molte volte da altri traditi e beffati.


NARRAZIONE.


Angelo Pinto nostro Salernitano, secondo gli antiqui che il cognobbero affermano, fu ai dì suoi il più solenne maestro d’ingannare altrui con ogni singolare beffa che per Italia mai il paro si avesse trovato. Costui dunque avendo molte parti e dentro e fuori Italia ricercate, e quasi in ogni loco i suoi ferri adoperati, arrivò a Firenza in quel tempo che il nostro devotissimo San Bernardino vi predicava: dietro al quale per continua dimostratione di tanti evidenti miracoli che facea e per la divolgata fama di sua perfetta vita la maggior parte di Toscana correa. Pur tra la moltitudine degli ascoltanti per avventura un dì trovatosi il detto Angelo con un altro giovine pur salernitano, chiamato il Vescovone, assai dotto discepolo secondo la sua età nella scienza di Angelo Pinto, e riconosciuti insieme, e per rimembranza de la patria fattesi di molte carezze, e gran parte de’ loro accidenti l’uno a l’altro narratisi, ultimamente disse il Vescovone: Angelo mio, io mi sono qui fermato per fare un bel tratto, e non ho ancora trovata persona di chi fidar mi possa, e che sia forte di qualche centinaro di fiorini. E raccontatogli il modo, e quello sommamente ad Angelo piaciuto, gli rispose lui esser paratissimo e con danari e con tutto l’ingegno a volere in tal notevole inganno intervenire. E per non indugiar più sopra tal pensiero avuta una borsa ben grande con [p. 199 modifica]certe borsette d’intorno, vi posero dentro cinquecento ducati d’oro, che ad Angelo di assai maggior somma dispersa erano già rimasti; e separati i veneziani dai fiorentini, e tutti li altri secondo loro stampe in diverse borsette, e di tutti pigliato il conto e fattone un ricordo in una cartuccia, e quella per lo Vescovone ben servata per averla ammanita al bisogno, e replicatosi tra loro quanto aveano cautamente ad eseguire, Angelo la seguente matina con la borsa in petto, travestito in peregrino, fornita la predica e San Bernardino itone in cella, e lui seguendolo appresso, gli si buttò ai piedi chiedendogli di grazia che con pietà udienza gli donasse, attento che il fatto non patea dimora: il quale benignamente risposto essere apparecchiato, lui in tal modo lagrimando a parlar gli cominciò:

Padre mio, voi sentirete che avendo in questi dì prossimi avuta a Roma plenaria remissione de’ miei quasi irremisibili peccati, ancora ch’io fossi restituito in la pristina innocenza che fui quando ricevetti l’acqua del santo battesimo, pure per recompensa di mie enormissime scelleragini mi fu data per aggionta penitenza che dovessi andare a San Giacomo di Compostella, al quale viaggio essendo in cammino, e ieri mattina qui raflittomi per udire le vostre sante parole, il diavolo forse cruccioso per essermegli cavato da le mani, mi buttò un capestro dinanzi ai piedi con lo quale mi avessi per la gola appiccato, e ciò fu questa borsa che io ho in mano nella quale sono ben cinquecento ducati, e con essa insieme mi ha tutte mie estreme necessità parate innanzi, e fattemi vedere tre mie figliuole mal vestute ed in età da marito e belle assai de le quali [p. 200 modifica]etiam ho considerati tutti i pericoli possibili che per mancamento di roba potrebbeno intravenire; e con dette e altre assai ragioni mi ha confortato a ritornarmi indrieto, e con le mie povere brigate godermi di tanto bene mandatomi da la fortuna: di che io pur armato del forte scudo dello Spirito Santo ho resistuto a sì fatte tentationi pensando solamente che ogni gran tesoro è nulla a rispetto dell’anima la quale Iddio col suo pretiosissimo sangue volle ricomperare. E con tal proponimento da voi venuto vi prego da parte di Dio pigliate questi denari, e domane predicando li pronunciarite al popolo, che non dubito si troverà il patrone, al quale, dicendovi li segnali che in essi sono, li restituirete; e se non vi pare che di ciò con bona coscienza io possa pigliare alcun beveraggio, vi supplico raccomandate la mia povertate al popolo di questa città come e quale meglio parerà alla paternità vostra. Il glorioso santo udito il parlar di colui di tanto colorata santimonia ornato, e veduto il danaro conforme alle parole, consideratolo massimamente tutto, e quello parutogli vecchio e di buon aspetto, non solo diede a le sue parole indubia fede, ma gli parve che ciò fosse un inaudito miracolo, e a come era il mondo guasto e corrotto dalla lupina avarizia e insatiabile gulosità del danaro si avesse in umano spirito tanta bontà ritrovata, e dopo che con molte mirabili lode ebbe la sua usata virtù commendata gli disse: Figliuolo mio, io non so che altro dir me ti sappia, se non che, se tu avessi crocefisso Cristo, avendo usata questa sola bontà, ti sarebbe perdonato senza fare altro peregrinaggio; tuttavia ti conforto a seguire il proposto cammino, e sta di buon [p. 201 modifica]cuore che Iddio non farà passare questo bene irremunerato, ed io dal canto mio domani farò il debito come tu medesimo vederai ed in maniera che io spero con la grazia del mio Creatore tal volta avrai maggior soccorso a la tua povertà, e con bona coscienza, che non era questo che il maledetto nemico di Dio ti avea parato dinanzi per farti precipitare a perditione. Angelo gli rendì infinita mercè di sua carità, ma più assai de la fatta offerta di volere al popolo la mattina per lui supplicare, e lassatagli la borsa piena di fiorini, gli disse: Padre mio, datemi il modo ch’io ho da tenere, però che vi avviso non per jattarmi ma per dir la verità io sono pure di nobil gente nato, e mal volentieri, potendosene altro fare, mi farei qui elemosinando conoscere. San Bernardino facilmente credendolo, di maggior compassione gli donò cagione, e per tanto gli ordinò che della cella del suo compagno non si partesse. Venuto adunque il novo giorno, e secondo la sua usanza salito in sul pergolo, e cambiato il proposto tema disse: Fecit mirabilia in vita sua: quis est iste, et laudabimus eum? e poi soggiunse: Signori cittadini, essendomi novamente venuto un mirabile accidente tra le mani, e piuttosto miracolo che umana operatione, mi è parso conveniente trasgredere l’ordine de la promessa predica, e proponervi il tema che avete udito. E cio è che un povero uomo per purgatione de’ suoi peccati andando a San Giacomo ante ieri matina tra la molta calca gli si venne volgendo tra’ piedi e forse monstratali dal diavolo una borsa con una brigata di centinara di fiorini, e sopra di ciò avute più tentationi e battaglie da sua estrema povertà e dal pensare a sue [p. 202 modifica]lasciate brigate alle quali con difficoltà può dare li nutritivi elementi, e a molte altre sue miserie infinite, ultimamente confortato da l’amore di Cristo col segno de la croce le ha tutte vente ed effugate, e piangendo amaramente da me se n’è venuto, e la delta borsa colma di fiorini mi ha portata, la quale ho in mio potere: e non so che più avesse potuto fare San Piero, ovvero il nostro serafico Francesco unico dispregiatore di mondane divizie e di Cristo imitatore di non voler avere alcun proprio, se non trovando il tesoro cercare di restituirlo al padrone. Quanto adunque maggiormente potemo commendar costui essendo inviluppato al mondo, poverissimo, e cargo di figliuole, e pur nobile persona che da vergogna l’andar mendicando gli è già interdetto, avere usata tanta bontà, di che meritamente mi pare che di costui solo possa oggi la Cliiesa cantare il tema proposto alle vostre caritate: egli ha fatte cose mirabili in vita sua. E poi con alta voce cominciò a dire: E voi rapacissimi lupi, golosissimi avari, carnalazzi infangati nella feccia di questo ingannevole mondo, ogni dì andate drieto le usure, a i falsi contratti, ed ai mali guadagni, e con li vostri inganni tenete lo altrui, robate le chiese, usurpate le facoltà degl’impotenti, bevete il sangue dei poveri, non eseguite i testamenti, e con mille altre pravissime operationi vi deviate da Cristo seguendo la scola del diavolo. E così il santo vecchiarello adirato ed infiammato di carità, affaticato finalmente nel dire, alquanto si quietò, e reiterato poi il tema disse: Io non potrei né con penna scrivere, né con lingua recontare le lodi che di costui meritamente dir si potrebbeno: nondimeno un solo [p. 203 modifica]argomento di sua bontà e purità vò che prendiate: egli parlando meco ha fatto e fa gran caso di non voler chiedere il beveraggio de’trovati denari, con credere non possa con bona coscienza ricevere. E però, brigata mia, colui che ha persi detti danari venga da me, e porti i segnali de la borsa, e della quantità de’fìorini con la qualità insieme del loro distinto numero e stampe, che già sono l’uno dagli altri separati, e senza pagare un soldo sel tolga con la benedizione di Dio. Però non restarò confortarvi a seguire la dottrina del nostro redentore Jesu, il quale vuole come ogni male sia con misericordia punito, così niun bene passi irrimunerato: parmi dunque, figliuoli miei, che questo povero gentiluomo riceva alcun ristoro de la sua usata virtù; e perchè anche a me pare di necessità esser costretto di dovervi la sua povertà recomandare, prego tutti coloro che sono segnati del trionfante vessillo della croce di Cristo, ognuno butte quella carità qui sopra questo nostro mantello che Iddio lo spirerà, però niuno passi un soldo, che a tante migliaia di persone che qui vedo non si radunerà sì poco che non bastino a trarlo d’affanno: ed a ciò vi conforto e dichiaro che questo sarà maggior bene che di soccorrere alla necessità di ospitali o di qualsivoglia altro mendicante. E così detto appena ebbe il suo mantello in terra gittalo che tutto il popolo si mosse con la maggior calca che fosse mai vista mai, ognuno porgendo la santa elemosina: e in tal maniera fu tutto il dì dai compagni di San Bernardino il mantello a ricevere le fatte offerte tenuto. Il che la sera se ritrovorno da bona misura aver circa mille fiorini raccolti. Erasi fra questo mezzo il Vescovone travestito in [p. 204 modifica]mercante genoese, e sapendo ottimamente quella lingua se fe’ avanti e tra la molta calca con importunità grande forte gridando, fattosi far loco e lacrimando postosi dinanzi ai piedi del santo frate in tal modo gli disse: Missere, i denari sono miei, e qui e altrove vi darò compitamente i signali di quelli, che li ho tutti per iscritto. E cavatosi il ricordo di petto che perciò avea reservato il diede in sue mani. Al quale San Bernardino con piacevol viso disse: Figliuol mio, tu hai avuto più ventura a trovare i tuoi danari che non avesti senno a ben guardarli: però verrai con meco, e vedemo se son tuoi, senza costarti un denaro te li togli. E fatta la beneditione al popolo in cella se ne venne, e versati i danari, e trovatili a la scritta del Vescovone conformi piacevolmente glieli rendio: i quali avuti se n’andò ratto dove i famigli d’Angelo albergavano, e come proposto aveano tutti insieme usciti di Firenze ad un determinato luogo il loro maestro aspettarono. Al quale la seguente matina essendo le dette monete integramente consegnate, e per mezzo del detto Santo da certi banchieri suoi devoti, per far che l’inganno fosse più compito, in oro converse, acconciateseli indosso con la sua grazia e beneditione da lui se accombiatò, e andato ove i compagni l’attendeano tutti insieme con grandissima festa a Pisa se condussero, e quivi diviso tra loro amichevolmente il bottino ognuno al suo camino traversoe; e di continuo a le altrui spese godendo si può credere che i loro giorni terminarono. [p. 205 modifica]

MASUCCIO.


Non meno piacevole e con grande arte ordinata che utile e fruttuosa si potrà dire la recontata beffa per lo essere con sì bel tratto da uomini volgari ingannato non solo un sagace santo, ma quasi tutto lo astutissimo popolo fiorentino. Né meno sarà da ridere di un altro inganno fatto pure per due altri idioti Romani, secondo appresso di narrare intendo: il quale ancor che non fosse di tanta importanza, pure sarà tanto più da notare, quanto per esser lo detto inganno fatto in Bologna, dove quasi tutto il mondo manda a comparar senno, da la quale città ognuno ne recarebbe le bisacce piene, se ad uscir de quella non aprissero la bocca, siccome la maggior parte di coloro che ne vengono ce ne mostrano evidente segno.

  1. Giovanni d’Aragona figliuolo di Re Ferdinando nato nel 1456, prese il cappello di Cardinale nell’Arcivescovato di Napoli il 25 gennaio 1478. Morì nell’ottobre del 1485. Non aveva vent’anni quando Masuccio gl’intitolò questa novella.