Il Novellino/Parte seconda/Novella XV

Novella XV - Un signore Cardinale de una donna
innamorato per dinari corrompe il marito, la moglie non se ne vole retornare, resta col signore, el marito va in exilio

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Novella XV - Un signore Cardinale de una donna
innamorato per dinari corrompe il marito, la moglie non se ne vole retornare, resta col signore, el marito va in exilio
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NOVELLA XV.




ARGOMENTO.


Un signor Cardinale ama una donna, e per danari corrompe il marito; conducegli la moglie in camera, torna la matina per riaverla: la donna parendole star bene, non se vuol ritornare: dicele parole assai, non montano nulla; alla fine si piglia il promesso danaro, e come disperato va in esilio, e la donna gode col Cardinale.


AL DIGNISSIMO MESSER ANTONIO DA BOLOGNA PANORMITA.1


ESORDIO.


Solo al pensare de volere scrivere a te famoso e clarissimo poeta, lume e gloria de la nostra Italica natione, l'ingegno e la lingua, la mano e la penna mi sento in maniera insieme avviluppati che nissuno di loro può o vale al solito ufficio ritornare; pur rimembrandomi lo aver te talvolta visto pigliare non piccolo piacere degl'inordinati disvarioni e grosso parlar de’ volgari, e per quello porre da canto le degne e ornatissime scritture, come quel che niuno alto e rettorico stile a te novello Apolline non solo ammirativo non sarebbe, ma novo piacer nullo ne [p. 185 modifica]prenderesti; questo adunque mi ha dato baldanza a repigliare l’arme di terra e rassicuratomi a pur scriverti la presente. In la quale intenderai un novo contratto, anzi inusitata compara, fatto tra un mantovano da dovero babbione, e un novo fariseo, il quale credendosi forsi lui dover essere del glorioso Pietro successore, disposto di non lasciar il pastorato a strane nationi, ma che non uscisse fuor di sua semenza, di avere alcun figliuolo s’ingegnoe; e con quell’autorità con la quale la cappa e il cappello rosso si aveno2 vendicato portare per rimembranza del vermiglio sangue di Cristo sparso sul legno de la Croce, similmente con quell’altra ove disse Iddio crescite et multiplicamini dicono poter licitamente aver figlioli. De la vita e costumi de li quali, non volando sì alto il mio falcone, di più oltre morderli mi rimango, e solo alla istoria a te promessa vengo.


NARRAZIONE.


Credo sia già per l’universo manifesto il sacro e gran Concilio che il beatissimo Pio II ordinò e fece nella città Mantuana per fare il general passaggio incontro il Turco; il quale con tutto il suo collegio de’ signori Cardinali essendo ivi condotto, il radunare de’ convocati principi e potentie de’ Cristiani aspettava, per dare indirizzo a tutti i necessarii preparatorii che sì alta impresa persuadeva. Ed essendo tra gli altri un signor Cardinale, il cui nome e dignità tacemo, il quale per ben che fosse de’ maggiori uffizii nell’apostolica corte esecutore, non era [p. 186 modifica]però ancora da la florida età all’altra pervenuto, era etiandio di assai gratioso aspetto da la natura dotato.3 Lasciarò da canto il suo suntuoso vestire, gli ornati e gran palafreni, la onorevole famiglia, ed ultimamente la magnificenza del suo vivere regale; ma che dirò de la sua magnanima natura e degli altri contraria, che libéralissimo, e d'ogni virtù e gentilezza vago e divotissimo divenìa, tal che solo ello era estimato il più leggiadro e benigno signore che in gran parte del Cristianesimo si trovasse? Costui adunque dimorando in un palagio d'un gran cittadino, e dintorno a quello di molte e belle donne abitando, una tra le altre ve ne era la quale indubitatamente il resto de la città di bellezze superava; ed essendo dal detto Signore più volte vista e unicamente piaciutagli, come gran cacciatore e vago di sì fatte prede, deliberò non lasciarvi cosa alcuna a fare per ottenere di tale impresa la disiata vittoria: e stando la casa de la giovene a la sua molto contigua, e le finestre guardandosi dirimpetto, avendo perciò assai copia di mirarla, con acconcia maniera la vagheggiava. Ed accortosi lei essere più che altra donna onesta per non posserla coi suoi varii e belli modi adoperando mai condurre a una sola volta con piacevolezza guatarlo, la avuta speranza alquanto indietro rivolse. Pur da amore fieramente [p. 187 modifica]stimulato, cognoscendo non potersi le alle imprese senza grandissimi affanni conquistare, e che quelle che con facilità si ottengono sono poco apregiate e presto infastidiscono, ancora che diverse vie avesse trascorse, pure ultimamente in una si raffisse; e deliberatosi di vedere se con l'amo dell’oro avesse il suo marito possuto pigliare, imperò che molto povero e avarissimo il cognoscea, mandato senz’altra dimora per lui, e quello subito venuto, e dinanzi al Signore in camera menato, dopo le umane e familiari accoglienze, fattolo presso di sé sedere, in cotal modo a dire gli cominciò: Gentiluomo, essendo tu prudente, come ti cognosco, non mi pare di bisogno con lunghi sermoni o persuasive ragioni ti debba io donare ad intendere quel che tu ottimamente cognoscerai essere la eterna tua quiete, e del tutto fuggire ogni tuo presente e futuro affanno. Onde la gran bellezza di tua onestissima moglie mi ha in maniera pigliato che io non ne posso riposo pigliare: e come che chiaro io cognosca niun consiglio ragione concedermi a te che suo marito sei un tal servigio per me chieder si deggia, nondimeno d’amore e onestà estimando, niun’altra persona meglio di te il possa fare né più occultato tenerlo, ho preso per rimedio voler piuttosto te che altro mezzano per me medesimo intromettere in tal fatto, pregandoti che così per mia contentezza come per tua fruttuosa comodità vogli che tanto desiderato dono per te mi sia concesso: e benché tanto digna cosa comprar non si possa, pur tu cognoscerai tal servigio non essermi donato ma a grandissimo pregio venduto, però che lei de la persona e tu di tutte mie facoltà voglio che dal primo dì intera [p. 188 modifica]possessione pigliate. E se ciò far vorrai dimmelo presto e non tenermi in tempo, a tal che lo bene e provvedimento che verso di te fare intendo de continente ne vedi gli effetti seguire. Era il buon uomo, come sopra dissi, povero e cupido oltre misura, il quale viste tante offerte da colui farsi che ricchissimo e molto liberale il cognoscea, estimando non minimo profitto di ciò seguir gli dovesse, e confidandosi massimamente nel suo senno di molto covertamente menar tal trama, li furono le dette cose efficiente cagione ad abbagliarli l’intelletto, a rompere l’amore del matrimonio, a dispregiar l’onore del mondo, e offendere con tal vituperevole spada a sé e alla sua eterna contentezza, e senza altramente pensarvi in brevi parole cosi rispose: Monsignore, io sono al vostro chiesto servigio apparecchiato, e però a voi il comandare, a me sarà l’obbedire a ogni vostro piacere e contentezza. Dal quale con allegro volto infinite grazie rendutegli si parti; e per non dare al fatto più lunga dimora la seguente notte per assai largo modo con la moglie dintorno a tal fatto a ragionare incominciato, e ad ogni ora di loro necessità facendo scudo, concludendo dicea che qualsivoglia inonesta cosa cautamente adoperata quasi come per non fatta tener si possa. La donna che discretissima era, non solo oltremodo le fu molesto, ma da grande ira accesa vilmente ingiuriandolo gli concluse, che se per alcun tempo a ciò pensare non che a ragionarne trascorrer se lasciasse, senza altro mezzo ai suoi fratelli il ridirebbe. Il marito non curandosi per quella prima volta della sua strana risposta, lassati valicare alquanti giorni, quando tempo gli parve, di cose assai piacevoli con la [p. 189 modifica]moglie motteggiando, un'altra volta con acconcia maniera le fè la simile richiesta che davanti fatta le avea. La quale più rigida che mai dimostrandosi subito se n’andò in casa de’ suoi fratelli, a li quali con poco piacere la istoria del suo vile marito ricontoe; li quali ascoltandola iratisi, e di botto fatto venire il lor cognato gli ricontarno quello che aveano udito, minacciandolo forte e ingiuriandolo che contro l’onor di tutti fare intendea. Lui che la risposta tritamente si avea già preparata, senza alcuno sbigottimento e quasi ridendo disse: Fratelli miei, in verità con più onestà mi averestivo possuto domandare, e io ve avrei tratti di dubbio; ma dovendosi da tanto congiunte persone ogni cosa tollerare, io vi dirò il vero di ciò che vostra sorella e mia moglie vi ha riferito. Sentirete dunque che essendo io posto in sospetto che il Cardinale che a noi sta d’incontro ardentissimamente l’amava, e che occultamente con alcuni di casa miatenea trame, essendo lei pur giovene e bella, ancora che per onestissima la tenga, dubitando de la fragilità de le donne, deliberai far di lei l’ultima esperientia, e se la trovava, come trovata la hone, la commendare, e ritrarmi d’ogni e presente e futuro sospetto; e se trovato fosse stato il contrario, una insieme con voi far quello che di lei si richiedeva. Ove come voi vedete la Dio mercé avendo visto e provato la sua virtù, ogni altro e novo e vecchio sospetto da me si è partito, e da qui avanti in maggiore estimatione l’averò. Coloro udendo la conveniente scusa, parendoli possibile che lui a tale antiveduto fine ciò fatto avesse, sommamente di tal suo cauto consiglio il commendarono, e dopo più debatti con la moglie il pacificarno. E a [p. 190 modifica]casa ritornatasi, credea che il marito non le dovesse più nei soliti ragionamenti ritornare. Il signor Cardinale sentita tal novella, e acramente tolleratala, la calda speranza si cominciò a intepidire; pure da la sua fiera passione astretto con più fervore elle mai il suo vagheggiar continuava, e con atti e talvolta con parole ogni sua facoltà lui medesimo senza alcun ritegno li offeria, facendola da dovero certa che per lei come il ghiaccio al sole si consumava. La donna, che non era da la natura d’altri metalli stata prodotta che tutto il resto del sesso femineo si sieno, con tutta la sua gran virtù e onestà, per lo continuo martellare, s’indusse, senza mostrargliene alcun segno, ad amarlo, e talvolta col marito ragionando, le accorte maniere e laudabili costumi di quel signore incredibilmente commendava. Questo fu dunque cagione di fare il dolente marito rassicurare di novo al solito ragionamento intrare, e capato4 il tempo che ben disposta la cognobbe, li disse: Giacomina mia, come tu medesima puoi render testimonio quanto cordialmente e certo per tue virtù ti ho amata ed amo, e se l’altro ieri ti richiesi di quello che tu sai, non voglio che credi che il poco estimare lo avesse causato: ma due potissime ragioni contro ogni mio piacere a quello me indussero; e prima la nostra estrema necessità in la quale per nostra mala fortuna e senza nostra colpa simo condutti, che un altro modo da sostentarci veder non me lassa; l’altra, e quella che con non manco amaritudine mi afflige, si è il pensare a questa prossima festa che la nostra [p. 191 modifica]Marchesana cerca di tare, a' principi radunati, ed ai vicini, e in quella per mancamento di roba non poterti far comparire secondo io vorrei, e come a la nostra conditione e tua grandissima presenza e bellezza si converria. Alle quali cose considerando, si troverebbeno di tanto potere, che non solo a quello seguire trasportar mi lassava, ma anche a eterno martirio o dura morte pigliarne; e quantunque a ciò altro che tema di vergogna non ci ripugne, pure, come altra volta ti dissi, niuna cosa per cauta via adoperata può mai in alcun danno o vituperio ritornare. E a tal che tu conosca ch’io dico il vero, vedi che questo Signore per essere tenerissimo del sno e del nostro onore, ancor che tutto si consumi, non ha voluto di persona che viva altro che di me fidarsi, come a colui che più che altro appartiene di secreto tenerlo. Onde non sapendo io che altro circa questo ricordarti ti sappia, concludendo dico, in ciò eseguir debbi quanto l’animo ti consiglia, e io sempre restarò per contento, né lassarò non rammentarle che qual ora da la misera povertà saremo assaliti, di te medesima e non de la fortuna ne averemo insieme da rammaricare. La donna stimulata de continuo dal misero marito, il quale con simulate ragioni al dirupo la conducea, ed oltre a ciò cognoscendosi da un tanto grazioso ricco bello e liberal signore sopra ogni altra cosa amata, deliberò per le dette e altre assai ragioni ogni virtuosa catena spezzare, e ad un'ora a sua eterna contentezza sotisfare, e al marito render quella pena che lui medesimo si procacciava. E dopo che tacere il vide, così gli rispose: Marito mio, avendo ai miei fratelli piaciuto di non sola una volta darmiti per moglie, [p. 192 modifica]ma anche contro mia volontà un’altra volta qui remandarmi d’onde con giustissima causa mi era partita, essendoci pur come ci sono, non debbo né posso altrimente di me disporre, che quello che tutte le belle donne oprano e per loro mariti fanno, cioè di essere ad essi ossequiose e in ogni cosa come lor maggiori li obbedire. Dunque vedendo apertamente esser la tua intentione del tutto disposta, che la mia persona da le altrui braccia sia contaminata, restarò quieta a far quanto tu vuoi e che con tante ragioni mi hai persuaso; e però quando e come ti piace io sono a ciò apparecchiata. Pure non restarò dirti che vi pensi maturamente, e guarda, marito mio, che di ciò che fai non ti penti a tempo che il remediar non abbia loco. 11 marito lietissimo de la non consueta risposta, parendogli le sue parole aver fatto frutto, li disse: Mogliera mia, di niuna cosa fatta con buona maturità e ordine altrui se ne pentì giammai; e però di questa lascia il pensiero a me. E da lei partitosi se n’andò ratto al Cardinale, e con allegro volto salutatolo gli disse: Signor mio, la faccenda è in ordine per questa notte; e certo con grandissima difficoltà li ho fatto dire di sì; però le ho promessi trecento ducati per questa prima venuta, li quali vuole subito per convertirli in ornamento di sua persona per la solennità che di fare si aspetta: dunque di farnela ritornare contenta omai il cargo sia il vostro. L’innamorato Signore, che praticone e prudentissimo era, intesa di botto la cattività di colui esser tale quale lui desiderava, con gran piacevolezza gli rispose che non solo trecento ducati, quali minimissima cosa estimava, ma volea che tanto fosse quanto lui tenea: e dopo [p. 193 modifica]altre affettuose parole conclusero dell'ora e del modo come lui medesimo gliela dovea in casa condurre. E alla moglie ritornatosi, e lo preso ordine narratole non potette da quella altra risposta avere, se non: Marito, marito, pensa e vedi bene che fai. E venuto r aspettato termine che partir si doveano pur con l’usato motto l’andava mordendo, e per lo camino non restava di dirgli: Marito mio, io dubito che tu ti pentirai. Al che lui per lo solo pensare a li trecento ducati in sì poco spazio guadagnati non vi pose niuna cura, né meno intese l’effetto di tali parole, come colui che l’avarizia gli avea non poco l’intelletto offuscato: cosi quivi la condusse. La giovene donna gionta in camera e nelle amorose braccia del grazioso signor trovata, oltre l'infiniti baci gli fè5 tante affettuose e non simulate carezze, che pria che a cogliere i dolci frutti d’amore pervenissero a lei venne volontà col primo suo proposito confirmarsi, cioè di più presto morire che al suo caro marito ritornare. Il signore dato al marito onesto commiato, e che per tempo a rimenar la moglie ritornar dovesse, con la giovene nel delitioso e ricchissimo letto se ne introe; e venuti a quello che d'amore per ultimo rifrigerio si porge, da pari desio vinti tut’a quella notte per lo dilettevole venereo giardino camminorno; tal che la donna non avendo per ancora simili bocconi gustati, seco medesima giudicò solo in quello esser la somma felicitate, e per non volersi da quella partire, con discreta maniera e acconcio parlare al Signore la sua volontà ed ultimo partito preso per loro comune contentezza del tutto fé [p. 194 modifica]palese, concludendo finalmente che se lui di ritenerla non si contentava, esso per perduta e il marito per non ricuperata in eterno la potea ascrivere a reputare. Il signore che con mai simile gustata suavità le parole con l’effetto insieme aveva ascoltate, pria che di alcuna risposta la satisfacesse con infiniti dolci e amorevoli baci di sua intentione certificatala, in tal modo li rispose: Anima mia dolce, io non so altro che dir ti sappia se non che avendoti io donata l’anima, e tu a me il tuo formoso e delicato corpo, del mio e del tuo con le facoltà insieme ordina e disponi come e quale ti piace, che io resto contentissimo. E tornato a ribaciarla, essendo omai dì chiaro, fattala vestire, in un’altra camera la fè condurre; e sentito il marito esser già dell'alba venuto per rimenarsene la moglie a casa, sel fè per un cameriere chiamare, il quale entrato, e veduta la moglie, e sorridendo il buon giorno donatoli, e poi accostatosi di secreto in tal modo li disse: Giacomina mia, sappi ch’io sono molto pentito per averti qui condotta, che simile dolore non sentii mai quale ho potuto questa maladetta notte, che pensando a te non ho potuto reposo alcuno pigliare. La donna che la risposta avea già preparata gli disse: Marito mio, e io anco son pentita che da la prima richiesta del venir qui mi facesti non dissi di sì, imperò che le tante dolcissime notti che io ho perdute non le ricupererò mai al mio vivente; e certo se tu hai mal dormito, io ho ottimamente vigilato, però che questo mio Signore mi ha fatte più carezze in questa sola notte, che non mi facesti tu in tutto il tempo che fui la tua; e ben per mia mala sorte veggio che la sua liberalità, della quale [p. 195 modifica]tu sì caldamente mi ragionavi, in mille doppi maggiore l’ho ritrovata; però che avendoli stamane del tutto discoperta la mia ultima volontà volermi con lui remanere, mi ha donale le chiavi di ogni suo tesoro. E per tanto qualora ti piace togli il pregio per lo quale vendisti l’onore del comun parentado, e di me e d’ogni mio affare voglio che il fatto sia la tua ultima sorte, attento che io mi lascerei pria squartare che con teco ritornassi giammai. Il dolente marito, parutogli che il cielo gli cascasse in testa, cosi rispose: Giacomina mia bella, motteggi tu, o parli davvero? Lei rispose: Io motteggio, ed ho ragione, ma tu forse credi che io voglia far prova del tuo amore come tu dicesti ai miei fratelli, che mi avevi per provar la mia costanza richiesta; or voglio che poi che una volta la provasti, quella in eterno ti basti, e che di me per lo innanzi non possi alcuna esperienza vedere; però che devi ricordarti quante volte ti dissi: Marito mio, guarda che fai; e tu mi rispondesti che a te lasciassi il pensiero. E io così feci e intendo di fare, e che il pensiero sia tutto il tuo e non d’altri, e rimedia pure se sai, chè tutta gioiosa e senza alcun pensiero nelle delitiose braccia del mio novo Signore mi ritrovarò sempre più fresca. E aperto un forziero, e da quello trattone un sacchetto ove trecento ducati avea poco avanti numerati, gli disse: Togli il pregio de la poco da te gradita moglie, e qui più niente dimorare. E in un’altra camera entratasene disse: Addio, marito mio, e un’altra volta pensa che fai. E dietro serratasi mai più al suo vivente di vederla gli fu concesso. Il misero marito non sapendo pigliar altro riparo al suo mal fatto baratto, per [p. 196 modifica]meno perdere, toltisi li trecento ducati, pieno di lacrime e sospiri a casa se ne ritornoe, dove dubitando non manco del furore de’ cognati che de la sua vergogna, brevemente se ne fuggì: ma quel che della donna avvenisse, e come il resto del suo tempo trionfando godette ciascuno il può facilmente giudicare.


MASUCCIO.


Temeraria presuntione sarebbe di colui che in parte alcuna volesse dannare quel che la mantuana giovene adoperò per castigamento del cattivo marito e sua eterna consolatione, e del non volersi movere da tanti beni quanti impensatamente e contro sua volontà avea trovati, forse ab eterno da la sua lieta fortuna destinatile; ed oltre a ciò come non si possa o debba dell’ingannato aver compassione, avendosi lui medesimo il ricevuto inganno comparato. Così veruno meritamente poria biasimare il Cardinale che non chiuse l’uscio a la benigna fortuna, avendogli quello che unicamente desiderava totalmente in mano recato; anzi mi pare che commendar lo dobbiamo che avendo il suo desiderio sotisfatto non si lasciò da avarizia affligere a non fare al buon uomo avere il promesso danaro, come forsi alcuni altri avrebbero fatto. Ma perché di tutti è stato a sofflcienza ragionato, e che non è da maravigliare se gli uomini non si ponno l’uno dagli agguati dell’altro guardare, voglio con un’altra novella un sottilissimo inganno recontare fatto ad un Santo per due nostri Salernitani, e come e con che cauta maniera seppero trarre li molti centinari di fiorini dal sagace popolo fiorentino.

  1. È soverchio dire chi fu Antonio Beccadelli, educato in Bologna, nato in Palermo e però detto il Panormita; Ministro e gran familiare di Re Alfonso, e scrittore latino di prose e di versi. Morì nel 1471. Dunque questa novella fu scritta qualche anno prima.
  2. Aveno, hanno.
  3. Papa Pio II, che fu Enea Silvio Piccolomini, sanese, tenne concilio in Mantova nel 1459 nel mese di febbraio. Egli fu eletto Papa il 18 Agosto 1458. Calisto III suo antecessore morì il 6 Agosto. Nipote di Calisto III fu Roderico Borgia Cardinale di Valenza, poi papa Alessandro VI. Leggendo io nel Summonte lib. V. pag. 246 che il Cardinal di Valenzia restò con grandi entrate, e vicecancelliere della sede apostolica, m'è venuto subito in mente questo Cardinale di Masuccio. E se egli fu il Borgia, certamente Masuccio non lo calunnia.
  4. dice capiato, che non significa nulla; correggo capato, da capare scegliere.
  5. Se invece di gli fé leggi ebbe, la grammatica è racconciata.