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mercante genoese, e sapendo ottimamente quella lingua se fe’ avanti e tra la molta calca con importunità grande forte gridando, fattosi far loco e lacrimando postosi dinanzi ai piedi del santo frate in tal modo gli disse: Missere, i denari sono miei, e qui e altrove vi darò compitamente i signali di quelli, che li ho tutti per iscritto. E cavatosi il ricordo di petto che perciò avea reservato il diede in sue mani. Al quale San Bernardino con piacevol viso disse: Figliuol mio, tu hai avuto più ventura a trovare i tuoi danari che non avesti senno a ben guardarli: però verrai con meco, e vedemo se son tuoi, senza costarti un denaro te li togli. E fatta la beneditione al popolo in cella se ne venne, e versati i danari, e trovatili a la scritta del Vescovone conformi piacevolmente glieli rendio: i quali avuti se n’andò ratto dove i famigli d’Angelo albergavano, e come proposto aveano tutti insieme usciti di Firenze ad un determinato luogo il loro maestro aspettarono. Al quale la seguente matina essendo le dette monete integramente consegnate, e per mezzo del detto Santo da certi banchieri suoi devoti, per far che l’inganno fosse più compito, in oro converse, acconciateseli indosso con la sua grazia e beneditione da lui se accombiatò, e andato ove i compagni l’attendeano tutti insieme con grandissima festa a Pisa se condussero, e quivi diviso tra loro amichevolmente il bottino ognuno al suo camino traversoe; e di continuo a le altrui spese godendo si può credere che i loro giorni terminarono.